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  • Schiavi teocratici

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  • Schiavi teocratici
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1953
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1953
w53 1/7 pp. 200-203

Schiavi teocratici

“Siate schiavi a Geova” — Rom. 12:11, NW.

1. Che cosa rende discutibile se essere uno schiavo sia un onore, ma da quali circostanze dipende?

SI HA qualche onore e dignità essendo uno schiavo? Secondo le condizioni di questo mondo, no di certo. Nel tempo in cui prevaleva la schiavitù quelli che erano in tale servitù, benché spesso svolgessero attività e doveri che oggi son considerati professionali, culturali e onorevoli, erano in genere guardati dall’alto in basso come inferiori. C’era molto abuso dell’istituzione dello schiavismo, e l’emancipazione degli schiavi era lenta e richiedeva notevole tempo. Siamo informati che alcuni paesi mussulmani si attengono ancora a questa istituzione. Essa fu introdotta nelle colonie britanniche d’America nel diciassettesimo secolo, e non fu abolita negli Stati Uniti d’America fino alla seconda metà del diciannovesimo secolo. Infatti, non fu prima di quello stesso diciannovesimo secolo che la schiavitù fu abolita dai governi della Cristianità in generale. In molte parti i discendenti di quei liberati schiavi sono ancora considerati con disprezzo e tenuti entro limiti e restrizioni. In che modo, dunque, essendo uno schiavo si potrebbe avere onore e dignità? Come, essendo chiamati schiavi o determinando d’esser chiamati schiavi, si potrebbe provare qualche cosa che non sia umiliazione? Ebbene, tutto questo dipende dalla persona alla quale siete schiavi e dalla specie di schiavi che voi siete. Essere uno schiavo teocratico è un onore e un privilegio. Essa è una servitù che conduce alla vita eterna.

2. Quando cominciò lo schiavismo, e per chi fu esso uno stato maledetto?

2 Lo schiavismo è un’antica istituzione. Se esisteva socialmente ed economicamente prima del diluvio non è narrato nella Bibbia. Ma che sarebbe sorto dopo il diluvio fu preveduto quando Noè, dopo essere stato insultato dal figlio Cam, maledisse uno dei ragazzi di Cam, dicendo: “Maledetto sia Canaan! Egli sarà l’infimo degli schiavi dei suoi fratelli. . . . Benedetto dal Signore mio Dio sia Sem; e Canaan sia suo schiavo! Il mio Dio estenda Jafet, ed abiti nelle tende di Sem; ma Canaan sia suo schiavo!” (Gen. 9:25-27, AT; Mo.) Questo non condannò uno dei tre principali rami della famiglia umana ad una inevitabile schiavitù. No, ma il fatto è che questa maledizione che Dio fece pronunciare per ispirazione da Noè fu adempiuta secoli dopo. In quel tempo Geova Dio condusse il suo popolo eletto, gl’Israeliti, nella terra di Canaan e al comando divino essi sterminarono i Cananei o ne resero schiavi molti, come gli abitanti di Gabaon e le città alleate. Essere un tale schiavo, a causa della discendenza dal maledetto Canaan, sarebbe davvero un’umiliazione.

3. Perché fu un onore essere uno schiavo d’Abrahamo?

3 Ma paragonando schiavi a schiavi, quale uomo o donna che tema Dio non considererebbe un onore l’essere stato uno schiavo d’Abrahamo, il discendente di Sem figlio di Noè? Perché? Perché Abrahamo fu un uomo con fede nel vero Dio Geova, e per la sua ubbidiente fede fu l’“amico di Dio”. Geova Dio non proibì ad Abrahamo di avere schiavi secondo la consuetudine di quegli antichi tempi. Noè aveva benedetto il bisnonno di Sem, Abrahamo, e conforme a questo Geova avrebbe approvato che Abrahamo avesse degli schiavi. Mentre risiedeva come un immigrante nella terra di Canaan Abrahamo ne ebbe centinaia. Essi combatterono con lui riportando una vittoria teocratica quando re aggressori delle vicinanze di Babilonia invasero il paese di Canaan e portarono via il suo parente Lot con la famiglia. Noi leggiamo: “Quando Abrahamo udì che il suo parente era stato preso prigioniero, chiamò i suoi servitori, i suoi schiavi di casa, fino al numero di trecentodiciotto, e andò all’inseguimento sino a Dan. Coi suoi schiavi li assalì di notte, e li sconfisse”. Quindi quegli schiavi erano strumenti di Dio e furono con Abrahamo al suo ritorno quando il re Melchisedec di Salem lo incontrò e attribuì la vittoria a Geova, dicendo: “Benedetto sia Abrahamo dall’Iddio Altissimo, il creatore dei cieli e della terra! E benedetto sia l’Iddio Altissimo, che ha dato i tuoi nemici in tuo potere!” — Gen. 14:1-20, AT.

4. (a) Come fu onorato il più vecchio schiavo di Abrahamo? (b) Perché Abrahamo non fu mai colpevole di degradare lo schiavismo abusandone?

4 Finché Abrahamo fu senza figli uno schiavo che presiedeva sulla sua casa dopo la partenza di Lot era logicamente il suo erede, cioè, Eliezer di Damasco. Quando Abrahamo ebbe il suo Figlio Isacco e venne il tempo di farlo sposare, fu ancora un servitore, “lo schiavo più anziano della sua casa, che aveva cura di tutto ciò che gli apparteneva,” probabilmente questo Eliezer, che Abrahamo mandò perché procurasse una moglie a Isacco. In questo dramma profetico questo vecchio schiavo è onorato di rappresentare lo spirito santo di Dio, la forza attiva che Geova adopera per trarre e preparare al suo unigenito Figlio Gesù una sposa, un gruppo di 144.000 fedeli seguaci adottati da Geova Dio come suoi figli. (Gen. 15:1-3; 24:1-10, 61-66, AT) Abrahamo non degradò la pratica dello schiavismo nella sua casa approfittandone per scopi immorali. Questo avrebbe causato una degradazione dello stato della sua vera moglie Sara, una donna libera. Inoltre, fu da questa stessa moglie che Dio promise ad Abrahamo che avrebbe avuto un erede generato con purezza in cui sarebbero state benedette tutte le famiglie della terra. Perciò quando Abrahamo ebbe il suo primo figlio Ismaele da una schiava, questo non avvenne con un atto immorale. La moglie Sara, allorché fu tanto vecchia da disperar di dare ad Abrahamo un figlio col suo proprio corpo, gli chiese di prendere la sua schiava egiziana Agar affinché ne adottasse il figlio come se fosse stato suo. Dopo che Agar ebbe concepito Ismaele Abrahamo non ebbe più relazioni con lei. (Gen. 16:1-15; Gal. 4:21-25) In seguito Geova benedì Sara miracolosamente con un bambino tutto suo.

5. Quale atteggiamento ebbe Abrahamo verso la religione dei suoi schiavi, e come è mostrato questo?

5 Abrahamo fu teocratico. Egli ebbe fede nell’Iddio Altissimo e ubbidì a lui come al suo Creatore, Guida e Governatore. Governò la sua grande casa come l’avrebbe fatta governare Geova. Come proprietario di schiavi Abrahamo determinò e controllò la religione o forma di adorazione dei suoi schiavi, i quali aveva ottenuti o per compera o facendo sposare i suoi schiavi fra di loro. In tal modo non permise nessuna empietà, né idolatria, ma edificò soltanto la vera fede della sua casa. Al comando di Dio egli si circoncise e fece circoncidere tutti i maschi della sua casa. “E Abrahamo prese Ismaele suo figliuolo e tutti quelli [schiavi] che gli erano nati in casa e tutti quelli che avea comprato col suo danaro, tutti i maschi fra la gente della casa d’Abrahamo, e li circoncise, in quello stesso giorno, come Dio gli aveva detto di fare”. Ogni maschio che avrebbe rifiutato di farsi circoncidere Abrahamo avrebbe ordinato di escluderlo dalla casa di Abrahamo. Abrahamo istruì i suoi schiavi intorno a Dio. Di questo fatto Dio testimonia, dicendo: “lo l’ho prescelto affinché ordini ai suoi figliuoli, e dopo di sé alla sua casa, che s’attengano alla via dell’Eterno”. Ulteriore testimonianza circa l’educazione impartita da Abrahamo ai suoi schiavi nell’adorazione di Dio vien data dalla preghiera del suo schiavo più anziano quando è inviato perché cerchi una moglie a Isacco: “O Eterno, Dio del mio signore Abrahamo, deh, fammi fare quest’oggi un felice incontro, e usa benignità verso Abrahamo mio signore!” Durante tutta la disposizione del matrimonio questo vecchio schiavo riconobbe l’Iddio d’Abrahamo e lo adorò apertamente. — Gen. 17:9-14, 22-27; 18:19; 24:2-56.

6. Quale fu l’atteggiamento di Mosè e degli Israeliti verso Dio? Perché?

6 Abrahamo come un padrone di schiavi raffigurò il modo in cui l’Iddio Altissimo che Abrahamo adorò ha anche schiavi sulla terra. Noi non ci riferiamo solamente al remoto passato nel quale il profeta Mosè condusse gl’Israeliti fuori d’Egitto e attraverso il Mar Rosso a una libera esistenza nazionale. Mosè e gli Israeliti inneggiarono un cantico dopo che gl’inseguitori egiziani furono sommersi nel Mar Rosso. Con appropriato riferimento al loro cantico Apocalisse 15:3 descrive i veri Cristiani del nostro giorno con queste parole: “Cantano il cantico di Mosè lo schiavo di Dio e il cantico dell’Agnello, dicendo: ‘Grandi e meravigliose sono le tue opere, Geova Dio, Onnipotente.’ (NW) Sì, notevolmente Mosè era allora lo schiavo di Dio. Ma tutta la nazione di Mosè, i figli d’Israele, era formata di schiavi di Dio come lui. In che modo? Per il fatto che per molti anni essi erano stati schiavi involontari in Egitto e la loro distruzione era designata dai loro sorveglianti, e con mezzi sovrumani l’Iddio del loro antenato Abrahamo li aveva salvati e messi in libertà. Quando diede agl’Israeliti la legge giubilare, Geova disse: “È a me che gli Israeliti sono schiavi, essendo i miei schiavi che io ho tratti dal paese d’Egitto, io, il SIGNORE vostro Dio. . . . essi non devono esser venduti come schiavi”. — Lev. 25:55, 42, AT; Mo.

7. Quindi quale diritto aveva Dio su Israele, e che cosa fece fare egli a loro riguardo ai loro schiavi.

7 Come loro Salvatore e assoluto Proprietario Geova aveva ogni diritto sui loro servizi. Egli aveva ogni ragione per comandare che la loro adorazione fosse resa a Lui, Colui che aveva eseguito giudizi contro tutti i ridicoli falsi dèi d’Egitto. Nei primi due dei suoi Dieci Comandamenti ad Israele egli affermò il suo diritto e agì conformemente, dicendo: “Io sono l’Eterno, l’Iddio tuo, che ti ho tratto dal paese d’Egitto, dalla casa di servitù. Non avere altri dii nel mio cospetto. Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù ne’ cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servir loro, perché io, l’Eterno, l’Iddio tuo, sono un Dio geloso”. (Eso. 20:2-5) Egli fece celebrar loro annualmente quella liberazione dalla schiavitù egiziana. (Eso. 13:3, 14) Essi avevano ogni obbligo di adorare il loro Proprietario e Signore ubbidendogli assolutamente, senza lamentele ma con gratitudine. Egli fece tenere schiavi agl’Israeliti, senza dubbio i discendenti degli schiavi del loro antenato Giacobbe o Israele che si eran trasferiti in Egitto con loro in quel tempo. (Gen. 30:42, 43) Ma Geova fece applicare dal suo popolo liberato le Sue leggi a tali servitori. Come illustrazione, il suo Quarto Comandamento ordinava agl’Israeliti: “Nel settimo giorno, un sabato al SIGNORE tuo Dio, non devi fare nessun lavoro, né tu, né il tuo figlio, né la tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava”. (Eso. 20:10, AT; Mo) Come schiavi teocratici del Signore Dio, gli Israeliti avevano l’obbligo di disporre onde i loro schiavi si conformassero alla legge e al patto di Dio.

8. Perché gl’Israeliti spirituali sono schiavi, senza bisogno di vergognarsi?

8 Per diciannove secoli gli Israeliti non sono stati più il popolo eletto di Geova. Ora egli tratta con gli Israeliti spirituali, con quelli che sono Giudei interiormente. Ne siete voi uno? Vi siete dedicati interamente a lui per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo e avete la prova d’esser generati dal suo spirito a una vita celeste? Lo siete? Sapete quindi che siete degli schiavi? Secondo la vostra stessa affermazione, voi dovete essere schiavi di Geova. Non vi vergognate del termine. Lasciate che il mondo beffeggi finché vuole al pensiero che Dio ha schiavi e supponga che, perché rifiuta di esser Suo, non sia schiavo a nessuno. Ogni uomo, donna o fanciullo sulla terra è e deve essere il modesto servitore di uno di due opposti signori. Se rifiutate di essere schiavi di Geova, non canzonate i Suoi schiavi. Voi siete allora i bassi schiavi del suo oppositore, Satana il Diavolo. Ciò che Gesù dichiarò nel sermone del monte fa capire che non potete servire entrambi i signori. Se odiate e disprezzate l’uno, è inevitabile che dobbiate amare e servire l’altro. L’altro è solo il Diavolo, il dio della Mammona, le egoistiche ricchezze mondane. (Matt. 6:24) Potete aver lui, se volete. Ma, in quanto a noi, scegliamo Geova. È una benedetta condizione essere i suoi modesti servitori, i suoi schiavi teocratici. Uomini più grandi di voi han ritenuto un onore esser tali, come per esempio Gesù Cristo stesso. Non possiamo evitarlo: noi siamo gli schiavi del dio che adoriamo.

9. In che modo Gesù ha avuto schiavi fino alla fine di questo mondo?

9 Gesù Cristo il Figlio di Dio anche ha quelli che possiede e controlla e che hanno l’obbligo di servirlo. In questo egli è paragonato al figlio ed erede d’Abrahamo, Isacco, che ereditò tutti gli schiavi del padre. (Gen. 26:19-32; 25:5) Tutti i 144.000 membri del corpo di Cristo sono in servitù sotto Gesù, poiché egli è il giusto Capo di questo corpo. Questo non esclude i “dodici apostoli dell’Agnello”. Essi ed altri eminenti discepoli di Gesù si sentirono onorati di dichiararsi suoi schiavi, richiamando l’attenzione sulla loro sottomissione a lui al principio delle loro lettere inviate alla congregazione cristiana. (Apoc. 7:3-8; Rom. 1:1; Tito 1:1; 2 Piet. 1:1; Giac. 1:1; Giuda 1 e Filip. 1:1) Oggi il rimanente dei membri del suo corpo sulla terra non si trova in una condizione più alta di quella degli apostoli. Gesù pose questo ubbidiente rimanente in quella stessa condizione quando chiese nella sua profezia sulla fine del mondo: “Chi è realmente lo schiavo fedele e discreto che il suo padrone ha costituito sopra i suoi domestici per dar loro il loro cibo a suo tempo? Felice è quello schiavo se il suo padrone arrivando lo trova così occupato. In verità io vi dico che lo costituirà su tutti i suoi beni”. — Matt. 24:45-47, NW; Luca 12:42, 44.

10. Sulle persone di quale condizione si adempie inoltre Gioele 2:28, 29?

10 È sui membri di questa classe fedele e discreta, dopo che si è pentita dei suoi falli e peccati commessi durante la prima guerra mondiale, che si applica la profezia di Dio pronunziata mediante Gioele: “E, dopo questo, avverrà che io spanderò il mio spirito sopra ogni carne, e i vostri figliuoli e le vostre figliuole profetizzeranno, i vostri vecchi avranno dei sogni, i vostri giovani avranno delle visioni; e anche sui servi [schiavi, AT] e sulle serve [schiave, AT], spanderò in quei giorni il mio spirito”. L’apostolo Pietro per prima applicò questa profezia ai suoi giorni, dalla Pentecoste in poi, ed essa ha la sua finale e completa applicazione sul rimanente sin dalla fine della prima guerra mondiale nel 1918. — Gioe. 2:28, 29; Atti 2:16-18.

11. Come Gesù ci fece sua proprietà, e perché noi non dobbiamo temere?

11 Non avvenne col pagamento a buon mercato di poche monete d’oro o d’argento che Gesù ci rese sua proprietà, per aver controllo sulla nostra vita e sulla nostra morte. Egli sparse il suo proprio prezioso sangue quando fu inchiodato a un palo di tortura come un disprezzabile, criminale schiavo e in tal modo ci comprò. (1 Piet. 1:18, 19) Che cosa abbiamo da temere, dunque, avendo un così altruistico, benevolo, teocratico Padrone come lui? Come potrebbe opprimerci egli, farci del male o compiere alcun’altra cosa verso noi che non sia bene?

12. Considerando ciò che gli costiamo, come ci sentiamo verso il nostro Proprietario?

12 Comprendendo a qual costo personale egli ci comprò, come potremmo volontariamente dedicarci ad alcun altro padrone, al peccato, alle nostre pance, a questo mondo corrotto, al Diavolo? “Chiunque nel Signore vien chiamato schiavo è un affrancato del Signore: similmente colui che è stato chiamato libero è uno schiavo di Cristo. Voi siete stati comprati a prezzo; cessate di divenire schiavi degli uomini. . . . Inoltre, voi non appartenete a voi stessi, poiché foste comprati con un prezzo. In ogni modo, glorificate Dio nel vostro corpo”. (1 Cor. 7:22, 23; 6:19, 20, NW) Non vorremo negare mai che apparteniamo a lui. Siamo perciò determinati a resistere ai falsi profeti che Gesù disse che sarebbero sorti alla fine del mondo; e Pietro avvertì: “Queste stesse persone introdurranno silenziosamente sette distruttive e rinnegheranno anche il possessore che li comprò attirandosi subitanea distruzione”. (Matt. 24:11, 24, 3; 2 Piet. 2:1, 2, NW) Noi non sobilleremo mai una rivolta di schiavi, come quella del gladiatore romano Spartaco nel 73 d.C., contro il nostro giusto Proprietario! Non diserteremo mai il suo servizio per divenire fuggiaschi. Noi amiamo il nostro Padrone. Anziché abbandonare a tradimento il suo servizio preferiamo esser come lo schiavo ebreo che rifiutava di abbandonare il servizio del suo padrone e si faceva forare l’orecchio con una lesina contro lo stipite della porta per significare che egli era ora il suo schiavo per un tempo indefinito. — Eso. 21:1-5; Deut. 15:17.

I COLPITI DALLA CARESTIA EGIZIANA, I GABAONITI

13. Chi pure oggi è divenuto schiavo come gli Egiziani dei giorni di Giuseppe, e perché?

13 Il rimanente generato dallo spirito, la classe dello schiavo fedele e discreto, ora non è solo nella scelta di questa giusta servitù a Dio mediante il suo Figlio Gesù Cristo. Una folla in rapido aumento, già centinaia di migliaia di persone, si è offerta a Dio per mezzo di Cristo. In questi giorni in cui la carestia spirituale ha mortalmente colpito la Cristianità e tutto il resto di questo mondo ma in questo tempo in cui c’è abbondanza spirituale a disposizione del rimanente del corpo di Cristo, queste altre pecore hanno imitato gli Egiziani del periodo di carestia di sette anni per i quali il primo ministro di Faraone, Giuseppe, aveva fatto ampie provviste. Queste persone di buona volontà son venute dal più Grande Giuseppe, Gesù Cristo, che rappresenta il più Grande Faraone, Geova Dio, ed han detto col linguaggio degli Egiziani: “Nulla più resta che il mio signore possa prendere, tranne i nostri corpi e le nostre terre. E perché dovremmo perire sotto gli occhi tuoi: noi e le nostre terre? Compra noi e le terre nostre in cambio di pane; e noi con le nostre terre saremo schiavi di Faraone; e dacci da seminare affinché possiam vivere e non moriamo, e il suolo non diventi un deserto”. Cristo Gesù ha agito ora come agì Giuseppe: “Giuseppe comprò per Faraone tutte le terre d’Egitto; giacché gli Egiziani venderono ognuno il suo campo, perché la carestia li colpiva gravemente. Così il paese diventò proprietà di Faraone. Quanto al popolo, lo ridusse allo stato di schiavi da un capo all’altro dell’Egitto”. In risposta, per la loro liberazione da parte di Cristo dalla morte a motivo della carestia spirituale, essi si esprimono come quegli Egiziani che furono colpiti dalla carestia: “Tu ci hai salvato la vita! ci sia dato di trovar grazia agli occhi del mio signore, e saremo schiavi di Faraone!” (Gen. 47:15-26, margine) Così queste altre pecore son divenute schiave dello Stato, schiave del Regno.

14. Perché questi recenti schiavi non possono esser tolti dal servizio del tempio o essere uccisi?

14 Queste altre pecore del Giusto Pastore destinate alla vita terrena devono seguirlo ubbidientemente dovunque egli conduca. Nessuno le può sottrarre alla sua cura senza subire dovuta punizione. Esse devono servire Dio nel suo tempio giorno e notte. La loro vita dev’esser risparmiata come quella dei Gabaoniti, i quali erano i discendenti del maledetto Canaan ed eran destinati alla distruzione col resto dei Cananei per mano di Giosuè e degli Israeliti. Ma come gli antichi Gabaoniti essi han cercato e ottenuto pace col più Grande Giosuè, Gesù Cristo, e col suo Dio Geova. Mentre continuano a uscire dal mezzo dei condannati Cananei, il più Grande Giosuè dice loro: “Or dunque siete maledetti, e non cesserete mai d’essere schiavi, spaccalegna ed acquaioli per la casa del mio Dio”. A questo essi rispondono: “Eccoci qui nelle tue mani; trattaci come ti par che sia bene e giusto di fare”. Essi son maledetti, non come Canaan, ma perché su di loro è stato posto un bando, un’interdizione. Son divenuti la proprietà di Geova Dio e del suo Cristo, e nessuno può giustiziarli o sottrarli al loro servizio del tempio impunemente. Iddio ha assoluto potere sopra la loro vita e la loro morte ed Egli solo può giustiziarli per la mancanza di essere fedeli schiavi. Guai a chiunque viola questa divina proibizione che è stata imposta loro! Cinque re amorrei cercarono subito di far questo e le loro forze attaccanti furono spazzate via, Geova stesso riversò grandi e mortali pietre dal cielo e fece arrestare il sole e la luna all’implorazione di Giosuè affinché compisse l’intero massacro. Con fanatico nazionalismo il re Saul una volta cercò di distruggere i proscritti Gabaoniti, e l’intera nazione d’Israele ne soffrì a causa di una carestia di tre anni finché fu espiata la morte di quei Gabaoniti. Geova Dio farà la stessa cosa alla Cristianità perché ha messo le sue violente mani sui moderni Gabaoniti allo scopo d’impedire il loro servizio del tempio a Dio onde non guadagnino la vita nel nuovo mondo. — Gios. 9:3-27; 10:1-27; 2 Sam. 21:1-14.

15. In quale opera tutti i suoi schiavi si uniscono al più Grande Gedeone?

15 La classe dello schiavo fedele e discreto dà il benvenuto a questi conservi che vengono in mezzo a loro e cercano di proteggerne i diritti. Insieme al più Grande Gedeone, Cristo Gesù, essi partecipano all’opera iconoclastica di abbattere l’altare del falso dio Baal e l’idolo sacro della falsa adorazione, e dedicano i loro sacrifici di lode a Geova Dio, conforme ai suoi comandi. Come è scritto: “Allora Gedeone prese dieci uomini fra i suoi servitori [schiavi, AT] e fece come l’Eterno gli aveva detto; . . . Perciò quel giorno Gedeone fu chiamato Ierubbaal, perché si disse: ‘Difenda Baal la sua causa contro a lui, giacché egli ha demolito il suo altare’”. (Giud. 6:27, 32) Baal significa “proprietario”.

16. In vista della proprietà di Dio, che cosa riconosciamo e che cosa determiniamo di fare?

16 Geova è il nostro Proprietario e il nostro Dio. Lietamente noi tutti, sia il rimanente che le altre pecore, confessiamo di essere la sua vivente proprietà che egli ha comprata col sangue del suo Figlio Gesù Cristo. Noi ne portiamo i segni, come l’apostolo Paolo, il quale disse: “Da ora in poi nessuno mi dia molestia, perché io porto nel mio corpo i segni di uno schiavo di Gesù”. (Gal. 6:17, NW) Quindi riconosciamo il diritto di Dio di imporre ciò che dev’essere la nostra religione, la nostra forma di adorazione, e noi adoreremo solo Lui come il vero Dio. Contro di Lui non abbiamo nessun diritto. Dobbiamo osservare i suoi comandamenti e noi gli renderemo amorevolmente il nostro sacro servizio, determinando di ubbidire a lui come Governatore anziché agli uomini. Siamo i suoi schiavi teocratici ora e per sempre.

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