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  • Un ulivo fruttifero
    La Torre di Guardia 1984 | 1° febbraio
    • esser reso?’ Poiché da lui e mediante lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria per sempre. Amen”. — Romani 11:33-36.

      21 Ma quali lezioni pratiche si possono trarre dall’illustrazione dell’ulivo innestato, sia per i simbolici rami (i cristiani unti) che per gli altri che ora possono benedirsi per mezzo del seme prodotto dall’albero del patto abraamico? Questi aspetti saranno trattati nell’articolo che segue.

  • Uniti nel portare frutto
    La Torre di Guardia 1984 | 1° febbraio
    • Uniti nel portare frutto

      ‘Continuate a portare molto frutto e dimostratevi miei discepoli’ — GIOVANNI 15:8.

      1. Come mostra la Bibbia che Geova attribuisce molta importanza agli alberi da frutto?

      “GEOVA DIO fece crescere dalla terra ogni albero desiderabile a vedersi e buono da cibo”. (Genesi 2:9) In Israele i nuovi alberi da frutto si lasciavano crescere per tre anni senza che il proprietario ne usasse in alcun modo i frutti. Inoltre, qualsiasi frutto prodotto nel quarto anno doveva divenire una “cosa santa di festiva esultanza a Geova”. Il quinto anno il proprietario poteva usarne i frutti a suo piacimento, dopo aver dato le primizie a Geova. (Levitico 19:23-25; Deuteronomio 26:1-10; Neemia 10:35-37) In caso di guerra, secondo la Legge mosaica, gli alberi da frutto godevano di una speciale protezione. — Deuteronomio 20:19, 20.

      Tagliati gli alberi improduttivi

      2, 3. Cosa disse Gesù nella parabola del fico sterile?

      2 Nell’articolo precedente abbiamo visto che molti rami naturali del simbolico ulivo (Romani capitolo 11) furono recisi e sostituiti con rami di un ulivo selvatico. In quell’illustrazione i rami potati rappresentano i giudei infedeli che rifiutarono di riconoscere il tronco dell’ulivo, cioè il Seme principale, il Messia Gesù. In una diversa illustrazione, Gesù paragonò la nazione ebraica a un albero intero, non un ulivo, ma un fico.

      3 Nell’autunno del 32 E.V. Gesù disse: “Un uomo aveva un fico piantato nella sua vigna, e venne a cercarvi del frutto, ma non ne trovò. Quindi disse al vignaiuolo: ‘Ecco, sono tre anni che vengo a cercar frutto in questo fico, ma non ne trovo. Taglialo! Perché infatti occuperebbe la terra inutilmente?’ Rispondendo, egli gli disse: ‘Signore, lascialo stare anche quest’anno, affinché gli scavi intorno e metta il concime; e se quindi produrrà frutto nel futuro, bene; se no, lo taglierai’”. — Luca 13:6-9.

      4. In che modo Gesù si era dimostrato un “vignaiuolo” fedele?

      4 Quando parlò di questo fico, erano già tre anni che Gesù, in qualità di “vignaiuolo”, cercava di coltivare la fede tra i giudei. Ma nonostante i molti privilegi di cui questi godevano sotto il patto abraamico e quello della Legge, solo un piccolo rimanente della nazione ebraica aveva accettato il Messia. (Romani 9:4, 5, 27) Nel quarto anno del suo ministero, Gesù intensificò i suoi sforzi fra i giudei, simbolicamente scavando e mettendo il concime intorno al “fico” giudaico mediante la sua zelante opera di predicazione e insegnamento in Giudea, in Perea e infine a Gerusalemme e dintorni. — Luca, capitoli 10-19.

      5. Come e perché il “fico” giudaico fu tagliato, e quando fu “gettato nel fuoco”?

      5 Comunque, a metà di quel quarto anno, pochi giorni prima di morire, Gesù pianse su Gerusalemme e disse alla capitale della nazione giudaica che la sua casa era stata abbandonata. (Matteo 23:37-39) Geova, il proprietario del “fico” giudaico, lo aveva di nuovo ispezionato in quella quarta stagione di cure intensive. Avendo trovato la nazione priva di frutti, ordinò che fosse tagliata, in armonia col principio enunciato da Gesù in Matteo 7:19. Così il Regno di Dio fu tolto alla nazione giudaica e dato a una nazione, l’Israele spirituale, che ne avrebbe prodotto i frutti. (Matteo 21:43) Questo trasferimento ebbe luogo alla Pentecoste di quello stesso anno, il 33 E.V. Trentasette anni dopo, nel 70 E.V., il “fico” tagliato fu “gettato nel fuoco”, allorché Gerusalemme e la nazione giudaica furono distrutte. — Matteo 3:9, 10; Luca 19:41-44.

      “Purché tu rimanga nella sua benignità”

      6. In che modo le illustrazioni del fico sterile e dell’ulivo innestato danno risalto sia alla benignità che alla severità di Dio?

      6 Come la parabola del fico sterile mostra che la pazienza di Geova ha un limite, l’illustrazione di Paolo circa l’ulivo, pur dando risalto alla benignità di Geova, mostra anche la sua severità. Nella sua benignità Geova aveva inviato Giovanni il Battezzatore ai “rami naturali”, ai giudei, per avvertirli di ‘produrre frutti degni di pentimento’ e di credere in Gesù. (Matteo 3:8; Atti 19:4) Per la loro mancanza di fede furono “recisi”. Questa diminuzione nel numero dei “rami naturali” giudei significava “ricchezza per le persone delle nazioni”, in quanto ‘rami dell’ulivo selvatico’ gentili furono innestati sull’albero del patto abraamico perché divenissero parte del seme spirituale di Abraamo. — Romani 11:12, 17, 20, 21.

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