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  • w72 1/8 pp. 474-477
  • Viviamo una vita di dedicazione

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  • Viviamo una vita di dedicazione
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1972
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  • SCHIAVI CRISTIANI DI DIO E DI CRISTO
  • IL PERICOLO DEL COMPROMESSO DOVUTO AL RAGIONAMENTO UMANO
  • DIO VUOLE UN CUORE VOLENTEROSO
  • CONFIDATE SINCERAMENTE IN DIO
  • Il battesimo mostra fede
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1967
  • Perché dovreste dedicarvi a Geova?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2010
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1959
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1972
w72 1/8 pp. 474-477

Viviamo una vita di dedicazione

MOLTI hanno detto di aver fatto una dedicazione a Dio. Ma è semplicemente il fatto di essersi dedicati a Dio che conta, o dovremmo essere anche più interessati a vivere conforme a quella dedicazione? Se sei cristiano, possono altri che conoscono la Bibbia ammettere con tutto il cuore che sei una persona veramente dedicata?

Che cosa vogliamo dire, ad esempio, quando parliamo di una persona, diciamo un medico, come di un “uomo dedicato”? Ci riferiamo semplicemente alla sua laurea da una scuola di medicina e al fatto che ha cominciato a esercitare ufficialmente? Intendiamo che è qualificato per metter su una targa e chiamarsi medico? No. Intendiamo che è assorbito dal suo lavoro, consumato dal suo desiderio e dai suoi sforzi di alleviare le sofferenze fisiche del genere umano. Non si volge a qualche altra occupazione né lascia che alcuna cosa ostacoli seriamente la sua chiamata e la sua opera di medico.

L’apostolo Pietro parla del battesimo del cristiano, dicendo che rappresenta “non il togliere del sudiciume della carne, ma la richiesta fatta a Dio d’una buona coscienza”. (1 Piet. 3:21) Al tempo del battesimo la persona non si accosta a Dio come se fosse in grado di dire: ‘Sarò tuo servitore’. No, viene dinanzi a Dio come uno che supplica. Ha una cattiva coscienza e domanda o chiede a Dio di accettarlo e dargli una buona coscienza così che sia puro, con la speranza che Dio gli permetta di servirlo. Con cuore sincero si è pentito dei suoi peccati e si è convertito. Quindi si battezza e Dio l’accetta in base al sacrificio di Cristo, secondo la Sua promessa.

Ora, avendo fatto questo, sorge la domanda: Darà prova d’essere veramente dedicato a Dio? Essendosi convertito, seguirà fermamente senza deviare la condotta stabilita dalla Parola di Dio? In tal caso, mostrerà d’essere dedicato a Dio. Sarà realmente un “uomo dedicato”.

Conforme a ciò, non si può solo additare il tempo in cui ci si è convertiti dalla propria condotta mondana e ci si è presentati per il battesimo e dire: ‘Sono un dedicato servitore di Dio’. Piuttosto, si deve seguire un corso di completa dedizione. Tutto il proprio modo di vivere deve mostrare che si serve Dio ogni giorno. I suoi compagni devono poter dire della persona come i discepoli di Gesù poterono dire di Gesù, che ‘lo zelo per la casa di Geova lo aveva divorato’. — Giov. 2:17.

In qualunque modo viviate effettivamente la vostra vita, Dio, che al tempo del vostro battesimo accettò la vostra sincera richiesta, vi ritiene responsabili d’essere fedeli alla dichiarazione di fede che faceste. Gesù disse: “La vostra parola Sì significhi Sì, il vostro No, No”. — Matt. 5:37.

SCHIAVI CRISTIANI DI DIO E DI CRISTO

L’apostolo Pietro disse ai Giudei che si battezzarono il giorno di Pentecoste del 33 E.V.: “Salvatevi da questa perversa generazione”. Sei stato battezzato? Allora hai mostrato di abbandonare questa “perversa generazione” e le sue cattive pratiche morali nonché il suo nazionalismo, che porteranno questa generazione alla distruzione nella grande tribolazione. (Atti 2:40) Sei divenuto schiavo di Dio e del Signore Gesù Cristo. Che cosa significa questo, in realtà? — 1 Tess. 1:9.

Gesù Cristo fece un’illustrazione sulla posizione del cristiano dicendo: “Chi di voi, avendo uno schiavo ad arare o a pascolare il gregge, quando torna dal campo gli dice: ‘Vieni subito qui e giaci a tavola’? Piuttosto, non gli dirà: ‘Preparami qualche cosa perché abbia il mio pasto serale, e mettiti un grembiule e servimi finché io mangi e beva, e poi tu potrai mangiare e bere’?” — Luca 17:7, 8.

Benché uno schiavo abbia la sua volontà, sottoponendosi a un padrone deve subordinare la sua volontà per fare ciò che vuole il padrone. Possono sorgere circostanze che gli rendano personalmente disagevole ubbidire a un certo comando. Può anche avere il desiderio di trovare una via d’uscita, qualche “scappatoia” o qualche via più facile di quanto non comandi il padrone. Ma non può farlo senza rinnegare il suo padrone.

Perciò, non si tratta di ciò che vuol fare il cristiano, lo schiavo di Dio. Quando ti trovi davanti a una scelta o stabilisci una linea di condotta, pensi alla decisione che tu vuoi prendere? O pensi prima alla condotta approvata dal tuo Padrone, di cui sei schiavo?

Edifichi la tua vita intorno alla tua relazione con Geova? O l’edifichi secondo un modello che tu ti sei prefisso? Attendi che sorgano le controversie prima di affrontare la decisione riguardo ad esse? O prendi ora ferme decisioni e vivi in armonia con quelle decisioni, così che avrai la forza quando sorgeranno controversie?

Purtroppo, alcuni che asseriscono d’essere dedicati a Dio pensano e agiscono come se la loro vita appartenesse a loro e come se fossero liberi di agire secondo il proprio giudizio. Ma l’apostolo Paolo dice: “Voi non appartenete a voi stessi, poiché siete stati comprati a prezzo. A tutti i costi, glorificate Dio”. — 1 Cor. 6:19, 20.

A quelli che vanno avanti coi loro propri piani anziché consultare prima ciò che dice Dio loro Padrone, si applicano le parole di Giacomo, fratellastro di Gesù: “Dovreste dire: ‘Se Geova vuole, vivremo e faremo anche questo o quello”. — Giac. 4:13-15.

IL PERICOLO DEL COMPROMESSO DOVUTO AL RAGIONAMENTO UMANO

Molte volte non si fanno piani del tutto volontariamente. Spesso si decide di seguire una condotta perché si è sotto pressione. Ma nel prendere la decisione si può seguire il ragionamento umano anziché quello di Dio, e con tale ragionamento cercare di giustificare la condotta scelta.

Pietro seguì inconsapevolmente tale ragionamento, divenendo un “satana”, un avversario di Cristo, cercando di indurre Gesù a seguire una condotta più facile di quella che il Padre suo gli aveva posta dinanzi. Gesù rimproverò Pietro con parole vigorose: “Va dietro a me, Satana! Tu mi sei una pietra d’inciampo, perché pensi non i pensieri di Dio, ma quelli degli uomini”. — Matt. 16:22, 23.

A una persona i colleghi possono offrire droghe, ed essere anche oggetto della loro insistenza: “Provale soltanto”. Ha essa il diritto, se lo desidera, di vedere come sono, o di soddisfare i suoi colleghi? No, poiché il suo Padrone non approva, anzi, le comanda di ‘purificarsi da ogni contaminazione di carne e di spirito’ e di ‘mantenersi assennata’, mentre le droghe pervertono gravemente i sensi. — 2 Cor. 7:1; 1 Piet. 5:8.

Oppure una persona può essere spinta dal nazionalismo a compromettere la sua fedeltà e il suo servizio a Dio. In alcuni paesi, può anche esserle offerta la via per sottrarsi a certe sanzioni seguendo una condotta discutibile, una condotta che, con uno specioso argomento, può giustificare nella propria mente. Sembra meno scomoda da seguire della via giusta e chiara indicata da Dio.

Tale situazione si presentò a tre giovani Ebrei a Babilonia. Quando il re comandò di prostrarsi all’immagine d’oro, essi risposero: “O Nabucodonosor, noi non abbiamo a questo riguardo alcuna necessità di risponderti parola. Se dev’essere, il nostro Dio che noi serviamo ci può liberare. Egli ci libererà dalla fornace di fuoco ardente e dalla tua mano, o re. Ma se no, ti sia noto, o re, che i tuoi dèi non sono quelli che noi serviamo, e non adoreremo l’immagine d’oro che hai eretta”. — Dan. 3:16-18.

Notate che questi uomini non cercarono di razionalizzare che c’era qualche modo in cui potevano ubbidire al comando del re e continuare ugualmente il servizio di Dio. Non discussero o non usarono astuzie né sperarono che il re desse loro qualche altro compito in relazione alla cosa che sembrasse meno direttamente collegato alla cerimonia. Questi fedeli uomini vollero rendere chiaro che non sostenevano in nessun modo il progetto del re.

Né questi tre Ebrei dovettero consultare o interrogare qualcun altro per convincersi, possibilmente, a fare qualche specie di compromesso. Senza esitare mostrarono la loro completa e ferma dedicazione quando cominciarono a rispondere a Nabucodonosor con la dichiarazione “noi non abbiamo a questo riguardo alcuna necessità di risponderti parola”.

Il servitore di Dio sa che l’amore è la qualità fondamentale che tiene unita la congregazione di Dio. (Col. 3:14) I cristiani che hanno ‘fatto delle loro spade vomeri e delle loro lance cesoie per potare’ non levano la spada l’uno contro l’altro né imparano più la guerra. Perciò rifiutano di partecipare a qualsiasi cosa che sarebbe contraria a tale amore e mantengono la loro neutralità rispetto alle contese e alle fazioni belligeranti del mondo. — Isa. 2:4.

Notate pure le immediate e dirette risposte date dagli apostoli quando i governanti giudei ordinarono loro di smettere di predicare. Essi risposero chiaramente: “Non possiamo smettere di parlare delle cose che abbiamo viste e udite” e: “Dobbiamo ubbidire a Dio quale governante anziché agli uomini”. (Atti 4:19, 20; 5:29) Non avrebbero rinunciato volontariamente alla loro libertà di servire Dio, né avrebbero accettato che questi governanti dicessero loro quando e dove parlare o li limitassero nel fare pienamente ciò che comandava il loro Padrone.

DIO VUOLE UN CUORE VOLENTEROSO

Non si dovrebbe pensare che Dio impedisca di seguire la condotta che uno decide di seguire. Dio non forzerà nessuno a ubbidirgli. Comunque, provvederà il modo per sopportare qualsiasi prova. “Dio è fedele, ed egli non lascerà che siate tentati oltre ciò che potete sopportare, e con la tentazione farà anche la via d’uscita onde la possiate sopportare”. (1 Cor. 10:13) Questa via d’uscita non sarà affatto una via “più facile”, né tramite qualche compromesso. Ma Geova darà forza a quelli che assumono un atteggiamento intrepido e fermo.

Che Geova permetta alla persona di seguire la condotta che sceglie fa effettivamente parte della prova dell’integrità. La persona ha il libero arbitrio. Se segue una condotta che viola l’integrità cristiana, rinnega Dio quale suo Padrone e abbandona Dio e la sua congregazione. Certo non conduce una vita di dedicazione. Non è la congregazione a disassociarla pubblicamente. Essa se ne va, si disassocia. Fu una volta salvata da questa “perversa generazione”, ma ora preferisce tornarvi, agendo come agisce.

Tale persona può pensare di andare e venire come vuole. Non è così, poiché la congregazione non può accogliere a braccia aperte chi ha rinnegato la sovranità di Dio su di essa come Sua schiava. Quale posto avrebbe Dio per lei nel “corpo” della congregazione? (1 Cor. 12:24, 25) Perciò la congregazione, se le desse un posto approvato in mezzo a essa, condonerebbe la sua disubbidienza e parteciperebbe ai suoi peccati. — Si paragoni II Corinti 6:14; I Timoteo 5:22.

Non è la congregazione a dover modificare i suoi principi. Piuttosto, è chi ha errato a doversi pentire e cambiare completamente la sua errata veduta e le sue cattive azioni e compagnie. Prima che la congregazione lo possa accettare in piena associazione egli deve dare prova del suo pentimento e del suo cambiamento di cuore e d’azione, mostrandolo per un certo periodo di tempo, e tornare a condurre una vita di dedicazione.

CONFIDATE SINCERAMENTE IN DIO

Quando sorgono opposizioni alcuni si spaventano non tanto per il nemico o per gli uomini stessi, ma a causa della situazione economica del mondo, temendo ad esempio di perdere il lavoro o la proprietà, o forse anche di dover andare in prigione e così non poter provvedere al mantenimento della loro famiglia. Ma la persona veramente dedicata seguirà la condotta di dedicazione al suo celeste Padrone. Farà assegnamento su Dio perché badi agli interessi dei suoi fedeli servitori.

L’apostolo Paolo seguì questa condotta di fede. Prima di divenire cristiano, aveva avuto molti vantaggi mondani. Ma vi rinunciò. Egli disse: “Ma le cose che per me eran guadagni, le ho considerate perdita a motivo del Cristo. Infatti, per questo in realtà pure considero ogni cosa esser perdita a motivo dell’eccellente valore della conoscenza di Cristo Gesù mio Signore. A motivo di lui ho accettato la perdita di tutte le cose e le considero come tanti rifiuti, affinché guadagni Cristo e sia trovato unito a lui, avendo non la mia propria giustizia, che risulta dalla legge, ma quella che è per mezzo della fede in Cristo”. — Filip. 3:7-9.

Il cristiano non vive dunque una vita di vera dedicazione se fa ragionamenti tortuosi, o segue una condotta che sia “a metà strada” o una condotta che pensa sia appena al di qua del limite dell’ubbidienza a Dio. Se vuole ottenere il premio della vita, dovrebbe fare come Paolo, che scrisse: “Perciò, il modo in cui io corro non è incerto; il modo in cui dirigo i miei colpi è tale da non colpire l’aria; ma tratto con durezza il mio corpo e lo conduco come uno schiavo, affinché, dopo aver predicato agli altri, io stesso non sia in qualche modo disapprovato”. — 1 Cor. 9:26, 27.

Chi segue questa leale, sincera condotta sarà felice. Allora il suo ‘progresso sarà manifesto a tutti’ e quelli che lo conoscono potranno dire: “Questa è una persona veramente dedicata”. — 1 Tim. 4:15.

“E in quel giorno per certo direte: “Rendete grazie a Geova! Invocate il suo nome. Fate conoscere fra i popoli le sue gesta. Menzionate che il suo nome dev’essere innalzato. Elevate melodie a Geova, poiché ha fatto cose eccelse. Questo deve farsi conoscere in tutta la terra’”. — Isa. 12:4, 5.

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