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  • Geova richiede troppo?

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  • Geova richiede troppo?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1965
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  • Vedi anche
  • NON DOBBIAMO SFORZARCI TROPPO
  • IL MINISTERO DI GESÙ: RICHIESE SFORZO
  • VEDUTA DI PAOLO SUL SOGGETTO
  • GIUSTA VEDUTA DELLE ESIGENZE DI DIO
  • Un giogo piacevole e un carico leggero
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1971
  • “Sforzatevi con vigore”
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1986
  • ‘Trovate ristoro per le anime vostre’
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1989
  • “Sforzatevi con vigore”!
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1972
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1965
w65 1/9 pp. 540-543

Geova richiede troppo?

ALCUNI pensano che richieda troppo. Alcuni pensano che ubbidire a tutti i comandamenti di Dio sia un po’ troppo. ‘Se ho figli e devo guadagnare di che vivere per la mia famiglia’, dirà qualcuno, ‘e devo badare alla mia casa e se devo leggere e studiare regolarmente la Bibbia e frequentare le adunanze di congregazione e trovare il tempo di condividere con altri la buona notizia del regno di Dio: non è un po’ troppo tutto ciò?’

Ebbene, Geova richiede veramente troppo? Rivolgiamoci all’Autorità in materia di cristianesimo, il Signore Gesù Cristo, e vediamo com’egli considerava la cosa. Egli ci dice: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete su di voi il mio giogo e divenite miei discepoli, poiché io sono d’indole mite e modesto di cuore, e troverete ristoro per le anime vostre. Poiché il mio giogo è piacevole e il mio carico è leggero”. — Matt. 11:28-30.

Gesù Cristo, dicendo queste parole, non si vantava, ma assicurava ai suoi ascoltatori che sarebbero stati trattati dovutamente se fossero divenuti suoi discepoli. Descrisse che insegnante era, che non era oppressivo né aspro, ma benigno. Le sue parole erano un invito ad andare da lui, da questo insegnante d’indole mite. I suoi discepoli potevano andare da lui e non dovevano sentirsi a disagio essendo ammaestrati da lui, poiché Gesù mostrò comprensione, pazienza, e non signoreggiò mai sui suoi seguaci. La persona poteva avvicinarsi a lui e gettare su Gesù i suoi pesi. Egli non era come i capi religiosi di cui parlò: “Guai anche a voi che siete versati nella Legge, perché caricate gli uomini di carichi difficili a portarsi, ma voi stessi non toccate i carichi con un vostro dito!” (Luca 11:46) Come sarebbe stato diverso per i seguaci di Gesù Cristo! Avrebbero avuto una vita relativamente facile, poiché il giogo di Gesù, comparativamente parlando, sarebbe stato leggero.

Oggi coloro che sono stanchi del peccato, dell’avidità e dell’empietà di questo sistema di cose ricevono grande incoraggiamento dalle parole di Gesù. Come sono stanche le persone di cuore onesto dei pesi della falsa religione, delle ipocrisie, dei continui programmi di raccolta di fondi, delle tradizioni, dei riti e delle cerimonie che non fanno nulla per rispondere alle loro domande o infondere fede! Queste cose non hanno recato vero ristoro alla gente, ma il vero cristianesimo reca “ristoro per le anime vostre”. Perciò, divenendo veri seguaci di Gesù Cristo si è liberati dalla gravosa schiavitù del sistema di cose di Satana e si ha dinanzi la via della vita eterna.

NON DOBBIAMO SFORZARCI TROPPO

Naturalmente, ci si deve aspettare che Dio stabilisca certe esigenze che quelli che cercano la vita devono soddisfare. Per esempio, egli ha stabilito l’esigenza di acquistare conoscenza di Dio e di suo Figlio, poiché ciò “significa vita eterna”. (Giov. 17:3) Questo richiede uno sforzo, è vero, ma non ci si deve sforzare vigorosamente per ottenere qualsiasi cosa che meriti? Se si è troppo pigri per studiare le parole ispirate da Dio, o se non si trova il tempo per la Parola della vita, come si può piacere a Dio? Come si può ottenere ‘ristoro per la propria anima’ se si disdegna il regolare studio delle parole di Dio, sia in privato che insieme al popolo di Dio? Questo è il provvedimento. Nella misura che ce ne varremo personalmente, saremo ristorati.

In realtà, tutte le cose meritevoli richiedono uno sforzo. Se si vuole diventare valenti pianisti, non si può suonare solo una volta la settimana o una volta al mese e sperare di raggiungere il proprio obiettivo. Se si vuole diventare provetti pittori, ci vuole uno sforzo. Altrettanto si può dire per soddisfare le esigenze stabilite da Dio per ottenere la vita; dobbiamo fare uno sforzo. Poiché l’umanità in generale nasce nel peccato e sotto la condanna, è troppo se Dio richiede che accettiamo i suoi provvedimenti per ottenere la vita eterna? No, naturalmente no. Una volta un certo uomo chiese a Gesù: “Signore, son pochi quelli che sono salvati?” Gesù gli disse: “Sforzatevi con vigore per entrare dalla porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrare ma non potranno”. (Luca 13:23, 24) Dato che la gente si sforza con vigore in molte occupazioni mondane — sport, passatempi, carriera, piaceri, ecc. — quanto più ci si dovrebbe sforzare per il proposito più meritevole del mondo: il compiere fedelmente la volontà di Dio! Ciò reca la ricompensa della vita eterna, “poiché Dio non è ingiusto da dimenticare la vostra opera”. — Ebr. 6:10.

Nel passato quelli che hanno ottenuto l’approvazione di Dio hanno lavorato, sforzandosi con vigore per compiere la volontà divina, ma non hanno pensato che Dio richiedesse troppo. Prendete Noè, per esempio. Egli aveva la famiglia, doveva provvedere ad essa, ma gli fu detto di costruire l’arca. Era un’enorme arca a tre piani, lunga quasi metà della nave Queen Mary! Ci sarebbe voluto un grande sforzo. Eppure Noè non disse: ‘Geova, non ho mai costruito neanche una barca a remi, per non parlare di un’enorme arca, una cassa come questa’; no, ma si mise subito al lavoro. E mentre lavorava, non disse: ‘Geova, sono così occupato a costruire quest’arca che non ho tempo di predicare alla gente’. No, non la pensava così. Infatti, dal racconto biblico si capisce chiaramente che fu anche “predicatore di giustizia”, oltre che costruttore e provveditore della sua famiglia. (2 Piet. 2:5) Pensate che ciò fosse facile? O pensate che dovesse sforzarsi con vigore? Sì, Noè si sforzò con vigore, ma non fu troppo. Ciò significava preservare sé e la sua famiglia.

IL MINISTERO DI GESÙ: RICHIESE SFORZO

Il più notevole esempio biblico di uno che non si lamentò mai che Geova richiedesse troppo è Gesù Cristo. Egli stesso disse, infatti: “Il mio cibo è che io faccia la volontà di colui che mi ha mandato e finisca la sua opera”. (Giov. 4:34) Egli prese piacere nel fare la volontà del Padre suo e lavorò strenuamente nel predicare la buona notizia del Regno. Ma oggi alcuni potrebbero dire: ‘Ma adesso sta diventando troppo, continuare gli studi, le adunanze e il ministero. Se fossi perfetto come Gesù!’ Che cosa avete detto? È vero che Gesù era perfetto, ma anch’egli si stancava a volte. Si stancava fisicamente, tanto che una volta s’addormentò in barca mentre attraversava un lago, perché si era sforzato nel ministero. (Luca 8:22, 23) Un’altra volta Gesù voleva condurre i suoi discepoli in privato in un luogo solitario perché potessero ‘riposarsi un po’’. Vi era tanta gente che andava e veniva che non potevano neppure prendere un pasto. Ma la gente seppe dove andava Gesù; così una grande moltitudine li salutò quando Gesù e gli apostoli arrivarono in barca. Ebbene, disse forse Gesù: ‘Siamo troppo stanchi per ammaestrarvi intorno al regno di Dio’? No, il racconto biblico dice invece che egli “fu mosso a pietà verso di loro, perché erano come pecore senza pastore. E cominciò a insegnar loro molte cose”. (Mar. 6:30-34) Che meraviglioso esempio!

Si può dire la stessa cosa dei veri seguaci di Gesù Cristo! Hanno molto da fare, e a volte devono appartarsi per riposare un poco. Ma la loro principale preoccupazione è il servizio di Dio, e si interessano profondamente di coloro che servono. A somiglianza di Gesù, il loro cibo, la cosa che li sostiene e li ristora, è il compiere la volontà del Padre loro che è nel cielo.

Poco tempo prima che Gesù subisse la prova suprema, trovò i suoi discepoli addormentati. “Non avete potuto vigilare con me nemmeno un’ora? Vigilate e pregate di continuo, affinché non entriate in tentazione. Lo spirito, naturalmente, è desideroso, ma la carne è debole”. (Matt. 26:40, 41) Sì, benché abbiamo il desiderio, la carne può essere debole. Ma che cosa fece Gesù, uomo perfetto? Si rivolse al Padre celeste in preghiera, e il racconto mostra che pregò tre volte.

Perciò, quando siamo un po’ deboli e stanchi o scoraggiati perché non possiamo fare tutto quello che vorremmo e che ci sforziamo di fare, non dovremmo sorprenderci. Perché no? Perché se il Figlio di Dio si rivolse a Geova per avere forza e ricorse a lui, perché non dovremmo aspettarci di fare altrettanto? La preghiera ci dà la forza di continuare. Pregate anziché dire: ‘Geova, ci hai dato troppo da fare: acquistare conoscenza, aver cura della famiglia, radunarci insieme e predicare il tuo regno’. In effetti, ciò che Geova ci ha dato è per nostra protezione: i numerosi incarichi del Regno e le molte esigenze ci tengono così occupati che non abbiamo tempo di immischiarci nelle cose del mondo.

Inoltre, guardate l’esempio dei primi cristiani. Essi furono gettati in pasto ai leoni perché servivano fedelmente Geova. Avrebbero potuto dire: ‘Dopo tutto, che male c’è nel mettere un po’ d’incenso davanti a un busto di Cesare? Non è niente. Geova richiede troppo da noi’. Furono pronti invece a farsi gettare in pasto ai leoni piuttosto che fare compromesso. Non considerarono l’esigenza divina dell’integrità come se fosse troppo. Sapevano che Dio poteva ridare loro la vita mediante la risurrezione dei morti.

VEDUTA DI PAOLO SUL SOGGETTO

A volte possiamo pensare che sia troppo andare a un’adunanza quando c’è cattivo tempo o partecipare al ministero. Forse non abbiamo un’ottima salute. Ma pensiamo a quello che subì l’apostolo Paolo e quindi vedremo che al confronto, nella maggioranza dei casi, i nostri problemi sono insignificanti: “Sono ministri di Cristo? . . . Io lo sono in maniera più preminente: in fatiche più abbondantemente, in prigioni più abbondantemente, in vergate ad eccesso, in pericoli di morte spesso. Dai Giudei ricevetti cinque volte quaranta colpi meno uno, tre volte fui battuto con le verghe, una volta fui lapidato, tre volte subii naufragio, ho trascorso una notte e un giorno nel profondo; . . . in fatica e lavoro penoso, in notti insonni spesso, nella fame e nella sete, nell’astinenza dal cibo molte volte, nel freddo e nella nudità”. (2 Cor. 11:23-27) Ma Paolo disse anche: “Oltre a queste cose di fuori, vi è ciò che mi assale di giorno in giorno, l’ansietà per tutte le congregazioni”. (2 Cor. 11:28) Oltre a tutte le difficoltà che Paolo aveva, si preoccupava per le congregazioni! Quanto sono simili gli odierni sorveglianti e servitori che spesso la sera stanno alzati fino a tardi per vedere che cosa possono fare per aiutare questo o quello, o per soddisfare i bisogni della congregazione!

Certamente non fu facile a Paolo sopportare tutte queste difficoltà, ma egli non disse che era troppo. Sapeva di compiere la volontà di Dio, e provava soddisfazione servendo i suoi fratelli cristiani. Perciò disse: “Son pieno di conforto, trabocco di gioia in ogni nostra afflizione”. — 2 Cor. 7:4.

GIUSTA VEDUTA DELLE ESIGENZE DI DIO

Qualche volta pensiamo di non fare abbastanza nel ministero. Non facciamo nulla di straordinario. Ma Geova non richiede qualcosa di straordinario. Vuole solo che predichiamo questa buona notizia del Regno nel miglior modo che possiamo e continuiamo a progredire in conoscenza e a crescere nel frutto del suo spirito santo.

Ma qualcuno può dire: ‘Sono così debole; vorrei avere la forza. Se potessi tornare giovane!’ Ma non pensate così. Ricordate ciò che disse Paolo: “Prendo piacere nelle debolezze, negli insulti, nei casi di bisogno, nelle persecuzioni e nelle difficoltà, per Cristo. Poiché quando sono debole, allora sono potente”. (2 Cor. 12:10) Quando abbiamo difficoltà e debolezza fisica, è questo un male? Non necessariamente. Se comprendiamo che non possiamo farlo con le nostre proprie forze, diventiamo potenti in Geova, nel suo spirito e nella sua Parola.

Il fatto che Dio ci abbia incoraggiato ad avere molto da fare nell’opera del Signore richiede che siamo onesti con noi stessi. (1 Cor. 15:58) Gesù disse: “A chiunque è stato dato molto, sarà richiesto molto”. (Luca 12:48) Che cosa ci è stato dato in quanto a beni, come energia e salute e tempo da dedicare allo studio biblico e al ministero? Se ci è stato dato molto, molto sarà richiesto, ma non troppo. Dobbiamo sforzarci secondo le nostre circostanze, cercando di fare di più secondo le nostre possibilità, pregando anche che le circostanze ci favoriscano permettendoci di fare di più.

Poiché la carriera del cristiano è paragonata dall’apostolo Paolo a una corsa, Dio richiede che “corriamo con perseveranza la corsa che ci è posta dinanzi” e arriviamo al traguardo. Dio ci dice come dobbiamo correre la corsa per vincere: evitando qualunque cosa ci sia di peso e ci faccia rallentare. Se talvolta la corsa è troppo faticosa, può darsi che siate voi a renderla tale, rimanendo alzati fino a tardi, troppo spesso per divertirvi, anziché approfittare dell’occasione per rinnovare le vostre forze. Non perdete mai di vista la meta. Geova non richiede troppo: solo abbastanza per vedere dov’è il nostro cuore e abbastanza perché vinciamo il premio. — Ebr. 12:1.

Mantenete un vivo apprezzamento per la verità; non smettete mai di rendere nota a Dio la vostra gratitudine per il privilegio di essere fra i suoi servitori e di avere la speranza della vita eterna nel suo giusto nuovo ordine; tenete presente l’urgente bisogno che altri conoscano la verità e si schierino ora dalla parte di Geova. Siate equilibrati nell’adempiere le vostre responsabilità. Se farete questo, non penserete mai che Geova richiede troppo.

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