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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2005
w05 1/6 p. 31

Domande dai lettori

Udito che alla porta c’era Pietro, che era stato imprigionato, perché i discepoli dissero: “È il suo angelo”? — Atti 12:15.

I discepoli potrebbero aver pensato erroneamente che alla porta ci fosse un messaggero angelico che rappresentava Pietro. Considerate il contesto.

Pietro era stato arrestato da Erode, che aveva fatto mettere a morte Giacomo. Quindi i discepoli avevano buone ragioni per credere che Pietro potesse fare la stessa fine. Pietro, in prigione e in catene, era sorvegliato da soldati organizzati in quattro turni di quattro uomini ciascuno. Poi una notte fu miracolosamente liberato e condotto fuori della prigione da un angelo. Quando infine si rese conto di quello che stava succedendo, Pietro disse: “Ora so effettivamente che Geova ha mandato il suo angelo e mi ha liberato dalla mano di Erode”. — Atti 12:1-11.

Pietro andò immediatamente a casa di Maria, madre di Giovanni Marco, dov’erano radunati alcuni discepoli. Quando bussò alla porta d’ingresso, una serva di nome Roda andò a vedere chi era. Riconosciuta la voce di Pietro, corse a dirlo agli altri senza farlo neppure entrare! Dapprima i discepoli non riuscivano a credere che alla porta ci fosse Pietro. Fecero invece questa errata supposizione: “È il suo angelo”. — Atti 12:12-15.

I discepoli credettero forse che Pietro fosse già stato messo a morte e che alla porta ci fosse il suo spirito liberato dal corpo? Questo non è possibile, perché i seguaci di Gesù sapevano cosa dicono le Scritture sui morti, cioè che “non sono consci di nulla”. (Ecclesiaste 9:5, 10) Cosa intendevano dunque i discepoli affermando: “È il suo angelo”?

I discepoli di Gesù sapevano che nel corso della storia gli angeli erano venuti personalmente in aiuto dei servitori di Dio. Per esempio, Giacobbe parlò dell’‘angelo che lo aveva ricuperato da ogni calamità’. (Genesi 48:16) E riguardo a un bambino che era in mezzo a loro, Gesù disse ai suoi seguaci: “Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli; poiché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nel cielo”. — Matteo 18:10.

La Young’s Literal Translation of the Holy Bible traduce il termine àggelos (“angelo”) con la parola “messaggero”. A quanto sembra, alcuni ebrei credevano che ogni servitore di Dio avesse il proprio angelo, un “angelo custode”. Naturalmente nella Parola di Dio non c’è nessun riferimento diretto a questo insegnamento. Comunque è possibile che quando i discepoli dissero: “È il suo angelo”, immaginassero che alla porta ci fosse un messaggero angelico che rappresentava Pietro.

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