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  • w73 15/8 pp. 493-499
  • Un popolo libero, ma ubbidiente

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  • Un popolo libero, ma ubbidiente
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1973
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  • SOTTOMISSIONE CHE OPERA PER IL BENE
  • L’UBBIDIENZA È UN SEGNO CARATTERISTICO
  • COME ACCETTATE I CONSIGLI?
  • NON TUTTE LE LIBERTÀ SONO DIRITTI
  • ASSISTIAMO LA CONGREGAZIONE NELLA SUA LOTTA
  • PERICOLO D’ESSERE POSTI SOTTO L’ERRATA AUTORITÀ
  • BADATE DI NON ESSERE PER UN “CAMBIAMENTO”
  • Giudici e consiglieri della Società di un Nuovo Ordine
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1970
  • Usate saggiamente la vostra libertà cristiana
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1992
  • Rispettare l’autorità è essenziale per vivere in pace
    Vera pace e sicurezza, da quale fonte?
  • Il posto della congregazione nella vera adorazione
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1973
w73 15/8 pp. 493-499

Un popolo libero, ma ubbidiente

“Siate come liberi, eppure mantenendo la vostra libertà non come un manto per malizia morale, ma come schiavi di Dio. Onorate uomini d’ogni sorta, abbiate amore per l’intera associazione dei fratelli, abbiate timore di Dio”. — 1 Piet. 2:16, 17.

1. Quale libertà mostrò Paolo che avevano egli e i suoi condiscepoli?

“CRISTO ci rese liberi. Perciò state saldi e non vi fate confinare di nuovo in un giogo di schiavitù”. Così scrisse l’apostolo Paolo dopo aver descritto la libertà dei figli di Dio, che erano anche figli della Sua libera organizzazione celeste, “la Gerusalemme di sopra”, la loro “madre”. Questa organizzazione “madre”, avente la libertà della perfetta relazione con Dio, fu, ciò nondimeno, rappresentata come ‘moglie’ di Geova Dio. Come tale, la sua libertà era dunque relativa. Era soggetta all’autorità del suo grande Marito celeste. E come figli, anche Paolo e i suoi conservi seguaci di Cristo avevano una libertà relativa, poiché erano soggetti al loro “Padre” e alla loro “madre” celesti. Come figli, dovevano ubbidire alla ‘disciplina del loro padre e alla legge della loro madre’. — Gal. 5:1; 4:26; Prov. 1:8.

2. Perché il popolo di Dio è libero, e tuttavia perché la sua libertà non è assoluta?

2 Oggi il popolo di Dio è libero perché ‘conosce la verità, e la verità lo ha reso libero’. (Giov. 8:32) La libertà che essi hanno, comunque, è per il bene, non per il male. Possono praticare appieno i frutti dello spirito, poiché “contro tali cose non c’è legge”. (Gal. 5:23) Questi frutti sono tutto quello che ci vuole per avere completa felicità; fare il male rende solo nuovamente schiavi del peccato e della morte. Per continuare a praticare ciò che è buono e utile, devono rendere ubbidienza a Colui che li ha resi liberi, Gesù Cristo.

SOTTOMISSIONE CHE OPERA PER IL BENE

3. Quale sottomissione, che richiede ubbidienza, ha Dio stabilito nella congregazione cristiana?

3 Dio, inoltre, ha provveduto sulla terra una disposizione a cui ha reso soggetto il suo popolo. È l’organizzazione della congregazione. Egli ha stabilito in essa certuni per pascere e guidare il “gregge” della sua congregazione. Alcuni uomini sono posti in incarichi per aiutare la congregazione a compiere l’opera affidatale, cioè la predicazione della buona notizia del Regno. Inoltre, questi uomini badano al benessere individuale dei componenti della congregazione, aiutandoli a mettere in pratica nella loro vita i princìpi della Bibbia. Il cristiano deve ubbidire anche a questi uomini, poiché l’apostolo comanda: “Siate ubbidienti a quelli che prendono la direttiva fra voi e siate sottomessi, poiché essi vigilano sulle vostre anime come coloro che renderanno conto; affinché facciano questo con gioia e non sospirando, poiché questo sarebbe dannoso per voi”. — Ebr. 13:17.

4. Sotto quali altre leggi di ubbidienza ha Dio posto il cristiano, e sono esse un impedimento al ministero cristiano?

4 Inoltre, ai cristiani è comandato d’essere ‘sottoposti alle autorità superiori’, i governanti di questo mondo. Essi devono ubbidire alle leggi che non sono in contrasto con le leggi di Dio. (Rom. 13:1; si paragoni Atti 4:19; 5:29). Gli schiavi cristiani devono essere sottoposti ai loro padroni, principio valido oggi per i lavoratori, che dovrebbero mostrare “appieno buona fedeltà”. (Tito 2:9, 10) I figli devono ubbidire ai genitori. (Efes. 6:1-3) Tutti questi comandi non limitano i cristiani nel fare il bene e nell’adempiere il loro ministero cristiano, ma, piuttosto, ubbidendo a queste leggi glorificano Dio e promuovono gli interessi del Regno.

5. In che modo i cristiani sono sottoposti a tutti i loro fratelli?

5 Ora, in aggiunta a queste varie autorità a cui il cristiano dev’essere sottomesso, sottomissione che opera per il suo bene e per la sua ulteriore libertà e felicità, l’apostolo va anche oltre, esortando: “Nel mostrare onore gli uni agli altri, prevenitevi”. (Rom. 12:10) In un certo senso, quindi, tutti i cristiani sono sottoposti a tutti i loro fratelli, poiché devono servire gli interessi dei loro fratelli prima dei propri. — Mar. 10:44; 1 Piet. 5:5.

L’UBBIDIENZA È UN SEGNO CARATTERISTICO

6. Che cosa segna oggi in modo rimarchevole la differenza fra il vero cristiano e la persona del mondo?

6 In quale posizione viene così a trovarsi il cristiano rispetto a quelli che hanno l’attitudine del mondo in generale? Egli segue un corso di ubbidienza, mentre essi seguono un corso di disubbidienza. Questo è il punto principale che segna la differenza. Con quale serietà, dunque, dovremmo considerare il soggetto dell’ubbidienza!

7. Come potremmo esser tentati di parteggiare per qualche ‘causa’ mondana, ma che cosa dovremmo tenere presente?

7 Comunque, a volte possiamo esser tentati di fare altrimenti. Tutt’intorno a noi vediamo disubbidienza a ogni forma di autorità. Udiamo questo modo di parlare. Vediamo ingiustizie e forse cominciamo a pensare che queste persone disubbidienti siano giustificate. Forse cominciamo a parteggiare per la loro “causa” e forse cominciamo anche a pensare che ci siano ragioni di intraprendere il combattimento nella congregazione cristiana. Può darsi che i giovani e altri nel mondo ritengano d’avere ragioni per ribellarsi contro le condizioni del mondo. È vero che ci sono ingiustizie. Le persone del mondo facciano quello che vogliono. Ma né i giovani fra noi né alcuno del popolo di Dio dovrebbe combattere le battaglie del mondo. E non hanno certamente nessuna ragione di ribellarsi o di essere minimamente disubbidienti alla disposizione di Dio.

8. Che cosa direste in quanto a disubbidire alle parole di Mosè, in vista della scena al monte Sinai?

8 Considerate la posizione attuale del popolo di Dio, descritta nelle Scritture. Paolo paragona la situazione d’Israele sotto Mosè a quella della congregazione cristiana, dicendo: “Poiché voi non vi siete accostati a ciò che può toccarsi e che è stato acceso con fuoco, né a un’oscura nube né a fitte tenebre né a tempesta, né a squillo di tromba né alla voce di parole; udendo la cui voce il popolo implorò che non fosse aggiunta loro alcuna parola. Poiché non sopportavano il comando: ‘E se una bestia tocca il monte, dev’esser lapidata’. E lo spettacolo era così spaventevole che Mosè disse: ‘Sono timoroso e tremante’”. (Ebr. 12:18-21) Malgrado ciò, alcuni pensarono d’essere giustificati a disubbidire a Mosè. Vi sareste uniti a quegli uomini e a quelle donne se foste stati presenti a quello spaventevole spettacolo presso il monte Sinai?

9, 10. Perché è molto più grave se il cristiano è disubbidiente?

9 Paolo prosegue descrivendo una scena più maestosa: “Ma vi siete accostati al monte Sion e alla città dell’Iddio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, in generale assemblea, e alla congregazione dei primogeniti che sono stati iscritti nei cieli, e a Dio Giudice di tutti, e alle vite spirituali dei giusti che sono stati resi perfetti, e a Gesù mediatore di un nuovo patto, e al sangue di aspersione, che parla in modo migliore del sangue di Abele”. — Ebr. 12:22-24.

10 Quindi Paolo ammonisce: “Guardatevi dal rifiutare colui che parla. Poiché se non sfuggirono quelli che rifiutarono colui che dava sulla terra divino avvertimento, quanto meno sfuggiremo noi se ci allontaniamo da colui che parla dai cieli”. “Continuiamo ad avere immeritata benignità, per mezzo della quale possiamo accettevolmente rendere a Dio sacro servizio con santo timore e rispetto”. — Ebr. 12:25, 28.

COME ACCETTATE I CONSIGLI?

11, 12. In quali modi mostreremmo mancanza di riguardo o di rispetto per i consigli datici da un fratello responsabile, ma perché andremmo contro i nostri migliori interessi?

11 Crediamo che è effettivamente così, che i cristiani sono in una posizione che incute tanto timore? Con quale attitudine dovremmo dunque ascoltare l’ammonizione spirituale che riceviamo di continuo? E come dobbiamo agire se sorge una situazione in cui qualcuno che ha autorità, un fratello, ci dà consigli? Dobbiamo prenderlo come un insulto o un affronto, pensando: ‘Che diritto ha di parlarmi così?’ oppure: ‘Ho diritto di farlo (o di non farlo); egli non ha nessuna autorità di farmelo fare’?

12 Perché tale attitudine sarebbe sbagliata? E perché sarebbe ugualmente sbagliato dare l’impressione di ascoltare solo perché sappiamo di dover rispettare colui che ci parla, e anche acconsentire verbalmente, ma in effetti far entrare i consigli ‘da un orecchio e uscire dall’altro’? Poiché, anche se ci sono alcune cose che la congregazione non può comandare, sono cose per il benessere dell’intera congregazione, voi compresi, dato che il vostro benessere è legato a quello della congregazione, se volete che vi siano aggiunti anni di vita e pace.

13. Che cosa dice, in effetti, chi non ha riguardo per i consigli datigli, e quale istruzione biblica dovrebbe considerare seriamente?

13 In effetti, che cosa farebbe chi manifestasse l’attitudine descritta sopra? Direbbe, in sostanza, che Dio non dirige la sua congregazione, che non c’insegna la via giusta per mezzo della sua organizzazione. Si dimostra mancanza di fede. C’è alcuno di noi che voglia realmente dire così? Dovrebbe considerare seriamente le parole dell’apostolo in Ebrei 3:16-19; 4:11-13; 12:1.

NON TUTTE LE LIBERTÀ SONO DIRITTI

14. (a) Quale principio ci aiuterà a sapere quali cose siamo fisicamente liberi di fare, pur non avendo diritto di farle? (b) Se non teniamo conto del consiglio della congregazione riguardo alle compagnie, contro che cosa andiamo?

14 Consideriamo una situazione in cui la congregazione non può comandarci di fare o di non fare qualcosa. Ci sono cose che abbiamo la libertà di fare, nel senso che probabilmente nessuno ce lo impedirà. Abbiamo la libertà fisica, ad esempio, di frequentare chiunque vogliamo, ma come cristiani non abbiamo diritto di frequentare compagnie del mondo. Le cattive compagnie non sono vantaggiose per sé o per i propri fratelli della congregazione, né edificano. Naturalmente, la congregazione non può far ricadere su qualcuno le conseguenze per la violazione del principio che le “cattive compagnie corrompono le utili abitudini”, ma egli ne avrà ciò nondimeno nocivi risultati, poiché Dio può fare rispettare e farà rispettare tutte le sue leggi. “Dio non è da beffeggiare”. — 1 Cor. 15:33; Gal. 6:7.

15. Se seguiamo le mode anticonformistiche, con chi ci associamo?

15 Se vogliamo seguire o imitare le manie del mondo, con le sue mode anticonformistiche e le sue maniere di fare le cose, possiamo farlo, ma edifica? Con chi ci associamo? Principalmente con il mondo dello spettacolo. Ci può sembrare che siano la maggioranza e che la loro voce rappresenti la maggioranza perché sono quelli che vediamo in TV e al cinema. Ma chi è in prima fila nel diffondere la corruzione? Di nuovo, il mondo dello spettacolo. Sulla scena e sullo schermo presentano nudità, rapporti sessuali, perversione, e cercano di fare pellicole sempre più disgustose, macabre e rivoltanti. La pubblicità di una pellicola annunciava che a ogni spettatore sarebbe stato fornito un sacchetto in caso dovesse vomitare durante il film.

16. Quale domanda si può fare riguardo a colui che comincia a imitare quelli del mondo?

16 Ora, se si cominciano a imitare quelli del mondo dello spettacolo, o quelli che amano le cose che essi rappresentano, dove si arriverà? Ci si toglieranno gli abiti quando essi se li tolgono? Si farà come furono invitati a fare gli spettatori in un teatro di New York, cioè salire sul palco e partecipare all’azione? Pochi vorranno farlo. Ma seguendo fino a un certo punto il modello dato da queste persone, dove ci si fermerà? E il cristiano che introduce la più piccola traccia della loro attitudine nella sua vita la contamina. Perciò egli non ha diritto di introdurre tali cose nella congregazione, ma, piuttosto, ha il DOVERE di tenerle fuori.

17. Come si può dire se una certa pratica è buona o no?

17 L’apostolo ci dice che cosa determina se dobbiamo seguire una certa pratica o no. Egli dice: “Ciascuno continui a cercare non il proprio vantaggio, ma quello altrui”. Ciascuno può esaminare le proprie azioni. Se in realtà aiutano altri spiritualmente, sta facendo bene. — 1 Cor. 10:24.

ASSISTIAMO LA CONGREGAZIONE NELLA SUA LOTTA

18. Qual è una domanda molto seria in questo tempo, e che relazione abbiamo con questa domanda?

18 In questo tempo, quando ogni aspetto e ogni istituzione del sistema di cose di questo mondo sono contaminati, corrotti e in decadenza, sorge la controversia: Vi saranno infiltrazioni anche nella congregazione di Dio così che sia corrotta? Si manterrà pura quale unica organizzazione al mondo che glorifichi il nome di Dio e i suoi giusti princìpi? È una domanda molto seria. È in diretta relazione con la grande controversia della sovranità di Dio. Non pensare neanche per un minuto che il Diavolo non scateni la più accanita guerra che sia possibile contro la congregazione. E non pensare di non essere in lotta, poiché egli lotta per contaminare TE, singolo cristiano. — Riv. 12:17.

19. Quali mezzi ha Geova provveduto per mantenere pura la congregazione, e che cosa richiede da parte nostra?

19 La congregazione di Dio sussisterà, come predice la Bibbia. (2 Tim. 2:19) Dio ha posto uomini in incarichi di responsabilità affinché si accertino che si mantenga pura e che i singoli componenti della congregazione siano protetti con l’aiuto di questi uomini spirituali. Perciò, quando questi uomini danno consigli, quando agiscono per riprendere un componente che ha peccato, o anche quando espellono un ribelle dalla congregazione, tutti noi dovremmo cooperare. Dovremmo rallegrarci che Dio abbia stabilito una simile disposizione protettiva.

20. In che modo il consiglio di Colossesi 3:2 ci aiuta a cooperare pienamente con la congregazione?

20 Possiamo cooperare con la congregazione ‘tenendo la mente rivolta alle cose di sopra, non alle cose della terra’. Le “cose della terra” sono le cose che spesso esercitano attrattiva su di noi. Forse dapprima ci è difficile vedere la differenza tra la libertà che abbiamo di fare queste cose e il diritto di farle. Ma se studiamo, se meditiamo e ci concentriamo sulle “cose di sopra”, sulle cose di Dio, possiamo chiaramente vedere quale dovrebbe essere la nostra attitudine. — Col. 3:2.

21. Come possiamo mostrare lealtà alla congregazione quando un fratello è corretto o ripreso da coloro che hanno incarichi di responsabilità?

21 Quindi, possiamo anche mostrare lealtà alla congregazione di Dio sostenendola nella sua lotta per mantenersi pura e per aiutare mediante consigli o disciplina quelli che sbagliano. Anziché far pensare a un fratello che la correzione impartitagli fosse errata, possiamo parlargli benignamente, mostrandogli dove la sua condotta non è stata saggia, riprendendolo, aiutandolo a capire come può raddrizzare il suo sentiero ed essere molto più felice. Possiamo assistere gli anziani della congregazione nei loro sforzi di ‘raggiustarlo’. (Gal. 6:1, NW) Eviteremo di fargli sentire che è giustificato. Se parliamo contro la misura correttiva, operiamo così contro i suoi interessi. Come dicono le Scritture, ‘odiamo nel nostro cuore il nostro fratello’. — Lev. 19:17.

PERICOLO D’ESSERE POSTI SOTTO L’ERRATA AUTORITÀ

22, 23. Spiegate le parole dell’apostolo in I Corinti 6:12, 13.

22 C’è un altro modo di considerare il problema su dove arriva la nostra libertà come cristiani e dove entra in gioco l’ubbidienza a Dio per limitarla. Considerate le parole dell’apostolo: “Ogni cosa mi è lecita; ma non ogni cosa è vantaggiosa. Ogni cosa mi è lecita; ma non mi farò porre sotto autorità da alcuna cosa”. L’apostolo menziona l’esempio di mangiare cibo. Non c’è nulla che si possa dimostrare giusto con più chiarezza. Ma Paolo indica che se mangiando certi cibi il cristiano suscita una controversia con altri nella congregazione, dovrebbe essere disposto a rinunciarvi. Dinanzi agli interessi del Regno e in paragone con gli interessi dei suoi fratelli, ciò equivale a nulla. Paolo dice: “I cibi per il ventre, e il ventre per i cibi; ma Dio ridurrà a nulla questi e quello”. — 1 Cor. 6:12, 13; 10:23.

23 Il cibo è qualche cosa che va distrutto quando lo si mangia. Non dura. Pure colui che è dedito semplicemente a soddisfare il suo appetito o desiderio carnale sarà distrutto al tempo fissato da Dio. Quindi, il cristiano che insiste nel fare le cose in un certo modo nonostante i sentimenti della congregazione o malgrado i consigli biblici contrari, che cosa sta facendo in realtà? Si fa porre in sottomissione all’errata autorità a causa della sua attitudine, della sua determinazione o insistenza a fare certe cose che vuole egoisticamente fare. Agisce in modo disubbidiente verso Dio. Perciò, a chi rende egli ubbidienza e servizio? All’avversario di Dio. In effetti è schiavo di una condotta che non è buona e la sua attitudine lo metterà veramente in difficoltà nella sua vita se continuerà.

24. A chi si applicavano le parole di Paolo sui tempi difficili degli “ultimi giorni”, e come dovrebbe questo preoccuparci seriamente?

24 Questa è la ragione per cui Paolo scrisse a Timoteo, sorvegliante di Efeso, avvertendolo che “negli ultimi giorni” gli uomini sarebbero divenuti “testardi”, “amanti dei piaceri”, “millantatori”, “non disposti a nessun accordo”. Tali cose, avvertì Paolo, si sarebbero manifestate in grandi proporzioni tra i professanti cristiani della cristianità. Ma non si doveva permettere che queste condizioni si infiltrassero nella vera congregazione cristiana. Quindi, se nella congregazione c’è qualcuno testardo, egli è in una posizione peggiore dei testardi del mondo, poiché l’apostolo Pietro dice che ‘il giudizio comincia dalla casa di Dio’. Egli deve rendere conto a Dio più di chi è fuori della congregazione. È in una posizione molto pericolosa. — 2 Tim. 3:1-5; 1 Piet. 4:17.

BADATE DI NON ESSERE PER UN “CAMBIAMENTO”

25. Perché i cristiani non dovrebbero unirsi a quelli che cercano di cambiare in meglio il mondo?

25 C’è un pericolo che tutti corrono, specialmente i giovani, perché ovunque c’è il fermento del “cambiamento”. Molti che cercano cambiamenti sono senz’altro persone oneste, che vedono la corruzione e l’ingiustizia e desiderano qualche cosa di meglio, senza tuttavia sapere che cosa dovrebbe essere. Ma coloro che sono a conoscenza del regno di Dio e si associano alla congregazione di Dio ne conoscono la struttura teocratica; sanno che è in armonia con i princìpi della Parola di Dio. Queste persone dovrebbero comprendere che il mondo è interamente permeato dall’egoismo, diametricalmente opposto ai giusti princìpi, e che non si può cambiare in meglio. Non c’è nessuna ragione di provarci. E dovrebbero anche sapere che non devono cercare di cambiare la congregazione di Dio secondo i loro propri concetti, o secondo i concetti dei fautori di cambiamenti nel mondo. Far questo vorrebbe dire introdurre lo spirito del mondo nella congregazione, che non dev’essere parte di questo mondo.

26. Come le Scritture avvertono del pericolo che corrono quelli che vogliono far cambiamenti nella congregazione secondo le loro idee o quelle del mondo?

26 Qual è il risultato della pericolosa condotta di chiedere un cambiamento, pensando che la congregazione di Dio sia “arcaica”, o almeno che non si conformi abbastanza alle vie e alle idee moderne? Forse quest’attitudine si manifesterà col tentativo di far valere certi “diritti” personali nella congregazione. Notate ciò che dice il saggio a suo figlio, nel libro di Proverbi: “Figlio mio, temi Geova e il re. Non t’immischiare con quelli che sono per il cambiamento. Poiché il loro disastro sorgerà così improvviso, che chi è consapevole dell’estinzione di quelli che sono per un cambiamento?” — Prov. 24:21, 22.

27. Quale sarà il risultato per quelli che esercitano la libertà che Dio dà loro, riconoscendo nello stesso tempo l’esigenza della piena ubbidienza?

27 Geova ama quelli che gli ubbidiscono. Ama chi legge la sua Parola, chi la medita e ne applica direttamente a sé i buoni consigli, non importa quanto direttamente i consigli lo tocchino. Quale libertà Geova concede a quelli che gli ubbidiscono! Egli cambierà l’aspetto di questa terra spazzando via quelli che la contaminano. A suo tempo tutto il genere umano sarà salvato e riceverà “la gloriosa libertà dei figli di Dio”. Sarà ristabilita la relazione che c’è tra un padre amorevole e i figli ubbidienti. Mediante il suo ineguagliato amore verso i suoi figli ubbidienti Geova potrà elargire loro inesauribili ricchezze spirituali e materiali per tutta l’eternità! — Rom. 8:21; Riv. 11:18.

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