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Il mondo commerciale ha motivo di fare cordoglioLa Torre di Guardia 1967 | 15 novembre
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Land) I capi della politica mondiale sanno che questi uomini che asseriscono di essere per la pace non solo non riuscirono a fermare queste guerre, ma le santificarono. Questo è stato il traffico di Babilonia in “anime umane”. — Riv. 18:13.
COME ESSERE FRA COLORO CHE SI RALLEGRANO
20. (a) Dovremmo affrontare con timore la distruzione della falsa religione, a motivo della situazione economica che causerà? (b) Quale esame della nostra personale situazione possiamo fare ora, per ricevere la più grande felicità?
20 Dovremmo andare incontro alla distruzione di Babilonia la Grande, che avverrà sicuramente, trepidando per la perdita commerciale e la crisi economica che può causare? No, piuttosto, dobbiamo agire rapidamente per non essere colpevoli di spargimento di sangue con Babilonia la Grande volgendoci a Geova Dio, dedicandoci a lui e simboleggiando tale dedicazione col battesimo in acqua più in fretta che possiamo, facendo così richiesta a Dio di una buona coscienza. (1 Piet. 3:21) Quindi, essendo dedicati servitori di Dio, dobbiamo stare molto attenti per non lavorare per Babilonia la Grande o per non sostenerla finanziariamente e dobbiamo evitare qualsiasi partecipazione alle sue imprese religiose e a qualsiasi traffico nei suoi oggetti religiosi. Anche se si deve perdere denaro o cambiare occupazione per guadagnarsi ora da vivere, è molto meglio essere fra quelli che si manterranno completamente puri da essa. Sarà molto meglio provare felicità per la caduta di Babilonia perché si è dalla parte di Geova, in vista della vita eterna, che avere un breve tempo di godimento con Babilonia e fare cordoglio per la perdita delle cose materiali e, molto più seriamente, per la perdita della vita. — Luca 9:25; Riv. 18:4.
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1967 | 15 novembre
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Domande dai lettori
● La profezia del profeta cristiano Agabo intorno a una carestia doveva adempiersi in tutta la terra? Ne riporta una simile la storia secolare? — J. E., U.S.A.
Agabo, insieme ad altri profeti, scese da Gerusalemme ad Antiochia di Siria durante l’anno che l’apostolo Paolo soggiornò lì. Agabo predisse mediante lo spirito santo “che una grande carestia stava per abbattersi sull’intera terra abitata [greco, oikouméne]”. (Atti 11:27, 28) Riguardo all’uso della parola oikouméne in questo versetto, Barnes’ Notes on the New Testament dichiara: “La parola impiegata lì . . . indica di solito il mondo abitabile, le parti della terra che sono coltivate e occupate. È a volte limitata, comunque, per indicare un intero paese o nazione, distinguendone per contrasto le parti; pertanto, per indicare l’intero paese di Palestina piuttosto che le sue parti, o per indicare che un avvenimento avrebbe interessato tutto il paese, e non sarebbe stato limitato a una o più parti, come la Galilea, la Samaria, ecc.” Un esempio dell’impiego di questa parola nel suo senso limitato, per indicare un intero reame o regno, è Luca 2:1: “Or in quei giorni fu emanato da Cesare Augusto il decreto che si registrasse tutta la terra abitata”.
È evidente che i cristiani di Antiochia compresero che la profezia di Agabo si applicava al paese di Palestina, poiché il versetto successivo (29) dichiara che decisero “di mandare un soccorso ai fratelli dimoranti in Giudea”. Come afferma il racconto, la carestia “avvenne”, adempiendosi la profezia durante il regno dell’imperatore Claudio (41-54 E.V.). (Atti 11:28) Lo storico giudeo Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche, XX, 2, 5; 5, 2) fa riferimento a questa “grande carestia” e indica che durò tre anni o più.
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