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  • Dio risuscitò una nazione
    La Torre di Guardia 1973 | 15 ottobre
    • metterò in voi il mio spirito, e dovrete tornare in vita, e vi porrò sul vostro suolo; e dovrete conoscere che io, Geova, ho parlato e ho fatto’, è l’espressione di Geova”. — Ezec. 37:11-14, NW.

      I Giudei esiliati, allora inclini alla disperazione, si dovevano rianimare con la nuova speranza basata sull’infallibile parola di Geova. Ezechiele, profetizzando in qualità di portavoce di Geova, doveva avere parte nel ravvivare quei depressi Israeliti con la speranza della restaurazione nella loro diletta patria, lontana centinaia di chilometri. Ma Geova era Colui che ponendo il suo spirito santo nei pentiti Israeliti li avrebbe realmente riorganizzati e vivificati con il fervore e la volontà d’essere ristabiliti nel loro proprio suolo. Egli era Colui che avrebbe miracolosamente aperto loro la via perché lasciassero i loro “luoghi di sepoltura” nel paese di Babilonia e tornassero al “suolo d’Israele”. L’“intera casa d’Israele” doveva parteciparvi, inclusi alcuni delle dieci tribù che erano state precedentemente deportate dagli Assiri.

      La visione profetica si adempì. Nel 537 a.E.V., il re Ciro, il conquistatore di Babilonia, emanò il suo decreto che rendeva gli Israeliti liberi di lasciare il loro esilio di Babilonia e di tornare a Gerusalemme a riedificare il tempio del loro Dio. Ciro ne attribuì la responsabilità a Geova. Il decreto, riportato in II Cronache 36:23, dice:

      “Ciro, re di Persia, ha detto questo: ‘Geova l’Iddio dei cieli mi ha dato tutti i regni della terra, ed egli stesso mi ha incaricato di edificargli una casa in Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque fra voi è di tutto il suo popolo, Geova suo Dio sia con lui. Dunque salga’”.

      Lo scopo per cui dovevano ‘salire’ a Gerusalemme è indicato negli ulteriori particolari forniti nel libro di Esdra:

      “Salga dunque a Gerusalemme, che è in Giuda, e riedifichi la casa di Geova l’Iddio d’Israele — egli è il vero Dio — che era in Gerusalemme. In quanto a chiunque resta da tutti i luoghi dove risiede come forestiero, gli uomini del suo luogo lo assistano con argento e con oro e con beni e con animali domestici insieme a offerta volontaria per la casa del vero Dio, che era in Gerusalemme”. — Esd. 1:3, 4.

      Quando Ciro il Grande pose così in relazione Geova con questo inaspettato avvenimento, gli Israeliti seppero che Geova era Colui che aveva aperto i loro luoghi di sepoltura in Babilonia e li aveva fatti uscire vivi per l’ulteriore attività nel suo servizio e la sua adorazione nella loro desolata patria. Assistiti da amichevoli Israeliti che allora non potevano convenientemente partire da Babilonia, 42.360 Israeliti si fecero guidare dallo spirito versato da Geova ravvivandosi all’opportunità di ripopolare i colli, i monti e le valli del suolo d’Israele, di riedificare Gerusalemme e il suo tempio e di ripristinarvi l’adorazione di Geova. Più di 7.500 schiavi e cantori di professione che non erano Israeliti accettarono il privilegio di andare con loro per l’unito servizio di Geova. (Esd. 2:64-67) Queste furono in realtà “forze militari molto, molto grandi”. — Ezec. 37:10.

      RISURREZIONE NEL GIORNO MODERNO

      Lo storico adempimento della visione di Ezechiele della pianura della valle piena di ossa secche fu profetico come la visione stessa. Questo futuro adempimento è additato nel libro di Rivelazione, scritto più di sette secoli dopo la visione di Ezechiele. Il ritorno alla vita dell’Israele spirituale vi è descritto come segue:

      Quando avranno finito la loro testimonianza, la bestia selvaggia che ascende dall’abisso farà loro guerra e li vincerà e li ucciderà. E i loro cadaveri saranno sull’ampia via della grande città che in senso spirituale è chiamata Sodoma ed Egitto, dove fu anche messo al palo il loro Signore. E quelli dei popoli e delle tribù e delle lingue e delle nazioni guarderanno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo, e non lasceranno che i loro cadaveri sian posti in una tomba. E quelli che dimorano sulla terra si rallegreranno di loro e festeggeranno, e si manderanno doni gli uni gli altri, perché questi due profeti han tormentato quelli che dimorano sulla terra.

      “E dopo i tre giorni e mezzo spirito di vita da Dio entrò in loro, ed essi si rizzarono in piedi, e grande timore cadde su quelli che li vedevano. Ed essi udirono un’alta voce dal cielo dir loro: ‘Salite quassù’. E salirono al cielo nella nube, e i loro nemici li videro”. — Riv. 11:7-12.

      Nell’adempimento moderno di questo quadro profetico il rimanente dei cristiani Israeliti spirituali fu soppresso, per ciò che concerneva la loro pubblica e libera opera profetica e di testimonianza. Questo avvenne al culmine della persecuzione internazionale contro di loro nell’ultimo anno della prima guerra mondiale. Essi pervennero a una condizione spirituale esattamente simile a quella delle ossa secche viste da Ezechiele nella pianura della valle, a Babilonia. (Gen. 11:2-9) Fu raffigurato che rimasero in questa condizione per tre giorni e mezzo, abbastanza a lungo da consentire alla rigidità cadaverica di impossessarsi di un cadavere. Comunque, nella primavera del seguente anno, il 1919 E.V., “spirito di vita da Dio” entrò in loro risuscitandoli perché riprendessero la vigorosa attività pubblica nella predicazione internazionale di “questa buona notizia del regno”. (Matt. 24:14) Che ‘salissero in cielo nella nube’ indicò che erano religiosamente separati dalla “grande città che in senso spirituale è chiamata Sodoma ed Egitto” (l’antitipica Gerusalemme o cristianità, la parte religiosa predominante di Babilonia la Grande, l’impero mondiale della falsa religione). Essi vennero a sapere in maniera assai determinata che era stato Geova ad aprire i loro “luoghi di sepoltura” in Babilonia la Grande e a trarli fuori spiritualmente vivi, ristabilendoli nella loro giusta condizione spirituale.

      Ciò che Geova Dio fece risuscitando sia l’Israele naturale che quello spirituale illustra in modo vigoroso che le sue promesse sono degne di fiducia. È pure degno di nota che gli antichi Ebrei, incluso l’antenato degli Israeliti, Abraamo, credettero nella risurrezione dei morti. Riguardo alla fede di Abraamo nel potere di Geova di far vivere i morti, leggiamo: “(Egli [Abraamo] è il padre di tutti noi, come è scritto: ‘Ti ho costituito padre di molte nazioni’). Questo avvenne dinanzi a Colui nel quale ebbe fede, Dio, che fa vivere i morti e chiama le cose che non sono come se fossero”. (Rom. 4:16, 17) Benché non debba considerarsi una descrizione della risurrezione dei morti umani, la visione di Ezechiele di una pianura della valle piena di ossa secche è in armonia con la credenza nella risurrezione. L’adempimento della visione fornisce quindi un’ulteriore conferma alla speranza della risurrezione.

  • Rispondete all’amore di Dio?
    La Torre di Guardia 1973 | 15 ottobre
    • Rispondete all’amore di Dio?

      IL PROPOSITO di Dio di riportare in vita i morti è un’espressione del suo amore. Egli non ha nessun obbligo verso il peccaminoso, morituro genere umano. Non deve ai morti umani la risurrezione. Tuttavia il suo amore per il mondo del genere umano è così grande che non risparmiò il suo più caro Figlio pur di provvedere una base per trattare con il genere umano e riportare in vita i morti umani.

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