-
PastoreAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Nella Bibbia il termine “pastori” a volte indica governanti e condottieri degli israeliti, sia fedeli che infedeli. (Isa. 63:11; Ger. 23:1-4; 50:6; Ezec. 34:2-10; confronta Numeri 27:16-18; Salmo 78:70-72). Similmente è riferito a condottieri di altre nazioni. (Ger. 25:34-36; 49:19; Naum 3:18; confronta Isaia 44:28). Sembra che in Geremia 6:3 i “pastori” rappresentino i comandanti di eserciti invasori. La presenza di pastori con le loro greggi si nota in una figura della restaurazione (Ger. 33:12), mentre fu predetto che la desolazione di Babilonia sarebbe stata così completa che ‘neanche un pastore vi avrebbe fatto giacere il suo gregge’. — Isa. 13:20.
In Rivelazione 12:5 “pascere” le nazioni con una verga di ferro significa distruggerle. — Confronta Salmo 2:9; vedi OVILE; PECORA.
-
-
Pasto serale del SignoreAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Pasto serale del Signore
Pasto letterale, che commemora la morte del Signore Gesù Cristo; quindi commemorazione della sua morte. Essendo l’unico avvenimento che i cristiani hanno il comando scritturale di commemorare, è corretto definirlo la Commemorazione. A volte è chiamato “cena del Signore”. — I Cor. 11:20, CEI.
Il 14 nisan del 33 E.V., la sera della sua morte, Gesù celebrò l’ultimo pasto pasquale, dopo di che istituì il Pasto Serale del Signore. Ancor prima che avesse inizio il pasto della Commemorazione, il traditore Giuda venne espulso, quando ormai, secondo la Bibbia, “era notte”. (Giov. 13:30) Poiché i giorni del calendario ebraico andavano dalla sera di un giorno alla sera del giorno dopo, anche il Pasto Serale del Signore fu celebrato il 14 nisan, giovedì 31 marzo secondo il calendario gregoriano.
QUANTO SPESSO VA OSSERVATO
Secondo Luca e Paolo, nell’istituire la commemorazione della sua morte Gesù disse: “Continuate a far questo in ricordo di me”. (Luca 22:19; I Cor. 11:24) È dunque ragionevole convenire che Gesù intendeva che i suoi seguaci celebrassero il Pasto Serale del Signore ogni anno, non più volte durante l’anno. La Pasqua, che ricordava la liberazione di Israele dalla schiavitù egiziana compiuta da Geova nel 1513 a.E.V., veniva commemorata solo una volta all’anno, nell’anniversario, il 14 nisan. La Commemorazione, che pure è un anniversario, va giustamente tenuta solo il 14 nisan.
Paolo citò le parole di Gesù riguardo al calice: “Continuate a far questo, ogni volta che ne berrete, in ricordo di me”. E aggiunse: “Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete questo calice, continuate a proclamare la morte del Signore, finché egli arrivi”. (I Cor. 11:25, 26) L’espressione “ogni volta che” può riferirsi a una cosa fatta solo una volta all’anno, specie se fatta per molti anni. (Ebr. 9:25, 26) Il 14 nisan era il giorno in cui Cristo diede il suo corpo letterale come sacrificio sul palo di tortura e versò il suo sangue vitale per il perdono dei peccati. Quello era dunque il giorno della “morte del Signore” e, quindi, la data in cui commemorare d’allora in poi la sua morte.
I partecipanti a questo pasto sarebbero stati “assenti dal Signore” e avrebbero celebrato il Pasto Serale del Signore ‘molte volte’ prima di morire fedeli. Quindi, una volta risuscitati alla vita celeste, sarebbero stati insieme a Cristo e non avrebbero più avuto bisogno di un suo rammemoratore. Con l’espressione “finché egli arrivi” l’apostolo Paolo si riferiva evidentemente al fatto che questa celebrazione si doveva tenere finché Cristo non fosse venuto di nuovo e non li avesse accolti in cielo mediante la risurrezione durante la sua presenza. Questo intendimento della cosa è chiarito dalle parole rivolte più tardi quella sera da Gesù agli undici apostoli: “Se sarò andato e vi avrò preparato un luogo, verrò di nuovo e vi riceverò a casa presso di me, affinché dove sono io siate anche voi”. — Giov. 14:3, 4; confronta II Corinti 5:1-3, 6-9.
Gesù informò i discepoli che il vino che aveva bevuto (durante la Pasqua precedente la Commemorazione) sarebbe stato l’ultimo prodotto della vite che avrebbe bevuto “fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio”. (Matt. 26:29) Dato che non avrebbe bevuto vino letterale in cielo, evidentemente si riferiva a ciò che a volte nelle Scritture era simboleggiato dal vino, cioè la gioia. Essere insieme nel Regno era ciò che attendevano col più vivo desiderio. — Rom. 8:23; II Cor. 5:2; confronta Salmo 104:15; Ecclesiaste 10:19.
GLI EMBLEMI
A proposito del pane usato da Gesù nell’istituire il Pasto Serale del Signore, Marco riferisce: “Mentre continuavano a mangiare, egli prese un pane, disse una benedizione, lo spezzò e lo diede loro, e disse: ‘Prendete, questo significa il mio corpo’”. (Mar. 14:22) Il pane era quello del pasto pasquale che Gesù e i discepoli avevano già terminato. Era pane non lievitato, dato che gli ebrei non potevano avere lievito in casa durante la Pasqua e la successiva festa dei pani non fermentati. (Eso. 13:6-10) Nelle Scritture il lievito a volte è usato per indicare peccaminosità. La qualità del pane senza lievito è appropriata perché rappresenta il corpo carnale di Gesù senza peccato. (Ebr. 7:26; 9:14; I Piet. 2:22, 24) Il pane non lievitato era sottile e friabile; perciò veniva spezzato, come in quei giorni si faceva abitualmente durante i pasti. (Luca 24:30; Atti 27:35) Qualche tempo prima, quando Gesù aveva miracolosamente moltiplicato il pane per migliaia di persone, l’aveva spezzato per distribuirlo a tutti. (Matt. 14:19; 15:36) Quindi il fatto di spezzare il pane alla Commemorazione non aveva alcun significato spirituale.
Dopo aver passato il pane, Gesù prese un calice, “rese le grazie e lo diede loro, e tutti ne bevvero. E disse loro: ‘Questo significa il mio “sangue del patto”, che dev’essere sparso a favore di molti’”. (Mar. 14:23, 24) Usò vino, non succo d’uva non fermentato. Quando si parla di vino nella Bibbia si parla di vero vino e non di succo d’uva non fermentato. Il vino, non il succo d’uva, poteva far scoppiare “otri vecchi”, come disse Gesù. I nemici lo accusavano di essere “un bevitor di vino”, accusa che non avrebbe significato nulla se il “vino” fosse stato semplice succo d’uva. (Matt. 9:17; 11:19) Vero vino era usato durante la celebrazione pasquale che si era appena conclusa e Cristo poteva appropriatamente usarlo per istituire la commemorazione della sua morte. Senza dubbio si trattava di vino rosso, infatti solo il vino rosso sarebbe stato un appropriato simbolo del sangue. — I Piet. 1:19.
UN PASTO DI COMUNIONE
Nell’antico Israele un uomo poteva provvedere un pasto di comunione. Portava un animale al santuario, dove veniva scannato. Una parte dell’animale offerto veniva posta sull’altare come “odore riposante a Geova”. Una parte andava al sacerdote officiante, un’altra ai sacerdoti figli di Aaronne, e pure l’offerente con la sua famiglia partecipava al pasto. (Lev. 3:1-16; 7:28-36) Chi era ‘impuro’ secondo la definizione della Legge non poteva mangiare un sacrificio di comunione pena lo stroncamento “dal suo popolo”. — Lev. 7:20, 21.
-