Domande dai lettori
● Quelli che saranno destati alla vita sulla terra saranno ancora imperfetti e afflitti dal peccato adamico, giacché Romani 6:7 afferma che chi “è morto è stato assolto dal suo peccato”? — U.S.A.
Romani 6:7 dice: “Poiché colui che è morto è stato assolto dal suo peccato”. La considerazione del contesto mostra che l’apostolo Paolo parlava dei cristiani unti dallo spirito viventi in quel tempo. Mentre erano ancora in vita, erano stati battezzati in Cristo Gesù e avevano ricevuto la valida prospettiva della vita celeste. Per essere unti con lo spirito santo e venire accettati come figli spirituali di Dio, dovevano morire al loro precedente modo di vivere quali uomini imperfetti, farsi perdonare da Dio i peccati e ottenere che fosse loro attribuita la perfezione umana.
Ma facendo questo commento riguardo ai cristiani unti, Paolo si richiamava a un’illustrazione naturale ed effettiva. Nella sua ampia applicazione, poteva correttamente dirsi che il morto è stato prosciolto dal peccato.
La morte, non il processo mortifero stesso, è la piena paga del peccato. La Bibbia dice: “Il salario che il peccato paga è la morte”. (Rom. 6:23) Questo significa che quando una persona è morta la testimonianza dei suoi peccati non è più contro di lei. E se non fosse per il sacrificio di Gesù Cristo e per il proposito di Dio di risuscitare la persona, non tornerebbe mai più a vivere. Tuttavia, rimarrebbe prosciolta dal peccato, giacché Dio non esaminerebbe ripetutamente il suo caso e non la condannerebbe quindi con altre specie di punizione per il suo peccato.
Questo potrebbe paragonarsi alla situazione di un uomo che ha scontato una condanna alla prigione per qualche atto delittuoso. Una volta scontata la sua condanna alla prigione, non è processato e punito ripetute volte per lo stesso delitto.
Ora nel caso di chi è stato destato dai morti alla vita terrestre, la testimonianza dei peccati per cui fu condannato a morte non è più contro di lui. Come chi è stato rilasciato dalla prigione, ha l’opportunità di conformarsi alla legge. Ciò nondimeno, il risuscitato è ancora lo stesso uomo. La sua morte non ha prodotto nessun cambiamento in lui circa la personalità e le inclinazioni peccaminose. Mediante la risurrezione non diventa un uomo perfetto, libero da ogni effetto del peccato e dell’imperfezione ereditati da Adamo. Non fu dichiarato giusto a motivo della morte. Come nel caso di un ex condannato, deve compiere un diligente sforzo per non soccombere alle sue debolezze carnali. Deve cominciare, per così dire, da dove la sua vita si interruppe e deve pienamente valersi dei provvedimenti di Dio per la vita eterna sulla terra.
A motivo della vita che vissero prima della loro morte, alcuni avranno una inclinazione alla trasgressione più forte che altri. La Bibbia infatti dice: “Vi sarà una risurrezione sia dei giusti che degli ingiusti”. (Atti 24:15) Quindi quelli che furono ingiusti alla loro morte saranno ingiusti alla loro risurrezione per la vita sulla terra.
Così mentre un individuo è prosciolto dalla testimonianza del peccato, la morte non produce in lui come persona nessun cambiamento. Quelli destati alla vita sulla terra saranno gli stessi individui che morirono, discendenti del peccatore Adamo. Saranno uomini imperfetti, proprio come lo furono quelli destati secoli or sono da Elia, Eliseo, Gesù Cristo, Pietro e Paolo. La morte e risurrezione degli individui nel passato non li trasformò in persone perfette in grado di vivere per sempre. Così in quanto a quelli che saranno destati sulla terra nel Nuovo Ordine, verranno protetti dalla morte solo se si varranno dei provvedimenti del sacrificio di Gesù per l’espiazione dei peccati.
Nel libro biblico di Rivelazione, il provvedimento divino per la vita, compresa la disposizione per l’espiazione dei peccati, è simbolicamente raffigurato come un fiume d’acqua di vita. (Riv. 22:1, 2) Quindi ‘bevendo’ da questo ‘fiume’, i risuscitati saranno liberati da ogni tendenza peccaminosa e diverranno uomini perfetti.
Finché non siano uomini perfetti, Geova Dio non li considererà come pervenuti alla vita nel più pieno senso della parola. È evidente che per questa ragione la Bibbia dice di quelli destati alla vita sulla terra: ‘Non verranno alla vita finché non saranno finiti i mille anni’ del dominio del regno di Cristo, durante il quale dominio si applicheranno al genere umano i benefici del suo sacrificio di espiazione. — Riv. 20:5.