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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1984 | 15 luglio
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circonvicine. In tal modo gli israeliti divennero come pecore entro le mura protettive di un robusto ovile. Inoltre, come dice Galati 3:24, la Legge fu un tutore che condusse al “seme” messianico, così che al suo arrivo gli israeliti sarebbero stati in grado di riconoscere il loro stato peccaminoso e il fatto che avevano bisogno di lui.
Gesù Cristo divenne il seme principale del patto abraamico, tuttavia Dio si propose di scegliere altre persone per formare un seme secondario. Pertanto l’apostolo Paolo scrisse che coloro i quali ‘appartengono a Cristo sono realmente seme di Abraamo, eredi secondo la promessa’. (Galati 3:29) Come si sarebbe realizzato questo aspetto del patto abraamico?
Cristo si presentò alle “pecore smarrite della casa d’Israele” e scelse fedeli seguaci fra le pecore nell’ovile della Legge mosaica. (Matteo 10:6) Gli ebrei che lo riconobbero come Messia, e come pastore di cui avevano tanto bisogno, furono da lui condotti in un nuovo ovile, quello dell’Israele spirituale nel predetto “nuovo patto” di cui era stato mediatore lo stesso Gesù. (Ebrei 8:7-13; Galati 6:16) In seguito, circoncisi samaritani e incirconcisi gentili furono condotti in questo ovile, entrando anch’essi a far parte del seme secondario di Abraamo. In Giovanni 10:11 troviamo le parole di Gesù: “Io sono il pastore eccellente”. Lo fu senz’altro per i giudei e i gentili che divennero unti cristiani radunati nell’ovile del nuovo patto.
Tutto questo mostra come sia l’ovile della Legge mosaica per l’Israele naturale che l’ovile del nuovo patto con l’Israele spirituale ebbero entrambi una funzione in relazione al patto abraamico.
Che dire però delle “altre pecore” che non erano di “questo ovile”, l’ovile dell’Israele spirituale che forma il seme secondario di Abraamo? (Giovanni 10:16) Anche le altre pecore sono nel raggio d’azione del patto abraamico, poiché rammenterete che Dio promise ad Abraamo che ‘per mezzo del suo seme tutte le nazioni della terra di certo si sarebbero benedette’. (Genesi 22:18) Si può dire che queste altre pecore siano in un ovile separato (un secondo ovile) sotto l’eccellente Pastore. Non sono certo nello stesso ovile in cui si trovano quelle creature umane che sono divenute eredi secondo la promessa fatta ad Abraamo. Ma cooperano con il seme secondario di Abraamo, diventando un solo gregge sotto il solo pastore che è il seme principale di Abraamo. Queste altre pecore hanno la magnifica prospettiva della vita eterna in un paradiso terrestre restaurato. Nessuno negherebbe che in questo modo si stiano benedicendo per mezzo del seme di Abraamo.
Perciò i vari ovili di Giovanni capitolo 10 — l’ovile della Legge mosaica per gli israeliti naturali, l’ovile dell’Israele spirituale che è nel nuovo patto, e la disposizione simile a un ovile per le altre pecore che provengono da “tutte le nazioni della terra” — hanno tutti relazione con l’adempimento del grandioso proposito di Dio indicato nel patto abraamico.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1984 | 15 luglio
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Domande dai lettori
◼ È Gesù il “Dio” a cui si fa riferimento in Ebrei 1:8?
No. Il peso dell’evidenza indica che è Geova. Secondo la Traduzione del Nuovo Mondo, Ebrei 1:8 dice: “Ma riguardo al Figlio: ‘Dio è il tuo trono [cioè il trono del Figlio] per sempre’”. Questo mostra che il trono di Gesù, il suo incarico o la sua autorità di sovrano, ha origine da Geova l’Iddio Onnipotente.
Tuttavia, coloro che credono nella Trinità preferiscono versioni come quella della CEI che rende Ebrei 1:8 in questo modo: “Del Figlio invece afferma: Il tuo trono, o Dio, sta in eterno”. Essi pensano pertanto che venga indicato che Gesù e l’Iddio Onnipotente siano la stessa cosa. Perché questo non è corretto?
Per prima cosa si noti il contesto. In molte traduzioni, o nel testo principale o in margine, Ebrei 1:9 dice: “Dio, il tuo Dio, ti ha unto”. Questo indica chiaramente che colui al quale si parla nel versetto otto non è Dio, ma uno che adora Dio e che è unto da lui.
In secondo luogo si dovrebbe notare che Ebrei 1:8, 9 è una citazione del Salmo 45:6, 7, rivolta in origine a un re umano d’Israele. Certo lo scrittore di questo salmo non pensava che questo re umano fosse l’Iddio Onnipotente e neppure lo scrittore di Ebrei pensava che Gesù fosse l’Iddio Onnipotente. Commentando questo punto l’erudito B. F. Westcott disse: “È quasi impossibile che אלוהים [’Elohìm, “Dio”] nell’originale si possa rivolgere al re. . . . Perciò, tutto sommato, sembra sia meglio adottare nella prima frase la versione: Dio è il tuo trono (oppure: il tuo trono è Dio), cioè: ‘Il tuo regno è fondato su Dio’”.
Con buone ragioni, perciò, la Traduzione del Nuovo Mondo e varie altre traduzioni rendono Ebrei 1:8 come segue: “Dio è il tuo trono”. (Vedi Diodati, An American Translation, Moffatt; anche la nota in margine nell’American Standard Version, nella Revised Standard Version e nella New English Bible). Ciò indica chiaramente che il “Figlio”, Gesù Cristo, ha un Dio che è superiore a lui.
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