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  • Il battesimo, un’esigenza cristiana
    La Torre di Guardia 1979 | 1° novembre
    • premio di profeta; e chi riceve un giusto, in nome di giusto, riceverà premio di giusto”. (Diodati) Questo significa ricevere un profeta o un giusto in riconoscimento di quello che è. I candidati al battesimo cristiano devono riconoscere il Padre, il Figlio e lo spirito santo per ciò che sono: il Padre quale Supremo Sovrano, il Figlio quale riscattatore e re, e lo spirito santo quale forza attiva di Dio che aiuta le persone a fare la volontà divina. — Sal. 83:18; Matt. 20:28; Riv. 19:16; Giov. 14:16, 17.

      IMPORTANZA

      Quanto è importante sottoporsi al battesimo cristiano? Considerate il consiglio che l’apostolo Pietro diede alla Pentecoste del 33 E.V. agli ebrei sui quali gravava la comune responsabilità del peccato di aver messo al palo il Messia o Cristo, e che avevano bisogno di essere purificati da tale peccato: “Pentitevi, e ciascuno di voi si battezzi nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati, e riceverete il gratuito dono dello spirito santo”. (Atti 2:38) Secondo le Scritture, chi desidera ricevere il perdono dei peccati tramite Gesù Cristo deve pentirsi e battezzarsi.

      Significa questo che le acque battesimali lavano i peccati? Sarebbe errato trarre questa conclusione. Parlando del diluvio dei giorni di Noè, Pietro attribuisce al battesimo un significato più profondo, dicendo: “Ciò che corrisponde a questo [il fatto che otto persone passarono attraverso le acque del Diluvio in un’arca] salva ora anche voi, cioè il battesimo (non il togliere del sudiciume della carne, ma la richiesta fatta a Dio d’una buona coscienza), per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo”. — 1 Piet. 3:21.

      In che modo dunque facciamo richiesta a Dio di tale buona coscienza? Facendo come fece Noè, dedicandoci prima di passare attraverso l’acqua. Come Noè, ci dedichiamo a Geova Dio per fare la sua volontà e da allora in poi ci accingiamo a farla. Il risultato è che otteniamo una buona coscienza, perché quando sappiamo che stiamo facendo la volontà di Dio abbiamo una buona coscienza. La dedicazione di noi stessi a Dio è davvero una “richiesta fatta a Dio d’una buona coscienza”. La buona coscienza deriva non dal compiere opere di autogiustificazione, ma dal fare le opere che Dio prescrive, la volontà di Dio. È a far questo che ci dedichiamo.

      Così la nostra dedicazione a Dio tramite Cristo costituisce una “richiesta fatta a Dio d’una buona coscienza”. Per quello che siamo nella nostra condizione imperfetta e peccaminosa, non siamo accettevoli a Dio. Quindi, per il fatto che ci pentiamo del peccato, ci convertiamo e ci dedichiamo, Geova ci applica il sangue purificatore del sacrificio espiatorio di Cristo, liberandoci così dalla condanna del peccato e dandoci una buona coscienza verso di Lui. Perciò, il passare ubbidientemente attraverso l’acqua battesimale simboleggia la nostra dedicazione a Geova Dio tramite Gesù Cristo.

      Significa questo che dopo il battesimo non ci si debba più ritenere peccatori? Niente affatto. Anche Paolo, cristiano battezzato e apostolo di Gesù Cristo, disse dispiaciuto: “Con la mia mente io stesso sono schiavo della legge di Dio, ma con la mia carne della legge del peccato”. (Rom. 7:25) Tuttavia, i cristiani dedicati e battezzati possono avere una buona coscienza nel senso che sanno che il valore espiatorio del sacrificio di Gesù cancella i peccati passati e quelli che si commettono di giorno in giorno a causa dell’imperfezione umana. (1 Giov. 2:1, 2) Per cui i cristiani non devono sentirsi aggravati da sentimenti di colpa a causa del loro precedente modo di vivere e della natura peccaminosa ereditata.

      SOLO UN INIZIO

      Dovremmo considerare il nostro battesimo come la prova che “finalmente ce l’abbiamo fatta” e siamo pronti a ricevere la vita eterna? Non sarebbe saggio, perché la Bibbia descrive il battesimo solo come l’inizio del sacro servizio di una persona dedicata a Dio. Ricordate: il battesimo di Gesù ebbe luogo all’inizio del suo servizio messianico. Anche per gli apostoli e per i primi discepoli fu un passo preliminare. Avete notato l’espressione dell’apostolo Pietro che il battesimo “salva ora anche voi”? (1 Piet. 3:21) Il commentario di G. F. Fronmüller afferma: “È usato il presente [del verbo greco tradotto “salva”] perché l’azione di salvare è solo cominciata e non è ancora completata”. — Matt. 10:22; Rom. 13:11; Filip. 2:12; Riv. 2:10.

      A indicare che per la salvezza è richiesto più che il semplice battesimo ci sono anche le seguenti parole dell’apostolo Paolo: “Poiché se pubblicamente dichiari quella ‘parola della tua bocca’, che Gesù è il Signore, ed eserciti fede nel tuo cuore che Dio lo ha destato dai morti, sarai salvato. Poiché col cuore si esercita fede per la giustizia, ma con la bocca si fa pubblica dichiarazione per la salvezza”. (Rom. 10:9, 10) Da questo è evidente che oltre alla fede e al battesimo un’esigenza della salvezza è anche quella di fare “pubblica dichiarazione” che Gesù Cristo è il Signore e che Dio lo ha destato dai morti.

      Sebbene questa pubblica dichiarazione si faccia al tempo del proprio battesimo, ciò non significa che da allora in poi non ci sia bisogno di dichiarare ulteriormente la propria speranza davanti ad altri. Al contrario, la Bibbia mostra che dobbiamo continuare a dichiararla alle adunanze di congregazione, dinanzi alle autorità governative o ai magistrati che possono chiederci ragione della nostra speranza cristiana, e nel proclamare pubblicamente la “buona notizia” del regno di Dio. — Ebr. 10:23; 1 Piet. 3:15; Matt. 24:14.

      Chiaramente il battesimo cristiano è un’esigenza per tutti quelli che desiderano ricevere l’approvazione di Dio. In vista di ciò che simboleggia, il battesimo non si deve prendere alla leggera, né si deve farlo senza un’attenta preparazione. Pensate di battezzarvi presto? In tal caso riflettete seriamente sul suo significato. Siate decisi a vivere per sempre in armonia con la dedicazione a Dio che esso rappresenta.

  • La Parola di Dio esercita potenza
    La Torre di Guardia 1979 | 1° novembre
    • La Parola di Dio esercita potenza

      L’apostolo Paolo scrisse: “La parola di Dio è vivente ed esercita potenza”. (Ebr. 4:12) Una recente esperienza avvenuta in Spagna conferma questa dichiarazione.

      Un anziano cristiano impegnato nella testimonianza per le strade avvicinò un giovane che si dichiarò buddista. Sebbene il giovane preferisse osservare la gente anziché leggere, accettò una copia arretrata della Torre di Guardia. Fu anche invitato ad assistere a un’adunanza nella locale Sala del Regno dei Testimoni di Geova.

      Alcuni giorni dopo, il giovane entrò nella sala. Una volta presentato ad alcuni Testimoni, fu invitato a sedersi. Ma rifiutò e rimase due ore in piedi senza muoversi. In una successiva conversazione disse che non gli interessava leggere, ma che preferiva ascoltare e osservare.

      Tuttavia, in un’occasione l’anziano chiese al giovane se aveva mai letto la Bibbia per intero. Non l’aveva fatto, ma fu incoraggiato a farlo, avendo il Testimone menzionato che la Bibbia è un libro orientale. In pochi giorni il buddista lesse l’intera Bibbia. Da allora in poi Geova lo aiutò a crescere spiritualmente. Oggi è un cristiano battezzato. La Parola di Dio esercita veramente potenza.

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