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AscensioneAusiliario per capire la Bibbia
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spirito”. (I Piet. 3:18) Paolo enuncia la regola che “carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio”. (I Cor. 15:50; confronta anche le parole di Gesù in Giovanni 12:23, 24 con I Corinti 15:35-45). Paolo paragona l’ascesa di Gesù alla presenza di Dio nei cieli all’ingresso del sommo sacerdote nel Santissimo del tabernacolo il giorno di espiazione, e precisa che in quell’occasione il sommo sacerdote portava solo il sangue (non la carne) delle vittime sacrificate. (Ebr. 9:7, 11, 12, 24-26) Paolo paragona poi la cortina, che separava il primo compartimento dal Santissimo, alla carne di Cristo. Nell’entrare nel Santissimo alla tipica presenza di Dio il sommo sacerdote non portava con sé la cortina, ma passava attraverso e oltre quella barriera lasciandosela dietro. Infatti Paolo afferma: “Abbiamo baldanza per la via d’ingresso nel luogo santo mediante il sangue di Gesù, che egli inaugurò per noi come via nuova e vivente attraverso la cortina, cioè la sua carne”. — Ebr. 9:3, 24; 10:10, 19, 20; confronta Giovanni 6:51; Ebrei 6:19, 20.
CORRETTEZZA DEL TERMINE
Alcuni obiettano che il racconto dell’ascensione esprime il concetto primitivo secondo cui il cielo è “sopra” la terra, manifestando così ignoranza della struttura dell’universo e della rotazione terrestre. Ma per soddisfare tali critici bisognerebbe in effetti eliminare le parole “sopra”, “su”, ecc., dal linguaggio umano. Anche in quest’era spaziale si legge ancora che astronauti in orbita intorno alla terra “ascesero di 739 miglia nautiche” al di sopra della terra (New York Times del 16 settembre 1966), mentre si sa che tecnicamente “si allontanarono” di tanto dalla superficie terrestre. Interessante è la descrizione della delegazione angelica che annunciò in coro la nascita di Gesù, dove si legge che, una volta compiuta la loro missione, ‘gli angeli partirono da loro nel cielo’. (Luca 2:15; confronta Atti 12:10). Quindi l’ascensione di Gesù, pur iniziando con un moto ascensionale rispetto alla località della terra dove si trovavano i discepoli, può in seguito aver preso qualsiasi direzione richiesta per portarlo alla presenza del Padre celeste. Fu un’ascensione, non solo in senso direzionale, ma, cosa ancora più importante, in quanto alla sfera di attività e al livello di esistenza nel reame spirituale, alla sublime presenza dell’Iddio Altissimo, reame non regolato da norme o dimensioni umane. — Confronta Ebrei 2:7, 9.
PERCHÉ INDISPENSABILE
L’ascensione di Gesù nel reame celeste fu indispensabile per diversi motivi. Egli aveva dichiarato che era necessario che ‘se ne andasse’ per poter mandare lo spirito santo di Dio ad aiutare i suoi discepoli. (Giov. 16:7-14) Il fatto che Gesù versò quello spirito il giorno di Pentecoste fu per i discepoli un’evidente dimostrazione che aveva raggiunto la presenza di Dio, e Gli aveva presentato il suo sacrificio di riscatto. (Atti 2:33, 38) La presentazione del valore del suo sangue rese pure indispensabile l’ascensione, perché non doveva avvenire sulla terra, nel Santissimo del tempio di Gerusalemme, ma proprio nel “cielo stesso . . . dinanzi alla persona di Dio”. (Ebr. 9:24) Inoltre fu resa necessaria essendo stato Gesù glorificato e nominato “grande sommo sacerdote che ha attraversato i cieli”. (Ebr. 4:14; 5:1-6) Paolo spiega che “se, ora, egli fosse sulla terra, non sarebbe sacerdote”, ma essendosi “messo a sedere alla destra del trono della maestà nei cieli”, Gesù ha ora “ottenuto un più eccellente servizio pubblico, così che egli è anche il mediatore di un patto corrispondentemente migliore”. (Ebr. 8:1-6) Perciò i cristiani soggetti al peccato ereditario sono confortati sapendo di avere “un soccorritore presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto”. — I Giov. 2:1; Rom. 8:34; Ebr. 7:25.
Infine l’ascensione fu necessaria per l’amministrazione da parte di Gesù del regno di cui era divenuto erede, con ‘angeli e autorità e potenze a lui sottoposti’. (I Piet. 3:22; Filip. 2:6-11; I Cor. 15:25; Ebr. 10:12, 13; confronta Daniele 7:14). Avendo “vinto il mondo” (Giov. 16:33), Gesù prese parte all’adempimento della profezia del Salmo 68:18, spiegata da Paolo in Efesini 4:8-12 che dice: “Sei asceso in alto; hai portato via prigionieri”.
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Asdod
(Asdòd) [fortezza, roccaforte].
Una delle cinque città principali dei filistei rette dai rispettivi “signori dell’asse” ed evidentemente centro religioso della Filistea per l’adorazione del falso dio Dagon. Le altre città erano Gat, Gaza, Ascalon ed Ecron. (Gios. 13:3) La moderna Asdod sorge circa 7 km a N–NO del luogo dove sorgeva la città antica.
È menzionata per la prima volta in Giosuè 11:22, insieme a Gaza e Gat, come residenza degli ultimi giganteschi anachim. Costruita su un’altura prospiciente la strada militare che lungo la costa dall’Egitto raggiungeva la Palestina, Asdod si trovava in posizione militarmente strategica. All’epoca della conquista israelita fu attribuita, insieme ai villaggi periferici, a Giuda (Gios. 15:46, 47), ma evidentemente era occupata dagli “abitanti del bassopiano” che non poterono essere spodestati “perché avevano carri da guerra muniti di falci di ferro”. — Giud. 1:19.
Le città filistee sembra abbiano raggiunto l’apice della potenza al tempo del re Saul (1117–1077 a.E.V.). Prima dell’inizio del regno di Saul i filistei avevano inflitto una grave sconfitta agli israeliti presso Ebenezer e avevano catturato l’arca del patto, che poi trasportarono ad Asdod e posero nel tempio di Dagon, accanto alla statua del loro dio. Dopo che la statua di Dagon fu miracolosamente umiliata per ben due volte, gli asdoditi furono colpiti da una piaga di emorroidi di tale gravità da gettarli nel panico. I signori dell’asse dei filistei decisero in una conferenza di trasferire l’Arca nella città di Gat, con conseguente propagarsi della piaga anche lì. Entro sette mesi l’Arca ritornò in Israele, accompagnata da un’offerta in oro. — I Sam. 5:1–6:18; vedi FILISTEA, FILISTEI.
Benché il re Davide infliggesse diverse sconfitte ai filistei, le loro città principali conservarono evidentemente l’indipendenza fino al tempo del re Uzzia (829–777 a.E.V.). Uzzia è ricordato per le sue “macchine da guerra” (II Cron. 26:15) e in II Cronache 26:6 si legge che Uzzia “uscito in guerra contro i Filistei, smantellò le mura di Gat, di Iabne e di Asdod; costruì piazzeforti nel territorio di Asdod e in quello dei Filistei” (CEI).
Evidentemente il territorio di Asdod non rimase sotto la dominazione giudea, infatti iscrizioni più tarde riferiscono che Sargon re d’Assiria depose il locale re Azuri e mise al suo posto Ahimiti. Una rivolta provocò la campagna di Sargon contro la Filistea, con conseguente conquista di Gat, “Asdudu” (Asdod) e “Asdudimmu” (Asdod sul Mare, evidentemente una località separata sulla costa). Questa poteva essere la campagna menzionata in Isaia 20:1 e un parziale adempimento della profezia di Amos 1:8. Erodoto riferisce che nel secolo successivo durante il regno di Assurbanipal Asdod fu cinta d’assedio per ventinove anni dal faraone Psammetico. — Storie, Libro II, 157.
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