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ConoscenzaAusiliario per capire la Bibbia
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LA CONOSCENZA IN RELAZIONE CON LA SAPIENZA, L’INTENDIMENTO, IL DISCERNIMENTO E LA CAPACITÀ DI PENSARE
Spesso nella Bibbia la conoscenza è collegata con altre prerogative come la sapienza, l’intendimento, il discernimento e la capacità di pensare. (Prov. 2:1-6, 10, 11) Afferrandone le differenze fondamentali sarà molto più facile capire certi versetti. Bisogna però riconoscere che i termini originali non sempre corrispondono esattamente ad alcuni termini italiani. Il contesto e l’uso di un certo vocabolo influiscono sul significato. Comunque certe differenze interessanti emergono esaminando i riferimenti biblici a conoscenza, sapienza, intendimento, discernimento e capacità di pensare.
Sapienza
Sapienza è la capacità di fare buon uso della conoscenza o di metterla in atto, è l’intelligente applicazione di ciò che si apprende. Uno potrebbe avere notevole conoscenza, ma non sapere come usarla per mancanza di sapienza. Gesù mise la sapienza in relazione con la realizzazione di un fine, dicendo: “Che la sapienza sia giusta è provato dalle sue opere”. (Matt. 11:19) Salomone chiese a Dio e ricevette non solo conoscenza, ma anche sapienza. (II Cron. 1:10; I Re 4:29-34) Nel caso delle due donne che reclamavano lo stesso bambino, Salomone, conoscendo l’attaccamento di una madre per il proprio figlio, manifestò sapienza servendosi di tale conoscenza per risolvere la disputa. (I Re 3:16-28) “La sapienza è la prima cosa”, perché senza di essa la conoscenza serve a ben poco. (Prov. 4:7; 15:2) Geova possiede in abbondanza e provvede sia conoscenza che sapienza. — Rom. 11:33; Giac. 1:5.
Intendimento
Intendimento è la capacità di capire la relazione che hanno fra loro le parti o gli aspetti di una certa cosa, di vedere la questione nel suo insieme e non solo i fatti isolati. Il termine fondamentale ebraico dà l’idea di “separare” o “distinguere”, ed è spesso tradotto “capire” o “discernere”. È simile al greco synìemi. Quindi in Atti 28:26 (citando Isaia 6:9, 10) si poteva dire che gli ebrei avevano udito, ma non compreso, cioè non avevano messo le cose insieme. Non afferrarono come i vari punti o pensieri erano connessi fra loro né che senso avevano. Proverbi 9:10 nel dire che “la conoscenza del Santissimo è l’intendimento”, spiega che per avere vero intendimento di qualsiasi cosa bisogna riconoscerne la relazione con Dio e i suoi propositi. Siccome chi ha intendimento è in grado di collegare informazioni nuove con cose che sa già, “a chi ha intendimento la conoscenza è cosa facile”. (Prov. 14:6) Conoscenza e intendimento sono strettamente legati ed entrambi si devono ricercare. — Prov. 2:5; 18:15.
Discernimento
Un termine ebraico che spesso viene tradotto “discernimento” è affine al termine tradotto “intendimento”. Entrambi ricorrono in Proverbi 2:3: “Se, inoltre, chiami l’intendimento stesso e levi la voce per lo stesso discernimento...”. Come l’intendimento, anche il discernimento richiede che si capiscano o si riconoscano le cose, ma soprattutto che se ne distinguano gli aspetti, soppesando o valutando ciascun aspetto alla luce degli altri. Chi alla conoscenza unisce il discernimento controlla le sue parole ed è sereno, calmo. (Prov. 17:27) Chi si oppone a Geova mostra mancanza di discernimento. (Prov. 21:30) Per mezzo di suo Figlio, Dio dà discernimento. — II Tim. 2:1, 7.
Capacità di pensare
La conoscenza dipende anche da ciò che a volte è tradotto “capacità di pensare”. Il termine ebraico può essere inteso in senso cattivo (idee malvage, intrighi, espedienti) o in senso buono (perspicacia, sagacità). Quindi la mente e i pensieri possono essere rivolti verso un fine mirabile e retto, oppure proprio all’opposto. Prestando bene attenzione al modo in cui Geova agisce, e porgendo l’orecchio a tutti i vari aspetti della sua volontà e dei suoi propositi, si può salvaguardare la propria capacità di pensare, dandole il giusto indirizzo. (Prov. 5:1, 2) La capacità di pensare dovutamente esercitata, in armonia con la conoscenza e la sapienza dall’alto, sarà una salvaguardia dai lacci di immorali allettamenti. — Prov. 2:10-12.
PRUDENZA NELL’ACQUISTARE CONOSCENZA
Salomone, vedeva evidentemente la conoscenza sotto una luce negativa quando disse: “Nell’abbondanza della sapienza c’è abbondanza di vessazione, così che chi accresce la conoscenza accresce il dolore”. (Eccl. 1:18) Questo sembrerebbe in contrasto con l’idea generale della conoscenza che si trova nella Bibbia. Ma può darsi che in questo caso Salomone mettesse nuovamente in risalto la vanità degli sforzi umani in tutto quello che esula dall’adempimento dei comandi di Dio. (Eccl. 1:13, 14) Infatti un uomo potrebbe acquistare conoscenza e sapienza in molti campi, oppure potrebbe approfondirsi in un campo speciale, e tale conoscenza e sapienza potrebbero essere corrette in se stesse, pur non avendo direttamente a che fare col dichiarato proposito di Dio. Eppure, con tale maggior conoscenza e sapienza egli potrebbe rendersi maggiormente conto di quanto siano limitate le sue opportunità di usare la conoscenza e sapienza che ha, a motivo della brevità della vita e dei problemi e delle difficoltà che incontra e che gli sono d’ostacolo nella società umana imperfetta. Questo è un tormento e produce un penoso senso di frustrazione. (Confronta Romani 8:20-22; Ecclesiaste 12:13, 14). Inoltre la conoscenza acquisita ‘dedicandosi a molti libri’, se non si ricollega con i comandi di Dio e non è messa in pratica nell’osservarli, è “faticosa per la carne”. — Eccl. 12:12.
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ContesaAusiliario per capire la Bibbia
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Contesa
Diversi termini nelle lingue originali hanno il significato fondamentale di contesa o disputa. Fra le cause di contesa menzionate nelle Scritture vi sono l’odio (Prov. 10:12), l’ira (Prov. 15:18; 29:22), gli intrighi (Prov. 16:28), gli scherni (Prov. 22:10), il bere smodatamente (Prov. 23:29, 30), la calunnia (Prov. 26:20), l’arroganza o l’orgoglio e la mancanza di un giusto insegnamento. (Prov. 28:25; I Tim. 6:4) Le contese turbano la pace e la felicità. L’effetto sgradevole che hanno sugli altri è ripetutamente messo in risalto nel libro di Proverbi. (Prov. 19:13; 21:9, 19; 25:24; 27:15) Le dispute fra persone che un tempo godevano un rapporto fraterno possono costituire una barriera quasi insormontabile a una riconciliazione. “Il fratello contro cui si trasgredisce è più di una città forte; e ci sono contese come le sbarre d’una torre di dimora”. — Prov. 18:19.
Essendo una delle opere della carne che Geova odia (Gal. 5:19, 20; confronta Proverbi 6:19; Romani 1:28, 29, 32; Giacomo 3:14-16) ogni contesa o disputa dev’essere eliminata dalla congregazione cristiana (Rom. 13:13; I Cor. 3:3; II Cor. 12:20; Filip. 2:3; Tito 3:9), e uno dei requisiti del sorvegliante cristiano è quello di non essere bellicoso. (I Tim. 3:1, 3) Perciò chi persiste in dispute o contese riceverà da Dio un giudizio avverso. — Rom. 2:6, 8.
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