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  • C’è più di un modo d’essere cristiano?

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  • C’è più di un modo d’essere cristiano?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1967
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  • CRISTO RIVELÒ UN DIO PERSONALE
  • MIRACOLI O MITI?
  • LA MORALITÀ CRISTIANA È RELATIVA?
  • INCARICO CRISTIANO
  • PERCHÉ TANTI PUNTI DI VISTA?
  • RIFERIMENTI
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2005
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2004
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1967
w67 15/4 pp. 249-254

C’è più di un modo d’essere cristiano?

UN EMINENTE teologo liberale protestante d’America si avvicinava all’ottantina. Mentre ripensava alla sua lunga vita attiva, c’era un avvenimento che risaltava in modo particolare. Durante la prima guerra mondiale, quando era un giovane cappellano dell’esercito tedesco che si faceva strada faticosamente in mezzo a morti e moribondi nella battaglia della Champagne, gli vennero in mente le parole di Nietzsche: “Dio è morto”. Come risultato, “da idealista divenni tragico realista”, egli disse in seguito.1

Non era dunque affatto sorprendente che T. J. J. Altizer, del gruppo che sostiene che “Dio è morto”, conversando una sera con il vecchio teologo, gli dicesse: “Lei ha aperto la porta del mondo reale. Ci ha fatto da padre, siamo suoi figli”. Ma evidentemente quelle parole furono un non piccolo colpo per il vecchio teologo, poiché egli riteneva che il gruppo che sosteneva che “Dio è morto” si fosse spinto troppo lontano. Infatti quella sera, nella sua conversazione con Altizer si eccitò tanto che sua moglie si permise di insistere che se ne andassero a casa, ed essi convennero di continuare la conversazione il giorno dopo. Ma la conversazione non fu mai ripresa, poiché quella notte Paul Tillich subì l’attacco cardiaco di cui morì. — Rivista Life del 5 novembre 1965.

Triste? Senza dubbio, ma ciò che è molto più triste è il fatto che questo eminente teologo — che fu il primo professore non giudaico a essere esonerato dai nazisti — si fosse dato a tali speculazioni filosofiche sotto il manto della religione cristiana da spingere alcuni suoi studenti di seminario a venire alla conclusione che “Dio è morto”. Sì, e anche più deplorevole è il fatto che Paul Tillich, T. J. J. Altizer e una schiera di altri teologi protestanti hanno scherzato così liberamente con il termine “cristiano” che per molti esso ha assunto diversi significati!

Come possiamo sapere che cosa significa essere cristiano? Ci sono molti modi d’essere cristiani? Come si può stabilirlo? C’è un modo di stabilirlo, ed è quello di ricorrere alla sola fonte che ci fornisce il completo racconto di Gesù Cristo. Tutti coloro che professano d’essere cristiani riconoscono più o meno Gesù Cristo come loro modello altrimenti non prenderebbero il nome “cristiano”. Se egli merita d’essere seguìto, dobbiamo quindi, logicamente, adattare il nostro pensiero al suo.

CRISTO RIVELÒ UN DIO PERSONALE

Nessuno che sia libero da preconcetti può leggere le Scritture Greche Cristiane senza riconoscere che, per Gesù Cristo, Dio era una Persona, una Persona molto reale. Gesù dice che egli uscì da Dio Padre suo; che sarebbe tornato al Padre suo; che suo Padre risiede nei cieli; che suo Padre vede e ode e che esaudisce le preghiere; che perdona; che ama suo Figlio; che ha affetto per i seguaci di Gesù; che certi angeli vedono sempre la faccia del Padre suo che è in cielo.a Inoltre, egli disse: “Il Padre mio ha continuato a operare fino ad ora, e io continuo a operare”. (Giov. 5:17) Infatti, nelle Scritture Greche Cristiane riscontriamo che Gesù attribuisce personalità a Dio circa 180 volte chiamandolo “Padre”.

Che Gesù ritenesse che Dio aveva una personalità com’egli stesso l’aveva si vede dai suoi riferimenti al fatto che il Padre suo è un testimone ed egli stesso ne è un altro e che il Padre lo aveva mandato. Ci vuole personalità per mandare e rendere testimonianza. Questo è ciò che volle dire Gesù quando affermò: “Io sono uno che rendo testimonianza di me stesso, e il Padre che mi ha mandato rende testimonianza di me”. (Giov. 8:18; 5:32) Inoltre, leggiamo ripetutamente che si ode la voce di Dio dal cielo. — Matt. 3:17; 17:5; Giov. 12:28.

Oltre a ciò, che Dio sia una Persona è chiaramente indicato dai comandamenti che Gesù citò per noi di ‘amare Dio con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra mente, con tutta la nostra anima e con tutta la nostra forza e amare il nostro prossimo come noi stessi’. È anche reso chiaro dalle parole di Gesù che dobbiamo temere Dio perché egli può distruggere sia il corpo che l’anima nella Geenna. E la personalità di Dio è indicata anche dall’importanza che Gesù diede al nome di Dio. — Mar. 12:29-31; Matt. 10:28; 6:9; Giov. 17:6, 11, 12, 26.

In considerazione di tutta questa testimonianza, come sono diverse da ciò tutte le speculazioni di Paul Tillich secondo cui Dio è Profondità o la Ragion d’essere, l’inesauribile causa della storia. Secondo lui,

“Questo è ciò che significa la parola, ed è ciò che additano le parole Regno di Dio e Divina Provvidenza. E se queste parole non hanno molto significato per voi, traducetele, e parlate della profondità della storia, della causa e del fine della nostra vita sociale, e di ciò che prendete seriamente senza riserve nelle vostre attività morali e politiche. Forse dovreste chiamare speranza, semplicemente speranza, questa profondità . . . Se sapete che Dio significa profondità, sapete molto intorno a lui. Non potete dunque chiamarvi ateo . . . Chi sa della profondità sa di Dio”.2

Di quale stoltezza siano capaci questi moderni teologi nei loro sforzi di negare la personalità di Dio si può vedere da ciò che dice di Dio il libro “Honest to God” (“Onesti verso Dio”) del vescovo Robinson. Secondo lui, i cristiani non possono più dire che Dio è “lassù”, nello spazio od oltre i reami dello spazio, poiché tutto questo è stato esplorato per mezzo di radiotelescopi ed essi non hanno scoperto Dio!3 Ci si deve aspettare questa specie di vuoto ragionamento da un comunistico, ateistico astronauta russo, ma non certo da uno che professa d’essere un vescovo cristiano! Di sicuro lo Spirito Divino, il grande Creatore dell’universo, non può essere percepito da potenti radiotelescopi più di quanto non potesse essere percepito dagli occhi di un astronauta russo!

È chiaro, dunque, che quando si tratta della personalità di Dio non c’è più di un modo cristiano di considerarla. L’Iddio della Bibbia è una Persona, il Grande Spirito, il Creatore, l’Essere Supremo.

MIRACOLI O MITI?

Molti moderni teologi che si dichiarano cristiani contestano anche i miracoli riportati nella Bibbia, eppure si potrebbe dire che la Bibbia ne è piena. Dalla creazione e dal Giardino d’Eden fino agli ultimi avvenimenti narrati della vita degli apostoli Paolo e Giovanni, la Bibbia parla di miracoli. Mosè chiese e ricevette miracolose credenziali. Com’egli disse: ‘Altrimenti, o Geova, non crederanno ciò che dirò loro circa il tuo essermi apparso e l’avermi incaricato di condurre il mio popolo fuori d’Egitto!’ (Eso. 4:1-9, 28-31) Anche il più grande Mosè, Gesù Cristo, poté comprovare il suo incarico divino compiendo molti miracoli. Infatti, nei Vangeli ci sono quasi cento riferimenti a miracoli e sono specificamente descritti circa cinquanta miracoli.

Non abbiamo solo il racconto dei miracoli stessi ma anche la narrazione della testimonianza che questi diedero, servendo così al loro scopo divino. Leggiamo pertanto che coloro che li videro conclusero che questi era un grande profeta, che questi era IL profeta, il medesimo Figlio di Dio. — Giov. 6:14; 2 Piet. 1:16-18.

Oltre a ciò, Gesù stesso si riferì ripetutamente alle sue opere miracolose, come quando rammentò ai suoi apostoli che egli aveva nutrito miracolosamente migliaia di persone in due occasioni (Matt. 16:9, 10) e come quando mandò a dire a Giovanni Battista: “I ciechi vedono di nuovo, e gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati e i sordi odono, e i morti son destati”. — Matt. 11:5.

Non solo, ma più volte Gesù additò i suoi miracoli come ragione per cui altri riponessero fede in lui: “Io ho la testimonianza maggiore di quella di Giovanni, poiché le opere stesse che il Padre mio mi ha assegnato di compiere, le opere stesse che io faccio, rendono testimonianza a mio riguardo che il Padre mi ha inviato”. (Giovanni non aveva compiuto nessun miracolo, ma Gesù ne compiva molti). “Credetemi che io sono unito al Padre e che il Padre è unito a me; altrimenti, credete a motivo delle opere stesse”. “Se io non avessi fatto fra loro le opere che nessun altro ha fatte, non avrebbero nessun peccato; ma ora han visto e hanno odiato me e il Padre mio”. Che cosa potrebbe essere più chiaro, più evidente, più semplice e inequivocabile della testimonianza stessa di Gesù ai miracoli da lui compiuti e al loro effetto su altri, tutti comprovanti il suo incarico divino? — Giov. 5:36; 14:11; 15:24.

Eppure, malgrado tutta questa testimonianza, che cosa riscontriamo? Aperta miscredenza nei miracoli riportati nelle Scritture da parte di coloro che professano di insegnare le Scritture. Tipico è il teologo protestante tedesco contemporaneo Rudolph Bultmann le cui teorie diventano sempre più popolari. Secondo lui, la narrazione fattaci nei Vangeli intorno a Gesù Cristo dev’essere “smitizzata”, liberata dai suoi miti. Che cosa sono questi miti? Tutto ciò che è scritto intorno a Dio e Satana che esercita diretta influenza o potere nelle cose della terra. Tutto ciò che è scritto intorno alla venuta di Gesù sulla terra, alla sua esistenza preumana, alla sua nascita da una vergine, ai miracoli da lui compiuti, alla sua morte di sacrificio e al suo essere stato destato dai morti ed essere asceso al cielo dev’essere liberato di altrettanti miti. Non che il racconto sia proprio tutto falso, egli dice; solo che le parole che esprimono queste cose non significano ciò che sembrano dire o significare! Bultmann vorrebbe farci credere che “tutto questo è il linguaggio della mitologia, e l’origine dei vari temi si può facilmente far risalire alla mitologia contemporanea dell’apocalittica giudaica e ai miti di redenzione dello gnosticismo. In questa misura il kerygmab è incredibile all’uomo moderno, poiché egli è convinto che la veduta mitica del mondo sia antiquata”.4

Ma come possiamo dunque spiegare il fenomenale sviluppo del cristianesimo? Perché lo gnosticismo o il giudaismo non fece tale effetto e non produsse missionari così eloquenti come gli apostoli Pietro e Paolo? Perché i loro capi non ispirarono la devozione che ispirò Gesù Cristo? Certo tali teorie sono non soltanto prive di fede ma irragionevoli, ed è ovviamente disonesto definirle cristiane. Ebbene, tutti questi moderni teologi attribuirebbero un più alto grado di moralità a Maometto che a Cristo e ai suoi apostoli, poiché Maometto negò esplicitamente d’avere il potere di fare miracoli.5 Non ci sono molti modi cristiani di considerare i miracoli di Cristo ma solo uno, ed è quello di credervi pienamente!

LA MORALITÀ CRISTIANA È RELATIVA?

Non contenti di privare il cristianesimo biblico dei suoi vitali, indispensabili elementi, come la personalità di Dio e i suoi miracoli, molti moderni teologi vorrebbero anche privare la religione cristiana delle sue norme e dei suoi princìpi elevati. Perciò il vescovo Robinson, autore di “Honest to God”, al banco dei testimoni attestò di non vedere nulla di biasimevole né scandaloso in un libro che presentava l’adulterio sotto una luce favorevole; e per di più, egli è membro della Società Inglese per la Riforma della Legge sugli Omosessuali, che vorrebbe rendere legale l’omosessualità fra adulti consenzienti.6 Secondo lui, che certi atti sessuali siano errati o no dipende dal fatto che vi sia implicato l’“amore”.

Ma anche qui, le Scritture Greche Cristiane non ammettono più di un modo d’essere cristiano. Per Gesù la moralità non fu relativa. Certi atti erano giusti o sbagliati per se, di per se stessi. Perciò egli condannò categoricamente il divorzio dalla moglie per qualsiasi ragione che non fosse l’adulterio. Lungi dal concedere ampia libertà per il piacere sessuale, Gesù stabilì una norma molto elevata, come si può vedere dalle parole che disse nel Sermone del Monte: “Chi continua a guardare una donna in modo da provar passione per lei ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”. — Matt. 5:28, 31, 32; 19:3-9.

Se perciò Gesù condannò la promiscuità fra i sessi, quanto più deve essersi opposto alla promiscuità fra quelli dello stesso sesso! Che gli omosessuali siano promiscui è evidente dal fatto che cercano sempre nuovi compagni. Chi udì mai di due omosessuali che celebravano il cinquantesimo anniversario del loro ‘matrimonio’? Infatti, la loro promiscuità pone un non piccolo problema sociale, come si può vedere da una relazione apparsa in un importante settimanale medico: “L’omosessualità mostra d’essere una nuova e principale fonte di malattie veneree, specialmente nelle città”.7

Indubbiamente, a giudicare dalle Scritture come pure dai frutti dell’omosessualità, fra cui si deve elencare anche la mancanza di forza e stabilità mentale ed emotiva, tali pratiche non sono compatibili col cristianesimo. L’apostolo Paolo, non i moderni teologi, aveva la giusta veduta, la veduta cristiana, dell’omosessualità: “Similmente anche i maschi hanno lasciato l’uso naturale della femmina e nella loro concupiscenza si sono infiammati violentemente gli uni verso gli altri, maschi con maschi, operando ciò che è osceno e ricevendo in se stessi la piena ricompensa, dovuta al loro errore”. — Rom. 1:27.

INCARICO CRISTIANO

‘C’è più di un modo d’essere cristiano?’ è una domanda che si potrebbe appropriatamente fare anche riguardo all’incarico del cristiano. Forse in nessun luogo questo incarico è espresso più succintamente che in Matteo 28:19, 20, dove troviamo le parole di Gesù: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate”.

Ma il teologo tedesco Schleierbach di circa 150 anni fa, il quale evidentemente tracciò la via ai moderni teologi liberali, si mise in difficoltà col governo prussiano a causa della sua “liberale attività politica”.8 E oggi riscontriamo che gli ecclesiastici sono immischiati nella politica in tutto il mondo e abbracciano molte cause secolari.c Il defunto Albert Schweitzer era un ecclesiastico protestante, che, avendo perduto la fede negli elementi soprannaturali della vita di Cristo, abbandonò il suo ufficio di pastore, studiò medicina e quindi andò in Africa a servire i bisogni fisici, medici degli Africani.

Molti missionari seguono il suo esempio dedicandosi ai bisogni fisici anziché spirituali delle persone.9 Questi sono lodati perché si interessano dei “veri bisogni della gente”. Riguardo a questa tendenza una pubblicazione missionaria trimestrale dichiara: “Il missionario evangelico è spesso costretto a un ruolo di insegnamento o consultivo o a qualche simile compito dove gli è difficile compiere la diretta opera evangelica”.10

Ma è questo ciò che aveva in mente Gesù quando incaricò i suoi primi discepoli di ammaestrare altri, di fare ciò che egli aveva insegnato loro di fare? È vero che a volte Gesù soddisfece i bisogni fisici delle persone, ma questi erano del tutto secondari ai benefici spirituali che offrì ed essi furono soddisfatti con mezzi soprannaturali e soprattutto per provare il suo incarico divino. Il suo principale compito fu quello di Maestro; per questo nella Bibbia egli è così chiamato circa quaranta volte, mentre solo una volta è detto “Medico”. Egli si riferì a sé come tale anche in un’altra occasione, ma come medico che guariva mali spirituali, non fisici. — Luca 4:23; Matt. 9:9-13; 23:8.

I suoi primi discepoli capirono tutti la cosa in questo modo. La narrazione delle loro attività mostra che davano sempre importanza alla “stoltezza di ciò che viene predicato” con cui le persone potevano salvarsi. E tutti predicavano; non c’era distinzione fra clero e laici. — 1 Cor. 1:21; Atti 8:4; Rom. 10:9-15.

PERCHÉ TANTI PUNTI DI VISTA?

Da quanto abbiamo detto è chiaro che non ci sono molti modi d’essere cristiano ma solo un modo. Il cristiano crede in un Dio personale, ha fede nei miracoli narrati nella Sua Parola, si fa governare dai princìpi esposti in quella Parola e riconosce l’incarico di andare a fare discepoli d’altre persone. Quindi, che cosa spiega questi diversi punti di vista e molti altri apertamente contrari alle esplicite dichiarazioni della Parola di Dio, punti di vista sostenuti da uomini che asseriscono d’essere ministri, teologi “cristiani”?

Le Scritture, la ragione e i fatti ci danno logiche risposte. Per esempio, abbiamo le parole dell’apostolo Paolo che “la fede non è posseduta da tutti”. Che cosa potrebbe essere più chiaro di ciò? E poiché, com’egli dice in un altro luogo, “[noi cristiani] camminiamo per fede, non per visione”, ci si doveva aspettare che quelli senza fede non fossero in grado di capire, apprezzare e accettare la Bibbia come ispirata Parola di Dio. — 2 Tess. 3:2; 2 Cor. 5:7.

Inoltre, la Parola di Dio ci dice che, “se, ora, la buona notizia che dichiariamo è infatti velata, è velata fra quelli che periscono, fra i quali l’iddio di questo sistema di cose ha accecato le menti degli increduli, affinché la luce della gloriosa buona notizia intorno al Cristo, che è l’immagine di Dio non risplenda loro”. Sì, che cos’altro ci si può aspettare, dal momento che Satana “svia l’intera terra abitata”, trasformandosi “in angelo di luce” per ingannare molti? — 2 Cor. 4:3, 4; Riv. 12:9; 2 Cor. 11:14.

Un’altra ragione dell’atteggiamento assunto da questi teologi “liberali” è evidentemente la preoccupazione di piacere, di essere stimati da quelli che sono imbevuti di sapienza mondana, e così essi fanno ogni specie di concessioni. Essi assumono l’atteggiamento che l’“uomo contemporaneo”, o l’“uomo intelligente” non possa credere e non creda in un Dio personale né nei miracoli. Ma in questo essi si sbagliano tristemente. Perciò un libro attuale riferisce che “è apparso in anni recenti un gran numero di libri nei quali scienziati di diverse specie hanno fatto un’espressione ragionata della loro convinzione della verità del cristianesimo e sostenuto che non solo il cristianesimo e la scienza sono compatibili ma anche che solo alla luce della dottrina cristiana le imprese e le conquiste scientifiche possono aver senso”.11

Si potrebbe aggiungere un’altra ragione per cui questi moderni teologi vorrebbero che ci fossero altri modi d’essere cristiani a parte il modo indicato chiaramente dalle Scritture Greche Cristiane e cioè che essi preferiscono la sapienza di questo mondo, come la filosofia e la psicologia. Ebbene, si dice persino che Paul Tillich scegliesse come suo campo la filosofia e il ministero evangelico luterano come mezzo per giungervi.1

Essi non trovano nessun precedente di ciò nelle Scritture. L’apostolo Paolo non si presentò con la sapienza dell’uomo ma con la sapienza di Dio, così che la fede dell’uditore fosse riposta nella Parola di Dio e non nell’uomo. Egli mostrò appropriatamente che “non furono chiamati molti saggi secondo la carne, . . . ma Dio scelse le cose stolte del mondo, per svergognare gli uomini saggi”. — 1 Cor. 1:26, 27; 2:1-16.

Un’altra ragione per cui ci sono tali svariate vedute su ciò che è il cristiano è che molti non capiscono perché Dio ha permesso il male o la malvagità e così sono ingannati dagli argomenti degli atei e di altri secondo cui Dio non esiste, o che egli non potrebbe essere una persona o che almeno non meriti la nostra adorazione perché non è onnipotente o non è giusto e amorevole o altrimenti porrebbe fine alla malvagità. Comunque, la Bibbia mostra che Dio ha buone ragioni per permettere il male e la malvagità e che al tempo da lui stabilito vi porrà fine.d

Ma la questione dell’onestà è la più seria di tutte. Perché uomini che sono atei continuano in effetti a parlare con termini religiosi? Alcuni di essi ammettono persino la loro disonestà, come fece un professore di teologia: “Chiederei di spogliarmi se si potesse far ciò in modo quieto, inoffensivo, ma non si può . . . Se qualcuno vuole litigare per un nome, suppongo di dover ammettere che non sono proprio cristiano”.12 Certo chiamarsi “ateo cristiano” è evidentemente disonesto.

Le Scritture e la ragione rendono chiara la cosa. Esse mostrano che i veri cristiani avranno fede in un Dio personale e nel fatto che egli compì o fece compiere miracoli dai suoi servitori sulla terra; essi riconosceranno gli elevati princìpi esposti da Gesù Cristo e adempiranno l’incarico di predicare e insegnare. Non c’è altro modo d’essere cristiano che sia in armonia con la Parola di Dio.

RIFERIMENTI

1 Rivista Time del 29 ottobre 1965, pag. 80.

2 The Shaking of the Foundations di Paul Tillich (1949), pagg. 63, 65.

3 Honest to God di J. A. T. Robinson (1963), pagg. 13, 14.

4 New Testament Theology and Mythology di Bultmann.

5 The Koran, Sura 17ª, versetto 59º, versione di Ali.

6 The New Yorker del 20 novembre 1965.

7 Medical World News del 9 giugno 1961.

8 Encyclopedia Americana (1956), Vol. 24º, pag. 378.

9 The Christian Century dell’8 dicembre 1965.

10 International Review of Missions del gennaio 1966, pag. 88.

11 The Secularization of Christianity di E. L. Mascall (1966), pag. 193.

1 Rivista Time del 29 ottobre 1965, pag. 80.

12 The New Yorker del 13 novembre 1965.

[Note in calce]

a Giov. 8:42; 14:28; Matt. 6:6-15; Giov. 3:35; 16:27; Matt. 18:10.

b Webster: “Originale vangelo cristiano predicato dagli apostoli”.

c Si veda Svegliatevi! del 22 gennaio e dell’8 febbraio 1967.

d Si veda Svegliatevi! del 22 aprile 1967.

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