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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1979
w79 15/11 pp. 29-30

Come tradurre il titolo “Dio”

I LIBRI della Bibbia furono scritti in un’epoca in cui la maggioranza degli abitanti della terra non conoscevano il vero Dio. Adoravano invece molti dèi e dee. L’apostolo Paolo descrisse bene la situazione scrivendo ai compagni cristiani dell’antica Corinto: “Benché ci siano quelli che son chiamati ‘dèi’, sia in cielo che sulla terra, come ci sono molti ‘dèi’ e molti ‘signori’, effettivamente c’è per noi un solo Dio, il Padre”. — 1 Cor. 8:5.

Nella lingua originale usata da Paolo, il greco, la parola tradotta “Dio” è Theòs, un termine che poteva applicarsi a qualsiasi delle numerose divinità adorate dagli antichi greci e da altri popoli. Comunque, né l’apostolo Paolo né altri scrittori delle Scritture Greche Cristiane né i traduttori ebrei della Settanta, la prima versione greca delle Scritture Ebraiche, fecero obiezione all’uso di questo termine con riferimento al vero Dio.

Tuttavia, nel parlare a quelli che non conoscevano il Creatore, i cristiani del I secolo usavano il termine Theòs in modo che nessuno potesse confondere il vero Dio con una delle tante false divinità. Per esempio, parlando agli ateniesi l’apostolo Paolo disse: “Passando e osservando attentamente i vostri oggetti di devozione ho anche trovato un altare sul quale era stato inciso ‘All’Iddio sconosciuto’. Perciò quello al quale rendete santa devozione senza conoscerlo, quello io vi proclamo. L’Iddio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo, come Questi è, Signore del cielo e della terra, non dimora in templi fatti con mani, né è servito da mani umane come se avesse bisogno di alcuna cosa, perché egli stesso dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa”. — Atti 17:23-25.

Con una simile spiegazione sull’identità del vero Dio, gli ascoltatori non avrebbero avuto alcun problema nel distinguere fra il Creatore e i molti falsi dèi adorati ad Atene. Il fatto che il titolo theòs si applicasse anche alle false divinità non adombrava in alcun modo l’identità del Creatore.

I traduttori odierni dovrebbero ragionevolmente lasciarsi guidare dal modo in cui i primi cristiani usavano il termine theòs. Il fatto che un certo termine per indicare “Dio” sia applicato a falsi dèi da quelli che parlano la lingua nativa del paese non rende di per sé discutibile quella parola. Comunque, il termine impiegato per tradurre Theòs dovrebbe essere tale che il lettore o l’uditore possa prontamente capire che ci si riferisce all’Onnipotente. Non dovrebbe trasmettere alla mente idee contrarie alla personalità del vero Dio.

Per esempio, la divinità suprema degli antichi greci era Zeus. Ma questo nome non sarebbe stato appropriato per tradurre la parola ebraica che significa Dio. Il nome “Zeus”, divinità suprema del pantheon greco, avrebbe fatto venire in mente l’immagine di un dio antropomorfo, e per di più immorale.

Perciò, in genere, un termine dal significato più ampio è preferibile a uno dal significato più ristretto. Dopo di che il contesto aiuterà a limitare l’applicazione del termine al vero Dio.

Non vi è quindi nessuna ragione per preoccuparsi eccessivamente dell’origine di una particolare parola che significa “Dio”. Anche nella Bibbia la stessa parola è applicata tanto al vero Dio quanto ai falsi dèi. In se stessa la parola non è sacra. Non vi sono quindi obiezioni all’uso di un termine che, prima che chi parlava quella lingua venisse a conoscenza dell’Iddio della Bibbia, si riferiva esclusivamente a falsi dèi.

In effetti questo è ciò che è successo nella maggioranza delle lingue moderne. La parola giapponese per dire “Dio” può significare, letteralmente, “tanti piccoli dèi”. In amharico e tigrino, due importanti lingue dell’Etiopia, un termine comune per indicare Dio è Egziabher. Letteralmente questa espressione significa “Signore delle terre”, cioè ‘Signore delle terre etiopiche’. Circa la parola inglese “God” (Dio), The Century Dictionary and Encyclopedic Lexicon of the English Language (Vol. 3, pag. 2561, ediz. 1899) afferma che in origine era neutra e “generalmente al plurale, veniva applicata alle divinità pagane, e fu elevata al suo significato cristiano dopo la conversione dei popoli teutonici”. Il libro World Origins, di Wilfred Funk, dice: “La parola centrale di tutte le fedi è Dio, e l’etimologia del titolo God [Dio] è un intreccio di supposizioni. La parola God in se stessa è affine a parole simili in danese, sassone, antico alto-tedesco, scandinavo, e altre lingue, e può addirittura essere affine a un’antica parola lituana che indicava qualcuno che praticava le arti magiche”. (Pag. 279) Secondo la Grande Enciclopedia dell’Istituto Geografico De Agostini, la parola italiana “Dio” deriva dal latino deus “che indicava nell’antichità romana gli dèi politeistici”. — Vol. VII, pag. 366.

Oggi nessuno dei termini per indicare Dio in alcuna delle summenzionate lingue, nonostante in origine non si riferissero al Creatore, trasmette concetti errati alla mente degli uditori o dei lettori. Quindi non si può sollevare nessuna obiezione al loro impiego nelle traduzioni della Bibbia.

Come per tutto il resto, si deve mostrare ragionevolezza quando si tratta di usare una parola per indicare l’Iddio della Bibbia. In ultima analisi, qualsiasi termine per tradurre “Dio” non è che un titolo, e non un nome proprio. Ciò che veramente distingue il vero Dio da tutti gli altri è il suo nome personale, Geova. — Sal. 83:18.

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