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  • Le isole del Pacifico odono la “buona notizia”
    La Torre di Guardia 1975 | 1° agosto
    • isole, riflette: “Ho avuto la gioia di vedere crescere l’opera dai giorni in cui avevamo solo 35 proclamatori della buona notizia a Suva, capitale delle Figi, e quando si svolgeva solo nelle Figi, fino al punto che ora è estesa a nove territori e il numero dei predicatori che vi partecipano attivamente è salito in modo eccellente a 1.214. Con l’aiuto di Geova abbiamo superato i problemi della distanza, dell’isolamento e tante barriere linguistiche. Come risultato, proprio come comandò Gesù, la buona notizia viene predicata in queste remote isole del Pacifico Meridionale”.

  • Uno sguardo agli antichi Samaritani
    La Torre di Guardia 1975 | 1° agosto
    • Uno sguardo agli antichi Samaritani

      IL MASSIMO insegnante che camminasse sulla terra, Gesù Cristo, fece una volta una rincorante illustrazione sul modo d’essere benevoli. Parlò di un uomo benigno e compassionevole, che fu disposto a prodigarsi per uno che gli era completamente estraneo. Sia un sacerdote che un Levita avevano ignorato la sorte di questo straniero il quale era stato percosso dai ladroni e lasciato mezzo morto sulla strada che da Gerusalemme conduceva a Gerico. Ma l’uomo compassionevole si occupò degli immediati bisogni dello straniero e pagò l’equivalente del salario di due giorni perché ci si prendesse cura di lui. Si impegnò anche a pagare qualsiasi spesa sostenuta oltre quella somma. (Luca 10:30-35) L’uomo compassionevole dell’illustrazione di Gesù era un Samaritano. Che cosa significava? Chi erano i Samaritani?

      Altre dichiarazioni di Gesù Cristo sui Samaritani rivelano che avevano un retaggio in parte straniero, non giudaico. Egli li escluse specificamente dando agli apostoli il comando di concentrare i loro sforzi sulle “pecore smarrite della casa d’Israele”. (Matt. 10:5, 6) In un’altra occasione parlò di un Samaritano come di un “uomo di un’altra nazione” o “razza”. — Luca 17:16-18, Traduzione interlineare del Regno (inglese).

      Ma come fu che un popolo che non era della “casa d’Israele” andò a vivere in una vasta regione di territorio israelita? Accadde dopo che il regno delle dieci tribù d’Israele era caduto dinanzi agli Assiri nell’ottavo secolo a.E.V. Gli Assiri portarono in esilio molti Israeliti, sostituendoli poi con popoli stranieri. — 2 Re 17:22-24; Esd. 4:1, 2.

      Col tempo questi popoli stranieri condivisero certe credenze religiose degli Israeliti. Come accadde questo? Poiché la conquista assira devastò molto territorio israelita, nel paese i leoni crebbero e cominciarono a scorrazzare più vicino alle città e ai villaggi. (Si paragoni Esodo 23:29). Fu evidentemente per questa ragione che molti stranieri furono preda dei leoni. I nuovi abitanti ragionarono che questo accadeva perché non adoravano l’Iddio del paese, e ne informarono il re d’Assiria. Rispondendo, il monarca assiro rimandò dall’esilio un sacerdote israelita che adorava il vitello. Questo sacerdote ammaestrò in merito a Geova la popolazione trapiantata. Ma l’ammaestrò come aveva fatto il primo re del rovesciato regno delle dieci tribù, Geroboamo, che aveva introdotto l’adorazione del vitello. Pur conoscendo qualcosa

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