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La testimonianza mondiale contro la conversione del mondoLa Torre di Guardia 1971 | 15 aprile
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MacArthur . . . disse che dopo la resa del Giappone l’Imperatore aveva privatamente dichiarato d’essere disposto a fare del cristianesimo la religione di stato. Il generale chiese tempo per ‘pensarci’, . . . e dopo aver considerato la proposta rispose all’Imperatore: ‘No. Nessuna nazione dev’essere costretta a conformarsi a qualsiasi religione. Deve avvenire volontariamente’. . . . Il generale MacArthur respinse la proposta dell’Imperatore, . . . chiedendo invece al popolo americano di mandare 10.000 missionari. ‘Rispondemmo con un pugno di missionari’, disse il Sig. [Billy] Graham”. — Times di N. Y. del 7 aprile 1964, sotto “Il generale ha detto di aver ostacolato l’offerta di creare un Giappone cristiano”.
17. In paragone con la crescita della popolazione mondiale, la crescita della cristianità da quel tempo mostra forse che essa abbia ragione circa la conversione del mondo o che ha ragione Gesù Cristo?
17 Allora il Giappone aveva una popolazione di 73.110.995 abitanti. La popolazione mondiale era salita a 2.139.958.919 persone. Benché decine di milioni di membri delle chiese della cristianità si fossero uccisi a vicenda nella seconda guerra mondiale, si calcolava che allora la cristianità avesse 592.406.542 membri, o circa un quarto della popolazione mondiale. L’anno scorso si calcolava che la cristianità avesse 924.274.000 membri, il che significa meno di un terzo della popolazione mondiale di 3.483.263.000 persone, con oltre mille milioni di non cristiani più che nell’anno 1946 da convertire alla cristianità. È chiaro che la crescita della cristianità nel suo programma di conversione mondiale non procede di pari passo con l’esplosione demografica del mondo non cristiano. Chi è dunque in errore: la cristianità o Gesù Cristo e le Sacre Scritture della Bibbia? La cruda realtà mostra che la cristianità è tristemente in errore, ma che Gesù Cristo e la Bibbia hanno ragione.
18. (a) Gesù Cristo e la Bibbia quale opera predissero che sarebbe stata fatta prima della fine completa di questo sistema di cose? (b) Per quale ragione egli predisse la distruzione di Gerusalemme e di questo sistema?
18 Gesù Cristo e la Bibbia non predissero mai la conversione del mondo al cristianesimo prima del regno di mille anni di Gesù Cristo. Essi predissero una testimonianza mondiale prima della “grande tribolazione” con cui questo intero sistema di cose, inclusa la cristianità, finirà tra breve disastrosamente. Nella sua profezia sul termine del sistema di cose Gesù disse: “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni; e allora verrà la fine”. (Matt. 24:3-14) Nelle ultime parole che disse ai suoi discepoli sul monte degli Ulivi egli dichiarò: “Mi sarete testimoni . . . fino alla più distante parte della terra”. (Atti 1:8) Non disse che Gerusalemme o tutta la Giudea e la Samaria o la più distante parte della terra si sarebbe convertita. Non si convertirono e non sono state convertite. Egli predisse la distruzione di Gerusalemme, che sopraggiunse su di lei nell’anno 70 E.V., e anche la fine di questo attuale sistema di cose nell’imminente “grande tribolazione”, perché non si sarebbero pentiti e convertiti mediante la testimonianza data loro. (Matt. 24:15-22) La testimonianza mondiale è ancora in corso.
TESTIMONI DI CHI?
19. Quale impressione ha dato il clero della cristianità riguardo al posto del nome di Dio in relazione con la testimonianza a Gesù?
19 Quando Gesù Cristo disse ai suoi discepoli: “Mi sarete testimoni”, intese egli distogliere la loro attenzione dall’Altissimo Dio? Intese egli che il nome di Dio dovesse essere da allora in poi messo in secondo piano e che il suo proprio nome personale dovesse esser messo in primo piano e usato quasi esclusivamente? Il modo in cui agisce il clero religioso della cristianità tende a dare al mondo l’impressione che Gesù volesse dir questo. Ma come avrebbe mai potuto Gesù Cristo dire ai suoi discepoli di non essere testimoni del Medesimo di cui egli stesso era testimone?
20. In Rivelazione 3:14, 21, come Gesù Cristo rende testimonianza a Dio quale suo Creatore e Datore di vita?
20 Proprio nell’ultimo libro della Bibbia, cioè in Rivelazione 1:5, egli parla di “Gesù Cristo, ‘il Testimone Fedele’, ‘Il primogenito dai morti’, e ‘Il Governante dei re della terra’”. Ma in Rivelazione 3:14 il glorificato Gesù Cristo stesso parla e dice: “Queste son le cose che dice l’Amen, il testimone fedele e verace”. Il “testimone fedele e verace” di chi? Ebbene, di nessun altro che di Dio, e per questo motivo proprio nella frase successiva egli si fa ulteriormente riconoscere aggiungendo: “il principio della creazione di Dio”. E Gesù Cristo conclude il messaggio introdotto con queste parole dicendo: “A chi vince concederò di sedere con me sul mio trono, come io ho vinto e mi son seduto col Padre mio sul suo trono”. (Riv. 3:21) Così Gesù Cristo rende testimonianza a Dio, il suo celeste Padre, come suo Creatore e Datore di vita.
21. In Rivelazione 3:12, Gesù Cristo chi menziona quattro volte, e per indicare quale relazione fra questi e se stesso?
21 Gesù fu l’Originale creazione di Dio. E alcuni versetti prima, in Rivelazione 3:12, Gesù Cristo dice: “Colui che vince, lo farò colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà più, e scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, la nuova Gerusalemme che discende dal cielo e dal mio Dio, e quel mio nuovo nome”. In questa promessa egli menziona quattro volte il “mio Dio”, per rendere testimonianza che Questo è il suo proprio Dio, che egli stesso adora. Richiama pure l’attenzione sul fatto che Dio ha un nome diverso dal suo proprio nome, per indicare due persone separate.
22, 23. (a) Nel suo Sermone del Monte e fra gli adoratori in Gerusalemme nel 33 E.V., come Gesù mostrò se il suo nome doveva essere messo prima di quello di Dio? (b) Nella sua preghiera dopo l’inaugurazione della “cena del Signore” che importanza diede Gesù al nome di Dio?
22 Gesù non avrebbe potuto dire ai suoi discepoli di mettere il proprio nome personale prima di quello dell’Iddio che egli pregava. Nel Sermone del Monte disse ai suoi discepoli: “Voi dovete dunque pregare così: ‘Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome’”. Gesù pregò non perché fosse santificato il suo proprio nome, ma perché fosse santificato il nome del Padre suo e Padre loro. (Matt. 6:9) Nella primavera dell’anno 33 E.V., dopo la sua trionfale cavalcata in Gerusalemme, Gesù pregò ad alta voce essendo udito da una folla di adoratori: “Padre, glorifica il tuo nome”. Ci fu risposta alla preghiera di Gesù? Il racconto scritto ci dice: “Perciò una voce venne dal cielo: ‘L’ho glorificato e lo glorificherò di nuovo’”. (Giov. 12:23-28) Parecchi giorni più tardi, dopo che Gesù aveva presentato quella che si chiama “cena del Signore”, pregò Dio in mezzo ai suoi undici fedeli apostoli, dicendo:
23 “Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato Gesù Cristo. Io ho reso manifesto il tuo nome agli uomini che mi hai dati dal mondo. . . . Padre santo, vigila su di loro a motivo del tuo nome”. — Giov. 17:3, 6, 11.
24, 25. (a) Il comando di Gesù ai suoi discepoli al monte di Galilea che cosa indica dunque riguardo all’ultimo comando che diede loro sul monte degli Ulivi? (b) Secondo Isaia 43:1, 10-12, come Giudeo nato sotto la Legge Gesù che cosa era obbligato a essere verso Geova?
24 Dopo la risurrezione di Gesù dai morti, Gesù apparve ai suoi discepoli che si erano radunati insieme presso un monte in Galilea e disse loro: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo”. (Matt. 28:18, 19) Così tutto il racconto mostra che Gesù Cristo non disse ai suoi discepoli di mettere da parte il nome di Dio, suo celeste Padre, e di mettere il proprio nome, il nome del Figlio, prima del nome del Padre suo. Quindi, nelle parole di addio che disse ai suoi discepoli sul monte degli Ulivi, non diceva loro, come affermò: “mi sarete testimoni”, escludendo che fossero testimoni di Dio, suo celeste Padre. Dobbiamo ricordare che Gesù Cristo, come quei suoi discepoli giudei, nacque da una donna giudea e “nacque sotto la legge”, cioè la legge data mediante il profeta Mosè. (Gal. 4:4) Di conseguenza, Gesù Cristo, come i suoi discepoli giudei, faceva parte della nazione d’Israele (o Giacobbe), a cui Dio disse queste parole per bocca del suo ispirato profeta Isaia:
25 “E ora questo è ciò che ha detto Geova, il tuo Creatore, o Giacobbe, e il tuo Formatore, o Israele: ‘Non aver timore, poiché io ti ho ricomprato. Ti ho chiamato per nome. Tu sei mio’. ‘Voi siete i miei testimoni’, è l’espressione di Geova, ‘pure il mio servitore che io ho scelto, onde conosciate e abbiate fede in me, e affinché comprendiate che io sono lo stesso. Prima di me non fu formato nessun Dio [da nazioni che adoravano idoli], e dopo di me non continuò ad essercene nessuno. Io, io sono Geova, e oltre a me non c’è nessun salvatore. Io stesso ho dichiarato e ho salvato e ho fatto udire, quando fra voi non c’era nessun dio estraneo. Voi siete dunque i miei testimoni’, è l’espressione di Geova, ‘e io sono Dio’”. — Isa. 43:1, 10-12.
26. L’ultimo libro della Bibbia come mostra che il risuscitato Gesù era ancora testimone del nome di Geova?
26 Inevitabilmente, dunque, come membri naturali della nazione di Giacobbe o Israele, Gesù e i suoi discepoli lì sul monte degli Ulivi erano obbligati a essere testimoni di Dio, testimoni di Geova. Gesù, quando fu nella carne sulla terra, fu testimone di Geova Dio, e lo furono anche i suoi discepoli giudei. Dopo la sua risurrezione dai morti, Gesù Cristo continuò a essere testimone di Geova. Proprio l’ultimo libro della Bibbia, Rivelazione, che fu data da Gesù Cristo all’apostolo giudeo Giovanni, mostra che il glorificato Gesù Cristo rende ancora testimonianza a Geova Dio. Rivelazione 19:1-6 riporta quattro volte il gioioso grido, “Alleluia!”, espressione ebraica che significa “Lodate Iah!” essendo il nome “Iah” l’abbreviazione di Geova. — Riv. 1:1, 2.
27. (a) Con il suo comando di Atti 1:8 Gesù esonerò forse i suoi discepoli dall’obbligo d’essere testimoni di Geova? (b) Fu questo valido anche dopo che erano divenuti Israeliti spirituali alla Pentecoste del 33 E.V.?
27 Per tutta l’eternità avvenire il celeste Gesù Cristo sarà testimone di Geova Dio. Conformemente, con le parole che disse ai suoi discepoli giudei: “Mi sarete testimoni”, Gesù Cristo non esonerò i discepoli dall’obbligo d’essere testimoni di Geova Dio in adempimento di Isaia 43:1-12. Questo fu valido anche dopo che era stato versato su di loro lo spirito santo alla Pentecoste, perché allora per la prima volta divennero Israeliti spirituali sotto un nuovo patto con Gesù Cristo stesso come Mediatore fra Dio e gli uomini. — Atti 2:1-38; Gal. 6:16; 1 Tim. 2:5, 6; 1 Piet. 2:9.
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La fine della testimonianza mondiale si fa più vicinaLa Torre di Guardia 1971 | 15 aprile
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La fine della testimonianza mondiale si fa più vicina
1. (a) Quale ulteriore testimonianza fu data ai discepoli giudei di Gesù dalla Pentecoste del 33 E.V. in poi? (b) Che effetto doveva avere questo sulla testimonianza che rendevano a Geova?
LA TESTIMONIANZA mondiale da parte dei discepoli di Gesù Cristo è ora in corso da più di diciannove secoli. Quando, sul monte degli Ulivi nella primavera del 33 E.V., Gesù Cristo disse ai suoi discepoli giudei: “Mi sarete testimoni”, parlava a testimoni di Geova tali di nascita. (Isa. 43:1-12; 44:8) Ma da allora in poi, o dal versamento dello spirito santo di Dio su di loro dieci giorni dopo la Pentecoste in Gerusalemme, dovevano essere anche testimoni di Gesù. Perché questa ulteriore testimonianza? Si intendeva così sminuire in alcun modo il fatto che erano dedicati testimoni di Geova o anche sostituire il fatto che erano testimoni di Geova Dio? Anziché diminuire la proclamazione del nome di Dio, Geova, e metterlo in un oscuro secondo piano, il rendere testimonianza a Gesù doveva glorificare Geova Dio ancora di più. Doveva rendere più esplicita, più specifica la testimonianza resa a Geova. Doveva mostrare che Geova non aveva mentito, ma che, dopo più di quattromila anni, aveva infine destato il suo Messia o Cristo.
2. Quale provvedimento, a cui si fece per prima riferimento nel Giardino d’Eden, era ora divenuto d’importanza mondiale?
2 Che Geova provvedesse il Messia o Unto da lungo tempo promesso era una cosa d’importanza mondiale. Meritava d’esser fatta conoscere all’intero mondo del genere umano, “fino alla più distante parte della terra”. Ciò che Geova Dio stesso fece meritava d’essere imitato dai suoi fedeli testimoni sulla terra. Che cosa? Ebbene, rendere testimonianza all’effettivo, storico Messia o Cristo, Gesù Figlio di Dio. Verso l’anno 4026 a.E.V., Geova Dio aveva detto al Serpente che aveva causato la caduta dell’uomo nel Giardino d’Eden: “Io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei. Egli ti ferirà la testa e tu gli ferirai il calcagno”. (Gen. 3:15) Questo fu il primo riferimento di Geova al Messia o Cristo.
3. Che cosa dovette dunque fare Geova per mostrare che la sua parola era rivendicata a questo riguardo?
3 Quando Dio rivendicò la parola della sua promessa destando il suo Messia o Unto, fu necessario che Egli facesse riconoscere il suo Messia rendendogli testimonianza in modo soprannaturale. Tutto il genere umano poteva ripetere la richiesta fattagli una volta: “Mostri Geova d’essere un testimone verace e fedele”. (Ger. 42:5) Geova lo mostrò.
4. Come Giovanni divenne testimone riguardo a Gesù verso quelli che andarono da lui per il battesimo?
4 Nella seconda metà dell’anno 29 E.V., dopo il battesimo di suo Figlio Gesù nel fiume Giordano, egli diede una visibile manifestazione della discesa del suo spirito santo sul battezzato Gesù, e Giovanni Battista udì le parole di Dio dal cielo: “Questo è il mio Figlio, il diletto, che io ho approvato”. In seguito Giovanni Battista, testimone giudeo di Geova, poté rendere testimonianza a Gesù, che è il Messia, come disse Giovanni stesso: “Io l’ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”. (Matt. 3:13-17; Giov. 1:29-34) Da allora in poi Giovanni rese testimonianza a quelli che andavano da lui per essere battezzati, desiderando prepararsi a
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