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  • w62 15/7 p. 446
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  • Domande dai lettori (1)
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1962
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1962
w62 15/7 p. 446

Domande dai lettori

● Non v’è proprio nessuna speranza che un appartenente alla “gran folla” che muore ora prima d’Armaghedon si riunisca al suo coniuge di matrimonio come suo coniuge nel nuovo mondo e partecipi all’adempimento del mandato di procreazione?

La speranza si basa sulla Parola di Dio, non sul sentimentalismo. L’assoluta verità biblica rimane: Il matrimonio umano è sciolto con la morte di uno dei coniugi. (Rom. 7:1-3) Per questa ragione, il cristiano che ora muore non ha il diritto di costringere il coniuge superstite a restare celibe nella speranza che nella risurrezione possano riunirsi.

Il coniuge superstite non è infedele al coniuge che è morto sposandosi poi con qualcun altro. Finché il coniuge defunto fu in vita, il superstite gli diede tutto il suo amore, la sua lealtà e devozione e non gli fu infedele. Su questo punto colui che muore non può trovar nulla da ridire.

Tuttavia il coniuge superstite deve vivere in modo normale dopo la morte del diletto coniuge. Le circostanze e lo svolgersi delle cose possono consigliare che egli si risposi secondo le Scritture. È libero di farlo. Il defunto non può esigere nulla da lui, poiché il defunto non può rendere al superstite il debito matrimoniale nell’intervallo che va da ora fino alla risurrezione dei morti. Dio non fa alcuna eccezione alla legge che il matrimonio è sciolto con la morte di uno dei coniugi. Egli farebbe delle eccezioni se permettesse agli ex coniugi di riunirsi come moglie e marito mediante la risurrezione e di partecipare insieme ai superstiti di Armaghedon all’adempimento del mandato di procreazione.

Questo è altrettanto vero dei cristiani che non appartengono alla “gran folla” delle “altre pecore” ma che sono fratelli spirituali di Cristo e perciò coeredi di Gesù Cristo nel regno celeste. Anche per essi la morte scioglie il legame matrimoniale. Quindi nella risurrezione dalla morte alla vita nel cielo, la coppia precedentemente sposata non si riunirà nel cielo per essere marito e moglie e nemmeno i compagni più intimi. A queste nuove creature spirituali è scritto: “Noi d’ora in poi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e se anche abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più”. (2 Cor. 5:16, Na) È dunque certo che se tale “nuova creatura” cristiana è morta ed è stata risuscitata spiritualmente alla vita in cielo senza il corpo carnale che sta dissolvendosi nella tomba, il coniuge generato dallo spirito che sopravvive non può più conoscere quello che è morto secondo la carne. Non esiste più la carne per il coerede risuscitato di Cristo. Il matrimonio fra marito e moglie per generare figli è qualcosa che appartiene alla carne, non allo spirito. Conseguentemente, il cristiano generato dallo spirito che ha speranze celesti e che sopravvive non dovrebbe pensare di restare celibe e di non risposarsi avendo l’idea di rimanere libero per riunirsi al suo precedente coniuge nel regno celeste. Non dovrebbe nutrire la speranza che, poiché resta celibe e legato nei suoi affetti a un solo coniuge terreno, ciò sarà riconosciuto e ricompensato da Gesù Cristo, e che Cristo riunirà quindi la coppia precedentemente sposata nella risurrezione e nelle imprese, nelle disposizioni e nelle attività del regno celeste.

Perciò per coloro che muoiono avendo speranze spirituali, celesti e per coloro che muoiono avendo la speranza del paradiso terrestre, la regola enunciata da Gesù Cristo resta immutata: “Nella risurrezione né gli uomini avranno moglie, né le donne marito, ma saranno come gli angeli di Dio in Cielo”. (Matt. 22:30, Na) Nel diluvio dei giorni di Noè gli angeli furono puniti per aver contratto matrimonio, in quel caso con le figlie degli uomini perché erano di così bell’aspetto. (Gen. 6:1-4) Nella risurrezione delle “altre pecore” sulla terra, nessuna persona precedentemente sposata avrà occasione di invidiare un’altra persona precedentemente sposata, come avverrebbe nel caso che quest’ultima riprendesse il suo ex coniuge che era rimasto celibe, mentre il coniuge invidioso non riprenderebbe il suo ex coniuge perché questi si era risposato ed era sopravvissuto ad Armaghedon con il suo nuovo coniuge. La risurrezione promette agli uomini, non di risposarsi, ma di tornare a vivere, sotto il regno di Dio retto da Cristo. Non è questo soddisfacente? Ha qualcuno il diritto di chiedere di più mediante il sacrificio di Cristo? Cristo morì per voi, non affinché vi sposaste, ma affinché viveste! Non ci lasciamo dominare o vincere dal sentimentalismo o dalle emozioni.

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