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  • Chidron, valle del torrente
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Morto. Il nome arabo della parte inferiore della valle è Wadi en-Nar (“wadi di fuoco”), a indicare che è asciutta e infuocata.

      Tombe scavate nella roccia occupano il pendio ripido e sassoso della parte E della valle, di fronte a Gerusalemme. Sulla parte O, circa a metà strada fra l’antica area del tempio e il punto in cui si incontrano il Tiropeon e la valle del Chidron, c’è la sorgente di Ghihon. (Vedi GHIHON). Non lontano da questa sorgente la valle del Chidron si allarga e forma un largo spiazzo. Secondo alcuni questo potrebbe corrispondere all’antico “giardino del re”. — II Re 25:4.

      Il re Davide, fuggendo dal ribelle Absalom, attraversò a piedi la valle del Chidron. (II Sam. 15:14, 23, 30) Poiché in quell’occasione Simei maledisse Davide, in seguito Salomone impose a Simei di rimanere a Gerusalemme, vietandogli di attraversare la valle del Chidron pena la morte. (I Re 2:8, 9, 36, 37) Gesù attraversò proprio questa valle per recarsi nel giardino di Getsemani. (Giov. 18:1) Durante il regno di Asa, Ezechia e Giosia, re di Giuda, la valle del Chidron servì come luogo per eliminare oggetti idolatrici. (I Re 15:13; II Re 23:4, 6, 12; II Cron. 15:16; 29:16; 30:14) Fu usata anche come luogo di sepoltura. (II Re 23:6) Ciò la rese impura, ed è perciò significativo che la profezia di Geremia additasse un tempo in cui invece “tutti i terrazzi fino alla valle del torrente Chidron” sarebbero diventati “qualche cosa di santo a Geova”. — Ger. 31:40.

  • Chima
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    • Chima

      (ebr. kimàh, da una radice che significa “accumulare, ammassare”).

      Termine che ricorre in Giobbe 9:9; 38:31 e Amos 5:8 a proposito di una costellazione o “ammasso stellare”. Viene applicato in genere alle Pleiadi, costellazione formata di sette stelle maggiori e altre minori, avvolta in nebulosità e situata a circa trecento anni–luce dal sole. In Giobbe 38:31 Geova chiede a Giobbe se può stringere “i legami della costellazione di Chima”, e secondo alcuni ciò si riferisce alla compattezza della costellazione delle Pleiadi, costellazione ben visibile a occhio nudo. Anche se l’identificazione con una particolare costellazione non è sicura, la domanda voleva evidentemente chiedere se un semplice uomo può unire insieme un gruppo di stelle onde formino una costellazione permanente. Quindi con questa domanda Geova fece capire a Giobbe l’inferiorità dell’uomo in paragone al Sovrano Universale.

  • Chio
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    • Chio

      (Chìo).

      Una delle isole maggiori dell’Egeo, separata dalla costa occidentale dell’Asia Minore da un braccio di mare largo 8 km o più. L’isola è lunga (da N a S) poco più di 50 km e ha una larghezza (da E a O) che varia dai 13 ai 29 km.

      Chio è menzionata in Atti 20 a proposito del ritorno di Paolo a Gerusalemme alla fine del terzo viaggio missionario, nella primavera del 56 E.V. La nave su cui viaggiava Paolo era salpata da Mitilene (Atti 20 v. 14) quasi 100 km più a NE, probabilmente in mattinata, ed ‘era giunta di fronte a Chio’ (Atti 20 v. 15) verso il tramonto. L’indomani il viaggio proseguì lungo la costa fino a Samo, distante poco più di 100 km.

      Questo oggigiorno potrebbe sembrare un viaggio piuttosto lento; comunque la narrazione di Luca, testimone oculare, ben si accorda con le caratteristiche geografiche della zona e il sistema di navigazione dell’epoca. La difficile navigazione fra le innumerevoli isole dell’Egeo per essere sicura richiedeva quanta più luce possibile. Far vela di notte sarebbe stato pericoloso perché, anche se il cielo non era coperto, la luna non sarebbe stata nella sua fase più luminosa e sarebbe tramontata poco dopo mezzanotte, dato che erano trascorse tre settimane dalla luna piena o quasi piena di Pasqua. (Atti 20 Vv. 6, 7, 13-15) È interessante notare che in quell’epoca dell’anno i venti sull’Egeo soffiano dal N durante il giorno, mentre la notte c’è una leggera brezza meridionale. Quindi una nave diretta a S doveva probabilmente calare l’ancora al tramonto e far vela l’indomani al primo alito di vento da N.

      All’epoca del viaggio di Paolo Chio era una città–stato indipendente della provincia romana dell’Asia, e tale rimase fino al tempo dell’imperatore Vespasiano (69–79 E.V.). Sia l’isola che la sua città principale si chiamano tuttora Khios in greco e Chio o Scio in italiano.

  • Chiodo
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    • Chiodo

      In tempi biblici i chiodi servivano per tutti gli usi comuni, difatti venivano piantati o conficcati ad esempio nel legno per unire parti di un oggetto, per appendere qualcosa a una parete, o come decorazione. — Isa. 41:7; Ger. 10:3, 4.

      I chiodi antichi erano del tutto simili ai chiodi moderni più grossi, anche se a volte erano quadrangolari e avevano punta più affusolata di quelli tuttora in uso. Evidentemente i chiodi più antichi erano di bronzo, ma quelli più grossi in epoche successive erano di ferro. Davide preparò “ferro in gran quantità per chiodi per i battenti delle porte” del futuro tempio. (I Cron. 22:3) Sono stati rinvenuti chiodi ornamentali di bronzo rivestiti di una lamina d’oro, che pare risalgano al 1300–1200 a.E.V. A proposito dei chiodi usati nella costruzione del tempio di Salomone viene detto: “Il peso per i chiodi fu di cinquanta sicli d’oro”. — II Cron. 3:8, 9.

      Punteruoli di ferro lunghi 13–18 cm, pare del I, II e III secolo E.V., sono stati rinvenuti nei dintorni di Gerusalemme. Punteruoli del genere possono essere simili ai chiodi usati dai soldati romani per mettere al palo Gesù Cristo. Tommaso non

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