BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • w50 1/7 pp. 195-201
  • Come occupate il vostro tempo?

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Come occupate il vostro tempo?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1950
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • CONSIDERATE LA DOMANDA
  • STUDIO
  • PARTECIPATE ALLE ADUNANZE
  • PREDICAZIONE
  • Volgere a profitto il tempo che resta
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1950
  • Usate saggiamente il tempo che rimane
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
  • Chi parteciperà alla testimonianza finale?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1950
  • Come perseverare in essa
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1950
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1950
w50 1/7 pp. 195-201

Come occupate il vostro tempo?

“V’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo”. — Eccl. 3:1.

1. Perché Paolo scrisse che ‘il tempo era ormai abbreviato’?

GEOVA ispirò l’apostolo Paolo di avvertire una congregazione cristiana diciannove secoli fa: “Il tempo è ormai abbreviato”. (1 Cor. 7:29) Questa seria dichiarazione uscita dalle labbra d’una delle più eminenti autorità del Cristianesimo deve essere attentamente meditata dagli uomini che vivono in questo secolo ventesimo. “Ma perché,” potreste chiedere, “dobbiamo interessarcene proprio ora? Quale tempo diventato così breve, potrebbe interessare questa generazione?” Paolo pregustava con fiducia la fine del presente ordine di cose con la sua confusione, corruzione e violenza; e la sua fiducia era fondata sulla Sacra Scrittura e sulle parole del suo Maestro, Cristo Gesù. Non aveva detto forse Gesù ai suoi discepoli ch’egli sarebbe venuto e che questo vecchio mondo avrebbe avuto fine? Sì; perciò essi credevano e gli chiesero maggiori informazioni. In risposta alla loro domanda: “Quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo?” Gesù enumerò gli avvenimenti che dovevano verificarsi per contrassegnare la sua venuta di Re dominante e il principio della fine di questo sistema mondiale. Paolo era in attesa della fine e dei segni che dovevano accompagnarla quando diede l’avvertimento sopra citato. I trascorsi molti anni che dovevano intercorrere non sono serviti a differire il tempo”. Se questo tempo fu breve ai giorni di Paolo, deve esserlo molto di più oggi.

2, 3. Perché il tempo dev’essere più breve oggi che ai giorni di Paolo?

2 Ma perché comprendiate come tutto questo vi riguardi direttamente, sapete voi che i segni preannunziati da Gesù e dei quali i suoi apostoli erano in attesa hanno avuto adempimento sull’attuale generazione? Leggete i capitoli 24 di Matteo, il capitolo 21 di Luca e il capitolo 13 di Marco, e vedete che cosa sono i segni dei quali parlò Gesù: nazione che insorge contro nazione in una guerra totale, carestie, pestilenze, terremoti, con maggiori guai a venire. Quindi ricordate quello che si è andato verificando sulla terra, durante i trascorsi 36 anni. Non riscontrate il sorprendente parallelo, che questi stessi avvenimenti si sono già abbattuti proprio su questa generazione?

3 Il fatto che questa serie di avvenimenti, insieme ad altri pure preannunziati da Gesù, si sono verificati particolarmente dal 1914 in poi possono non parervi significativi fino a che non si richiami all’attenzione che l’anno 1914, secondo la cronologia biblica, segnò la fine dei tempi dei Gentili, ossia il periodo di 2.520 anni che fu preannunziato di intercorrere fra il ripudio da parte di Dio dell’infedele nazione d’Israele nel 607 a.C. e la restaurazione del governo teocratico con l’assunzione di Cristo Gesù come Re celeste. Questi segni si ergono come pietre miliari, avvertendo uomini e nazioni del punto in cui si trovano nel corso del tempo. Mentre Paolo poteva solo vedere con gli occhi della fede la fine del mondo e della malvagità che l’avrebbe accompagnata, noi abbiamo proprio davanti agli occhi questa serie di avvenimenti d’importanza mondiale, i quali attestano che viviamo negli ultimi giorni!

4. Poiché Paolo scrisse 1900 anni fa che il tempo era abbreviato, perché è abbreviato oggi?

4 Si potrà argomentare che Paolo pensava che il tempo era breve ai giorni suoi; dunque pur potendo vedere facilmente i segni i quali Gesù preannunziò che avrebbero contrassegnato il principio del tempo della fine, perché non potremmo essere giustificati di concludere che resta ancora molto tempo? Forse parecchie generazioni devono ancora sorgere e scomparire prima che l’indignazione di Dio si esprima contro l’empietà e venga la fine completa. Questa conclusione deve essere estirpata senza indugio dalla mente, poiché Gesù disse ancora, parlando dei segni: “Questa generazione non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute”. (Matt. 24:34) Questo riguarda principalmente la generazione nella quale voi vivete.

5. Perché richiamiamo qui l’attenzione sulla brevità del tempo?

5 Questi fatti non sono qui richiamati alla vostra attenzione per paralizzarvi in una paurosa inattività, ma piuttosto per destarvi al significato dei tempi, al raro privilegio che può esser vostro e al modo più profittevole di usare il tempo che rimane. Fra tutti i tempi nei quali si può esser vissuti, questo è di certo il più benedetto, malgrado le prove che oggi affliggono il genere umano. Noi viviamo nel tempo culminante delle età, quando un mondo corrotto si trova nella sua stretta mortale e uno splendente nuovo mondo, con potenza crescente, sta serrando l’empietà in un angolo per ivi schiacciarla e sbarazzarne la terra per sempre. ‘Il gran giorno dell’Eterno viene in gran fretta’, avvertì il profeta Sofonia. (1:14) Poiché esso si avvicina rapidamente, non lasciamoci trovare fra gli schernitori che rimandano la fine del mondo al lontano futuro dicendo: “Forse verrà, ma non ai giorni nostri!” Tali persone vissero su questa terra nel passato.

6, 7. Quale illustrazione ci premunisce oggi contro qualsiasi scherno?

6 Se vi sentite inclini a beffarvi dell’evidenza della brevità del tempo che rimane potrete occupare con profitto alcuni momenti del tempo indeterminato che resta per riflettere su un avvenimento verificatosi 1.656 anni dopo che l’uomo era stato posto sulla terra. Il giusto Noè aveva appena completato la costruzione di un battello gigantesco. Durante la sua costruzione aveva pure annunciato un messaggio all’empia e corrotta razza umana che aveva voltato il dorso alle giuste esigenze del Creatore, Geova Dio, e si era messa di proposito al seguito dell’avversario, Satana il Diavolo. Essi non avevano tempo per ascoltare il “predicator di giustizia”. Invece di prestare attenzione al suo avvertimento sulla imminenza della sovrastante condanna si occupavano solo dei loro egoistici piaceri. Allora, con sorprendente subitaneità, il diluvio d’acqua si scatenò! Il terrore riempì il loro cuore e fece loro comprendere l’avveramento terribile che il loro tempo non era stato speso profittevolmente beffeggiando e vituperando Noè e la sua famiglia. Allorché la vita degli empi veniva spenta, Noè e le sette persone che avevano occupato il tempo nel modo che Iddio aveva loro comandato trovavano confortevole posto e protezione nell’arca. Prima di beffeggiare è bene conoscere che l’apostolo Pietro descrisse una fine simile per quelli che vivono in questo giorno i quali ignorano volontariamente i segni che danno prova dell’imminenza della fine di questo mondo.

7 Pietro disse a questo riguardo: “Sapendo questo, prima di tutto: che negli ultimi giorni verranno degli schernitori coi loro scherni i quali si condurranno secondo le loro concupiscenze e diranno: Dov’è la promessa della sua venuta? perché dal giorno in cui i padri si sono addormentati, tutte le cose continuano nel medesimo stato come dal principio della creazione. Poiché costoro dimenticano questo volontariamente: che ab antico, per effetto della parola di Dio, esistettero de’ cieli e una terra tratta dall’acqua e sussistente in mezzo all’acqua; per i quali mezzi il mondo d’allora, sommerso dall’acqua, perì; mentre i cieli d’adesso e la terra, per la medesima Parola son custoditi, essendo riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della distruzione degli uomini empi”. (2 Piet. 3:3-7) Questa testimonianza è appieno confermata dallo stesso Gesù, il quale disse: “Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figliuol dell’uomo. Infatti, come ne’ giorni innanzi al diluvio si mangiava e si beveva, si prendea moglie e s’andava a marito, sino al giorno che Noè entrò nell’arca, e di nulla si avvide la gente, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figliuol dell’uomo”. — Matt. 24:37-39.

8. Perché l’apparenza di stabilità del mondo non dovrebbe trarci in inganno?

8 Se, dalle apparenze esteriori, vi sembra che non ci sia nessun segno che il vecchio mondo è sull’orlo del disastro, ma che le sue istituzioni siano tuttora forti e stabili, ricordate questo incidente significativo. Quando la nazione d’Israele fuggiva dall’oppressore Faraone, il suo esercito non era mai stato in condizioni migliori. Era all’apogeo della sua potenza e della sua gloria militare; i fuggenti Israeliti inseguiti da presso sembravano una facile preda. Secondo le apparenze esteriori quell’esercito aveva ancora la prospettiva di molti anni di attività. Ma il tempo non fu occupato con profitto da quell’esercito quando irruppe violentemente fra le torreggianti muraglie d’acqua marina che Geova aveva aperto per la sua nazione eletta. In pochi momenti quell’esercito già così potente fu ridotto a un mucchio di rottami e di corpi silenziosi. — Esodo capitoli 14, 15.

CONSIDERATE LA DOMANDA

9. Quale domanda s’impone di fronte all’evidenza dei fatti?

9 Per gli uomini che riflettono questa prova che l’attuale potenza delle nazioni non sormonterà il giorno della distruzione, con quelle scritturali che il tempo che rimane è breve, impone la domanda: che dobbiamo fare durante il tempo che resta per adoperarlo nel modo più profittevole? Oppure, come fu proposta da Pietro: “Poiché dunque tutte queste cose hanno da dissolversi, quali non dovete voi essere, per santità di condotta e per pietà?” (2 Piet. 3:11) Si presenta pure il netto contrasto fra ciò che il futuro ha in serbo per quelli che fanno e per quelli che non fanno saggio uso del loro tempo. Accettando le chiare prove della Scrittura in rapporto al tempo nel quale viviamo, chi è saggio trova ciò che deve fare e quando deve farlo. Così comportandosi, egli non ha da temere l’espressione del giudizio di Dio sopra di lui”. Il cuore dell’uomo savio sa che v’è un tempo e un giudizio”. — Eccl. 8:5.

10, 11. Di quale valore o danno è il nostro guadagno di ricchezze materiali ora?

10 È evidente che se il vecchio mondo deve tosto andare in distruzione, l’uomo saggio sa che non può occupare il suo tempo come lo occupa il mondo. Operando secondo il principio che ‘la pietà è fonte di guadagno’ (1 Tim. 6:5), il mondo si precipita ciecamente dietro alla ricchezza e alla potenza. La loro ricchezza è adoperata per provvedere il lusso il quale fa allontanare sempre più il pensiero da Dio. Ma la felicità e la contentezza non è per loro. Prima di cedere alla tentazione di correr dietro alla ricchezza durante il tempo che rimane, o anche per una breve parte d’esso, ascoltate il consiglio dato da Paolo a Timoteo in proposito: “Ma quelli che vogliono arricchire cadono in tentazione, in laccio, e in molte insensate e funeste concupiscenze, che affondano gli uomini nella distruzione e nella perdizione. Poiché l’amore del denaro è radice d’ogni sorta di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si son trafitti da molti dolori”. — 1 Tim. 6:9, 10.

11 Il saggio re Salomone narra che dopo aver appagato i suoi desideri con giardini, case, schiavi, ricchezze, province e ogni sorta di lusso, si vide obbligato a concludere che “tutto era vanità e un correr dietro al vento, e che non se ne trae alcun profitto sotto il sole”. (Eccl. 2:1-11) Anche se un uomo può dar prova d’essere capace di ammassar ricchezze in modo tale da guadagnarsi il mondo intero, egli non potrà dire veracemente di avere occupato il tempo con profitto”. Che gioverà a un uomo se dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l’anima sua?” (Matt. 16:26) Salomone osservò ancora: “Tutto io vidi quel che si fa sotto il sole, ed ecco tutto è vanità e afflizione di spirito”. — Eccl. 1:14, Ricciotti.

12. Perché ci è ancora accordato questo breve tempo che rimane?

12 Com’è stolto, dunque, occupare il tempo ad accumular ricchezze che ‘la tignuola e la ruggine consumano e i ladri sconficcano e rubano’ o anche occupare maggior tempo di quanto sia assolutamente necessario per procurare le necessità per vivere! (Matt. 6:19) Facendo questo si allontana la mente dalle cose di maggiore importanza. Il tempo che resta a questo vecchio mondo non è concesso affinché ci diamo a queste pratiche. La volontà di Dio è che durante il breve tempo che rimane tutti gli uomini imparino a conoscerlo e a guadagnarsi la vita! E in che modo devono gli uomini imparare a conoscere Iddio e quello che esige? L’apostolo Paolo fa la stessa domanda e quindi dà la risposta, in Romani 10:14: “Come dunque invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno udito parlare? E come udiranno, se non v’è chi predichi?” Geova, il quale ha ‘un tempo per ogni cosa’ (Eccl. 3:1), ha riservato questo tempo alla predicazione dell’evangelo, e gli uomini devono essere predicatori. Per mettere in evidenza il fatto che la predicazione dell’evangelo doveva immediatamente precedere la fine completa, Geova fece dichiarare dal suo unigenito Figlio: “Questo evangelo del Regno sarà predicato per tutto il mondo, onde ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine”. — Matt. 24:14.

13. Perché la predicazione è da considerare il modo più profittevole di occupare il nostro tempo?

13 Aver parte in questa attività è un privilegio tale che la Scrittura afferma che anche gli angeli nel cielo si rallegrerebbero se ne avessero l’opportunità. (1 Piet. 1:12) Essi non ritengono che sia al disotto della loro dignità o una perdita di tempo celebrare Geova come Sovrano dell’universo e far conoscere che il suo Re, Cristo Gesù, è sul trono. Tuttavia questo privilegio è riservato agli uomini, ma anche se tutti gli uomini, si astenessero dal predicare la predicazione sarebbe compiuta lo stesso, poiché Gesù dichiarò che se i suoi seguaci fossero rimasti in silenzio, ‘le pietre avrebbero gridato’. (Luca 19:40) Quindi Gesù pose il modello appropriato. Egli non si astenne dal predicare, ma alla predicazione dedicò con fervore la sua vita. Poiché egli ‘ci ha lasciato un esempio, onde seguiamo le sue orme’ (1 Piet. 2:21) non è forse quello della predicazione il modo più profittevole in cui possiamo occupare il nostro tempo?

14. Perché dobbiamo impiegare il tempo a migliorare le nostre capacità di ministri?

14 È vero, non è una responsabilità di poco conto essere portavoce o ambasciatore del Governo di Dio Onnipotente. La vostra vita e quella di altri dipende dalla vostra buona predicazione, dal modo convincente in cui esponete i vostri argomenti, dalla fermezza dei vostri sforzi. Gli uomini di questo mondo in dissoluzione si aggrappano ad ogni opportunità che si presenti per essere ambasciatori dei governi che sono destinati a tramontare per sempre. Essi occupano molti anni di vita per prepararsi a eseguir bene i loro incarichi. Non è dunque evidente che noi, nelle cui mani è affidata una responsabilità ben maggiore possiamo occupare alquanto del nostro tempo a migliorare le nostre capacità come ministri di Dio per mezzo dello studio?

STUDIO

15. Chi è esortato a studiare? Perché lo studio gli è necessario?

15 Lo studio è invero profittevole, e nessun Cristiano dovrebbe permettersi di acquisire la credenza errata che si può ottenere l’approvazione di Dio senza studiare o che si è troppo occupati per disporre con profitto il tempo per lo studio. L’esortazione “studiati di presentar te stesso approvato dinanzi a Dio” non fu scritta a beneficio di quelli che prima d’ora non hanno avuto conoscenza della verità. Senza uno studio continuo le verità delle quali una volta avevamo fatto tesoro si affievoliscono e scompaiono. Per predicare con profitto ad altri il serbatoio della verità dev’esser conservato sempre ben fornito. Il clero, che perde il suo tempo nella filosofia e negli scritti degli uomini invece di studiare la Parola di Dio, è chiamato nella Bibbia, ‘cisterne . . . che non tengono acqua”. Essendo vasi screpolati, noi possiamo esser simili a quelle cisterne se non ci riempiamo dell’acqua di verità. Non si può attendere che questa sorgente disseccata estingua la sete di chi va alla ricerca della verità se mai la può trovare. Il tempo sarebbe sprecato tanto per chi ascolta quanto per chi predica.

16. Perché dobbiamo stare attenti mentre studiamo e predichiamo?

16 Paolo affermava lo stretto rapporto esistente fra la predicazione, l’insegnamento e lo studio quando così consigliava il giovane predicatore Timoteo: “Fa’ bene attenzione alla lettura, all’esortazione. all’insegnamento”. (1 Tim. 4:13, Luzzi) E non contengono le parole di Paolo un’istruzione ulteriore per il servitore di Dio che è consapevole del tempo in cui si trova? “Fa’ bene attenzione” egli dice. Come è facile, mentre si studia, lasciare che la mente divaghi su cose non a proposito, cosicché, mentre gli occhi scorrono le linee e le pagine, il tempo non viene occupato con profitto. La confusa impressione acquistata rapidamente svanisce dalla mente, perché in realtà non vi si è mai fissata. Per far uso con profitto del proprio tempo uno si deve concentrare esclusivamente sul lavoro che ha sotto mano. Mentre si studia, si faccia con tutto rigore; mentre si predica, sia la mente colma dei pensieri che possono fare il miglior bene possibile nel tempo a disposizione; e così sia per qualsiasi compito che capiti fra le mani del Cristiano. “Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze” ammonisce la Scrittura (Eccl. 9:10); e per compiere opere potenti uno non si può accontentare di ‘batter l’aria’. (1 Cor. 9:26) La conoscenza è essenziale per predicare con profitto.

17. Qual è il mezzo più efficace per studiare la Bibbia? Perché?

17 La crescente efficacia nello studio serve ad aumentare il valore del tempo occupato. Mentre la lettura della Bibbia da capo a fondo allarga senza dubbio l’apprezzamento della verità, la conoscenza si accumula con rapidità maggiore adottando il metodo di studio di un soggetto alla volta. I passi della Scrittura che trattano della risurrezione, per esempio, sono sparsi un po’ dappertutto nell’intera Bibbia. Colui che s’interessa in modo speciale a questo soggetto trarrà maggior profitto raccogliendo insieme tutti questi passi sparsi, in modo da poterli confrontare l’uno coll’altro, e così determinare il pensiero di Dio sul soggetto. È sotto questo rispetto che le pubblicazioni della Società Watchtower hanno speciale valore, poiché esse presentano un insieme di passi della Scrittura che per raccoglierli richiederebbero a uno studioso molte ore di tediose ricerche. L’istruzione che si acquista mediante lo studio individuale ‘precetto dopo precetto, regola dopo regola’ (Isa. 28:10) procura un fondamento d’informazioni a cui si può attingere quando si ragiona sulla Bibbia con altri.

18. Possiamo essere certi di aver sempre letteratura? E perciò che cosa dovremmo fare?

18 In questi ultimi anni il Signore ha provveduto con tale abbondanza per i Suoi servitori che alcuni potrebbero sentirsi propensi a cominciare a considerare il nutrimento spirituale come già assicurato. Il mondo ha così decisamente preso l’attitudine: “Questo non può capitare a noi” che esiste il pericolo per i Cristiani di dimenticare che l’avversario non ha ancora terminato i giorni in cui percorre la terra cercando chi possa divorare. Possiamo aspettarci con fiducia altre prove. Esse possono e infatti ci sopravverranno. Nessuno può prevedere quale forma prenderà il suo attacco, ma non può forse accadere che Satana faccia nuovamente quello che ha fatto tante volte nel passato, che ci privi della Bibbia e delle pubblicazioni relative? In questo caso, felice è il Cristiano che avrà dato ascolto all’esortazione: “Figlio mio, non ti dimenticare della mia legge e custodisci nel tuo cuore i miei insegnamenti”. (Prov. 3:1, Tintori) Sì, il tempo riservato per fissare fermamente le verità di Dio nella mente per mezzo dello studio è tempo occupato con profitto.

PARTECIPATE ALLE ADUNANZE

19. Perché è profittevole lo studio in comune con altri?

19 Un’ulteriore assistenza per l’efficacia nella predicazione dell’evangelo è data con l’istruzione impartita alle adunanze cristiane come quelle tenute dai testimoni di Geova. Nessuno può dire veracemente di aver fatto tanto progresso da non aver più nulla da imparare da altri. Mentre si studia la Bibbia o le pubblicazioni bibliche come La Torre di Guardia, la presenza di altri è stimolante e utile. Questa è una regola divinamente stabilita: “Il ferro si affila col ferro e l’uomo acuisce l’ingegno del suo amico”. (Prov. 27:17, Tintori) Si può ancora osservare: “Dovunque due o tre son raunati nel nome mio, quivi son io in mezzo a loro”. (Matt. 18:20) Lo spirito di Dio ravviva la mente di quelli che si radunano con ubbidienza per studiare la sua Parola. Partecipando allo studio della congregazione, non solo uno apprende ascoltando i pensieri espressi da altri, ma aiuta altruisticamente i propri compagni a trar profitto della conoscenza che egli ha sul soggetto. Così, il tempo è occupato con profitto da tutti.

20. Perché è bene speso il tempo occupato alle adunanze settimanali di servizio?

20 Una speciale istruzione sulla predicazione dell”evangelo è provveduta all’adunanza settimanale di servizio dei testimoni di Geova. Molta parte dell’aumento nel numero dei testimoni di Dio attivi in questi ultimi anni può essere attribuita all’istruzione acquistata in tali adunanze. Non sono un corso di vendita commerciale, ma queste adunanze richiamano semplicemente l’attenzione sul modo scritturale di predicare adottato da Cristo e dai suoi apostoli e suggeriscono maniere pratiche per eseguire questo lavoro oggi. La regolare partecipazione agli studi de La Torre di Guardia, alle adunanze di servizio e alle altre adunanze è un mezzo profittevole per il servitore di Dio onde occupi il tempo riserbato a questo scopo.

21. Quale meta dobbiamo aver davanti nel frequentare le adunanze? Perché?

21 A questo punto qualcuno potrà osservare che il pendolo vien fatto oscillare un po’ troppo ampiamente, che ora ci sono troppe adunanze le quali occupano troppa parte del poco tempo disponibile. Non rimarrebbe forse maggior tempo disponibile per la predicazione se ne fosse occupato meno per le adunanze? Certo, questo tempo diventerebbe disponibile; ma senza l’istruzione e la compagnia dei Cristiani nell’adunanza comune, altri interessi tenderebbero presto a impadronirsi del tempo “disponibile”. Il tempo passato in compagnia di uomini e donne il cuore e la mente dei quali sono fissi al servizio di Dio contribuisce al vostro eterno benessere. Mentre la fine completa si approssima l’empietà aumenta e il tempo occupato nei contatti col mondo diventa sempre più pericoloso. Preconoscendo questo Iddio fece scrivere a Paolo nella sua epistola agli Ebrei: “Non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono usi di fare, ma esortandoci a vicenda; e tanto più, che vedete avvicinarsi il gran giorno”. (Ebr. 10:25) Alcuni abbandoneranno le adunanze, come disse Paolo, e avanzeranno questo o quell’argomento per spiegare perché lo fanno, ma questo non è il corso profittevole da seguire. Fissando e raggiungendo la meta di non mancare mai ad alcuna delle adunanze che il Signore provvede per il Suo popolo, il Cristiano si protegge contro il pericolo di lasciarsi ingolfare negli affari di questo mondo. Non ha tempo per questo!

22. Perché mantenendo buone abitudini risparmiamo tempo?

22 È bene ricordare sempre che il corso seguito nella nostra vita individuale, l’uso che facciamo del nostro tempo, è per lo più determinato dalle abitudini che abbiamo preso, siano esse buone o cattive. Di solito la condotta che sembra più difficile, quando viene accuratamente esaminata, si dimostra la migliore. È una via larga quella che Satana costruisce per condurre i suoi seguaci alla morte. Il viandante che percorre la strada della vita può difficilmente permettersi di sprecare il suo tempo in escursioni fuori dello stretto e sempre più difficile cammino. Egli potrà trovare un giorno o l’altro di essere andato troppo lontano; le consuetudini possono fare così tenace presa su lui che il tempo che gli resta potrà dimostrarsi troppo breve per disincagliarsi e tornare sul sentiero della vita. Non lasciatevi indurre ad essere ‘amanti dei piaceri anziché di Dio’ come quelli dai quali i Cristiani sono esortati a star lontani. (2 Tim. 3:4) “Non entrare nel sentiero degli empi, e non t’inoltrare per la via de’ malvagi; schivala, non passare per essa; allontanatene, e va’ oltre”. Qualunque applicazione sia richiesta per occupare il tempo con profitto affin di acquistare istruzione, la ricompensa è grande. “Afferra saldamente l’istruzione, non la lasciar andare; serbala, perch’essa è la tua vita”. — Prov. 4:14, 15, 13.

23. Qual ricco dono abbiamo? Come lo teniamo fermamente?

23 La persona che ha studiato e si raduna con altri Cristiani non ha la garanzia di poter ritenere per sempre quello che ha appreso. Paolo ammonì: “Bisogna che ci atteniamo vie più alle cose udite, che talora non siam portati via lungi da esse”. (Ebr. 2:1) Come sarebbe scoraggiante, dopo aver occupato giorni, mesi ed anni a imparare della Parola di Dio, trovare che la conoscenza impartita sarebbe stata ripresa da chi la diede! Molto tempo sarebbe stato davvero sprecato. Ma non bisogna che una tal cosa accada, e il miglior modo di assicurarcene è quello di tener desta la verità facendone uso. Geova ha accordato un ricco dono a quelli che acquistano la comprensione dei suoi propositi. “Non trascurare il dono che è in te,” disse Paolo, “cura queste cose, e datti ad esso interamente, affinché il tuo progresso sia manifesto a tutti”. (1 Tim. 4:14, 15) Si deve far uso del dono perché non sia trascurato e perché tutti possano vedere quale profitto o progresso ha fatto il servitore. Questo è in armonia con quanto Gesù disse ai discepoli in una delle sue parabole: “A chiunque ha sarà dato, ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”. — Matt. 25:29.

24. Quale parabola mostra che chi non usa il dono perde tutto?

24 Con queste parole Gesù indicava che cosa sarebbe stato fatto del talento che era stato affidato al servitore infingardo il quale aveva rifiutato o trascurato di metterlo in commercio e portarne il frutto al padrone al quale apparteneva. Il talento gli fu tolto a forza e fu dato al servitore che aveva messo a profitto il tempo per accrescerne gli utili! Il netto risultato per il servitore che non fa uso del suo dono e non porta frutto per il Regno è mostrato dalle successive parole di Gesù: “E quel servitore disutile, gettatelo nelle tenebre di fuori”. (Matt. 25:30) Sì, la luce della comprensione della Parola di Dio impallidisce e si ottenebra nella mente di colui che trascura di impiegare il talento o gl’interessi del Regno che gli sono posti in mano. Di fronte al Signore una tale persona egoista è “disutile” e non è degna di comprendere i Suoi propositi.

25. Che cosa significa accrescere gli utili? Perché si deve a Iddio?

25 Per Gesù accrescere gli utili o portar frutto voleva dire aiutare gli altri a comprendere e a diventare testimoni della maestà di Geova, predicando la parola di vita. Questo, secondo Paolo, è il sacrificio che piace a Dio. “Per mezzo di lui, dunque, offriam del continuo a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra confessanti il suo nome!” (Ebr. 13:15) Il desiderio di istruire e aiutare altri che ha colui che comincia ad apprendere le benigne provvisioni di Geova non dev’essere scartato, ignorato o soffocato con cure mondane. Chi ha accettato Cristo come suo Redentore ed ha consacrato la propria vita a fare la volontà di Dio, non è più padrone del proprio tempo, e perciò non gli è lecito perderlo o sprecarlo. Il suo tempo, anzi, la sua stessa vita, appartiene al servizio di Dio. “Voi siete stati comperati con prezzo”. — 1 Cor. 7:23, Diodati.

26. Che ci porta lo studio e l’uso di quello che abbiamo imparato? In che modo?

26 Questo studio e uso continuo delle verità bibliche apporta grande pace mentale. “A colui ch’è fermo nei suoi sentimenti tu conservi la pace, la pace, perché in te confida”. (Isa. 26:3) Quelli che sono privi di questo baluardo si trovano assediati da ogni sorta di cure e di preoccupazioni. Si consideri quale enorme quantità di tempo viene perduto ogni giorno solo a causa delle preoccupazioni! Le sollecitudini sono inutili. Gesù domandò: “E chi di voi può con la sua sollecitudine aggiungere alla misura della sua vita pure un cubito?” (Matt. 6:27, margine) Non si può aggiungere al tempo che rimane con le sollecitudini, né si può trar profitto da quello già disposto altrimenti. E com’è possibile evitare di consumare il proprio tempo nelle sollecitudini? Paolo dice: “Benedetto sia Iddio, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre delle misericordie e l’Iddio d’ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione onde noi stessi siam da Dio consolati, possiam consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione”. (2 Cor. 1:3, 4) Portando consolazione, predicando le verità dell’evangelo, la mente perplessa sarà liberata per un uso più profittevole. Paolo affermava che Iddio lo aveva consolato affinché egli a sua volta potesse consolare altri. Così facendo imitava il suo Esempio, Cristo Gesù, la missione del quale era fra l’altro di “consolare tutti quelli che fanno cordoglio”. — Isa. 61:2.

PREDICAZIONE

27. Come considerano i mondani la nostra predicazione? Perché a torto?

27 È vero che par cosa strana e stolta occupare il tempo nella predicazione dell’evangelo a quelli che mancano della visione necessaria per ravvisare i segni dei tempi. In un certo senso, è strano e singolare andare in giro dicendo alla gente che se continua nella condotta insensata piomberà su loro la distruzione; e sarà strana e singolare la distruzione che Geova porterà, poiché molti secoli sono trascorsi da quando la sua potenza fu in tal modo manifestata agli uomini. Ma il fatto che appare strana non altera la verità. Serve piuttosto per confermarla, poiché Isaia, che fu un profeta di Geova, rammentò: “Giacché l’Eterno si leverà come al monte Peratsim, s’adirerà come nella valle di Gabaon, per fare l’opera sua, l’opera sua singolare, per compiere il suo lavoro inaudito. Or dunque, non fate gli schernitori, che i vostri legami non s’abbiano a rafforzare! Poiché io ho udito, da parte del Signore, dell’Eterno degli eserciti, ch’è deciso uno sterminio completo di tutto il paese”. (Isa. 28:21, 22) Cosicché, questo è un caso nel quale il singolare, l’insensato è profittevole. È così profittevole che mena alla vita. Quale profitto migliore di questo si potrebbe ottenere? “È piaciuto a Dio di salvare i credenti mediante la pazzia della predicazione”. — 1 Cor. 1:21.

28. Dovranno gli scherni trattenerci dal predicare? Che cosa mostra Giobbe?

28 Che importa dunque, se i savi di questo mondo beffeggiano e mettono in ridicolo? Questo non è un motivo per temerli fino al punto di astenersi dal predicare e così mancare di adoperare il tempo nel modo più profittevole. “La pazzia di Dio è più savia degli uomini, e la debolezza di Dio è più forte degli uomini”. (1 Cor. 1:25) Il predicatore può esser certo che sarà messo in ridicolo. Questa opposizione e questi scherni possono anche provenire dalla propria famiglia. Ma dovrà questo distoglierlo dall’andare alle porte del suo prossimo per recare con gentilezza parole di avvertimento? Sarebbe difficile aspettarsi un’afflizione peggiore di quella che colpì il servitore di Dio, Giobbe, e tuttavia quel tormentato testimonio di Geova disse: “Ho forse avuto paura della folla, o sono stato terrorizzato dallo sprezzo delle famiglie, al punto di starmene quieto e non uscir di casa?” (Giob. 31:34, Auth. Vers.) La sua condotta nel serbare l’integrità verso Iddio fu cosa profittevole. Non solo Iddio gli diede “il doppio di tutto quello che già gli era appartenuto” e “benedì gli ultimi anni di Giobbe più de’ primi” (Giob. 42:10, 12), ma gli prolungò il tempo che gli rimaneva da passare sulla terra allora. E a Giobbe è assicurata la vita eterna sulla terra come uno dei “principi per tutta la terra”. — Sal. 45:16.

29. Quale timore è profittevole relativamente al tempo? Come lo mostrò Noè?

29 La paura è un’arma adoperata dall’avversario per paralizzare l’attività degli uomini, per indurli a fare la sua volontà. “La paura degli uomini costituisce un laccio, ma chi confida nell’Eterno è al sicuro”. (Prov. 29:25) Lo spirito di paura si è posato su questo vecchio mondo morente, e chi fuggisse tutte le cose che il mondo teme e fugge, non avrebbe certo il tempo per qualsiasi altra cosa, sia essa profittevole o meno. Ma Iddio non ha dato al suo popolo uno spirito di paura. (2 Tim. 1:7) L’empio consuma il proprio tempo a fuggire anche quando nessuno l’insegue (Prov. 28:1), ma il Cristiano, intrepido come un leone, rimane saldo nella conoscenza della supremazia del suo Dio e dedica il suo tempo ad occupazioni profittevoli. L’amore perfetto caccia via la paura (1 Giov. 4:18), lascia la mente libera di pensare chiaramente e dirige il corpo a profittevoli opere di lode. Chi è interessato a dedicare il maggior tempo possibile ad opere profittevoli caccia in disparte le cure mondane e teme Iddio solo. “Il timor dell’Eterno accresce i giorni, ma gli anni degli empi saranno accorciati”. (Prov. 10:27) Fu un sacro timore che spinse Noè a costruire l’arca per la salvezza della sua casa. Se avesse lasciato che il timore degli uomini interrompesse il suo lavoro, anche per breve tempo, con tutta probabilità l’arca non sarebbe stata completata in tempo per servire allo scopo per cui veniva costruita. In un tal caso, tutto il tempo e tutti gli sforzi impiegati da Noè nella costruzione incompleta sarebbero stati totalmente sprecati. Invece di vivere ancora lunghi anni dopo il diluvio per rendere profittevole servizio al Creatore, lui e i suoi cari sarebbero periti con tutti gli altri disubbidienti. Piuttosto che fermare o interrompere la vostra opera per paura, “resistete al Diavolo, ed egli fuggirà da voi”. — Giac. 4:17.

30. Perché è essenziale la regolarità nella predicazione in quanto al tempo?

30 La regolarità nell’opera di predicazione è pure essenziale. Non solo la mente così occupata è troppo attiva perché il Diavolo la tenti e la faccia vacillare, ma l’attività costante migliora l’efficacia del predicatore in modo che può fare di più nel tempo disponibile. Chi si ferma perde lo slancio nel servizio di Dio, diventa inoperoso nell’uso che deve fare della spada dello spirito e nuove abitudini cattive si affollano e prendono il posto di quelle buone. Perciò non solo il tempo che non viene occupato per lodare Dio è perso, ma si deve pure consumar tempo per riacquistare la precedente efficacia. Il tempo che rimane è troppo breve perché si possa permettere tali perdite; ed esiste un continuo pericolo di restare completamente inghiottiti nel vecchio mondo. Ora è tempo di essere desti, attivi e costanti nel servizio di Dio.

31. In che modo ci comportiamo da uomini che riflettono in questi tempi malvagi?

31 La necessità di stare in guardia fu messa in evidenza da Paolo, il quale, dopo aver rimproverato alcuni della congregazione di Efeso colpevoli di essere ricaduti nella pratica della corruzione, disse: “Risvegliati o tu che dormi, e risorgi da’ morti, e Cristo t’inonderà di luce. Guardate dunque con diligenza come vi conducete; non da stolti, ma da savi; approfittando delle occasioni, perché i giorni sono malvagi”. (Efes. 5:14-16) ‘Comperate per voi stessi le opportunità.’ (Rotherham) Queste parole di ammonimento furono date da Paolo per dirigere la condotta futura dei Cristiani. Ciò che era vero per quegli Efesini è altresì vero per noi oggi; quello che è stato fatto o che noi abbiamo mancato di fare nel passato non si può cambiare. Quel tempo è trascorso, e non può essere adoperato più. Ma al presente e nel futuro molte opportunità si presentano ancora a chi vuole servire Iddio. Queste opportunità possono presentarsi in modi diversi. Ma, in qualsiasi modo vengano, l’uomo che riflette ne approfitterà nel modo migliore, riscattandole e facendone buon uso affinché non siano sprecate.

32. Come ci procuriamo sempre maggiori opportunità? Perché ne vale la pena?

32 È più che ovvio che chiunque occupa gran parte del suo tempo al servizio di Dio sarà in grado di riscattare o di fare maggior uso di queste preziose opportunità. Non importa quanto possa costare la rinunzia alle ricchezze e alle reputazioni di questo mondo, queste opportunità di servire Dio e Cristo ne saranno più che degne. Cristo pronunziò una parabola ai suoi discepoli, dicendo: “Il regno de’ cieli è simile ad un tesoro nascosto nel campo, che un uomo dopo averlo trovato, nasconde; e per l’allegrezza che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo”. (Matt. 13:44) Nulla di quanto possediamo oggi o possiamo sperare di ottenere nel futuro potrebbe essere paragonato al valore del regno di Dio e alle benedizioni che recherà a quelli che vivranno in esso. Anche se si dovesse dar la vita per il Regno, sarebbe profittevole: “Perché chi vorrà salvar la sua vita. la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà”. (Matt. 16:25) Cristo può e farà risuscitare dalla morte quelli che dedicano fedelmente il loro tempo al suo servizio. — Giov. 5:28, 29.

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi