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  • Diritti o doveri?
    La Torre di Guardia 1973 | 15 agosto
    • d’accordo con le opinioni d’altri, anche se pensi che quello che ora fai è del tutto giusto. Dopo tutto, se segui una moda che ti piace, chi lo nota di più? Chi sa com’è realmente su di te e chi può paragonare il tuo aspetto con quello d’altri? Tu non ti vedi, non è vero? No, sono gli altri a vederti sotto ogni punto di vista. Se i tuoi fratelli pensano che il tuo aspetto dia un’impressione errata, o rappresenti erroneamente o getti cattiva luce sul messaggio che tu porti, perché non cambiare, ed essere felice?

      NON LA MODA, MA LA SEPARAZIONE DALLE PRATICHE DEL MONDO

      23. Qual era la situazione in Israele se un uomo preferiva radersi completamente invece di portare la barba?

      23 Possiamo considerare il soggetto della moda, o dell’abito, da un altro punto di vista. Supponi che tu, come uomo, vivessi nei tempi israeliti, sotto la Legge, e non ti piacesse la barba. Forse ti piaceva l’aspetto degli Egiziani, interamente sbarbati. Che cosa avresti fatto? Avresti esercitato il tuo personale diritto di raderti? No, perché non avresti avuto tale diritto. Avresti dovuto portare la barba, perché la Legge comandava a tutti i maschi: “Non v’accorciate in tondo i capelli ai lati della testa, e non dovete distruggere l’estremità della vostra barba”. — Lev. 19:27; 21:5.

      24. Per quale ragione la legge richiedeva che gli Israeliti portassero la barba?

      24 Fu data questa Legge a causa della moda? No. Doveva impedire agli Israeliti di imitare le pratiche di alcune nazioni pagane circonvicine. Gli Israeliti, comunque, dovevano avere la barba in ordine, pulita, ben curata. Una barba non curata o rasata era segno di dolore o di cordoglio a motivo di qualche calamità. (2 Sam. 19:24-28; Isa. 7:20) Anche i capelli erano periodicamente tagliati, a meno che uno non avesse fatto il voto del nazireato. Nella profezia di Ezechiele è comandato ai sacerdoti di tagliar corti i loro capelli e di non portarli sciolti. — Ezec. 44:15, 20.

      25, 26. Come la Parola di Dio ci provvede la sua veduta su ciò che è corretto in quanto ai modelli d’abito?

      25 Inoltre, Dio riconobbe che il modo di vestire può far classificare erroneamente quando comandò che “non si dovrebbe mettere addosso a una donna l’abbigliamento d’un uomo robusto, né l’uomo robusto dovrebbe indossare il mantello d’una donna; poiché chiunque fa queste cose è qualche cosa di detestabile a Geova tuo Dio”. (Deut. 22:5) Perché? Perché sarebbe un’istigazione all’immoralità.

      26 Quindi, mentre ci sono alcuni modelli d’abito che si somigliano, come i pantaloni da donna e i calzoni da uomo, tuttavia c’è di solito una netta distinzione di modello o di stoffa. Ma quando si porta un abito tale che praticamente egli o ella non si distingue dal sesso opposto, questo è male agli occhi di Geova. Vale la stessa cosa per l’abito così attillato o succinto che favorisce l’immoralità e fa classificare la persona con coloro che sono noti per le loro pratiche detestabili. Se, dunque, ti accorgi di insistere su un certo modo di portare i capelli o su un certo modello d’abito, o su qualche pratica, chiediti: ‘Lo faccio per imitare quelli del mondo?’

      LA “NATURA” C’INSEGNA

      27, 28. (a) Come l’apostolo Paolo ci dà una buona norma su ciò che è corretto per il cristiano in quanto alla moda? (b) Che cosa dicono certi studiosi biblici riguardo alla parola “natura”?

      27 Nella Bibbia non sono esposte specifiche regole, come, ad esempio, sulla lunghezza dei propri capelli, o sulla lunghezza di una gonna. Ma l’ispirato apostolo espone in effetti buone norme che permettono al sincero, dedicato cristiano, e alla congregazione, di sapere quando un modello o un’usanza è appropriata, corretta. Egli dice: “Non v’insegna la natura che se l’uomo ha i capelli lunghi, è un disonore per lui; ma se la donna ha i capelli lunghi, è per lei una gloria? Perché i capelli le sono dati in luogo di copricapo”. — 1 Cor. 11:14, 15.

      28 Riguardo a queste parole dell’apostolo, lo studioso biblico Albert Barnes osservò:

      “La parola natura . . . indica evidentemente quel senso di decenza che tutti gli uomini hanno, e che è espresso in qualsiasi prevalente o universale usanza. . . . È tale com’è richiesto dal naturale senso di convenienza fra gli uomini. . . . In questo punto, perciò, la parola non significa la costituzione dei sessi, . . . né il semplice uso o usanza, . . . ma si riferisce a un profondo senso interiore di ciò che è corretto e giusto”.

      E lo studioso di greco dott. A. T. Robertson dice:

      “Ivi significa l’innato senso di decenza (cfr. Rom. 2:14) oltre alla semplice usanza, ma che si basa sull’obiettiva differenza nella costituzione delle cose”.

      29. (a) Perché il cristiano non ha bisogno di regole in quanto a quello che deve e a quello che non deve fare? (b) Se, in qualche caso, una persona non lo sa, che cosa deve fare?

      29 Perciò non occorre che ci si dica esattamente quello che si deve fare e quello che non si deve fare, come per mezzo di regole. Se siamo cristiani e i nostri cuori amano ciò che è giusto, sappiamo per natura, particolarmente per mezzo della nostra coscienza addestrata, se una cosa accresce o sminuisce la gloria della buona notizia che predichiamo. Sappiamo se edifichiamo o se abbattiamo la reputazione o l’immagine della congregazione agli occhi d’altri. Ma, se qualcuno non lo sa, allora dovrebbe farsi guidare dalla buona coscienza della congregazione cristiana. Accetti i buoni consigli e si fidi del buon giudizio dei fratelli responsabili. — Prov. 12:15.

      30. (a) Quale obbligo hanno tutti quelli che occupano un posto di responsabilità nella congregazione? (b) Quale principio ci guiderà per mantenerci al sicuro? (c) Perché dovremmo interessarci più dei doveri che dei diritti?

      30 I veri cristiani si amano gli uni gli altri, e quelli che hanno un posto di responsabilità hanno l’obbligo di fare solo ciò ch’è meglio per i loro fratelli, sia con l’esempio che danno che con i consigli che impartiscono. E le azioni di ognuno di noi dovrebbero sempre essere guidate dal principio: ‘Adorno in ogni cosa l’insegnamento del nostro Salvatore, Dio?’ Se adempiamo i nostri doveri, operando con tutta l’anima come a Geova, e non agli uomini, Geova ci ricompenserà con benedizioni di gran lunga maggiori dei “diritti” che possiamo rivendicare per noi stessi, insieme ad anni di vita e pace. — Tito 2:10; Col. 3:23, 24; Prov. 3:1, 2.

  • Un popolo libero, ma ubbidiente
    La Torre di Guardia 1973 | 15 agosto
    • Un popolo libero, ma ubbidiente

      “Siate come liberi, eppure mantenendo la vostra libertà non come un manto per malizia morale, ma come schiavi di Dio. Onorate uomini d’ogni sorta, abbiate amore per l’intera associazione dei fratelli, abbiate timore di Dio”. — 1 Piet. 2:16, 17.

      1. Quale libertà mostrò Paolo che avevano egli e i suoi condiscepoli?

      “CRISTO ci rese liberi. Perciò state saldi e non vi fate confinare di nuovo in un giogo di schiavitù”. Così scrisse l’apostolo Paolo dopo aver descritto la libertà dei figli di Dio, che erano anche figli della Sua libera organizzazione celeste, “la Gerusalemme di sopra”, la loro “madre”. Questa organizzazione “madre”, avente la libertà della perfetta relazione con Dio, fu, ciò nondimeno, rappresentata

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