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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1960
w60 15/1 p. 63

Domande dai lettori

● A chi si riferiva Gesù con le parole riportate in Matteo 5:5: “Felici i mansueti, poiché erediteranno la terra”? — H. S., U.S.A.

Gesù applicò la parola “mansueti” o “miti” ai suoi discepoli che a quel tempo avevano ricevuto la chiamata al regno celeste. Egli era il più mite fra loro e il loro esempio. In Ebrei 1:1, 2 e 2:5, 6 viene indicato che Gesù eredita la terra o ne prende possesso. I discepoli, divenuti suoi coeredi nel Regno, ereditano o possiedono la terra insieme a lui. Quindi Matteo 5:5 non si applica esclusivamente alle “altre pecore”. Tuttavia è stato citato appropriatamente in relazione ad esse, perché anch’esse devono essere miti o mansuete ad imitazione di Gesù Cristo, e solo se lo saranno potranno vivere sulla terra nel nuovo mondo. Esse non prendono possesso della terra come non lo prese Adamo nel giardino di Eden, ma Matteo 5:5 può nondimeno applicarsi in generale al fatto che la terra è affidata alla loro cura dal principale Erede, il Signore Gesù Cristo. In tale misura le altre pecore ricevono un’eredità: godono il reame del Re. Come disse Gesù nella parabola delle pecore e dei capri: “Venite, voi che avete la benedizione del Padre mio, ereditate il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo”. (Matt. 25:34) Quindi non è errato usare questa scrittura in generale parlando delle benedizioni che attendono le “altre pecore” nel nuovo mondo.

● È giusto che i cristiani invitino in casa propria, o accettino un invito a pranzo in casa d’altri, in un giorno festivo per il mondo? — G. B., U.S.A.

Non vi è nulla di male dal punto di vista scritturale se i cristiani pranzano in casa propria, o da ospiti in casa di amici o parenti, in qualsiasi giorno dell’anno. Può darsi che un giorno festivo per il mondo sia l’unica occasione in cui parecchi sono liberi dal lavoro e hanno tempo di godere un pranzo insieme agli amici. Certamente radunarsi col preciso scopo di celebrare la festa mondana e di pranzare in riconoscimento di ciò, non sarebbe scritturale né cristiano. Benché sia vero che alcuni, in certi giorni, considerano come riti religiosi azioni che sarebbero ordinarie in altri giorni, non è necessario che noi, d’altra parte, consideriamo un dovere religioso quello d’evitare in certi giorni dell’anno ciò che sarebbe normale in altri giorni.

A questo proposito è bene ricordare il consiglio che si trova nelle Scritture: “Non è il cibo che ci rende cari a Dio: se mangeremo, non avremo nulla di più, e se non mangeremo, nulla avremo di meno. Ma badate che questa vostra libertà non divenga un inciampo per i deboli”. “Or dunque sia che mangiate, sia che beviate, o facciate qualunque altra cosa, fate tutto a gloria di Dio”. — 1 Cor. 8:8, 9; 10:31, Ti.

● Perché la Traduzione del Nuovo Mondo, in Luca 11:2, citando la preghiera modello insegnata da Gesù ai discepoli, omette la parte che dice: “La tua volontà sia fatta in terra, come in cielo”? — R. M., U.S.A.

In Luca 11:2 alcune traduzioni, come quella italiana di Giovanni Diodati, includono le parole: “La tua volontà sia fatta in terra, come in cielo”, perché alcuni antichi manoscritti greci contengono tali parole. Tuttavia, il più antico dei manoscritti greci autentici, cioè il Manoscritto Vaticano 1209, omette tali parole. Quindi il testo greco di Westcott e Hort, su cui si basa principalmente la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane, e il testo greco a cura dello studioso tedesco D. Eberhard Nestle, omettono queste parole. Per questa ragione la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane, e anche diverse traduzioni italiane, non contengono tali parole anche se si trovano nella formula della preghiera di Gesù riportata in Matteo 6:9-13. Non sappiamo perché Luca abbia omesso tali parole nell’undicesimo capitolo di Luca del suo vangelo, secondo il Manoscritto Vaticano, ma il primo versetto del capitolo indica che tale formula della preghiera modello venne data in un’occasione diversa da quella di Matteo, capitolo sesto, quando Gesù pronunciò il sermone sul monte. Quindi nell’occasione riferita da Luca, in cui i discepoli chiesero a Gesù d’insegnar loro a pregare, egli espose la preghiera in forma abbreviata. Le cose più importanti erano di pregare perché il nome di Dio fosse santificato e anche perché venisse il suo regno. Quando questo fosse adempiuto, seguirebbe naturalmente che la volontà di Dio sarebbe fatta in terra come in cielo, e quindi non c’era bisogno di pronunciare una petizione particolare a questo fine. Questa era implicita nella santificazione del nome di Dio e nella venuta del suo regno.

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