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  • Quando e dove le cose andarono male

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  • Quando e dove le cose andarono male
  • Svegliatevi! 1975
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  • La sola fonte storica che risale agli inizi
  • Perfetto inizio per il genere umano
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Svegliatevi! 1975
g75 22/4 pp. 9-13

Quando e dove le cose andarono male

QUESTA terra potrebbe essere un luogo dilettevole in cui vivere. Nonostante tutti gli odierni problemi, la maggioranza delle persone trae dalla vita una certa gioia. Per tale ragione farà quasi ogni cosa pur di non perderla. Quelli che “rinunciano” e preferiscono la morte perché trovano la vita troppo difficile sono ancora solo una frazione dei quasi 4.000.000.000 di abitanti della terra.

Tuttavia la vera felicità sfugge all’umanità in generale. Anche nelle circostanze più favorevoli il male continua a manifestarsi, rovinando le gioie della vita, creando ansietà, incertezza, frustrazione e, a volte, amara delusione, crudele angoscia e depressione. Questi mali persistono, essendo apparentemente impossibile eliminarli. Non conoscono limiti, e toccano la vita delle persone in ogni luogo. Oggi, cattive condizioni di enorme portata pongono una grave minaccia a tutti noi.

Pare vi sia qualcosa di fuori posto nell’umanità stessa. Che cosa? Ovviamente dovette cominciare da qualche parte, in qualche tempo. Dove e quando cominciò?

Un problema familiare

Se leggiamo i libri di storia e torniamo indietro nei secoli, troviamo la prova che vi sono sempre stati violenza, delitti, guerra, oppressione, povertà, fame e malattie, finché questi libri di storia si perdono infine nel remoto passato. Queste storie, benché passino dagli avvenimenti di una nazione a quelli dell’altra, da quelli di una razza a quelli di un’altra, mostrano ciò nondimeno che siamo tutti di una sola famiglia. La scienza moderna lo riconosce. Come dichiara l’antropologo M. F. Ashley Montagu:

“Tutte le varietà dell’uomo appartengono alla stessa specie e sono della stessa remota stirpe. È una conclusione additata da ogni prova pertinente dell’anatomia comparata, della paleontologia, della sierologia e della genetica. Solo su basi genetiche è praticamente impossibile concepire che le varietà dell’uomo avessero origine separatamente”.

Sì, la famiglia umana è una sola; abbiamo avuto tutti gli stessi genitori in qualche luogo, nel passato. Come dichiara una pubblicazione dell’Organizzazione Educativa, Scientifica e Culturale (UNESCO) delle Nazioni Unite:

“Noi tutti, se risalissimo abbastanza indietro nel tempo, per centinaia di generazioni, arriveremmo allo stesso luogo, la base dell’albero genealogico dell’uomo . . .Il nostro comune antenato potrebbe benissimo chiamarsi Adamo, che in ebraico significa anche uomo, poiché la familiare narrazione biblica prefigurò la prova scientifica che gli uomini attuali derivano da un ceppo comune”.

La sola fonte storica che risale agli inizi

I libri di storia secolare non ci portano agli inizi dell’uomo. Le loro narrazioni finiscono verso il terzo millennio dell’Era Volgare. Ma c’è un racconto storico che risale agli inizi. È la Bibbia. Forse non l’avete mai esaminata. In tal caso, potete non rendervi conto che essa presenta una storia coerente e datata che è senza pari in altre antiche registrazioni o in altri cosiddetti scritti sacri. Il suo racconto è così completo ed esauriente che uno storico del primo secolo come Luca, un medico, poté tracciare la genealogia di Gesù di Nazaret per quattromila anni, passo per passo e nome per nome, fino al primo uomo, Adamo. — Si veda Luca 1:1-4; 3:23-38.

La Bibbia ci dice pure come ebbe inizio tutta la sofferenza umana e come e perché divenne un’ininterrotta, comune eredità dell’intera famiglia umana, che l’uomo non poteva cancellare. Nessun’altra storia ce lo dice; nessun altro scritto sacro ce lo dice. In assenza di qualche altra fonte, dove cercheremo la risposta alla domanda sull’origine della sofferenza umana e del disordine? Se non cerchiamo la risposta da una fonte storica, che cosa ci rimane? Solo le opinioni e le congetture degli uomini, con ampie divergenze e discordanze. Data l’importanza del problema — il più imbarazzante della vita — dovremmo essere disposti a considerare le informazioni fornite dalla storia biblica. Considerate quanto è ragionevole quello che essa dice.

Perfetto inizio per il genere umano

La Bibbia mostra che Dio creò la prima coppia umana, Adamo ed Eva, come creature perfette di corpo e di mente. Ci aspetteremmo qualcosa di diverso da Colui del quale la Bibbia dice: “La sua attività è perfetta”? (Deut. 32:4) Il racconto scritturale mostra la paterna cura e l’interesse di Dio per quella coppia originale. Oggi i genitori umani fanno preparativi anticipati per l’arrivo della loro progenie, predisponendo le cose per il nuovo componente della famiglia. Similmente la Bibbia narra che Dio fece accurati preparativi per il suo primo figlio e la sua prima figlia umani. Diede inizio alla loro vita — non in una palude, in una caverna, nel deserto o nella giungla — ma in una zona simile a un parco, un vero giardino botanico di alberi da frutto e d’altro genere, dove non dovevano patire la fame. Diede loro un lavoro significativo da svolgere. Pose loro davanti mete raggiungibili e stimolanti, trasformare l’intera terra in un parco, con l’aiuto della progenie che dovevano procreare e che si sarebbe moltiplicata. — Si veda Genesi 1:26-28; 2:7-9, 15.

Non vi è qui certo nessun motivo per accusare Dio di mancanza d’interesse. Né v’è nulla di irreale nel racconto. Non dobbiamo ammettere onestamente che, fino a questo giorno, la meta stabilita da Dio in Genesi è ciò che l’umanità si è per lungo tempo sforzata di ottenere, cioè una terra simile a un parco, libera dalla fame o dal bisogno e occupata da persone sane impegnate in attività rimuneratrici? Ma perché tale meta non è stata raggiunta? Perché gli sforzi del genere umano hanno avuto sfavorevoli ripercussioni su di esso, così che la terra è stata inquinata e il suo equilibrio ecologico è stato gravemente turbato? La Bibbia mostra di nuovo perché, e in modo realistico e ragionevole.

Una prova per il bene dell’umanità

La maggioranza sa che il racconto biblico mostra come Dio proibì loro uno degli alberi che erano nel giardino dove dimoravano, e che trasgredendo il suo divieto col mangiare del frutto dell’albero si sarebbero attirata la pena di morte. (Gen. 2:9, 16, 17) Ma pochi si soffermano a pensare quanto è saggia questa disposizione. Considerate:

Come genitori umani, in che modo mostriamo vera cura per i nostri figli? Solo soddisfacendo i bisogni materiali? O ancor più aiutandoli ad acquisire giuste norme di condotta, aiutandoli a imparare sani princìpi, verità basilari che non possono ignorare se vogliono essere felici nella vita? Viziando un figlio o una figlia e lasciando fare tutto quello che egli o ella vuole, si mostra con tale permissività di averne cura o di non averne cura? Sappiamo ciò che accade quando i genitori si sottraggono alla propria responsabilità, non educando e non addestrando la loro progenie. La dilagante delinquenza minorile causa oggi grande angoscia e delusione ai padri e alle madri ed è essenzialmente il risultato di tale mancanza d’interesse e ferma guida da parte dei genitori.

Dio si interessò di inculcare nel suo primo figlio e nella sua prima figlia umani le norme di giustizia. Fu il loro Datore di vita. Mancando di rispetto verso di lui e verso la sua parola non potevano ottenere nulla di buono. In effetti non aveva senso, perché era in disaccordo con la realtà, uno sfidare i fatti della vita. Tale mancanza di rispetto avrebbe incoraggiato — non felicità e pace — ma egotismo, egoismo e ingratitudine. Il profondo rispetto verso di lui, d’altronde, poteva produrre vantaggi senza fine. Avrebbero continuato a ricevere la superlativa sapienza, la potenza e l’amore di Dio. Gli uomini avrebbero continuato a vivere in armonia, incoraggiando il rispetto e la considerazione per gli interessi e i sentimenti altrui. Oggi, vedendo che tante afflizioni dell’umanità sono causate dall’egocentrismo delle persone, che si preoccupano così poco dei diritti e degli interessi dei loro simili, dovremmo poter capire il valore di ciò che Dio fece per la prima coppia umana sottolineando l’essenziale bisogno di rispettare i suoi diritti e interessi quale Sovrano Universale. L’“albero della conoscenza del bene e del male” che vietò loro fu impiegato per rappresentare o simboleggiare il suo diritto sovrano di decidere per le creature ciò che è “bene” e ciò che è “male”.

Il mezzo impiegato da Dio per mettere alla prova il loro rispetto mostrò considerazione e conferì anche al genere umano una naturale dignità. Si addiceva alle loro circostanze. In che modo? Ebbene, benché creati come adulti maturi, la coppia umana era ancora nuova della vita. Per dar loro l’opportunità di dimostrare rispetto e lealtà verso la sua sovranità, il Creatore ricorse non a qualcosa di complicato o sconcertante, ma a qualcosa di semplice e chiaro, a qualcosa che riguardava un’attività quotidiana, cioè il mangiare. In tal modo, inoltre, Dio non imponeva una proibizione che sottintendesse il sospetto di tendenze depravate o di inclinazioni cattive nell’uomo, poiché il mangiare era in se stessa un’azione normale, appropriata. Benché proibendo di mangiare di quel solo albero si ponessero dei limiti alla coppia umana, quei limiti non restringevano certo il loro pieno godimento della vita. Non avevano nessun motivo di sentirsi privati di alcunché di essenziale alla loro felicità in vista di tutti gli altri alberi da frutto disponibili. (Gen. 2:9) E, infine, benché semplice, questa prova della loro ubbidienza e del loro rispetto sarebbe stata in armonia con il saggio principio successivamente dichiarato dal Figlio di Dio, che “chi è fedele in ciò che è minimo è anche fedele nel molto, e chi è ingiusto in ciò che è minimo è anche ingiusto nel molto”. — Luca 16:10.

La libertà di scelta

La Bibbia mostra pure che Dio diede al suo figlio e alla sua figlia umani la libertà di scelta, il libero arbitrio. Perché? Perché Dio si interessava di loro e nutriva dei sentimenti verso di loro. Aveva mostrato amore facendoli venire all’esistenza e facendo preparativi per la loro felicità terrestre. Se Dio li avesse creati in modo che ubbidissero automaticamente e fossero incapaci di fare altrimenti, non avrebbero mai potuto mostrare vero amore per contraccambiare il loro Creatore. Avrebbero ubbidito meccanicamente. Il vero amore richiede che si vogliano fare le cose che piacciono a qualcun altro o che sono nei suoi interessi. (Deut. 30:15, 16) E noi stessi sappiamo che proviamo la massima gioia nel fare qualcosa per gli altri quando vogliamo sinceramente farlo perché ci interessiamo di loro. E siamo sinceramente felici quando gli altri fanno qualcosa per noi solo quando sappiamo che lo fanno spontaneamente, liberamente.

I nostri primogenitori scelsero di disubbidire a Dio, come mostra il racconto. Sembra incredibile che si volgessero contro Dio in vista di tutto ciò che aveva fatto per loro? Sembrerebbe incredibile se noi stessi non conoscessimo le cose quasi incredibili di cui sono stati capaci gli uomini in passato e al presente. Abbiamo visto persone rivoltarsi contro coniugi fedeli e amorevoli, i figli volgersi contro i genitori, i genitori contro i figli, spesso senza alcuna valida ragione. Abbiamo visto persone di varie nazioni esprimere spietato odio contro i loro simili e concittadini, perseguitandoli e perfino uccidendoli in massa senza alcuna giusta causa. Erano di solito istigati da falsa propaganda che suscitava diffidenza, risentimento e che faceva leva su desideri egoistici.

La Bibbia mostra che la prima donna, Eva, fu oggetto di simile propaganda da parte di un ribelle figlio spirituale di Dio. Avrebbe potuto resistervi, come noi oggi, benché imperfetti, possiamo resistere a tale venefica propaganda. Invece, fece nascere in lei la diffidenza verso l’amore e la sapienza e la lealtà di Dio, come se egli negasse qualcosa all’umanità. Ella invase la sua proprietà, violò i suoi diritti sovrani, infrangendo la sua legge circa l’“albero della conoscenza del bene e del male” e il suo frutto. Persuaso da lei, il marito la seguì.

Le conseguenze della slealtà

Sappiamo che nel nostro giorno semplici azioni possono avere enormi conseguenze. Se un solo uomo trascura un coefficiente di sicurezza relativamente piccolo nella costruzione di un edificio può derivarne un disastro che costerà la vita a decine di persone. Trascurando un simile particolare in una diga essa potrebbe cedere e provocare un’inondazione distruttiva che causerebbe enorme danno e rovina. Un solo atto di disonestà o corruzione da parte di un governante potrebbe dar luogo nel governo a una reazione a catena di trasgressioni da cui deriverebbero grande ingiustizia e danno per migliaia, perfino milioni, di persone.

Come risultato della slealtà del nostro primo padre verso Dio la famiglia umana fu precipitata nel peccato e nell’imperfezione. L’inevitabile regola esposta nella Parola di Dio è che “Dio non è da beffeggiare. Poiché qualunque cosa l’uomo semini, questa pure mieterà; perché chi semina in vista della sua carne mieterà la corruzione dalla sua carne, ma chi semina in vista dello spirito mieterà la vita eterna dallo spirito”. (Gal. 6:7, 8) Adamo, l’antenato dell’umanità, mise il desiderio carnale al di sopra degli interessi spirituali, come oggi un’ondata mondiale di materialismo ha praticamente soffocato l’interesse del popolo per le cose spirituali e la guida di Dio. Adamo mieté l’imperfezione e la corruzione e non poté fare a meno di trasmetterle in eredità alla sua progenie. Come dichiara l’ispirata Parola di Dio in Romani 5:12: “Ecco perché, come per mezzo di un solo uomo il peccato entrò nel mondo e la morte per mezzo del peccato, e così la morte si estese a tutti gli uomini perché tutti avevano peccato”.

L’uomo che oggi tiene volontariamente una condotta immorale e contrae una malattia venerea o i cui cromosomi sono danneggiati a causa del vizio della droga genererà figli anormali. Il suo disinteresse per la sofferenza che ciò causa alla sua progenie non si può giustamente attribuire a Dio. Né si possono attribuire a Dio il disinteresse del nostro primogenitore e le sue conseguenze. Mostrando di chi è la colpa, l’ispirato scrittore ci dice: “Vedi, solo questo ho trovato, che il vero Dio fece il genere umano retto, ma essi stessi han cercato molti piani”. — Eccl. 7:29.

Ma, pur non essendo responsabile dell’inizio della sofferenza umana, perché Dio non vi ha posto fine prima d’ora? La ragione per cui ha aspettato fino al nostro giorno rivela non un’attitudine indifferente, ma vero interesse per l’eterno bene dell’umanità. Qual è questa ragione?

[Immagine a pagina 11]

La Bibbia mostra che il proposito di Dio era di fare dell’intera terra un bel parco per l’umanità. Non è questo che l’umanità desidera ancora?

[Immagine a pagina 12]

Le nazioni non prendono alla leggera l’intrusione di estranei. Perché dovrebbe Dio permettere che il suo legittimo dominio sia trattato in modo irrispettoso, come si fece in Eden?

[Immagine a pagina 13]

Se si trascurano coefficienti di sicurezza apparentemente piccoli, anche una grande costruzione come una diga può crollare. Alcuni considerano il peccato dell’uomo originale in Eden come una cosa piccola, tuttavia esso scatenò un’ondata di malvagità e sofferenza

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
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