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  • Domande dai lettori
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1976
w76 15/9 pp. 575-576

Domande dai lettori

● In qualità di “sentinella alla casa d’Israele”, come poté Ezechiele essere responsabile della vita del popolo di Dio a Gerusalemme dal momento che era esule a Babilonia? — Ezec. 33:7.

Ezechiele fu uno dei 18.000 Israeliti che Nabucodonosor, re di Babilonia, portò in esilio da Gerusalemme a Babilonia nel 617 a.E.V. (2 Re 24:14-16) Questo accadde dieci anni prima della completa distruzione di Gerusalemme nel 607 a.E.V., quando furono portati in cattività a Babilonia molti altri Israeliti.

Le comunicazioni per mezzo di messaggeri e lettere fra le capitali, Babilonia e Gerusalemme, erano ottime se si considerano il tempo e le distanze. (Ezec. 21:7; 33:21; 2 Re 25:8-10) Le rotte commerciali della Fertile Mezzaluna erano percorse regolarmente da carovane, che potevano portare notizie e messaggi da Gerusalemme a Babilonia e viceversa. (Confrontare Genesi 11:31; 12:1-5; Ezechiele 27:3, 17-24). Ciò che Ezechiele vide e rappresentò a Babilonia (Ezec. 24:24), e anche quello che dissero i falsi profeti in quella città, fu risaputo a Gerusalemme. (Ger. 29:20-23) Viceversa, quello che Geremia, il profeta di Geova che si trovava proprio a Gerusalemme, dichiarò lì fu subito noto agli Israeliti esuli a Babilonia. — Ger. 29:1.

Quindi, mediante i portenti di avvertimento compiuti fedelmente da Ezechiele dinanzi agli esuli a Babilonia, tali notizie dettagliate sarebbero giunte a Gerusalemme. Ci fu la pittorica visione delle cose detestabili viste nel tempio (Ezec. 8:1-18), la descrizione dell’uomo vestito di lino che apponeva un segno sulla fronte di coloro che sospiravano a Gerusalemme (Ezec. 9:1-11) e la solenne dichiarazione contro Gerusalemme riportata in Ezechiele 12:10-16.

Pertanto, sia in Babilonia che in Giuda gli Israeliti furono ufficialmente avvertiti da Geova. Quindi Ezechiele servì non solo da fedele “sentinella alla casa d’Israele” ma evitò anche di rendersi colpevole del sangue delle migliaia di persone che persero la vita nel 607 a.E.V. (Ezec. 3:17-19; 33:9) In modo simile oggi, i Testimoni di Geova sia della classe di Ezechiele, gli unti, che della “grande folla”, evitano la colpa del sangue proclamando al mondo “il giorno di vendetta” di Geova, perché predicano il messaggio di avvertimento di Geova agli abitanti della terra. — Isa. 61:1-3; Matt. 24:14.

In tutto questo si vede la sapienza di Geova. Grazie all’intenso servizio spirituale che Ezechiele compì a Babilonia alcuni di quelli che vi erano in esilio sarebbero stati non solo avvertiti dei giudizi che Geova avrebbe eseguito sull’apostata Gerusalemme, ma si sarebbero anche mantenuti spiritualmente vivi per l’attività futura. In che modo? Il proposito di Geova era di riportare settant’anni più tardi questo rimanente spiritualmente più ricco sul suolo del paese d’Israele come ‘piantagioni’ a cui era stata data nuova vita. (Isa. 61:3) È vero che la maggioranza degli esuli non prestò molta attenzione a Ezechiele. Essi rimasero attoniti quando giunse la conferma che Gerusalemme era stata veramente distrutta. Nella loro incredulità erano del tutto impreparati a questa spaventosa sorpresa. Comunque, furono costretti a riconoscere che Ezechiele era stato un vero profeta in mezzo a loro. Questa sorprendente esperienza dovette ravvivare spiritualmente molti che, insieme ai loro figli, sarebbero stati spiritualmente rafforzati come i “fichi buoni” che Geremia predisse sarebbero tornati in Israele a formare una “nuova terra” destinata a essere stabilita dopo il 537 a.E.V. — Ger. 24:1-7; 28:4; Isa. 65:17.

● Che cosa significa Atti 12:15 quando dice riguardo all’apostolo Pietro: “È il suo angelo”?

Non ne possiamo essere sicuri, poiché il racconto non spiega ciò che si intese dire. Ma forse la persona che pronunciò queste parole poteva pensare a un santo angelo che rappresentava Pietro, quello che alcuni chiamerebbero “angelo custode”.

Erode Agrippa I aveva fatto arrestare e mettere in prigione Pietro. L’apostolo era “legato con due catene fra due soldati, e le guardie custodivano la prigione davanti alla porta”. Quella notte l’angelo di Geova liberò Pietro che andò a casa di Maria, madre di Giovanni Marco. — Atti 12:3-12.

“Avendo bussato alla porta dell’androne, una servitrice di nome Roda venne a vedere chi era, e, riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse dentro e comunicò che Pietro stava davanti all’androne. Essi le dissero: ‘Tu sei pazza’. Ma ella continuava ad asserire vigorosamente che era così. Essi dicevano: ‘È il suo angelo’”. — Atti 12:13-15.

Roda, che evidentemente era cristiana, conosceva bene Pietro. Che cosa avrebbero potuto dedurre i discepoli dal suo racconto eccitato e sorprendente?

La parola greca che essi usarono, aggelos, significa letteralmente “messaggero”. Mentre è applicata talvolta a un messaggero umano, è la parola usata nella Bibbia per un messaggero spirituale inviato dal cielo, un angelo. (Giac. 2:25; Gal. 1:8) A motivo delle due possibili spiegazioni, alcuni commentatori hanno detto che i discepoli intesero questo: alla porta c’era un uomo che Pietro aveva mandato dalla prigione con un messaggio, un messaggero umano. Tuttavia, questo sembra discutibile, poiché se Pietro era così ben sorvegliato, come poteva mandare un messaggero? E non spiegherebbe il fatto che Roda riconobbe la voce di Pietro.

Altri commentatori della cristianità hanno suggerito l’idea che forse i discepoli pensarono che Pietro era morto e che lì c’era il suo “spirito disincarnato”. Ma questa non può essere la spiegazione corretta, poiché quei discepoli sapevano che un uomo non possiede un’anima immortale che possa sopravvivere al corpo; è un’anima. — 1 Cor. 15:45.

Che dire di un messaggero spirituale, di un angelo? Dio ha impiegato spesso angeli nei contatti coi suoi adoratori e per guidarli. Per esempio, Giacobbe parlò dell’“angelo che mi ha liberato da ogni calamità”. (Gen. 48:16) I Giudei lo sapevano. Pare ci fosse anche la diffusa credenza, sebbene non basata direttamente sulla Bibbia, che un angelo avesse il compito di sorvegliare ciascun Israelita, una specie di angelo custode.

Non possiamo dire fino a che punto questi Giudei cristiani in casa di Maria conoscessero o accettassero questa credenza. Ma erano senz’altro a conoscenza di ciò che Gesù aveva detto riguardo ai suoi seguaci: “Guardatevi dal disprezzare alcuno di questi piccoli; poiché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio”. (Matt. 18:10) Quindi, dopo essersi ripresi dal loro iniziale stupore, può darsi che i discepoli traessero l’errata conclusione che Geova aveva mandato un messaggero angelico che rappresentava Pietro e parlava anche con una voce simile alla sua.

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