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Svegliatevi! 1973
g73 8/2 pp. 5-7

Possono gli idoli apprezzare le offerte?

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Hong Kong

QUANDO si entra in una casa qui a Hong Kong non è insolito vedere un altare con del cibo sopra. Alcuni offrono ai loro idoli un pasto al giorno. Può essere solo un pezzo di frutta. Ma a volte l’offerta è un banchetto completo. L’occasione può essere quella di un parente malato o morto, o quella di uno speciale giorno festivo.

L’uso di idoli nell’adorazione è sorprendentemente esteso. Comuni sono le regolari offerte di cibo che si fanno loro in Giappone, Corea, India, Africa, America Meridionale e altri luoghi. Le offerte variano considerevolmente di luogo in luogo, secondo le usanze e le tradizioni tramandate dagli antenati.

Qui a Hong Kong si può venire con facilità a contatto con la pratica. Per esempio, si può visitare una famiglia, e la persona che accoglie il visitatore, desiderando essere ospitale, può togliere il cibo dall’altare e offrirglielo. Se egli esita, la persona che l’ospita può assicurare: “È molto buono. La frutta è freschissima; l’ho appena comprata questa mattina”.

Che fareste? Considerereste in contrasto con i vostri princìpi religiosi mangiare il cibo? Perché il cibo è offerto in primo luogo all’idolo? Quando e dove la pratica ebbe origine?

Una pratica antica

L’uso di idoli nell’adorazione non è nuovo. Infatti, c’è l’evidenza che nell’antica Mesopotamia circa quattromila anni fa l’adorazione degli idoli, con l’offerta di cibo che l’accompagnava, vi era già praticata. Si credeva che l’autorità superiore reale o supposta rappresentata dall’idolo si sarebbe compiaciuta dell’offerta di cibo. Si credeva che il dio entrasse nell’idolo così che l’idolo stesso divenisse il ‘corpo del dio’.

Tali credenze continuano a seguirsi fino a questo giorno. Ma forse la maggioranza delle persone prestano poca considerazione al perché offrono cibo agli idoli. Se un adoratore di idolo fosse interrogato sul perché segue questa usanza, una risposta tipica potrebbe essere: “Faccio solo ciò che posso ricordare che facevano i miei genitori, ma non sono veramente sicuro di tutto ciò che significa”.

Non ci sono regole chiaramente definite che stabiliscano come fare le offerte. E poiché le cose stanno così, non è probabile che in generazioni di trasmissione verbale certi particolari si siano perduti? Non è anche possibile che le offerte sian variate grandemente nelle centinaia e migliaia d’anni? I fatti della storia mostrano che questo è accaduto.

Precedenti delle offerte agli idoli

Avveniva che agli dèi si offrivano vittime umane. Su questa pratica The Encyclopædia Britannica osservò: “I sacrifici, specialmente di esseri umani, sono offerti immediatamente dopo la morte o a intervalli più lunghi. Il loro obiettivo può essere . . . di rafforzare il morto con il sangue o la vita di un essere vivente, allo stesso modo in cui si offre loro cibo”.a

Nell’antica Cina c’era la pratica di offrire come sacrifici agli dèi dei loro idoli i nemici catturati. Gli adoratori credevano che tali offerte umane fossero necessarie per placare i loro dèi. Ma questa pratica non si limitò alla Cina. La summenzionata enciclopedia nota:

“I sacrifici umani erano noti nell’antica India e sopravvissero fino al tardo 19º secolo; sia Greci che Romani li praticarono non meno delle più selvagge razze dell’antica Europa. Semiti ed Egiziani, Peruviani ed Aztechi, uccidevano le vittime umane; l’Africa, specialmente la Costa Occidentale, fino a poco tempo fa vedeva perire annualmente migliaia di vittime umane; in Polinesia, Tahiti e Fiji vi erano grandi centri del rito, infatti, non è facile nominare una zona dove non sia stato conosciuto”.

La dinastia dominante della Cina proscrisse i sacrifici umani molto tempo fa. Così la pratica è stata qui quella di offrire solo cibo o incenso a un idolo. Ma si può chiedere: Se le offerte umane erano richieste dagli dèi degli idoli nei tempi antichi, perché non lo sono ora? Cambiarono i desideri o le necessità degli idoli quando un governante proscrisse i sacrifici umani? È un idolo in effetti capace di provare sentimenti o desideri? Pensate che gli idoli possano davvero apprezzare le offerte?

In grado di mostrare apprezzamento?

È ovvio che gli idoli non mangiano il cibo dato loro, giacché il cibo può in seguito essere mangiato dall’adoratore o da altri. Alcuni dicono che il dio dell’idolo non mangia perché ha già le cose necessarie per vivere, ma si asserisce che l’idolo apprezzi il pensiero e la devozione dell’adoratore. Tuttavia come si mostra questo apprezzamento?

Di solito un idolo si compra in un negozio, forse solo alcune porte più in là della propria abitazione. Credete che un dio entri nell’idolo quando è portato nella casa? In tal caso, perché il dio non mostra apprezzamento per la devozione dell’adoratore consumando parte del cibo o con qualche altra azione?

Non è ovvio che l’idolo non è in grado di fare nulla, che è semplicemente come qualsiasi altro pezzo di legno o di metallo salvo che ha una forma diversa? Molto tempo fa questa osservazione fu fatta nelle Sacre Scritture circa un adoratore di idoli che abbatté un albero: “Ne prende dunque una parte per riscaldarsi. . . . Ne brucia effettivamente una metà nel fuoco. Su metà d’esso arrostisce bene la carne che mangia, e si sazia. Inoltre si riscalda e dice: ‘Aha! Mi son riscaldato. Ho visto la luce del fuoco’. Ma di ciò che rimane fa effettivamente un dio stesso, la sua immagine scolpita. Gli si prostra e si inchina e lo prega e dice: ‘Liberami, poiché tu sei il mio dio’”. — Isa. 44:15-17.

Non è inutile rivolgersi a un pezzo di legno o di metallo come se fosse Dio? Come può apprezzare le offerte che gli si fanno? Come spiegano anche le Scritture: “I loro idoli sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo terreno. Hanno bocca, ma non possono parlare; hanno occhi, ma non possono vedere; hanno orecchi, ma non possono udire. Hanno naso, ma non possono odorare. Hanno mani, ma non possono toccare. Hanno piedi, ma non possono camminare; non esprimono nessun suono con la loro gola”. — Sal. 115:4-7.

Il fatto è che gli idoli sono inutili per aiutare una persona. Sono privi di vita. Perché riporre dunque fiducia in loro? Non possono apprezzare le offerte di nessuno, né gli possono recare beneficio.

Chi può mostrare apprezzamento?

Se vedeste una bella scultura in avorio con un intricato disegno d’intaglio, a chi dareste credito? Alla scultura o allo scultore? Chi potrebbe apprezzare le vostre parole di lode? Le apprezzerebbe lo scultore, non è vero?

Indipendentemente dal materiale di cui l’idolo è fatto, il materiale non si è creato da sé. Né chi ha fatto l’immagine ha creato il materiale. Piuttosto, tutta la materia qui sulla terra dovette avere origine da un onnisapiente Creatore che diede alla terra illimitata bellezza e varietà. Che cosa pensate che dovremmo dunque adorare, ciò che è creato o il Creatore?

La cosa saggia è adorare il Creatore, il cui nome le Scritture ci dicono è Geova. (Sal. 83:18) Le Scritture spiegano quali offerte Gli piacciono, dicendo: “Offriamo sempre a Dio un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che fanno pubblica dichiarazione al suo nome. Inoltre, non dimenticate di fare il bene e di condividere con altri, poiché Dio si compiace di tali sacrifici”. Geova Dio apprezza queste eccellenti offerte, e a quelli che le fanno promette la ricompensa della “salvezza”, sì, la vita eterna. Com’è saggio, perciò, adorare Geova! — Ebr. 13:15, 16; 6:9-12.

Attitudine verso le offerte agli idoli

Che dire, però, se visitaste una persona la quale, per mostrarvi ospitalità, prendesse del cibo dall’altare di un idolo e ve lo offrisse? Sarebbe errato mangiarlo?

Nel primo secolo c’era l’usanza che gli adoratori di idoli mangiassero cibi offerti agli idoli con un sentimento di riverenza per l’idolo. Mangiando, l’adoratore diveniva partecipe del dio demonico rappresentato dall’idolo. (1 Cor. 10:18-22) Quindi ai cristiani era consigliato di astenersi “dalle cose sacrificate agli idoli”. Sarebbe errato che un adoratore di Geova mangiasse cibo offerto a un idolo con l’idea di partecipare all’adorazione dell’idolo. — Atti 15:28, 29.

Comunque, qualcuno potrebbe prendere del cibo da un altare e offrirlo agli ospiti perché lo mangino senza pensare all’idolo o alla sua adorazione. Sarebbe questo in qualche modo diverso? Riguardo a tale situazione, le Scritture osservano: “Ora circa il mangiar cibi offerti agli idoli, sappiamo che l’idolo non è nulla nel mondo, e che non c’è nessun Dio se non uno solo”. Quindi “se non mangiamo, non veniamo meno, e, se mangiamo, non ne abbiamo nessun credito. Ma continuate a vigilare affinché questa vostra autorità non divenga in qualche modo una pietra d’inciampo per quelli che son deboli”. — 1 Cor. 8:4-13.

Così, mentre in tali circostanze non sarebbe un errore mangiare il cibo, bisogna considerare la questione come il proprio mangiare influirebbe su altri. Un cristiano non vorrebbe mai far pensare a nessuno che egli partecipi all’adorazione di un idolo. Perciò può saggiamente astenersi dal mangiare per evitar di dare un’impressione errata e forse di far inciampare qualcuno. — 1 Cor. 10:25-29.

L’adorazione di idoli privi di vita non può mai recare beneficio a nessuno. Essi sono senza pensieri o sentimenti, e non possono dunque apprezzare le offerte fatte loro. Com’è eccellente, però, che ci sia un Dio vivente, Geova, che invero apprezza le nostre offerte ed “è il rimuneratore di quelli che premurosamente lo cercano”! — Ebr. 11:6.

[Nota in calce]

a Undicesima Edizione, Vol. 23, pagine 983. e 984.

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