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  • g73 8/9 pp. 16-20
  • Quale tendenza segue la moderna erudizione cattolica?

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  • Quale tendenza segue la moderna erudizione cattolica?
  • Svegliatevi! 1973
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  • Mosè scrisse il Pentateuco?
  • Che dire del libro di Giona?
  • Che dire del Cantico di Salomone?
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Svegliatevi! 1973
g73 8/9 pp. 16-20

Quale tendenza segue la moderna erudizione cattolica?

È STATO detto appropriatamente: ‘Non si può stare fermi. O si va avanti o si va indietro. O si migliora o si peggiora’. Così si può giustamente porre la domanda: Qual è oggi la tendenza dell’erudizione biblica cattolica romana? È quella di andare avanti o di andare indietro?

Che la moderna erudizione cattolica stia cambiando è evidente a tutti quelli che hanno prestato attenzione. Infatti, i suoi cambiamenti hanno causato una crisi nella Chiesa Cattolica Romana. Da una parte, ci sono quelli che si oppongono strenuamente a questi cambiamenti, e, dall’altra, ci sono quelli che sono impazienti perché i cambiamenti non sono maggiori e non son fatti più in fretta. In vista di questa situazione non c’è da meravigliarsi che la pubblicazione dei gesuiti America (9 maggio 1970a) ritenesse necessario osservare: “I cattolici cresciuti nella Chiesa di ieri respirano e pregano e si agitano ora in una situazione religiosa caratterizzata da incertezza, dissenso e sconvolgimento”.

Nell’erudizione cattolica romana c’è particolarmente la tendenza ad allontanarsi dalla fede nell’ispirazione e nell’autenticità delle Scritture. E questo, si potrebbe aggiungere, è l’aspetto più serio del moderno cambiamento e dovrebbe causare preoccupazione fra tutti i cattolici praticanti che ancora si attengono all’ispirazione della Bibbia.

Mosè scrisse il Pentateuco?

Con il termine “Pentateuco” si intendono i primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. Chi scrisse questi libri? Non solo il Pentateuco stesso e la tradizione giudaica per moltissimi secoli attribuiscono questi libri a Mosè, ma glieli attribuiscono anche altri libri delle Scritture Ebraiche come pure Gesù e i suoi apostoli. Pertanto in Esodo 17:14, Numeri 33:2 e Deuteronomio 31:9 si trovano dichiarazioni secondo cui Mosè scrisse o ricevette il comando di scrivere. Tra le altre parti delle Scritture Ebraiche che attribuiscono a Mosè il merito di aver trasmesso la legge contenuta nel Pentateuco sono Giosuè 1:7, 8; Giudici 3:4 e 1 Re 2:3. Che Gesù Cristo credesse che Mosè aveva scritto questi libri della Bibbia si capisce dalle osservazioni che rivolse ai suoi avversari giudei: “Se credeste a Mosè credereste a me, poiché egli ha scritto di me”. (Giov. 5:46) E riscontriamo che il corpo direttivo dei primi cristiani, che si riunì a Gerusalemme per considerare questioni come la circoncisione, li attribuì similmente a Mosè, poiché dichiarò: “Dai tempi antichi Mosè ha avuto di città in città quelli che lo predicano, perché è letto ad alta voce ogni sabato nelle sinagoghe”. — Atti 15:21.

Un tempo l’erudizione cattolica era d’accordo con quanto sopra. Pertanto il New Catholic Dictionary (1929) dichiarava: “I primi cinque libri della Bibbia” furono “scritti verso il 1400 a.C. . . . Una costante tradizione, sia giudaica che cristiana, ha sempre asserito che Mosè fosse l’autore di quei cinque Libri . . . Ma è perfettamente legittimo ammettere che Mosè fece uso dei documenti precedentemente esistiti che incluse nella sua opera”. Il Pentateuco era attribuito a Mosè pure dalla Catholic Biblical Encyclopedia, Old Testament, che prosegue dicendo: “Il testo del Pentateuco . . . nella sua trasmissione è stato preservato da errori in materia di fede e di morale per divina provvidenza”.

Ma non è così, dice la moderna erudizione cattolica. The Jerusalem Bible (1966), The Jerome Bible Commentary (1968) e la New Catholic Encyclopedia (1967) rivelano tutti d’aver subìto l’influenza di Wellhausen, studioso tedesco di lingue che non credeva nell’ispirazione della Bibbia e le cui teorie si dimostrano sempre più fallaci. Ma come può alcuno formulare una teoria valida se parte da una premessa preconcetta? Questo fa Wellhausen, asserendo che tutta la religione sia d’origine umana.

La moderna erudizione cattolica romana ha quindi evidentemente fatto un passo indietro in quanto a considerare questi cinque libri come ispirati scritti di Mosè. (Ulteriore evidenza che il Pentateuco è ispirato si trova nella pubblicazione Ausiliario per capire la Bibbia [inglese], pagg. 1283, 1284).

Che dire del libro di Giona?

Non c’è dubbio, il libro di Giona narra alcuni straordinari avvenimenti. Ma non contiene nulla che la fede illuminata non possa accettare. La sua autenticità e storicità è sostenuta dai seguenti fattori:

(1) Gli antichi Ebrei accettarono il libro come ispirato e storico.

(2) Il libro di Giona, usando uno stile simile a quello di altri quattro profeti ‘minori’, inizia con l’espressione: ‘La parola di Geova era rivolta a. . . .’ — Osea 1:1; Gioe. 1:1; Mic. 1:1; Sof. 1:1.

(3) La testimonianza più vigorosa, comunque, è quella di Gesù Cristo. Egli si riferì più volte al racconto di Giona, come si vede da Matteo 12:39-41, dove vi fa due riferimenti, e da Matteo 16:4. Egli disse: “Come Giona fu nel ventre del grosso pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell’uomo sarà nel cuore della terra tre giorni e tre notti”. E lungi dal dubitare che Giona riuscisse a far pentire il popolo di Ninive, Gesù continuò dicendo: “Gli uomini di Ninive sorgeranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno; perché essi si pentirono alla predicazione di Giona, ma, ecco, qui c’è più di Giona”.

Gli studiosi cattolici di oltre mezzo secolo fa erano dello stesso parere, poiché The Catholic Encyclopedia (1910), Vol. 8, pag. 498, dichiarò: “I cattolici hanno sempre considerato il libro di Giona come narrazione della realtà. . . . Ragioni della tradizionale accettazione della storicità di Giona: I. Tradizione giudaica. . . . II. L’autorità di Nostro Signore. — I cattolici ritengono che questa ragione elimini ogni dubbio sulla veracità della storia di Giona. . . . Cristo non fa nessuna distinzione fra la storia della regina di Saba e quella di Giona (si veda Matt. xii, 42). Egli attribuisce lo stesso valore storico al libro di Giona e al [Primo] Libro dei Re. Questo è l’argomento più vigoroso presentato dai cattolici per sostenere il fermo atteggiamento da essi assunto sulla veracità della narrazione della storia di Giona. III. L’autorità dei Padri. — Non è mai stato citato un singolo Padre a favore dell’opinione che quella di Giona sia un’immaginosa favola e non certo la narrazione di un fatto”.

Ma il moderno scetticismo è prevalso fra i moderni studiosi cattolici riguardo al libro di Giona. Ora essi dicono che il libro di Giona è un’“immaginosa favola”, e non un’autentica storia. Sminuiscono il libro, come fa The Jerusalem Bible chiamandolo un’“avventura comica” circa “un susseguirsi di tiri birboni giocati da Dio al suo profeta . . . l’intera storia è narrata con palese ironia” e “mira a divertire e istruire”. Ma Gesù non lo considerò uno scherzo; fu serio su ciò che esso ebbe da dire! Per cui ci si chiede: Hanno questi moderni critici prova della loro opinione? Assolutamente nessuna! Essi hanno solo inventato teorie per sostenere il rifiuto di ammettere che Dio compia miracoli! È chiaro che la moderna erudizione cattolica ha la tendenza ad andare indietro, non avanti, contraddicendo le esplicite dichiarazioni di Gesù Cristo che sono a favore del merito storico del libro di Giona.

Che dire del Cantico di Salomone?

Nel suo versetto iniziale questo libro della Bibbia afferma: “Il cantico superlativo, che è di Salomone”. A sostegno di questa dichiarazione l’Introduzione di questo libro nella Bibbia Ebraica di Soncino nota i seguenti punti: Il re Salomone fu davvero lo scrittore di molti canti. (1 Re 4:32) Il libro stesso contiene alcuni riferimenti al re. Benché alcuni asseriscano che le peculiarità del linguaggio indichino una data posteriore, secondo i fatti “tale veduta . . . non ha nessun solido fondamento. La forma abbreviata del pronome relativo [she o sha invece di ‘asher’], p.e. che ricorre spesso in questo Libro . . . si trova anche nei più antichi Libri biblici”, come in Genesi e Giudici. E ulteriori obiezioni circa il fatto che Salomone fosse lo scrittore del libro sono “egualmente infondate”.

Gli studiosi cattolici di oltre sessant’anni fa additarono ulteriori prove secondo cui Salomone fu lo scrittore di questo libro. Pertanto The Catholic Encyclopedia, Vol. 3, pag. 305, commentò: “Il Cantico rivela l’amore di Salomone per la natura [1 Re 4:33] (contiene ventun nomi di piante e quindici di animali), per la bellezza e per l’arte, e per il regale splendore”. E la Catholic Biblical Encyclopedia osserva che i molti diversi nomi di luoghi nel libro mostrano che dovette essere scritto prima della divisione del regno che ebbe luogo al tempo di Roboamo, figlio di Salomone.

Anche qui, la moderna erudizione cattolica preferisce ignorare tutta questa evidenza e accetta le teorie degli scettici e dei critici moderni i quali mettono in dubbio che Salomone scrivesse questo libro. Essa ha di nuovo preferito schierarsi con la sapienza di questo mondo — ‘che è stoltezza presso Dio’ — invece che con la fede nell’ispirazione e nella divina preservazione della Bibbia. — 1 Cor. 3:19.

Più di uno scrittore di Isaia?

Un altro esempio di come la moderna erudizione cattolica tende ad allontanarsi dalla fede nell’ispirazione, nell’autenticità e nella divina preservazione dei vari libri della Bibbia si vede nel fatto che segue i moderni critici senza fede i quali sostengono che ci furono tre o più “Isaia”. Secondo questi critici, un “Isaia” scrisse i capitoli da 1 a 39, un altro scrisse i capitoli da 40 a 55, e un altro ancora scrisse i capitoli da 56 a 66.

Ma tale veduta non si può mettere in armonia con la Bibbia. Essa stessa mostra che il libro fu scritto interamente da uno scrittore il cui nome fu Isaia. Ad esempio, Matteo 3:3 attribuisce Isaia 40:3 al “profeta Isaia”, come Matteo 4:14-16 attribuisce le parole di Isaia 9:1, 2 allo stesso Isaia. Similmente, sia Isaia 6:1, 10 che 53:1 sono attribuiti al “profeta Isaia” in Giovanni 12:38-41. In Romani 10:16 l’apostolo Paolo attribuisce similmente al profeta Isaia le parole che si trovano in Isaia 53:1. E in Luca 4:17 leggiamo che “il rotolo del profeta Isaia” fu consegnato a Gesù ed egli lesse le parole che si trovano in Isaia 61:1, 2 e le applicò a sé. Si potrebbero fare altri esempi comprovanti che gli scrittori biblici attribuirono le supposte tre suddivisioni di Isaia al solo profeta Isaia.

Il rotolo del mar Morto “A” contenente Isaia dà la stessa testimonianza. Il suo copista non sapeva nulla di una supposta divisione tra Isaia capitoli 39 e 40, poiché in esso ciò che ora conosciamo come capitolo 40 comincia nell’ultima riga della colonna contenente il capitolo 39. È pure degno di nota che gli ultimi versetti del capitolo 39, i quali parlano della futura cattività a Babilonia, provvedono una logica transizione con ciò che segue. Il capitolo 40 addita il tempo in cui quella cattività sarebbe finita.

Di nuovo, al principio di questo secolo, il 28 giugno 1908, la Pontificia Commissione Biblica confutò gli argomenti di quelli che sostenevano che la profezia di Isaia avesse parecchi scrittori, e concluse dicendo: “Non sono venuti alla ribalta argomenti validi, neppure presi cumulativamente, per provare che il libro di Isaia debba attribuirsi non al solo Isaia, ma a due o piuttosto a molti autori”. E la Catholic Biblical Encyclopedia, Old Testament, osservò giustamente: “L’anonimato del cosiddetto Deutero– [Secondo] e Trito– [Terzo] Isaia resta un insormontabile ostacolo per la scuola di critica. Essi non sanno spiegare come uno dei più importanti libri rimanesse d’autore ignoto, mentre nello stesso tempo i più piccoli scritti profetici”, cioè Abdia e Aggeo, “conservassero il nome dei loro autori”.

Si può giustamente chiedere: Perché la moderna erudizione cattolica ha preferito ignorare tutta questa evidenza relativa all’unità del libro di Isaia? Perché? Perché ha perso la fede nella potenza e nella sapienza dell’Autore della Bibbia. Coloro che adottano la teoria secondo cui Isaia fu scritto da più scrittori lo fanno primariamente perché rifiutano di credere che un profeta di Geova potesse accuratamente predire i particolari predetti da Isaia sulla conquista di Babilonia ad opera di Ciro e su simili avvenimenti. Ma così facendo vanno contro uno degli stessi temi di Isaia, cioè che il vero Dio può predire avvenimenti e che i falsi dèi non li possono predire. Pertanto leggiamo: “Ricordate le prime cose di molto tempo fa, che io sono il Divino e che non c’è nessun altro Dio, né alcuno simile a me; Colui che annuncio dal principio il termine, e da molto tempo fa le cose che non sono state fatte; Colui che dico: ‘Il mio proprio consiglio avrà effetto, e farò tutto ciò che è il mio diletto’ . . . L’ho pure proferito; lo farò anche avvenire”. E ancora: “La mia parola che esce dalla mia bocca . . . non tornerà a me senza risultati, ma per certo farà ciò di cui mi son dilettato, e avrà sicuro successo in ciò per cui l’ho mandata”. — Isa. 46:9-11; 55:11.

Sì, questo vero Dio che può predire il futuro sfida gli adoratori dei sedicenti dèi: “Siano le nazioni radunate tutte insieme in un sol luogo, e si raccolgano i gruppi nazionali. Chi può fra loro annunciare questo? O possono farci udire pure le prime cose? Presentino i loro testimoni, affinché siano dichiarati giusti, o odano e dicano: ‘È la verità!’” — Isa. 43:9.

Il fatto che la moderna erudizione cattolica tenda ad allontanarsi sempre più dalla fede nella Bibbia come ispirata e infallibile Parola del Creatore, l’Iddio dei cieli il cui nome è Geova, dovrebbe preoccupare seriamente tutti i cattolici che ancora hanno fede che la divina Provvidenza diresse la composizione e la preservazione della Bibbia quale Parola di Dio.

[Nota in calce]

a Penultima pagina.

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