-
Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1968 | 1° maggio
-
-
Comunque, considerando il racconto di Genesi 9:20-27, è bene rendersi conto che in nessun punto della Sua Parola Geova Dio menzionò una condanna di Noè a causa di questo episodio. Naturalmente, questo non significa che Dio passi sopra all’ubriachezza, poiché la Bibbia mostra che questo non è vero. (Prov. 23:20, 21, 29-35; 1 Cor. 6:9, 10) Tuttavia, nel caso di Noè, Geova può aver preso in considerazione fattori attenuanti. La narrazione di questo fatto nel libro di Genesi è breve e l’episodio non è considerato altrove nelle Scritture. È evidente però che Noè fu inavvertitamente sopraffatto dal vino che aveva bevuto, che fosse per stanchezza, o perché era afflitto o per qualche altra ragione, la Bibbia non lo dice. Si deve considerare che forse nelle mutate condizioni atmosferiche che seguirono il Diluvio, il vino che Noè bevve aveva fermentato più di quanto egli si fosse reso conto. Certo, comunque, Noè non fu un inveterato ubriacone. Non c’è nulla nella Bibbia che indichi che bevesse abitualmente vino sino al punto di inebriarsi. Infatti, le Scritture non dicono che si inebriasse ancora.
Quando gli scrittori biblici condannarono l’ubriachezza o esortarono qualcuno a evitarla, non presero mai Noè come cattivo esempio. Inoltre, non fecero nessuno sfavorevole commento riguardo a lui a motivo di questo spiacevole episodio. Infatti, l’apostolo Pietro chiamò Noè “predicatore di giustizia”. (2 Piet. 2:5) Scrivendo ai cristiani ebrei, l’apostolo Paolo disse che mediante la sua fede Noè “condannò il mondo e divenne erede della giustizia che è secondo la fede”. (Ebr. 11:7) Paolo considerò Noè come uno di quelli che formano il gran nuvolo di fedeli testimoni di Geova precristiani. (Ebr. 12:1) Inoltre, quando Gesù Cristo paragonò il giorno di Noè ai “giorni del Figlio dell’uomo”, o alla sua seconda presenza, non fece nessuna dichiarazione di condanna riguardo a Noè. — Luca 17:26, 27.
Perciò, Noè non può essere paragonato a quelli che praticano le opere della carne decaduta e possono essere coinvolti in “ubriachezze, gozzoviglie e simili”. (Gal. 5:19-21) Né si dovrebbe paragonare il fedele Noè a persone che una volta furono battezzate come cristiani ma che in seguito possono seguire la pratica di inebriarsi. Tali inveterati ubriaconi che non si pentono non sono stati solo inavvertitamente sopraffatti per aver bevuto in un’occasione un’eccessiva quantità di una bevanda inebriante. Sono realmente ubriaconi e devono essere disassociati dalla pura e retta congregazione cristiana. L’apostolo Paolo aveva in mente tali individui quando disse ai cristiani di Corinto: “Ma ora io vi scrivo di cessar di mischiarvi in compagnia di alcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido o idolatra o oltraggiatore o ubriacone o rapace, non mangiando nemmeno con un tal uomo”. (1 Cor. 5:11) Se non si pentono, tali ubriaconi non riceveranno mai le benedizioni del regno di Dio.
Supponiamo che, come Noè, un dedicato cristiano d’oggi sia inavvertitamente sopraffatto in un’occasione bevendo una bevanda alcolica nell’intimità della sua casa. Questo non gli era mai accaduto prima ed egli è deciso a stare attento che la cosa non si ripeta mai più. Che cosa dovrebbe fare? Ebbene, egli non è un inveterato ubriacone. E non è ragionevole pensare che a motivo di questo solo episodio sia condannato da Dio per tutto il tempo avvenire, così che non possa ottenere la vita eterna come dono da Geova. (Rom. 6:23) Comunque, tale cristiano dovrebbe esprimere vero dolore in merito a ciò con preghiera all’Onnipotente Dio. Dovrebbe supplicare Geova per mezzo di Cristo, cercando il misericordioso perdono di Dio. (Deut. 4:31; Salmo 51) Quindi dovrebbe essere deciso a evitare qualsiasi ripetizione di questo errore. Tuttavia, se è ancora profondamente afflitto per la cosa, tale cristiano dovrebbe valersi dell’assistenza spirituale che gli è disponibile, dando ascolto alle parole di Giacomo 5:13-16.
-
-
Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1968 | 1° maggio
-
-
Domande dai lettori
● La profezia di Geremia 22:30 significa che il re Ioiachin, o Conia, non ebbe figli? — J. L., U.S.A.
No, Ioiachin non fu senza figli. Notate attentamente ciò che dice la profezia: “Iscrivete quest’uomo come senza figli, come un uomo robusto che ai suoi giorni non avrà nessun successo; poiché dalla sua progenie nemmeno uno avrà successo, sedendo sul trono di Davide e regnando ancora in Giuda”. Anche se sarebbe stato iscritto come “senza figli”, l’ultima parte del versetto indica che Ioiachin, pure chiamato Conia e Ieconia, avrebbe avuto una progenie. Infatti, sono elencati sette suoi figli in 1 Cronache 3:17, 18. È dunque evidente che questo versetto si deve intendere in relazione al trono di Davide a Gerusalemme.
Alla morte di suo padre, Ioiachin, allora diciottenne e possibilmente senza figli, divenne re. (2 Re 24:8) Dopo che Ioiachin aveva regnato solo tre mesi, Nabucodonosor lo portò prigioniero
-