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  • Luce
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
    • propri occhi”. (Sl 38:10) Dio ‘dà luce’ a qualcuno nel senso che gli dà vita o permette che rimanga in vita. (Gb 3:20, 23; cfr. Sl 56:13). “Fanciulli che non hanno visto la luce” sono quelli nati morti. (Gb 3:16; cfr. Sl 49:19). La frase “è bene per gli occhi vedere il sole” può significare ‘è bello essere in vita’. — Ec 11:7.

      La luce del mattino è descritta in modo originale nell’atto di ‘afferrare le estremità della terra e scuotere via i malvagi’, perché l’alba disperde i malfattori. Le tenebre sono la loro “luce”, poiché sono soliti compiere le loro azioni malvage col favore delle tenebre e sono privati di questa “luce” figurativa dalla letterale luce dell’alba. — Gb 38:12-15; cfr. Gb 24:15-17.

      Come la luce del sole è ben visibile, così sono evidenti i giudizi avversi di Geova. A questo si allude in Osea 6:5: “I giudizi su di te saranno come la luce che spunta”.

      La ‘luce della faccia di Dio’ significa il Suo favore. (Sl 44:3; 89:15) “Alza su di noi la luce della tua faccia” è un’espressione che significa ‘mostraci favore’. (Sl 4:6) Similmente si parla del favore di un sovrano come della “luce della faccia del re”. — Pr 16:15.

      La luce può indicare vivacità o allegria, l’opposto della “caligine”, di ciò che è cupo. (Gb 30:26) Questo può spiegare le parole di Giobbe (29:24): “Non facevano cadere la luce della mia faccia”. Anche se altri erano cupi e depressi, non per questo Giobbe era diventato come loro.

      Una prospettiva luminosa, come la salvezza o la liberazione, è a volte raffigurata dalla luce. (Est 8:16; Sl 97:11; Isa 30:26; Mic 7:8, 9) Il fatto che Geova facesse risplendere la sua gloria su Sion additò in anticipo la liberazione da una condizione di schiavitù. Sion doveva quindi diventare fonte di luce per le nazioni. (Isa 60:1-3, 19, 20; cfr. Ri 21:24; 22:5). Viceversa l’assenza della luce del sole, della luna e delle stelle significava calamità. — Isa 13:10, 11; Ger 4:23; Ez 32:7, 8; Mt 24:29.

  • Lucertola
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
    • LUCERTOLA

      [ebr. tsav; chòmet].

      La lucertola è un piccolo rettile a quattro zampe, con coda lunga e pelle squamosa. L’attaccatura laterale delle zampe le permette di appoggiare il ventre per terra senza dover piegare le zampe. In Palestina ne esistono più di 40 specie. Si possono trovare lucertole fra gli alberi, nelle calde fenditure delle rocce e sulle pareti e sui soffitti delle case. In Levitico 11:29 la lucertola è inclusa fra le “creature sciamanti” impure. Il nome ebraico sembra derivato da una radice che significa “rimanere attaccato al terreno”. Un’opera di consultazione (Brown, Driver e Briggs, A Hebrew and English Lexicon of the Old Testament, 1980, p. 839) propone la traduzione “lucertola”. Evidentemente il termine ebraico tsav include almeno la famiglia degli Agamidi, poiché l’equivalente termine arabo dabb si riferisce alla codaspinosa egiziana (Uromastix aegyptia), il più grosso agamide presente in Israele. — Vedi CAMALEONTE; GECO.

      I dizionari in genere convengono che anche il termine ebraico kòach si riferisca a un tipo di lucertola. Poiché ha il significato fondamentale di “potenza” o “forza”, potrebbe riferirsi al varano del deserto (Varanus griseus), poderoso, grosso rettile lucertiforme comune nelle zone desertiche, aride e sabbiose. In Palestina può raggiungere la lunghezza di 1,2 m. Si nutre di carogne ed è elencato fra gli animali ‘impuri’ non commestibili. — Le 11:29, 30.

      Lucertola della sabbia. Un altro animale impuro che gli israeliti non potevano mangiare è indicato in Levitico 11:30 dal termine ebraico chòmet. Tuttavia esiste qualche incertezza circa la ‘creatura sciamante’ a cui si riferisce questo termine ebraico. La traduzione della Settanta greca e quella della Vulgata latina indicherebbero una specie di lucertola, e il termine è stato reso “lucertola della sabbia” (NM, RS) e “ramarro” (CEI). Probabilmente si tratta di uno scinco.

  • Lucio
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
    • LUCIO

      [dal lat. lux, “luce; chiarore”].

      1. Cireneo che apparteneva alla congregazione di Antiochia di Siria quando Paolo partì di là per il primo viaggio missionario. — At 13:1-3.

      2. Cristiano ‘parente’ dell’apostolo Paolo che era con lui a Corinto durante il terzo viaggio missionario quando Paolo scrisse la lettera ai Romani. Lucio si unì nell’inviare saluti ai cristiani di Roma. — Ro 16:21.

  • Lud, Ludim
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
    • LUD, LUDIM

      (ludìm).

      1. Figlio di Sem (Ge 10:22; 1Cr 1:17) i cui discendenti furono identificati da Giuseppe Flavio (e altri) con i lidi che abitavano nell’Asia Minore sudoccidentale. (Antichità giudaiche, I, 143, 144 [vi, 4]) In iscrizioni assire del VII secolo a.E.V. i lidi sono chiamati Luddu.

      2. Discendente di Cam tramite Mizraim. (Ge 10:6, 13; 1Cr 1:8, 11) Discendenti di questo Lud camita sono evidentemente “i ludim”, famosi arcieri che, insieme ai camiti Put e Cus, facevano parte delle forze armate egiziane. (Ger 46:8, 9; cfr. Ez 30:4, 5). Un’allusione simile al Lud tiratore d’arco in Isaia 66:19 sembrerebbe indicare il Lud camita, più che il semita, poiché è

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