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Insegnante, insegnareAusiliario per capire la Bibbia
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di quei nuovi discepoli non terminò col discorso dell’apostolo Pietro che li indusse a diventare seguaci di Cristo Gesù. C’era ancora molto che dovevano imparare. Perciò quelli che erano venuti da paesi lontani per assistere alla festa di Pentecoste rimasero a Gerusalemme per potersi dedicare all’insegnamento degli apostoli. Ogni giorno si radunavano nell’area del tempio, evidentemente per ascoltare gli apostoli. Altri ebrei e proseliti lì presenti pure udirono la buona notizia, e il numero dei credenti salì a circa 5.000. (Atti 2:14—4:4) Oltre a insegnare pubblicamente nel tempio, gli apostoli proclamavano la buona notizia intorno a Gesù Cristo anche di casa in casa. — Atti 5:42.
In seguito la dispersione dei credenti provocata dalla persecuzione e l’inizio della predicazione fra i non ebrei estesero l’opera di fare discepoli in paesi lontani. (Atti 8:4-12; 11:1-26) Come era avvenuto a Gerusalemme, spesso la predicazione e l’insegnamento pubblico servivano per trovare nuovi interessati, dopo di che quelli che diventavano discepoli venivano ulteriormente ammaestrati. A Efeso per esempio l’apostolo Paolo insegnò pubblicamente nella sinagoga. Quando sorse opposizione, separò i discepoli dagli ebrei non credenti per pronunciare loro discorsi nella scuola di Tiranno. (Atti 19:8-10) Paolo ammaestrava i discepoli anche nelle loro case. (Confronta Atti 18:6, 7 a proposito dell’attività di Paolo a Corinto). Agli anziani della congregazione di Efeso ricordò: “Non mi sono trattenuto dal dirvi alcuna delle cose che erano profittevoli né dall’insegnarvi pubblicamente e di casa in casa”. — Atti 20:20.
INSEGNANTI NELLA CONGREGAZIONE CRISTIANA
Grazie all’attività svolta dall’apostolo Paolo e da altri, in molti luoghi furono stabilite congregazioni cristiane che continuarono ad aumentare. Ci volevano insegnanti qualificati per aiutare coloro che si associavano alle congregazioni a pervenire “tutti all’unità della fede e dell’accurata conoscenza del Figlio di Dio, all’uomo fatto, alla misura della crescita che appartiene alla pienezza del Cristo”. (Efes. 4:11-13) Questo addossava a quegli insegnanti una grave responsabilità, che influiva direttamente sulla vita di altri cristiani. Nella congregazione la posizione degli insegnanti era così importante da essere messa al terzo posto, subito dopo quella degli apostoli e dei profeti. (I Cor. 12:28) Non era una posizione occupata dai cristiani in generale (I Cor. 12:29) e mai dalle donne. L’apostolo Paolo scriveva: “Non permetto alla donna d’insegnare né di esercitare autorità sull’uomo”. (I Tim. 2:12) Sorveglianti e anziani prestavano servizio come insegnanti essendo nominati dallo spirito santo. — Atti 20:17, 25-30; I Tim. 3:1, 2; 5:17.
Questi anziani dovevano dare un esempio degno di essere imitato ed essere accurati nel loro insegnamento, attenendosi sempre all’ispirata Parola di Dio. Quali insegnanti qualificati costituivano un baluardo contro l’allontanamento dalla vera fede, essendo sempre desti a correggere quelli che erano rimasti vittime di un insegnamento sbagliato e ad agire contro coloro che promuovevano sette. — I Tim. 4:6, 7, 16; 6:2b-6; II Tim. 2:2, 14-26; 3:14-17; Tito 1:10, 11; 2:1, 6, 7; 3:9-11; confronta Rivelazione 2:14, 15, 20-24.
Gli anziani (gr. presbỳteroi) che lavoravano sodo nell’ammaestrare altri cristiani meritavano rispetto, considerazione (confronta Ebrei 13:17) e anche aiuto materiale volontario. È questo che voleva dire l’apostolo Paolo quando scrisse: “Inoltre, colui che è oralmente ammaestrato nella parola partecipi in ogni buona cosa con colui che dà tale insegnamento orale”. (Gal. 6:6) “Gli anziani che presiedono in modo eccellente siano ritenuti degni di doppio onore, specialmente quelli che faticano nel parlare e insegnare. Poiché la scrittura dice: ‘Non devi mettere la museruola al toro quando trebbia il grano’; e: ‘L’operaio è degno del suo salario’”. — I Tim. 5:17, 18.
Gli uomini che desideravano altruisticamente diventare sorveglianti qualificati per insegnare ad altri nella congregazione ‘desideravano un’opera eccellente’. (I Tim. 3:1) Ovviamente non era dunque a proposito di uomini del genere che il discepolo Giacomo scrisse: “Non molti di voi divengano maestri, fratelli miei, sapendo che riceveremo un più grave giudizio”. (Giac. 3:1) Queste parole non volevano certo scoraggiare dal diventare qualificati per insegnare, ma facevano notare la grave responsabilità che si assumevano gli insegnanti nella congregazione. Evidentemente alcuni si erano eretti a insegnanti, senza essere qualificati o nominati tali. Gli individui che Giacomo aveva in mente erano probabilmente molto simili a quelli di cui Paolo scrisse a Timoteo: “Certuni sono stati sviati in parlar ozioso, volendo essere maestri della legge, ma non comprendendo né le cose che dicono né le cose circa le quali fanno forti asserzioni”. (I Tim. 1:6, 7) Senz’altro costoro desideravano la preminenza che deriva dall’essere un insegnante dei compagni di fede. Ma Giacomo mise le cose nella giusta prospettiva spiegando che dagli insegnanti nella congregazione era richiesto di più. Essi dovevano rendere conto più dei cristiani in generale. (Confronta Romani 14:12). Ma come gli altri, anch’essi potevano ‘inciampare in parola’. — Giac. 3:2.
In che senso tutti i cristiani devono essere insegnanti
Anche se relativamente pochi prestavano servizio quali insegnanti nella congregazione stessa, la meta a cui aspiravano tutti i cristiani era di essere in grado di insegnare la loro fede ad altri, almeno in privato. Questo punto venne spiegato ai cristiani ebrei: “Mentre dovreste essere maestri a causa del tempo, avete ancora bisogno che qualcuno v’insegni dal principio le cose elementari dei sacri oracoli di Dio”. Poiché gli ebrei erano stati i primi a ricevere la buona notizia intorno al Cristo, essi avrebbero davvero dovuto essere non bambini spirituali, ma esempi di maturità cristiana e capacità di insegnare ad altri. (Ebr. 5:12—6:2) Qui lo scrittore ispirato parla evidentemente di insegnare in senso generale, e non di insegnanti nominati. Simile è l’accenno al “Giudeo” che, in base alla sua conoscenza, diventa “correttore degli irragionevoli, maestro dei bambini”. (Rom. 2:17-20) Paolo spiega però che anche in questo caso la propria vita dev’essere in armonia con ciò che viene insegnato affinché l’insegnamento rechi onore a Dio. — Rom. 2:21-24.
I cristiani potevano inoltre imparare l’uno dall’altro. Le giovani, per esempio, potevano essere ammaestrate da donne più anziane su cose come ‘amare il marito, amare i figli, essere di mente sana, caste, casalinghe, buone, sottomesse al marito, onde non si parlasse ingiuriosamente della parola di Dio’. Tale insegnamento privato era efficace quando era corroborato da un buon esempio. — Tito 2:3-5; confronta II Timoteo 1:5; 3:14, 15.
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Artropodi, invertebrati, che allo stato adulto hanno il corpo suddiviso in capo, torace e
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