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  • Il popolo che rispetta il nome di Dio più del proprio
    La Torre di Guardia 1972 | 1° giugno
    • MAGNIFICATO IL SUO “DETTO” CIRCA LA “GRANDE FOLLA”

      8. In che modo l’unto rimanente è spinto a lodare Geova per la stessa ragione dichiarata da Davide, a causa di ciò che è accaduto dal 1914 E.V.?

      8 Siamo noi oggi spinti a dire qualche cosa di simile al solo vivente e vero Dio? L’unto rimanente dei cristiani testimoni di Geova è indotto a far questo, come “popolo per il suo nome”. Con le sue medesime azioni verso di loro e con i meravigliosi adempimenti della profezia biblica negli avvenimenti del mondo dal 1914 E.V., essi vedono il detto di Geova, la sua parola di promessa e di profezia, avverarsi in un modo che non avevano mai atteso. Vedono moltiplicarsi le evidenze a prova del fatto che, alla fine dei Tempi dei Gentili nel 1914 E.V., questo Dio di amorevole benignità e verità adempì il suo “detto” e stabilì il celeste regno del Figlio di Davide, Gesù Cristo. Vedono come questo regno messianico avanza irresistibilmente per rivendicare la sovranità e il santo nome di Geova alla vicina “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente”. È vero che dal 1914 E.V. hanno subìto molta persecuzione, sì, molte minacce contro la loro stessa esistenza di “popolo per il suo nome”, ma, poiché Geova li ha liberati e li ha preservati finora, essi fanno conoscere in ogni luogo il suo nome.

      9. Secondo quanto è raffigurato in Rivelazione, capitolo quindicesimo, quale cantico canta l’unto rimanente, con quali parole?

      9 Com’è raffigurato nell’ultimo libro della Sacra Parola di Dio, questo unto rimanente canta il “cantico di Mosè, lo schiavo di Dio, e il cantico dell’Agnello [Gesù Cristo]” e dice: “Grandi e meravigliose sono le tue opere, Geova Dio, Onnipotente. Giuste e veraci sono le tue vie, Re d’eternità. Chi veramente non ti temerà, Geova, e non glorificherà il tuo nome, perché tu solo sei leale? Poiché tutte le nazioni verranno e adoreranno dinanzi a te, perché i tuoi giusti decreti sono stati resi manifesti”. — Riv. 15:2-4.

      10. Dell’incalcolabile numero di persone che ode il cantico chi risponde affermativamente alla domanda circa il temere Geova e il glorificare il suo nome, e con quale determinazione?

      10 Un incalcolabile numero di persone ode oggi il rimanente del “popolo per il suo nome” cantare quelle parole: “Chi veramente non ti temerà, Geova, e non glorificherà il tuo nome?” Centinaia di migliaia di persone odono questa domanda di sfida e mostrano di sentirsi come l’unto rimanente, cioè che Geova è degno d’esser temuto e che il suo nome è degno d’essere glorificato. Apertamente, dinanzi a tutti i falsi dèi di questo mondo, essi cantano: La maggioranza del genere umano può non temere oggi Geova e può non glorificare il suo nome; ma, in quanto a noi, temeremo Geova come solo vivente e vero Dio, e rispetteremo il suo nome più del nostro stesso nome e glorificheremo il suo nome. Come fanno questo?

      11. Come fanno questo?

      11 Fanno questo accettando la Sacra Bibbia non come la parola di uomini fallibili, ma, come in effetti essa è, quale parola di Dio. Essi credono che le sue profezie riguardo al regno messianico hanno ora il loro glorioso, culminante adempimento. Si appressano per mezzo del suo sacrificato Agnello Gesù Cristo e si dedicano interamente a lui. Imitando Gesù Cristo si battezzano in acqua “nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo”, e così divengono pienamente discepoli di Gesù Cristo. (Matt. 28:19, 20) Riconoscendo che Geova ha oggi sulla terra un “popolo per il suo nome”, si associano lealmente con questo popolo, nonostante sia un piccolo rimanente. Partecipano con esso nel far conoscere a tutti il nome di Geova e glorificarlo. Rendendo così testimonianza a Lui, danno prova di non vergognarsi d’esser cristiani testimoni di Geova.

      12. (a) Pertanto, quale parte delle parole del “cantico” l’unto rimanente vede già adempiersi? (b) Quali specie di persone prenderanno ancora posto tra la “grande folla”, e quale speranza potranno condividere?

      12 Questa “grande folla” di persone che temono Dio è venuta da tutte le nazioni. (Riv. 7:9, 10) L’unto rimanente di cantori vede già in esse l’adempimento delle parole del loro canto profetico: “Tutte le nazioni verranno e adoreranno dinanzi a te, perché i tuoi giusti decreti sono stati resi manifesti”. (Riv. 15:4) Il radunamento di tutta questa innumerevole “grande folla” non è ancora finito. Sorge la domanda: Chi ancora prenderà posto fra questa “grande folla” prima che Geova manifesti pienamente i suoi giusti decreti distruggendo tutti gli empi nella prossima “grande tribolazione”, di cui non vi è mai stato l’uguale? Tutti quelli che faranno ciò saranno persone che rispettano il nome di Dio più del proprio nome. Saranno quelli che lietamente faranno come dice il Salmo 96:8: “Ascrivete a Geova la gloria che appartiene al suo nome”. Potranno condividere con la “grande folla” la speranza di sopravvivere alla “grande tribolazione” e di entrare nel nuovo sistema di cose dove “ogni cosa che respira” loderà Geova. — Riv. 7:13-15; Sal. 150:6; 29:2.

  • La testimonianza della Cronaca di Nabonedo
    La Torre di Guardia 1972 | 1° giugno
    • La testimonianza della Cronaca di Nabonedo

      LA CADUTA della potentemente fortificata Babilonia fu così subitanea che dovette sorprendere il mondo antico. Il conquistatore, Ciro il Grande, deviò le acque del fiume Eufrate che attraversava la città. Quindi le sue forze marciarono attraverso il letto del fiume, cogliendo la città di sorpresa, poiché le porte lungo l’argine erano state lasciate aperte. In una notte Babilonia cadde, ponendo fine a secoli di supremazia semitica e adempiendo la parola di Geova pronunciata tramite i suoi profeti Isaia e Geremia. — Isa. 44:27; 45:1, 2; Ger. 50:38; 51:30-32.

      La data di questo avvenimento interessa gli studenti della Bibbia. Questo perché le date di molti altri avvenimenti menzionati nelle Sacre Scritture si possono determinare in relazione al numero di anni prima o dopo la caduta di Babilonia in cui si verificarono.

      La Cronaca di Nabonedo (detta pure “Cronaca di Ciro-Nabonedo” e “tavoletta Annalistica di Ciro”), benché brevissima, contiene il più completo documento cuneiforme esistente circa la caduta di Babilonia. Questa tavoletta frammentaria d’argilla misura approssimativamente quattordici centimetri di larghezza nel punto più largo ed è lunga quasi altrettanto. In base allo stile del testo, gli studiosi hanno concluso che la tavoletta può risalire a qualche tempo del periodo dei Seleucidi (312-65 a.E.V.). Ma gli storici asseriscono che l’iscrizione sia probabilmente la copia di un documento precedente. Poiché tende a glorificare Ciro mentre presenta Nabonedo in modo sprezzante, si è pensato che l’iscrizione fosse opera di uno scriba persiano e si è anche fatto riferimento ad essa come a “propaganda persiana”. Ciò nondimeno, i “dati indiretti” sono considerati fidati.

      Secondo la Cronaca di Nabonedo, nel mese di Tshritu (Tishri [settembre-ottobre], Ciro attaccò le forze babilonesi a Opis. L’iscrizione continua: “Il 1º giorno, Sippar fu presa senza battaglia. Nabonedo fuggì. Il 16º giorno, Gobryas (Ugbaru), governatore di Gutium e l’esercito di Ciro

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