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Chi può essere contento?La Torre di Guardia 1981 | 1° settembre
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mondiale, non c’è nessuna lontana e tranquilla isola tropicale in cui ci si possa rifugiare. I voli aerei, i mezzi di comunicazione di massa — e anche l’inquinamento atmosferico — rendono impossibile trovare un posto che garantisca sicurezza e tranquillità assolute. Significa questo che ogni uomo, donna e ragazzo sia condannato a essere infelice e scontento? Niente affatto, come vedremo considerando la domanda: “Siete contenti della vita che fate?”
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Siete contenti della vita che fate?La Torre di Guardia 1981 | 1° settembre
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Siete contenti della vita che fate?
“SE DAL cielo venissero mandati due angeli, uno a governare un impero e l’altro a spazzare una strada, non proverebbero nessun desiderio di scambiarsi i compiti”. Così disse l’ecclesiastico inglese John Newton circa due secoli fa. Ecco un modo per esprimere ciò che significa essere contenti della propria vita.
Ma cosa vuol dire essere contenti? Vuol dire provare un senso di profonda e durevole soddisfazione per quanto riguarda la propria situazione. Esteriormente si manifesta con l’assenza di critiche e lamentele. Un dizionario descrive così l’aggettivo “contento”: “Che ha l’animo soddisfatto”. Che dire di voi? Vorreste svolgere un lavoro diverso, avere una casa diversa o un coniuge diverso? Riscontrate che i vostri desideri si fanno sempre più inquieti, rischiando di farvi perdere l’equilibrio?
Accontentarsi non vuol dire rinunciare a qualsiasi tentativo di migliorare la propria situazione. Non significa che si debba soffocare lo spirito d’iniziativa o vivere alla giornata. Ma vuol dire che non si deve desiderare a tal punto qualcosa da diventare infelici e lamentatori.
UN ESEMPIO DA SEGUIRE
Considerate l’esempio dell’apostolo cristiano Paolo. In possesso della cittadinanza romana, e probabilmente di facoltosa famiglia ebrea, studiò legge alla scuola del dotto Gamaliele, guadagnandosi il rispetto dei farisei suoi compagni. Ma cosa accadde? Fu chiamato da Geova Dio tramite Suo Figlio per diventare un predicatore della “buona notizia”. Per mantenersi e non divenire un peso per gli altri cristiani, Paolo lavorò con le proprie mani. Questo gli consentì di spostarsi liberamente da una città all’altra ovunque lo portasse la sua attività missionaria. A causa della sua opera di evangelizzazione dovette subire molta persecuzione, incluse percosse, frustate e tentativi di lapidazione. Era un uomo contento?
Nella sua Lettera ai Filippesi, Paolo scrisse: “In realtà pure considero ogni cosa esser perdita a motivo dell’eccellente valore della conoscenza di Cristo Gesù mio Signore. A motivo di lui ho accettato la perdita di tutte le cose e le considero come tanti rifiuti, affinché guadagni Cristo. Ho imparato, in qualsiasi circostanza mi trovi, ad essere autosufficiente [“contento”, Versione Riveduta (VR)]”. (Filip. 3:8; 4:11) Sì, l’apostolo Paolo era veramente contento del suo fedele servizio a Dio.
ESEMPI AMMONITORI DI INSODDISFAZIONE
Altri invece divennero scontenti, con tragiche conseguenze. La prima donna,
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