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  • “Felici quelli che sono d’indole mite”

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  • “Felici quelli che sono d’indole mite”
  • Svegliatevi! 1971
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Svegliatevi! 1971
g71 22/12 pp. 27-29

“La tua parola è verità”

“Felici quelli che sono d’indole mite”

IL POPOLARE autore americano Mark Twain una volta disse che l’Impero Britannico era menzionato nella Bibbia in Matteo 5:5. Qui leggiamo, secondo la Versione a cura di mons. S. Garofalo: “Beati i miti, perché possederanno la terra”. Nel suo giorno effettivamente sembrava che quell’Impero ereditasse la terra, poiché aveva colonie nei sei continenti e poteva vantare che il sole non tramontava mai sui domini britannici.

Da queste parole di Gesù è stato pure tratto nel nostro giorno un irrispettoso responso. Un popolare complesso di musicisti “rock” canta in tono molto sarcastico intorno alla beatitudine dei mansueti i quali sono scherniti, ai quali sputano addosso.

Apparentemente queste parole di Gesù pongono in effetti un problema per alcune persone; difatti, possono sembrare paradossali. I mansueti erediteranno la terra? Non sono forse gli aspri, gli spietati, i crudeli, gli aggressivi e i belligeranti quelli che han preso possesso della terra? Per lo più sono stati tali uomini, come Napoleone, Hitler e altri dittatori. Erano essi mansueti? Difficilmente!

Ciò nondimeno, i critici che mettono in dubbio le parole di Gesù sbagliano sotto parecchi aspetti. Da una parte, essi fraintendono le parole di Gesù. La parola greca praús resa “mansueti” ha il basilare significato d’essere d’indole mite, gentili. Questo non significa qualche cosa di debole, di facile a dominarsi. Ma la parola greca è relativa al pensiero della forza; gli antichi Greci la usavano per descrivere il cavallo selvaggio che era stato domato e ora era mite, gentile, tuttavia ancora forte.

E, inoltre, Gesù non disse che i mansueti si sarebbero impossessati della terra. No, disse che l’avrebbero ereditata. Da chi? Da Dio, naturalmente!

Per giunta, quelli che criticano le parole di Gesù trascurano il fatto che egli non disse quando i miti avrebbero ereditato la terra. Geova Dio ha un tempo per ogni suo proposito. (Eccl. 3:1-8) Oggi questo sistema di cose ha come suo governante e dio Satana il Diavolo e non c’è dunque da aspettarsi che le cose siano fatte secondo i princìpi biblici. Ma le persone che hanno fede in Dio e nella sua Parola hanno fiducia che nel prossimo futuro la volontà di Dio si farà sulla terra come in cielo, e poi erediteranno la terra. — Matt. 6:10; 2 Cor. 4:4.

Chi sono quelli d’indole mite che erediteranno la terra? Ebbene, chi fu l’uomo più mite che sia mai vissuto? Non fu Gesù Cristo il Figlio di Dio? Quando fu sulla terra poté dire: “Prendete su di voi il mio giogo e divenite miei discepoli, poiché io sono d’indole mite e modesto di cuore”. D’indole mite, gentile? Sì, ma niente affatto debole. Con quale baldanza egli cacciò i cambiatori di monete dal tempio! Quanto intrepidamente proferì denunce contro gli ipocriti religiosi del suo tempo! Quale calma manifestò quando una turba venne ad arrestarlo! — Matt. 11:28, 29; 21:12, 13; 23:13-32; 26:48-56.

Gesù Cristo stesso è perciò il primo a cui si applica Matteo 5:5. Egli, che ha indole mite al di sopra di tutti gli altri, è colui al quale Geova disse: “Chiedimi, affinché io ti dia le nazioni come tua eredità e le estremità della terra come tuo proprio possedimento”. Egli, come re dell’intera terra, “avrà sudditi da mare a mare e dal Fiume alle estremità della terra”. — Sal. 2:8; 72:8.

Comunque, Gesù non sarà solo a ereditare la terra. Associati con sé avrà 144.000 altri, come leggiamo anche in Rivelazione 14:1, che con lui sul monte Sion erano “centoquarantaquattromila”. Questi dovettero rendersi qualificati per quell’onore reale, coltivando il frutto dello spirito di Dio compresa la mitezza. (Gal. 5:22, 23) Che Gesù abbia coeredi nella sua eredità della terra è reso chiaro dalle parole: “Lo spirito stesso rende testimonianza col nostro spirito che noi siamo figli di Dio. Se, dunque, siamo figli, siamo anche eredi: eredi in realtà di Dio, ma coeredi di Cristo, purché soffriamo insieme per essere insieme anche glorificati”. (Rom. 8:16, 17) Riguardo a questi leggiamo anche che “vennero alla vita e regnarono col Cristo per mille anni”. — Riv. 20:4.

Il fatto che le parole di Gesù in Matteo 5:5 abbiano una primaria applicazione a lui e ai suoi 144.000 associati non significa che non siano di nessuna importanza per gli altri suoi seguaci. Esse lo sono, poiché dichiarano un principio che si applica pure alle sue “altre pecore”. Queste hanno la speranza di godere il Paradiso sulla terra. — Giov. 10:16; Luca 23:43.

Tali benedizioni terrestri saranno la sorte della grande maggioranza della razza umana che è morta e sarà risuscitata da Gesù Cristo. Ma legalmente parlando, essi non saranno i possessori della terra, non ne saranno gli eredi, ma ne avranno cura per conto di quelli d’indole mite che regneranno su di loro. — Giov. 5:28, 29.

Dato che saranno i cristiani d’indole mite ad aver cura della terra per conto degli eredi celesti, che cosa significa oggi questo per i cristiani? Significa che devono cercare tutti di coltivare e di possedere il frutto dello spirito, la mitezza. In realtà, molte sono le ammonizioni scritturali d’essere d’indole mite.

Per esempio, in Efesini 4:2 ai cristiani si dà il consiglio di camminare “con completa modestia di mente e mitezza, con longanimità, sopportandovi gli uni gli altri nell’amore”. In Colossesi 3:12, hanno il comando: “Rivestitevi dei teneri affetti di compassione, benignità, modestia di mente, mitezza e longanimità”. Ai cristiani è rivolto l’ulteriore ammonimento di dare una ragione della loro speranza “con mitezza e profondo rispetto”. E in particolare alle mogli viene dato il consiglio di manifestare la virtù della mitezza. Anziché dare enfasi agli abiti eccellenti, agli eccellenti gioielli e ai cosmetici, esse devono fare in modo che il loro fascino sia “la persona segreta del cuore nella veste incorruttibile dello spirito quieto e mite, che è di grande valore agli occhi di Dio”. — 1 Piet. 3:15, 4.

Certo, quelli d’indole mite provano grande felicità alle prospettive poste loro dinanzi da Dio. Questa felicità non è qualche cosa che non gustino nemmeno finché non venga un tempo futuro; essa li sostiene fin da ora. E ci sono altri modi in cui il loro essere d’indole mite reca loro felicità nel tempo attuale. Son loro risparmiati molti attriti e lotte, frustrazioni e amarezze che piagano la vita degli spietati ambiziosi. La loro è una santa devozione, che, insieme alla contentezza, costituisce un grande guadagno. — 1 Tim. 6:6.

Veramente, coltivando il temperamento mite tutti i cristiani seguono una condotta saggia, che è quella d’esser felici ora e di trovarsi fra quelli che possederanno la terra o che ne avranno cura perché sarà stata loro affidata per conto degli eredi celesti.

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