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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1980 | 1° febbraio
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Domande dai lettori
● Quando Ebrei 4:15 dice che Gesù fu “provato”, vuol forse indicare che Dio non era sicuro che il Figlio sarebbe rimasto fedele?
No, perché nelle Scritture tutto sta a indicare che Geova era certo che suo Figlio avrebbe mantenuto l’integrità. È un’altra cosa quella che viene messa in risalto in Ebrei 4:15, dove si legge: “Poiché abbiamo come sommo sacerdote non uno che non possa compatire le nostre debolezze, ma uno che è stato provato sotto ogni aspetto come noi, ma senza peccato”.
Geova aveva predetto che, come Messia, suo Figlio avrebbe mantenuto l’integrità nonostante la sofferenza. (Sal. 118:22; Isa. 53:3-7, 10-12) Dio aveva buone ragioni per nutrire fiducia che il suo unigenito Figlio, pur conservando il libero arbitrio, sarebbe rimasto fedele nella prova.
Essendo stato per millenni a contatto col Figlio, Geova lo conosceva come nessun altro. (Matt. 11:27; Giov. 10:14, 15) Dio conosceva perfettamente la disposizione mentale e la condizione di cuore di suo Figlio. (Rom. 15:5) Per esempio, sebbene godesse di preminenza quale prima creatura, la Parola non cercò d’essere adorata come fece invece la creatura spirituale che divenne Satana. (Filip. 2:5, 6) A differenza degli angeli che si ribellarono prima del Diluvio, il Figlio cerca sempre di piacere al Padre. Quindi l’apostolo Paolo applica a lui le parole del salmista, dicendo: “Dio è il tuo trono per sempre, e lo scettro del tuo regno è lo scettro di rettitudine. Tu hai amato la giustizia e hai odiato l’illegalità”. (Ebr. 1:8, 9; Sal. 45:6, 7) Inoltre, egli si è sempre interessato del benessere degli uomini. (Prov. 8:30, 31) E manifestò ripetutamente di fare affidamento sul Padre, la cui volontà desiderava vivamente compiere. (Giuda 9; confronta Giovanni 12:27, 28). Perciò, anche prima che Gesù nascesse come uomo, Geova poteva essere certo che avrebbe mantenuto l’integrità.
Ma alcuni chiedono: “Cosa sarebbe successo se Gesù avesse peccato?” Queste sono speculazioni inutili, contrarie ai fatti. La realtà è che egli non peccò. La fiducia di Geova in lui, riflettendo egli la perfetta conoscenza e sapienza di Dio, fu giustificata.
Ebrei 4:15 richiama l’attenzione sui requisiti di Gesù come Sommo Sacerdote celeste. Essendo divenuto un uomo perfetto uguale ad Adamo ed essendosi mostrato fedele sino alla morte, Gesù servì come riscatto. (Ebr. 2:9) Ma come uomo provò anche il tipo di problemi e frustrazioni che si presentano agli uomini che lottano per rimanere fedeli, inclusi quelli che devono essere portati in cielo come “fratelli” di Gesù e governanti con lui. (Ebr. 2:14-17) Provò la stanchezza naturale e le delusioni. Oltre a ciò, affrontò le prove della sofferenza e dell’avversità. Paolo poté giustamente dire che Cristo è “uno che è stato provato sotto ogni aspetto come noi”. In tal modo Gesù fu reso perfetto o qualificato per il suo compito di Sommo Sacerdote che può “compatire le nostre debolezze”. Mentre gli altri sommi sacerdoti dovevano offrire sacrifici per i loro propri peccati, Cristo, come Sommo Sacerdote, “è senza peccato”. Inoltre, essendo divenuto uomo di carne ed ossa come noi, ‘egli può trattarci moderatamente’. — Ebr. 4:15, 16; 5:1, 2, 8; 7:28.
Di conseguenza Ebrei 4:15 dovrebbe incoraggiarci. Anziché insinuare che Dio non avesse piena fiducia in suo Figlio, dovrebbe rafforzare la nostra fiducia che gli uomini possono essere fedeli a Geova. E dovrebbe renderci fiduciosi che nell’accostarci a Geova abbiamo un Sommo Sacerdote benigno, compassionevole e comprensivo che intercede a nostro favore.
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CorrezioneLa Torre di Guardia 1980 | 1° febbraio
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Correzione
Nel preparare la Traduzione del Nuovo Mondo, in Levitico 23:21 la parola ebraica יהיה (“esso sarà”) fu scambiata per errore con יהוה (“Geova”). La prima parte del versetto deve pertanto leggersi: “E in questo stesso giorno dovete fare una proclamazione; ci sarà per voi stessi un santo congresso”.
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