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  • Felicità nel dare
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1953
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1953
w53 15/4 pp. 115-118

Felicità nel dare

“C’è più felicità nel dare che nel ricevere”. — Atti 20:35, NW.

1. Come si prova la più grande felicità?

LA FELICITÀ si prova in maggior misura nel dare. Avete mai avuto questo piacere? Sì, voi dite, ho dato molte cose a persone che amo, e questo mi ha reso molto felice. Ma non è stata tale felicità solo momentanea e senza durata? Oppure, avete mai pensato di dover dare un dono a qualcuno perché egli diede un dono a voi che in un certo senso vi obbligò a ricambiarlo in qualche modo? Non ci fu nessuna felicità in quel dare, non è vero? Voi davate per obbligo, perché sentivate di dover contraccambiare. Questo succede spesso in questo sistema di cose; questo vecchio mondo agisce secondo tale criterio: Voi date un dono a me, e io darò quindi un dono a voi. In questo modo le persone si obbligano verso altri. Questo succede di continuo nel mondo politico, religioso e commerciale.

2. Come possiamo ottenere la felicità di banchettare nel regno di Dio?

2 Il popolo di questo mondo non segue l’eccellente consiglio di Gesù, come è riportato in Luca 14:12-15 (NW): “Quando fai un pranzo o un pasto serale, non chiamare i tuoi amici, né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né ricchi vicini. Forse qualche volta essi pure ti inviterebbero e sarebbe per te una ricompensa. Ma quando tu fai una festa, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai felice, perché essi non hanno nulla per ricompensarti. Poiché tu sarai ricompensato nella risurrezione dei giusti”. “Udite queste cose uno degli ospiti gli disse: ‘Felice è colui che è alla festa del regno di Dio’”. Vorreste voi sedere alla festa del regno di Dio? Voi lo potete, se seguite il consiglio del Maestro e non seguite le pratiche di questo vecchio mondo.

3, 4. (a) Per quanto tempo Geova ha dato, e in che modo? (b) Che cosa possiamo mostrare noi in risposta, e come?

3 Pensiamo a un tempo molto anteriore alla nostra apparizione sulla terra. Geova Dio era colui che dava, e anche allora per il nostro beneficio. Egli diede del suo gran potere, della sua sapienza, conoscenza e amore. Egli diede costantemente in modo che ora influisce sulla nostra vita. Egli dà ancora. Benedizioni sono largite di continuo da lui alla sua creazione, e noi riceviamo questi doni dal “felice Iddio”. (1 Tim. 1:11, NW) Geova Dio ci dona dalla sua abbondanza. Egli non chiede nessuna ricompensa, ma noi possiamo dimostrare la nostra gratitudine.

4 Mostrerete voi apprezzamento per le molte benedizioni che Geova ha diffuse su di voi? Egli è stato felice nel dare a noi. Non c’è forse qualche cosa che noi possiamo dare a Geova? Tutto ciò che abbiamo lo ricevemmo in primo luogo da lui; perciò se pure gli daremo qualche cosa, che cosa sarà questa? Veramente, tutto ciò che il Padre, il Creatore dell’uomo, vuole dalle sue creature umane sulla terra o che tali creature potrebbero dargli è la giusta specie di adorazione, la vera adorazione. Questo significa adorare Geova con abiti santi. È qualche cosa che viene dal cuore, da una mente pura. Se adoriamo il vero Dio nel modo che egli stabilisce nella sua Parola, se ne compiacerà. La nostra adorazione è il nostro servizio a lui. Esso dovrebbe compiersi in maniera incontaminata, e questo possiamo farlo osservando i suoi comandamenti.

5, 6. (a) Che cosa dice Proverbi 2:6 che Geova dona, e chi la può ottenere? (b) Dopo averla ottenuta, a che cosa mediante essa dovremmo esser simili?

5 Un saggio di secoli fa scrisse: “Geova dà la sapienza; dalla sua bocca procedono la conoscenza e l’intendimento”. (Prov. 2:6, AS) Pensate alla gran quantità d’informazioni note al Creatore. Pensate alla sua imperscrutabile conoscenza e alla sua sapienza. Tutto questo è il suo possesso, ma non se lo tiene per sé. Anzi egli rivela molta della sua sapienza alle sue intelligenti creature. Egli la dona mediante la sua Parola e ce la dà per nostra benedizione.

6 Ognuna delle sue creature, siano esse giovani o vecchie, siano esse state istruite in una scuola o no, può ottenere una parte di questa sapienza e conoscenza. Non importa se siete un nuovo proclamatore del Regno in un gruppo di testimoni di Geova, o se siete un pioniere, un missionario, un membro di una casa Bethel o di un ufficio filiale della Watch Tower Society: voi potete ricevere queste meravigliose cose da Dio. Dovete però applicarvici, fare lo sforzo di ottenere questa conoscenza e poi mostrar sapienza diffondendola. Noi non vogliamo essere come una spugna, solo assorbendo acqua, e avendo poi bisogno di qualcuno che la sprema da noi una volta ogni tanto affinché le buone cose che abbiamo rechino beneficio ad altri. Non dovrebbe esser necessario che altre persone ci spremano costringendo la verità a uscir da noi. Dovremmo essere così pieni di verità e intendimento della Parola di Dio che essa dovrebbe uscire da noi costantemente. Sarebbe meglio essere come una sorgente gorgogliante, dando sempre fresche acque vivificanti in dono, non costringendo nessuno a scavare per le acque della verità. Non dimenticate: “C’è più felicità nel dare”. Perché non gorgogliare quindi come una sorgente, lasciando che ‘chiunque ha sete venga; che chiunque vuole prenda l’acqua della vita gratuitamente’? — Apoc. 22:17.

7. Per provare felicità nel dare, con quale attitudine dobbiamo far questo?

7 Dare significa donare senza compenso. Quando Dio ci diede il dono del suo unigenito Figlio, egli non diede attendendo che lo ricompensassimo in maniera simile. No, il suo dono della vita fu per noi pieno e generoso. Spetta a noi mantenerlo restando fedelmente ubbidienti alla sua volontà. Anche noi quando diamo questo buon messaggio di vita ad altri, non ci attendiamo d’esser compensati con denaro, per il tempo impiegato, o con possedimenti da quelli che lo ricevono da noi. Noi abbiamo ricevuto il messaggio della vita dal Padre nostro come un dono, e noi vogliamo dare gratuitamente ad altri la conoscenza che godiamo, onde essi pure ottengano la speranza della vita eterna. Se vogliamo provare vera felicità nel dare come fa Geova, noi dobbiamo perciò fare qualche cosa per gli altri senza attendere da loro una ricompensa. L’uomo non può aggiungere niente a Dio; ma considerando i molti doni che egli ha ricevuto dalle mani del suo Creatore dovrebbe mostrare gratitudine e seguire la condotta del vero adoratore al servizio di Geova. Questo servizio reca felicità.

8. Cos’è la felicità e che cosa indica la sua mancanza in una congregazione?

8 La felicità è uno stato di benessere e piacevole soddisfazione. Chi è felice è in un pacifico stato mentale e prova conforto. Ma noi non troviamo sempre i nostri fratelli e sorelle nell’organizzazione di Geova in un piacevole stato mentale e in pace, confortandosi a vicenda. Qualche volta sono disturbati; qualche cosa li irrita o preoccupa. Quando non c’è la pace in una congregazione, è facile vedere che manca qualche cosa. Qualcuno non dà, e di conseguenza altri non ricevono i doni che otterrebbero se esistesse la felicità nella congregazione. Manca l’amore. Qualcuno ha dimenticato che Gesù disse: “Devi amare Geova il tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua mente e con tutta la forza tua,” e: “Devi amare il tuo prossimo come te stesso”. (Mar. 12:30, 31, NW) Ecco dunque di che cosa si tratta: qualcuno non dava amore al suo prossimo, come Gesù disse che dovremmo

IL SEGRETO D’ESSA

9. Dove impariamo noi il segreto della felicità, e che cos’è essa?

9 Certo non si prova nessun piacere vivendo senza felicità. Rivolgendoci alla Parola di Geova possiamo trovare il segreto della felicità; e noi possiamo avere tale felicità un giorno dopo l’altro durante gli anni, perfino durante l’eternità, se la ricerchiamo. Se troviamo questo segreto della felicità, noi dobbiamo sicuramente essere ansiosi di rivelarlo ad altri. Il segreto della felicità è, non solo nel ricevere, ma ancor più nel dare. Se questo è vero, diamo dunque parte di ciò che abbiamo ricevuto da altri. E ciò che noi dobbiamo dare come cristiani adoratori del Sovrano Governatore dell’universo è la verità, il dono più grande, la conoscenza di Geova Dio. Noi conosciamo le esigenze di Geova della vera adorazione, e questa conoscenza dovremmo darla ad altri.

10. Che cosa fa avere una felicità anche maggiore nel dare, come è mostrato nel caso di Dio?

10 Geova deve provare gran piacere e felicità nel dare alle sue creature. Egli ci diede tanto nella sua creazione originale; e mostra il suo amore di continuo dando il sole, le piogge, i frutti e i vegetali, lana e stoffa, alberi e abitazione, ma, più di tutto, le sue parole di vita. Geova indusse l’apostolo Paolo a scrivere per noi: “L’amore . . . non cerca i suoi propri interessi”. (1 Cor. 13:4, 5, NW) Geova non cercava certamente i suoi propri interessi quando diede le benefiche piogge della primavera per far mutare i fiori in frutti, o il sole per far maturare il grano, o pecore che dessero lana, o alberi che fornissero legname. Tutte queste cose furono doni e benedizioni per l’umanità. Esse furono un’espressione dell’amore di Dio. Dio diede e ancora dà tutte queste cose e molte altre al genere umano, ed egli è un “felice Dio” nel suo dare. Se noi seguiamo questo stesso principio di amore, quando diamo non dovremmo cercare dunque i nostri propri interessi. L’amore non opera in questo modo. Inoltre, c’è più felicità nel dare ad altri quando non possono ricompensare. Geova fa cadere la pioggia sui giusti e sugli ingiusti; il suo sole risplende sui buoni e sui cattivi. Noi non dovremmo scegliere allorché diamo la buona notizia ad altri. Gesù disse di predicare la Parola a tutte le nazioni, ed è facendo questo che riceveremo felicità.

11. Che cosa dà soddisfazione nella vita? Come possiamo ottenerla, e per quanto tempo?

11 Se la felicità è ciò che ci reca vera soddisfazione nella vita e rende la nostra vita degna d’esser vissuta, la felicità deve certo essere cercata. La vita in questo tempo non sarebbe piacevole senza felicità; come possiamo dunque accrescere la nostra felicità? Noi viviamo ora solo per un breve periodo di tempo, ma desidereremmo vivere indefinitamente, per l’eternità. Pietro sapeva che l’intendimento delle parole dell’Altissimo reca vita. Egli disse a Gesù: “Tu hai detti di vita eterna”. (Giov. 6:68, NW) Se noi seguiamo la Parola di Geova e i detti di Gesù, non solo avremo vita, ma avremo vita con felicità. Ecco perché Paolo disse: “C’è più felicità nel dare che nel ricevere”. (Atti 20:35, NW) Vivere nella felicità sarebbe certamente una delizia per chiunque.

12, 13. Come illustrò Paolo stesso il dare e la sua propria ammonizione: “Fate attenzione a voi stessi e a tutto il gregge”?

12 Dopo avere scritto molte informazioni e istruzioni per nostro aiuto in questi giorni, Paolo ci rammentò che la vera, piena felicità viene dal dare. Cominciando da Atti 20:27 (NW), osserviamo ora ciò che egli richiamò alla nostra attenzione. Egli disse: “Io non mi sono trattenuto dal dirvi tutto il consiglio di Dio”. Certo dava la conoscenza che possedeva. Come? Nel ventesimo versetto di Atti 20 questo medesimo capitolo egli mostrò che insegnava “pubblicamente e di casa in casa”. Quindi non si astenne da nessuna specie di attività. L’esempio che Paolo diede è profittevole che venga seguito ora da tutti i servitori di Dio. Siete anche voi un predicatore di casa in casa? Fu questa condotta seguita da Paolo come predicatore che lo rese così felice. Egli continuò dicendo: “Fate attenzione a voi stessi e a tutto il gregge”. (Vers. 28 di Atti 20) State facendo dunque il maggior bene a voi stessi e al gregge di Dio? L’interesse di Paolo era rivolto ai suoi fratelli, ad essi tutti. Egli sapeva che il gregge di Dio aveva bisogno di attenzione. Non voleva vedere le pecore di Dio disperse, e pertanto sollecitò a guidarle dovutamente. Paolo sapeva che cosa sarebbe accaduto dopo che avrebbe lasciato i discepoli che aveva fatti ed egli ripeté l’avvertimento di Gesù contro i lupi: “Dopo la mia partenza penetreranno fra voi dei lupi oppressori che non tratteranno il gregge con tenerezza”. — Vers. 29 di Atti 20.

13 Paolo non diede solo la buona notizia del sacrificio di riscatto di Cristo Gesù e del promesso regno dei cieli, ma diede anche il necessario avvertimento a quelli che si sforzavano di ottenere un posto nell’organizzazione di Dio. Egli parlò chiaramente ma con compassione, poiché amava la congregazione di Geova e i nuovi sistemi di cose che Gesù aveva introdotti. Paolo sapeva ciò che Gesù aveva detto intorno agli oppressivi lupi che sarebbero entrati nella congregazione e avrebbero causato un gran disordine. (Si veda ciò che dice Giovanni 10:7-16.) L’interesse di Paolo nei suoi fratelli era profondo ed egli voleva dare tutto quello che poteva con ammonizioni ed esempi. Paolo conosceva i sovrastanti pericoli che si sarebbero potuti abbattere sui Cristiani di Efeso e che essere avvertiti in anticipo significava essere premuniti. Ecco perché disse: “Perciò state desti, e tenete presente che . . . io non cessai di ammonir ciascuno con lagrime”. (Atti 20:31, NW) Ricevono tutti i componenti del popolo di Dio oggi tale consiglio? Ascoltano la parola pronunziata da Dio mediante l’apostolo? Leggono la Bibbia? La studiano? Si edificano? Ricordate: “Fate attenzione a voi stessi”. Quindi domandatevi: Che cosa sto facendo io per dare un esempio al gregge? Qual è il mio rapporto di servizio?

14. Come Paolo non fu un peso pecuniario per la congregazione, e con un amore di cui non vi è il maggiore?

14 Paolo non era un peso per nessuno nella congregazione. Egli disse: “Queste mani hanno provveduto ai bisogni miei e di quelli che erano con me”. (Vers. 34 di Atti 20) Non chiese ad alcun altro di aver cura di lui o di disporre per i suoi viaggi di luogo in luogo. Sarebbe stato un meraviglioso privilegio aiutarlo in qualsiasi modo possibile, ma Paolo era lì per dare ai suoi fratelli, e fu operando in questo modo che ricevette felicità. Egli non chiedeva loro di dare a lui, né dava attendendo un compenso. Paolo dedicò la sua vita ai suoi fratelli come Gesù aveva dato l’esempio quando era stato sulla terra dedicando il suo tempo e la sua energia ai suoi apostoli e alle persone di buona volontà che lo ascoltavano. Cristo Gesù diede tutto ciò che aveva, perfino la sua vita, per i suoi fratelli. Egli disse: “Nessuno ha amore più grande di questo, che qualcuno cederebbe la sua anima a favore dei suoi amici. Voi siete i miei amici se fate quello che vi comando”. (Giov. 15:13, 14, NW) Paolo seguì questo saggio consiglio di Gesù e osservò il suo comando servendo i suoi amici. Fate voi altrettanto? Se lo fate, potete dunque dire per esperienza come affermò Paolo: “C’è più felicità nel dare che nel ricevere”. — Atti 20:17-35, NW.

15. C’è felicità nel ricevere? E che cosa mostrano l’esperienza di Paolo e la nostra propria esperienza?

15 Paolo non disse che nel ricevere non ci sia nessuna felicità; ce n’è. Egli conobbe la gioia e felicità che viene dal ricevere e udire la verità. E noi pure la conosciamo. Notate come Paolo mostrò la sua gratitudine dopo aver ascoltato la voce di Gesù nel fulgore della sua apparizione. (Atti 9:3-22) Oggi noi ci rallegriamo quando andiamo a congressi ed assemblee, a studi de La Torre di Guardia e a studi di libro, e allorché riceviamo la buona notizia dall’istruttore. Ma una volta assimilate tutte queste buone cose, c’è più felicità nel dare la verità ad altri, più felicità di quanta ne provammo nel riceverla. Non fu così nel caso di Paolo? Sì. Si dedichino quindi tutti a Geova Dio e condividano la sua Parola con altri onde essi pure possano vivere. “Predica la Parola”. — 2 Tim. 4:2.

16. In che modo ricevemmo noi la verità singolarmente, e che cosa ha accresciuto la felicità d’averla?

16 Mentre leggiamo le Scritture Greche Cristiane possiamo vedere come tutti gli apostoli diedero ai loro fratelli. Similmente, qualcuno in qualche tempo diede a voi. Ricordate la prima volta che udiste la verità? La sentiste da qualcuno che bussò alla vostra porta e spiegò il messaggio del Regno? oppure la udiste in qualche altro modo? Quando cominciaste ad avere apprezzamento di ciò che vi veniva spiegato, foste felici, e in breve tempo cominciaste a vedere l’organizzazione di Dio e ad associarvi col suo popolo. Voi foste felici di divenire parte di questa organizzazione, perché il suo metodo di far le cose era giusto, equo e piacevole. La verità, mentre imparavate a pensare come pensa Dio, cominciò a mutare tutta la vostra condotta. Qualcuno vi aveva dato qualche cosa senza prezzo; era gratuita, ed essa operava in voi un cambiamento in meglio rendendovi grati verso il datore. Quindi voleste parlarne ad altri. Così dedicaste la vostra vita a Geova Dio, ed ora trovate più felicità prendendo la verità che avete ricevuta e dandola ad altri. Ora voi recate loro conforto, gioia, piacere, nuove idee e lo spirito del nuovo mondo; potete dare al popolo una speranza per la vita. Non è forse il dare questa buona notizia ad altri che vi dona vera felicità? Non provate nessuna soddisfazione accumulando conoscenza e informazioni nella vostra propria mente e nel vostro proprio cuore senza esprimerle mai ad alcuno. Tenendovele per voi stessi divenite degli egoisti, e un egoista è una persona infelice. La vostra vita è miserevole; pensate solo di aumentare il vostro proprio gruzzolo. Non provate mai felicità nel dare. Volete voi esser degli egoisti con la vostra conoscenza? Se siete così, voi sarete sempre delle persone infelici, perché il vero segreto della piena felicità è nel dare.

17. In che modo la conoscenza ricevuta può divenire inutile?

17 La felicità non può giacer sonnacchiosa; essa deve esprimersi. La felicità deve influire su di voi o su di qualche altro. Avete mantenuto inattiva la vostra felicità? L’avete tenuta addormentata? Siete voi l’egoista che preferisce essere infelice e miserevole, non dando mai ad alcuno parte di ciò che avete imparato? Anche raccogliendo tutta la conoscenza del mondo nella vostra mente, essa sarebbe inutile se non la elargiste. Col tempo sarebbe dimenticata, e la vostra conoscenza perirebbe con voi. Perché acquistate conoscenza se non la userete? I veri Cristiani ricevono la conoscenza da Geova. Sono educati da Geova per mezzo della sua Parola, e la loro felicità viene dal dirla ad altri.

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