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Perché i cristiani dovrebbero accettare e adempiere le responsabilità?La Torre di Guardia 1962 | 15 novembre
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del tuo Signore”, dobbiamo accettare e adempiere la nostra responsabilità. Se contempliamo mediante l’immaginazione il Re messianico che combatte in mezzo ai suoi nemici e se siamo in armonia con la giusta guerra che combatte contro Satana e le sue empie forze, dobbiamo offrirci volenterosamente in questo giorno in cui raduna il suo esercito. Altrimenti falliremo. Che cosa penserà il vittorioso Re di colui che non va nemmeno allo studio biblico, dove si recano le “pecore” deboli per studiare la Parola di Dio, onde poterle aiutare, e che si scusa dicendo che abita molto lontano? Che cosa direbbe questo fratello dei testimoni africani che abitano nel Niassa i quali, per assistere alle adunanze della congregazione, devono ‘percorrere da dieci a venticinque chilometri di strada sotto la pioggia e attraversare a nuoto uno o due fiumi infestati dai coccodrilli’? Il debole pretesto: ‘Sono stanco’, non lo aiuterà. L’Artefice non vuole nel suo esercito i pigri. Egli li vomiterà dalla sua bocca quali soldati e operai indegni. — Apoc. 3:16.
21. (a) È giusto cercare un qualsiasi incarico di servitore nella congregazione? (b) Per quali due ragioni tutti i testimoni di Geova dovrebbero accettare e adempiere la responsabilità?
21 Vi è urgente necessità di servitori di congregazione e conduttori degli studi di libro per sorvegliare il grande radunamento delle “altre pecore”. L’apostolo Paolo incoraggia i fratelli capaci a desiderare ansiosamente questi incarichi dando a Timoteo il consiglio: “Se alcuno aspira alla carica di sorvegliante, ei desidera una buona opera”. (1 Tim. 3:1, Co) Il glorioso palazzo del saggio Sovrano fra brevissimo tempo sarà terminato, allorché gli ultimi membri che sono ora sulla terra si saranno uniti alle “pietre vive” che sono già nei cieli. L’afflusso delle “cose più preziose di tutte le nazioni” è in corso e viene accelerato. Che faremo noi? Quali cristiani maturi, sia che siamo degli unti, quelli che formano il palazzo di Geova nei cieli, o che siamo delle terrene “altre pecore”, abbiamo accettato la responsabilità di impegnarci nel radunamento di altre persone mansuete e di aiutarle a divenire leali adoratori di Geova e insegnanti. Dobbiamo adempiere amorevolmente questa responsabilità. Perché? Anzitutto, perché essere un collaboratore dell’Altissimo Dio nel compimento di questa grandiosa opera è un inestimabile privilegio e onore; e, in secondo luogo, perché si tratta della vita sia di colui che ammaestra che di quelli che sono ammaestrati. L’apostolo Paolo lo indica molto chiaramente quando scrive a Timoteo: “Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento, persevera in tali cose”. Perché? “Poiché così facendo salverai te stesso e quelli che ti ascoltano”. — 1 Tim. 4:16, Na.
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“La religione pura”La Torre di Guardia 1962 | 15 novembre
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“La religione pura”
Il discepolo Giacomo scrisse: “La religione pura e immacolata dinanzi a Dio e Padre è questa: visitar gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri dal mondo”. (Giac. 1:27, VR) È interessante a questo proposito l’osservazione dello storico John Lord: “L’esempio della chiesa primitiva sembrerebbe indicare che la religione può soltanto diffondersi in modo salutare proteggendo e purificando costantemente quelli che la professano. Sembrerebbe che la vera missione della chiesa fosse quella di elevare i suoi membri anziché di immischiarsi in avvenimenti che hanno un’influenza corruttrice”. — The Old Roman World, pagina 550.
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