BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • w61 15/5 pp. 291-293
  • Vi dispiace dare?

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Vi dispiace dare?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
  • Vedi anche
  • Felicità nel dare
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1953
  • La più grande felicità del dare
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1965
  • Maggiore felicità nel dare
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1954
  • La tua felicità dipende da te
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1981
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
w61 15/5 pp. 291-293

Vi dispiace dare?

IL PUBBLICO è continuamente invitato a dare. Per posta, per telefono, di porta in porta e per le vie, si ode chiedere: ‘Date qualche cosa’. ‘Fate la carità’. ‘È necessario il vostro aiuto’. Le richieste son destinate a toccare le corde del cuore e a far aprire il portafoglio. I libretti degli assegni e i portafogli si aprono alla pressione dell’opinione pubblica. Si pone in risalto che dare sia un dovere religioso. Conseguentemente, nei soli Stati Uniti circa $ 5.000.000.000 sono versati ogni anno dalle tasche e dai portafogli privati alle organizzazioni assistenziali.

Benché la Bibbia dica: “Dio ama il donatore allegro”, e Gesù dichiarasse: “C’è più felicità nel dare che nel ricevere”, vien detto al pubblico di ‘dare finché non provi dispiacere’. Sotto la pressione, la gente dà, e spesso attesta di far questo con dispiacere. Ma perché dare è un’esperienza così penosa per tante persone dal momento che Gesù disse che avrebbe recato maggiore felicità? Avete riscontrato che anche a voi dispiace dare? — 2 Cor. 9:7; Atti 20:35.

Quella di spillare denaro al pubblico in nome di Dio è divenuta una grande impresa. Essa è fonte di dolore, e reca danno anziché felicità alle sue vittime. Il 3 aprile 1960, il Sunday Express di Londra aveva il grosso titolo “Esperti commerciali accrescono le collette della Chiesa C. R.”. L’organizzazione Cathos Ltd., che ha filiali in tutto il Canada, Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna, è specializzata esclusivamente nell’aumentare le entrate della Chiesa Cattolica Romana. Il giornale londinese descrisse la sua mèta, che era quella di raddoppiare le entrate delle chiese cattoliche romane in Gran Bretagna. Questa impresa ha la benedizione del primate cardinale cattolico romano Godfrey.

Parte del programma della Cathos sono visite di casa in casa a tutte le famiglie cattoliche d’una parrocchia, per far loro firmare una dichiarazione con la quale acconsentono di offrire alla chiesa un tanto alla settimana. È anche compreso un grande banchetto “di incoraggiamento”. La prima campagna fatta dalla Cathos in Gran Bretagna ebbe inizio nella primavera del 1960 in Potters Bar, nel Middlesex, con un grande banchetto per 300 parrocchiani. L’annunciata mèta era di portare la colletta parrocchiale annua da $ 4.900 a $ 10.080. Il sig. Harold Brinjes, presidente della Cathos, commentò: “La gente di Potters Bar darà fino a sentirsi un po’ dispiaciuta. Questo fa parte del normale accomodamento dopo il nostro inizio”.

Sì, dispiace dare quando si è spinti a far ciò, per quanto la causa possa essere meritoria. Quando si è costretti a dare, se si dà per non far aggrottare le ciglia e per non ricevere occhiate di disapprovazione o perfino parole, il dare non reca nessuna felicità ma fa dispiacere. Infatti la pratica religiosa di fare il giro col piatto della colletta, così che il povero si sente costretto a gareggiare con le grosse offerte del ricco, non promuove la felicità. Chi è ricco, facendo ostentatamente una grossa offerta, ottiene un’immediata ricompensa: ‘La gloria degli uomini’. Il povero, sentendo il bisogno di tenersi all’altezza della rispettabilità, ‘dà fino a provare dispiacere’. Nessuno dei due ottiene la felicità di cui parlò Gesù. — Matt. 6:2.

In un’occasione i membri della congregazione cristiana di Gerusalemme si trovarono nel bisogno materiale perché vi era carestia nel paese. Paolo comunicò che i loro fratelli cristiani di Macedonia, benché fossero poveri, chiesero “con viva istanza pregandoci di questa grazia di esser partecipi a questo ministero in favore dei santi”. Egli attestò che essi diedero “al di là delle loro forze”. Nessuno costrinse né svergognò i cristiani macedoni perché dessero, ma essi desiderarono dare, pregarono d’avere l’opportunità di dare. Essi furon felici di far questo perché sapevano che ne avrebbero ricevuto beneficio persone che amavano caramente. — 2 Cor. 8:1-4.

Come si può oggi ricevere la felicità nel dare? Per ottenere la felicità nel dare bisogna avere un’attitudine generosa; bisogna ubbidire ai due più grandi comandamenti: amare Geova Dio con tutto il cuore, con la mente, con tutta l’anima e con tutta la forza, e il prossimo come noi stessi. Avendo tale amore, diamo di cuore; diamo perché questo rende felici quelli che amiamo. Ci rallegriamo dell’opportunità di esprimere il nostro amore nel dare; otteniamo maggiore felicità, benché chi ha bisogno e riceve sia pure reso molto felice. Questo avvenne quando i cristiani macedoni diedero ai loro fratelli cristiani in Gerusalemme.

Quale esempio moderno, considerate i cristiani testimoni di Geova che uscirono dai campi di concentramento tedeschi alla fine della seconda guerra mondiale. Come i cristiani di Gerusalemme essi avevano bisogno d’aiuto. I loro fratelli cristiani di tutto il mondo si rallegrarono del privilegio di contribuire per offrire cose necessarie ai fratelli tedeschi. Ora questi testimoni tedeschi hanno una certa quantità di beni materiali ed essi hanno altruisticamente offerto centinaia di migliaia di dollari, al di là di ciò che è necessario, per promuovere l’opera di predicazione nel loro paese. Questo denaro ha aiutato i loro fratelli e ha sostenuto i missionari inviati in molti paesi d’ogni parte del mondo. Chi può dire che i testimoni tedeschi non abbiano provato una felicità maggiore nel dare che non quando ricevettero dai loro fratelli alla fine della seconda guerra mondiale?

È vero che non tutti possiedono beni materiali da dare, ma possono tuttavia ottenere la maggior felicità del dare. Considerate l’esempio dell’apostolo Pietro. Fuori della porta del tempio era uno zoppo che chiedeva doni di misericordia. “Pietro disse: ‘Io non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo dò: Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, cammina!’” L’uomo fu immediatamente sanato e saltò con gran gioia. Che felicità dovette provar Pietro, essendo stato in grado di dare la salute a quel grato zoppo! È una verità che noi possiamo dare oggi un dono più prezioso della salute. Gesù disse che acquistare conoscenza di lui e del suo Padre Geova significa vita eterna. Acquistate dunque questa conoscenza voi stessi e datela ad altri. Quale incomparabile gioia proverà il vostro cuore, vedendo illuminarsi gli occhi delle persone che acquisteranno intendimento ed esulteranno di gioia, allorché scorgeranno la visione del nuovo mondo che voi avrete additata loro come sicura speranza! Questo dare non vi farà provare dispiacere, ma vi farà veramente capire che cosa volle dire Gesù quando dichiarò: “C’è più felicità nel dare che nel ricevere”. — Atti 3:6; 20:35; Giov. 17:3.

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi