Domande dai lettori
● Qual è il motivo del cambiamento nel rendere Efesini 5:13 nella Traduzione del Nuovo Mondo, dall’edizione del 1950, che disse: “Ogni cosa che rende manifesto è luce”, all’edizione del 1961, dove si legge: “Ogni cosa resa manifesta è luce”? — R. J. S., Stati Uniti.
In Efesini 5:13 l’espressione “che rende manifesto” che si trova nell’edizione del 1950 della Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane (solo in inglese), o l’espressione “resa manifesta” che si trova nell’edizione del 1961 della completa Traduzione del Nuovo Mondo, è una versione della forma participiale della parola greca, che nella voce attiva significa “rendere manifesto”. Comunque, questo participio greco in Efesini 5:13 non è nella forma della voce attiva, ma nella forma che può essere sia della voce media greca sia della voce passiva greca. L’edizione del 1950 la considerò nella voce media del participio greco, come pure la Authorized o King James Version, che la rende in modo simile. Nella voce media questo verbo significherebbe rendersi manifesto, e come il “Critical and Exegetical Handbook dell’Epistola ai Galati e agli Efesini” del dott. Meyer mostra, il trattare il participio verbale greco come voce media ha dato luogo a quelle traduzioni come: “Poiché è luce ciò che rende tutte le cose manifeste”, o: “Poiché ogni cosa che rende altre cose manifeste è luce”. Quest’idea sembra quella cui aderì monsignor Ronald A. Knox in The New Testament in English, poiché egli rende l’espressione: “Solo la luce si mostra”. Pare che questa sia anche l’idea di Hugh J. Schonfield, poiché in The Authentic New Testament rende l’espressione: “Giacché ogni visibilità è dovuta alla luce”. Conformemente, l’edizione del 1950 della Traduzione del Nuovo Mondo ha un buon sostegno.
Comunque, nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture del 1961 il comitato di traduzione mostrò la sua preferenza intendendo che la forma del participio verbale greco rappresentasse la voce passiva invece della voce media. Con questo intendimento sono concordi molti altri traduttori moderni della Bibbia. Per esempio la traduzione di Moffatt dice: “Poiché qualsiasi cosa che è illuminata diviene luce”. An American Translation di Smith-Goodspeed dice: “Qualsiasi cosa che è resa visibile è luce”. The New English Bible, pubblicata nel 1961, dice: “Ogni cosa così illuminata è tutta luce”. La Sacra Bibbia a cura di monsignor Salvatore Garofalo, edita nel 1964, dice: “Tutto ciò, infatti, che si rende manifesto è luce”. La Sacra Bibbia a cura del Pontificio Istituto Biblico di Roma, edita nel 1961, dice: “Ché quanto è reso manifesto è luce”. La Sacra Bibbia a cura delle Università Pontificie di Propaganda Fide e Lateranense, edita nel 1964 da Garzanti, dice: “Tutto ciò che è manifesto è luce”. In maniera corrispondente, la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture del 1961 dice: “Ogni cosa resa manifesta è luce”.
Naturalmente, come l’apostolo Paolo mostra nel contesto, le infruttuose opere che appartengono alle tenebre desiderano rimanere nascoste e oscurate e lungi dalla luce. Esse non preferiscono manifestarsi pubblicamente all’aperta vista di tutti. D’altra parte, quelle cose che appartengono alla luce si offrono di manifestarsi a chiunque per quello che sono, e questo senza vergogna o riprensione. Come Gesù disse in Giovanni 3:21: “Chi fa ciò che è vero viene alla luce, onde le sue opere siano rese manifeste, poiché sono state compiute in armonia con Dio”.
Comunque, il primo pensiero di Efesini 5:13 risulta d’essere che i partecipanti a quelle infruttuose opere delle tenebre non le riconoscono per peccato. Non sono state smascherate a questi perpetratori come peccati. Comunque, col passar del tempo viene la luce della verità cristiana ed essa risplende su quelle infruttuose opere che appartengono alle tenebre. Essa smaschera la loro vera natura e rende molto chiaro ed evidente che quelle opere appartengono alle tenebre e sono peccaminose e son così vergognose che quelle cose che avvengono in segreto ad opera di questi perpetratori non meritano d’esser narrate, riferite o descritte, in modo da mettere cattive idee nei cuori o nelle menti di quelli che odono i racconti di queste cose. In ogni modo, quando a causa della necessità e dell’inevitabilità, tali cose vergognose sono smascherate dalla luce della verità cristiana, sono quindi rivelate come peccaminose. Questa rivelazione della peccaminosità di quelle cose è perciò un fulgore di luce. Si fa luce e quelle cose sono illuminate come peccaminose. La peccaminosità di quelle cose è ciò che è la luce, non le opere vergognose in se stesse. Quelle cose che sono riprovate e rese manifeste son dunque viste dai cristiani nella loro vera luce, cioè come cose condannate da Dio e che i cristiani devono evitare e scansare.