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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • 6:20) Gesù disse che Giovanni era “assai più che un profeta”. — Matt. 11:7-10; confronta Luca 1:16, 17; Giovanni 3:27-30.

      Gesù, il Messia, era “Il Profeta” lungamente atteso predetto da Mosè. (Giov. 1:19-21, 25-27; 6:14; 7:40; Deut. 18:18, 19; Atti 3:19-26) La sua capacità di compiere opere potenti e avere discernimento straordinario indusse altri a riconoscerlo quale profeta. (Luca 7:14-16; Giov. 4:16-19; confronta II Re 6:12). Più di tutti egli era “nell’intimo gruppo” di Dio. (Ger. 23:18; Giov. 1:18; 5:36; 8:42) Citava sempre gli antichi profeti che attestavano che la sua era una nomina e missione divina. (Matt. 12:39, 40; 21:42; Luca 4:18-21; 7:27; 24:25-27, 44; Giov. 15:25) Predisse come sarebbe stato tradito e come sarebbe morto, che quale profeta sarebbe morto a Gerusalemme, la città ‘che uccideva i profeti’, che i discepoli l’avrebbero abbandonato, che Pietro l’avrebbe rinnegato tre volte, che sarebbe stato risuscitato il terzo giorno; e molte di queste profezie si basavano su profezie precedenti contenute nelle Scritture Ebraiche. (Luca 13:33, 34; Matt. 20:17-19; 26:20-25, 31-34) Inoltre predisse la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio. (Luca 19:41-44; 21:5-24) L’esatto adempimento di tutto questo nel corso della vita dei suoi ascoltatori offriva una valida ragione per aver fede ed essere convinti dell’adempimento delle sue profezie relative alla sua presenza. — Confronta Matteo 24; Marco 13; Luca 21.

      La Pentecoste del 33 E.V. vide il predetto versamento dello spirito di Dio sui discepoli radunati a Gerusalemme, che permise loro di ‘profetizzare e avere visioni’. Essi fecero questo annunciando le “magnifiche cose di Dio”, e mediante ispirata rivelazione di conoscenza circa il Figlio di Dio e di ciò che questo significava per gli ascoltatori. (Atti 2:11-40) Ancora una volta, si ricordi che profetizzare non significa unicamente o necessariamente predire il futuro. L’apostolo Paolo affermò che “chi profetizza edifica e incoraggia e consola gli uomini con la sua parola”, e secondo lui quello di profetizzare era un obiettivo giusto e particolarmente desiderabile che tutti i cristiani si dovevano sforzare di raggiungere. Mentre parlare in lingue straniere era un segno per i non credenti, profetizzare lo era per i credenti. Ma anche il non credente che avesse assistito a un’adunanza cristiana avrebbe tratto beneficio dalla profezia, essendo da essa ripreso ed esaminato attentamente, tanto che ‘i segreti del suo cuore sarebbero divenuti manifesti’. (I Cor. 14:1-6, 22-25) Anche questo indica che la profezia cristiana non consisteva principalmente nel predire ma spesso riguardava piuttosto cose del presente, pur provenendo chiaramente da una fonte fuori dell’ordinario, essendo ispirata da Dio. Paolo diede consigli circa la necessità di mantenere l’ordine e la padronanza di sé nel profetizzare nell’ambito della congregazione, in modo che tutti potessero imparare ed essere incoraggiati. — I Cor. 14:29-33.

      C’erano senz’altro alcuni particolarmente dotati o scelti per prestare servizio come profeti. (I Cor. 12:4-11, 27-29) Paolo stesso aveva il dono della profezia, eppure è noto più che altro come apostolo. (Confronta Atti 20:22-25; 27:21-26, 31, 34; I Cor. 13:2; 14:6). Sembra che quelli designati in special modo come profeti, quali Agabo, Giuda e Sila fossero speciali rappresentanti della congregazione cristiana, secondi solo agli apostoli. (I Cor. 12:28; Efes. 4:11) Come gli apostoli, non solo prestarono servizio nella congregazione locale, ma si recarono anche in diversi luoghi, pronunciarono discorsi e inoltre predissero certi avvenimenti futuri. (Atti 11:27, 28; 13:1; 15:22, 30-33; 21:10, 11) Come nell’antichità, alcune donne cristiane ricevettero il dono di profetizzare, ma sempre sottomesse all’autorità dei componenti della congregazione di sesso maschile. — Atti 21:9; I Cor. 11:3-5.

  • Profetessa
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    • Profetessa

      Donna che profetizza o fa opera di profeta. Miriam è la prima donna chiamata profetessa nella Bibbia. Dio evidentemente trasmise uno o più messaggi per mezzo di lei, forse ispirandola nel canto. (Eso. 15:20, 21) Infatti si legge che lei e Aaronne dissero a Mosè: “Non ha [Geova] parlato anche mediante noi?” (Num. 12:2) Geova stesso, per mezzo del profeta Michea, disse di aver mandato “Mosè, Aaronne e Miriam” davanti agli israeliti quando li fece uscire dall’Egitto. (Mic. 6:4) Anche se Miriam ebbe il privilegio di essere usata come mezzo di comunicazione divina, come tale la sua relazione con Dio era inferiore a quella di suo fratello Mosè. Quando non rimase al suo posto fu severamente castigata da Dio. — Num. 12:1-15.

      All’epoca dei giudici Debora fu impiegata per trasmettere informazioni provenienti da Geova, per far conoscere i suoi giudizi su certe questioni e comunicare le sue istruzioni, come i comandi che Dio diede a Barac. (Giud. 4:4-7, 14-16) Quindi in un periodo di debolezza e apostasia da parte della nazione, essa servì figurativamente come “madre in Israele”. (Giud. 5:6-8) In maniera simile, ai giorni del re Giosia, venne impiegata la profetessa Ulda per far conoscere il giudizio di Dio nei confronti della nazione e del suo re. — II Re 22:14-20; II Cron. 34:22-28.

      Isaia chiama sua moglie ‘la profetessa’. (Isa. 8:3) Questo fa pensare che essa avesse ricevuto da Geova un incarico profetico di qualche genere, come le profetesse precedenti.

      Geova parlò a Ezechiele di israelite che agivano “da profetesse di loro proprio cuore”. Questo lascia intendere che quelle profetesse non avessero ricevuto nessun divino incarico da Dio, ma fossero semplicemente donne che si spacciavano per profetesse. (Ezec. 13:17-19) Con la loro propaganda e le loro pratiche intese a irretire e ingannare esse ‘cacciavano anime’, condannando i giusti e perdonando i malvagi, ma Geova liberò il suo popolo dalle loro mani. — Ezec. 13:20-23.

      Nel I secolo E.V., quando gli ebrei erano ancora il popolo del patto di Geova, l’anziana Anna serviva come profetessa. “Non si assentava mai dal tempio, rendendo notte e giorno sacro servizio con digiuni e supplicazioni”. “Parlando del fanciullo [Gesù] a tutti quelli che aspettavano la liberazione di Gerusalemme”, essa agiva come una profetessa nel senso fondamentale di ‘rivelare’ il proposito di Dio. — Luca 2:36-38.

      Quello della profezia era uno dei doni miracolosi dello spirito concessi alla nuova congregazione cristiana. Certe cristiane, come le quattro figlie vergini di Filippo, profetizzavano sotto l’impulso dello spirito santo di Dio. (Atti 21:9; I Cor. 12:4, 10) Questo avvenne in adempimento di Gioele 2:28, 29 che prediceva: “I vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno”. (Atti 2:14-18) Questo dono però non toglieva che la donna dovesse essere sottomessa all’autorità del marito o a quella degli uomini nella congregazione cristiana; come simbolo della sua sottomissione essa doveva coprirsi il capo quando profetizzava (I Cor. 11:3-6) e non doveva insegnare nella congregazione. — I Tim. 2:11-15; I Cor. 14:31-35.

      Nella congregazione di Tiatira, una donna simile a Izebel vantava di avere poteri profetici, comportandosi

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