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Impariamo a conoscere “la mente di Cristo”La Torre di Guardia 2000 | 15 febbraio
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Impariamo a conoscere “la mente di Cristo”
“‘Chi ha conosciuto la mente di Geova, così da poterlo istruire?’ Ma noi abbiamo la mente di Cristo”. — 1 CORINTI 2:16.
1, 2. Nella sua Parola, Geova cosa ha ritenuto opportuno rivelarci riguardo a Gesù?
CHE aspetto aveva Gesù? Di che colore erano i suoi capelli, la sua pelle, i suoi occhi? Quanto era alto? Quanto pesava? Nel corso dei secoli le rappresentazioni artistiche di Gesù hanno spaziato dalle più verosimili alle più inverosimili. Alcuni lo hanno dipinto con un aspetto virile e pieno di vita, mentre altri lo hanno rappresentato con un corpo gracile ed emaciato.
2 La Bibbia comunque non si sofferma sulle sembianze fisiche di Gesù. Geova ritenne opportuno rivelarci qualcosa di molto più importante: il tipo di persona che era Gesù. I Vangeli non descrivono solo ciò che disse e fece, ma anche i suoi profondi sentimenti e la sua mentalità: ciò che c’era dietro le sue parole e le sue azioni. Questi quattro racconti ispirati ci permettono di analizzare quella che l’apostolo Paolo chiamò “la mente di Cristo”. (1 Corinti 2:16) È importante che impariamo a conoscere i pensieri, i sentimenti e la personalità di Gesù. Perché? Per almeno due motivi.
3. Conoscere la mente di Cristo ci aiuta a farci un’idea di che cosa?
3 Primo, la mente di Cristo ci aiuta a farci un’idea della mente di Geova Dio. Gesù conosceva così intimamente il Padre che poté dire: “Nessuno conosce chi è il Figlio se non il Padre; e nessuno conosce chi è il Padre se non il Figlio, e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. (Luca 10:22) È come se Gesù dicesse: ‘Se vuoi conoscere Geova, guarda me’. (Giovanni 14:9) Perciò quando studiamo ciò che i Vangeli rivelano sul modo di ragionare di Gesù e sui suoi sentimenti in effetti stiamo imparando come ragiona e cosa prova Geova. Questa conoscenza ci permette di avvicinarci di più a Dio. — Giacomo 4:8.
4. Se vogliamo davvero agire come Cristo, cosa dobbiamo prima imparare, e perché?
4 Secondo, conoscere la mente di Cristo ci aiuta a ‘seguire attentamente le sue orme’. (1 Pietro 2:21) Seguire Gesù non significa semplicemente ripetere le sue parole e imitare le sue azioni. Dato che le parole e le azioni sono espressione di pensieri e sentimenti, per seguire Cristo dobbiamo coltivare la stessa “attitudine mentale” che aveva lui. (Filippesi 2:5) In altre parole, se vogliamo davvero agire come Cristo, dobbiamo prima imparare a pensare come lui e a provare i sentimenti che provava lui, nei limiti di ciò che è possibile a esseri umani imperfetti. Con l’aiuto degli scrittori evangelici cerchiamo quindi di conoscere meglio la mente di Cristo. Esamineremo prima alcuni fattori che influirono sul modo di pensare e sui sentimenti di Gesù.
Esistenza preumana
5, 6. (a) Che influenza possono avere su di noi le persone che frequentiamo? (b) Che tipo di compagnia aveva in cielo il Figlio primogenito di Dio prima di venire sulla terra, e che effetto ebbe questo su di lui?
5 Le persone che frequentiamo abitualmente possono esercitare un’influenza positiva o negativa su di noi, sui nostri pensieri e sentimenti, e sulle nostre azioni.a (Proverbi 13:20) Considerate il tipo di compagnia che aveva Gesù in cielo prima di venire sulla terra. Il Vangelo di Giovanni richiama l’attenzione sull’esistenza preumana di Gesù quale “Parola” o Portavoce di Dio. Giovanni dice: “In principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era un dio. Questi era in principio con Dio”. (Giovanni 1:1, 2) Dato che Geova Dio non ha avuto principio, il fatto che la Parola fosse con Dio dal “principio” deve riferirsi all’inizio delle opere creative di Dio. (Salmo 90:2) Gesù è “il primogenito di tutta la creazione”. Perciò esisteva prima che venissero creati tutte le altre creature spirituali e l’universo fisico. — Colossesi 1:15; Rivelazione (Apocalisse) 3:14.
6 Secondo alcune stime scientifiche, l’universo fisico esisterebbe da almeno 12 miliardi di anni. Se queste stime sono all’incirca esatte, il Figlio primogenito di Dio stava già in intima compagnia del Padre da incalcolabili ere prima della creazione di Adamo. (Confronta Michea 5:2). Tra Padre e Figlio si instaurò quindi un profondo vincolo di affetto. In veste di sapienza personificata, questo Figlio primogenito nella sua esistenza preumana viene descritto mentre dice: “Ero accanto a lui [a Geova] come un artefice, ed ero colui del quale egli specialmente si deliziava di giorno in giorno, allietandomi io dinanzi a lui in ogni tempo”. (Proverbi 8:30) L’aver trascorso innumerevoli ere in intima compagnia della Fonte dell’amore influì profondamente sul Figlio di Dio! (1 Giovanni 4:8) Imparò a conoscere e a rispecchiare come nessun altro i pensieri, i sentimenti e il modo di agire del Padre. — Matteo 11:27.
Vita umana e influenze terrene
7. Qual è una delle ragioni per cui il Figlio primogenito di Dio venne sulla terra?
7 Il Figlio di Dio doveva imparare dell’altro, perché era proposito di Geova preparare suo Figlio perché divenisse un Sommo Sacerdote compassionevole, in grado di “compatire le nostre debolezze”. (Ebrei 4:15) Una delle ragioni per cui il Figlio venne sulla terra come uomo fu quella di soddisfare i requisiti per ricoprire questo ruolo. Come essere umano di carne ed ossa, sulla terra Gesù fu esposto a situazioni e influenze che un tempo aveva solo osservato dal cielo. Ora poteva provare in prima persona i sentimenti e le emozioni umane. A volte si sentiva stanco, assetato e affamato. (Matteo 4:2; Giovanni 4:6, 7) Sopportò inoltre ogni sorta di difficoltà e sofferenze. Così “imparò l’ubbidienza” e divenne pienamente idoneo per ricoprire il ruolo di Sommo Sacerdote. — Ebrei 5:8-10.
8. Cosa sappiamo dell’infanzia di Gesù?
8 Che dire delle esperienze che Gesù ebbe nei primi anni della sua vita terrena? Le informazioni sulla sua infanzia sono molto limitate. In effetti solo Matteo e Luca narrano gli avvenimenti relativi alla sua nascita. Gli scrittori evangelici sapevano che prima di venire sulla terra Gesù era vissuto in cielo. Quella esistenza preumana, più di ogni altra cosa, spiegava il tipo di uomo che diventò. Comunque, Gesù divenne uomo nel vero senso della parola. Benché perfetto, per arrivare all’età adulta dovette superare l’infanzia e l’adolescenza, continuando a imparare durante tutte queste fasi. (Luca 2:51, 52) La Bibbia rivela alcuni particolari sull’infanzia di Gesù che senz’altro influirono su di lui.
9. (a) Come sappiamo che Gesù nacque in una famiglia povera? (b) In che ambiente crebbe probabilmente Gesù?
9 A quanto pare Gesù nacque in una famiglia povera. Lo si desume dall’offerta che Giuseppe e Maria portarono al tempio circa 40 giorni dopo la sua nascita. Invece di portare un giovane montone come olocausto e un giovane piccione o una tortora come offerta per il peccato, portarono “un paio di tortore o due giovani piccioni”. (Luca 2:24) Secondo la Legge mosaica quell’offerta era una concessione riservata ai poveri. (Levitico 12:6-8) Col tempo quell’umile famiglia crebbe. Dopo la nascita miracolosa di Gesù, Giuseppe e Maria ebbero almeno altri sei figli in modo naturale. (Matteo 13:55, 56) Perciò Gesù crebbe in una famiglia numerosa, probabilmente di modeste condizioni.
10. Cosa indica che Maria e Giuseppe erano persone timorate di Dio?
10 Gesù fu allevato da genitori timorati di Dio che si presero cura di lui. La madre, Maria, era una donna eccezionale. Ricorderete che, nel salutarla, l’angelo Gabriele disse: “Buon giorno, altamente favorita, Geova è con te”. (Luca 1:28) Anche Giuseppe era un uomo devoto. Ogni anno, fedelmente, percorreva 150 chilometri per recarsi a Gerusalemme per la Pasqua. Ci andava anche Maria, benché solo i maschi fossero tenuti a farlo. (Esodo 23:17; Luca 2:41) In una di quelle occasioni Giuseppe e Maria, dopo un’affannosa ricerca, trovarono il dodicenne Gesù nel tempio in mezzo ai maestri. Ai genitori preoccupati Gesù disse: “Non sapevate che io devo essere nella casa del Padre mio?” (Luca 2:49) “Padre”: questa parola doveva avere una connotazione calorosa e positiva per il giovane Gesù. Intanto dovevano avergli spiegato che il suo vero Padre era Geova. E Giuseppe era senz’altro un buon padre adottivo per Gesù. Sicuramente Geova non avrebbe scelto un uomo aspro o spietato per allevare il Suo diletto Figlio!
11. Che mestiere imparò Gesù e in che cosa consisteva tale mestiere nei tempi biblici?
11 Negli anni che trascorse a Nazaret, Gesù imparò il mestiere di falegname, probabilmente dal padre adottivo Giuseppe. Imparò così bene il mestiere da essere chiamato lui stesso “il falegname”. (Marco 6:3) Nei tempi biblici i falegnami erano impiegati nell’edilizia, fabbricavano mobili (tavoli, sgabelli, panche, ecc.) e costruivano attrezzi agricoli. Giustino Martire, del II secolo E.V., scrive di Gesù: “Mentre infatti era tra gli uomini ha fabbricato, come opere di carpenteria, aratri e gioghi”.b Non era un lavoro facile, perché gli antichi falegnami probabilmente non potevano acquistare il legname, ma dovevano cercarsi un albero, abbatterlo a colpi d’ascia e trasportarlo fino a casa. Perciò Gesù può aver sperimentato di persona cosa significava guadagnarsi da vivere, trattare con i clienti e far quadrare il bilancio.
12. Cosa fa ritenere che Giuseppe sia morto prima di Gesù, e cosa avrebbe significato questo per Gesù?
12 Essendo il figlio maggiore, probabilmente Gesù faceva la sua parte per badare alla famiglia, specialmente perché sembra che Giuseppe sia morto prima di Gesù.c La Torre di Guardia di Sion del 1º gennaio 1900 (inglese) diceva: “La tradizione vuole che Giuseppe sia morto quando Gesù era ancora giovane e che questi gli sia subentrato nel mestiere di falegname per mantenere la famiglia. Questo troverebbe conferma nella testimonianza scritturale secondo cui Gesù stesso era chiamato il falegname e nel fatto che, mentre si fa menzione di sua madre e dei suoi fratelli, non si parla di Giuseppe. (Marco 6:3) . . . È molto probabile, quindi, che il lungo periodo di diciotto anni della vita di nostro Signore, dall’episodio [descritto in Luca 2:41-49] fino al suo battesimo, sia stato dedicato ad assolvere le consuete mansioni della vita”. Probabilmente Maria e i suoi figli, Gesù compreso, conoscevano il dolore che si prova per la perdita di un diletto marito e padre.
13. Perché Gesù intraprese il suo ministero con una conoscenza, perspicacia e profondità di sentimenti che nessun altro uomo poteva avere?
13 È evidente che Gesù non ebbe una vita comoda. Visse tra la gente comune. Poi, nel 29 E.V., arrivò per lui il momento di compiere la missione che Dio gli aveva affidato. Nell’autunno di quell’anno fu battezzato in acqua e generato come Figlio spirituale di Dio. ‘I cieli gli si aprirono’, probabilmente nel senso che ora poteva ricordare la sua vita preumana in cielo, inclusi i pensieri e i sentimenti che aveva allora. (Luca 3:21, 22) Perciò quando Gesù intraprese il suo ministero lo fece con una conoscenza, perspicacia e profondità di sentimenti che nessun altro uomo poteva avere. Non a caso gli scrittori evangelici dedicano la maggior parte dei loro scritti agli avvenimenti del ministero di Gesù. Ciò nonostante, non poterono scrivere tutto ciò che aveva detto e fatto. (Giovanni 21:25) Ma ciò che furono ispirati a scrivere ci permette di farci un’idea della mente del più grande uomo che sia mai esistito.
Gesù come persona
14. In che modo i Vangeli descrivono Gesù come un uomo dolce e di profondi sentimenti?
14 La personalità di Gesù che emerge dai Vangeli è quella di un uomo dolce, affettuoso e di profondi sentimenti. Manifestò un’ampia varietà di emozioni: pietà per un lebbroso (Marco 1:40, 41); dolore per l’insensibilità di alcuni (Luca 19:41, 42); giusta indignazione per l’avidità dei cambiamonete (Giovanni 2:13-17). Manifestando empatia, Gesù si commosse fino alle lacrime e non nascose le sue emozioni. Quando il suo caro amico Lazzaro morì, alla vista di Maria, sorella di Lazzaro, che piangeva Gesù si commosse a tal punto che cedette alle lacrime davanti a tutti. — Giovanni 11:32-36.
15. In che modo i sentimenti di tenerezza di Gesù sono evidenti dal modo in cui considerava e trattava gli altri?
15 I sentimenti di tenerezza che Gesù provava sono particolarmente evidenti dal modo in cui considerava e trattava gli altri. Avvicinava i poveri e gli oppressi, aiutandoli a ‘trovare ristoro per le loro anime’. (Matteo 11:4, 5, 28-30) Non era troppo occupato per andare incontro ai bisogni degli afflitti, sia che si trattasse della donna col flusso di sangue che gli toccò il mantello senza farsi notare o del mendicante cieco che nessuno riusciva a far tacere. (Matteo 9:20-22; Marco 10:46-52) Gesù cercava i lati positivi negli altri e li lodava; al tempo stesso era pronto a riprendere quand’era necessario. (Matteo 16:23; Giovanni 1:47; 8:44) In un’epoca in cui le donne avevano pochi diritti, Gesù le trattò con equilibrio, dignità e rispetto. (Giovanni 4:9, 27) Si capisce perché un gruppo di donne lo serviva spontaneamente con i propri averi. — Luca 8:3.
16. Cosa dimostra che Gesù aveva un concetto equilibrato della vita e delle cose materiali?
16 Gesù aveva un concetto equilibrato della vita. Per lui le cose materiali non erano della massima importanza. Sembra che dal punto di vista materiale avesse ben poco. Disse che ‘non aveva dove adagiare la testa’. (Matteo 8:20) Al tempo stesso contribuiva alla gioia degli altri. Quando assisté a una festa nuziale — una circostanza normalmente caratterizzata da musica, canti e allegria — è evidente che non era lì per guastare la festa. Al contrario, Gesù vi compì il suo primo miracolo. Quando non ci fu più vino, trasformò l’acqua in ottimo vino, una bevanda che “fa rallegrare il cuore dell’uomo mortale”. (Salmo 104:15; Giovanni 2:1-11) Così la festa poté continuare e agli sposi fu risparmiata senza dubbio una brutta figura. L’equilibrio di Gesù è comunque dimostrato dal fatto che sono menzionate molte più occasioni in cui lavorò duramente e a lungo nel suo ministero. — Giovanni 4:34.
17. Perché non sorprende che Gesù fosse un insegnante straordinario, e cosa riflettevano i suoi insegnamenti?
17 Gesù era un insegnante straordinario. Gran parte dei suoi insegnamenti rispecchiava la realtà quotidiana, che egli conosceva bene. (Matteo 13:33; Luca 15:8) Insegnava in modo magistrale: sempre con chiarezza, semplicità, praticità. Ancor più significativo era ciò che insegnava. I suoi insegnamenti riflettevano il suo sincero desiderio di far conoscere agli ascoltatori i pensieri, i sentimenti e le vie di Geova. — Giovanni 17:6-8.
18, 19. (a) Con quali vivide illustrazioni Gesù descrisse il Padre? (b) Cosa vedremo nel prossimo articolo?
18 Servendosi spesso di parabole, Gesù rivelava le qualità del Padre con illustrazioni vivide che era difficile dimenticare. Un conto è parlare genericamente della misericordia di Dio, un altro è paragonare Geova a un padre misericordioso che si commuove alla vista del figlio che ritorna, tanto da ‘corrergli incontro, gettarglisi al collo e baciarlo teneramente’. (Luca 15:11-24) Respingendo la mentalità rigida dei capi religiosi che disprezzavano la gente comune, Gesù spiegò che il Padre era un Dio avvicinabile che preferiva le suppliche di un umile esattore di tasse alla pomposa preghiera di un vanaglorioso fariseo. (Luca 18:9-14) Gesù descrisse Geova come un Dio premuroso che si accorge quando un minuscolo passero cade a terra. “Non abbiate timore”, disse ai discepoli in tono rassicurante, “voi valete più di molti passeri”. (Matteo 10:29, 31) Si capisce perché la gente era stupita per il suo “modo d’insegnare” e si sentiva attratta da lui. (Matteo 7:28, 29) In un’occasione “una grande folla” rimase con lui per tre giorni, a costo di rimanere senza mangiare! — Marco 8:1, 2.
19 Possiamo essere grati a Geova per averci rivelato nella sua Parola la mente di Cristo! Ma come possiamo coltivare la mente di Cristo e manifestarla nei nostri rapporti con gli altri? Lo vedremo nel prossimo articolo.
[Note in calce]
a Che le creature spirituali possano essere influenzate dalle compagnie è indicato in Rivelazione 12:3, 4. Qui Satana viene raffigurato come un “dragone” che fu capace di usare la sua influenza per trascinare con sé nella ribellione altre “stelle”, o figli spirituali di Dio. — Confronta Giobbe 38:7.
b Dialogo con Trifone, 88, 8, Edizioni Paoline, 1988, trad. di G. Visonà, p. 280.
c L’ultima esplicita menzione di Giuseppe si ha quando il dodicenne Gesù viene trovato nel tempio. Non si parla della presenza di Giuseppe alle nozze di Cana, all’inizio del ministero di Gesù. (Giovanni 2:1-3) Nel 33 E.V. Gesù al palo affida Maria al diletto apostolo Giovanni. Probabilmente non lo avrebbe fatto se Giuseppe fosse stato ancora vivo. — Giovanni 19:26, 27.
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Avete “la mente di Cristo”?La Torre di Guardia 2000 | 15 febbraio
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Avete “la mente di Cristo”?
“L’Iddio che dà perseveranza e conforto vi conceda di avere . . . la medesima attitudine mentale che ebbe Cristo Gesù”. — ROMANI 15:5.
1. Come viene rappresentato Gesù in molti dipinti della cristianità, e perché non sono rappresentazioni fedeli?
“NON fu mai visto ridere”. Questo dice di Gesù una lettera falsamente attribuita a un antico ufficiale romano. Pare che questo documento, noto nella sua forma attuale fin dall’XI secolo circa, abbia influenzato numerosi artisti.a In vari dipinti Gesù ha un aspetto austero, come se non sorridesse mai. Ma non è certo una rappresentazione fedele di Gesù, che i Vangeli descrivono come uomo affettuoso, d’animo gentile e di profondi sentimenti.
2. Come possiamo coltivare ‘la stessa attitudine mentale che aveva Cristo Gesù’, e cosa ci aiuterà a farlo?
2 Chiaramente, per conoscere il vero Gesù, dobbiamo riempire la nostra mente e il nostro cuore di accurata conoscenza del tipo di persona che fu veramente quand’era qui sulla terra. Esaminiamo quindi alcuni episodi dei Vangeli che ci aiuteranno a capire “la mente di Cristo”, cioè i suoi sentimenti, la sua percezione delle cose, i suoi pensieri e il suo modo di ragionare. (1 Corinti 2:16) Nel far questo, riflettiamo su come possiamo coltivare “la medesima attitudine mentale che ebbe Cristo Gesù”. (Romani 15:5) Così nella nostra vita e nei nostri rapporti con gli altri potremo seguire meglio il modello che ci ha lasciato. — Giovanni 13:15.
Avvicinabile
3, 4. (a) In che contesto si verificò l’episodio descritto in Marco 10:13-16? (b) Come reagì Gesù quando i discepoli cercarono di impedire ai bambini di avvicinarsi a lui?
3 La gente era attratta da Gesù. In varie occasioni persone di ogni età e condizione sociale si sentirono libere di avvicinarlo. Considerate l’episodio riportato in Marco 10:13-16. Si verificò verso la fine del suo ministero mentre Gesù era diretto a Gerusalemme per l’ultima volta, consapevole che vi avrebbe subìto una morte atroce. — Marco 10:32-34.
4 Immaginatevi la scena. Arriva gente con bambini e neonati per farli benedire da Gesù.b Ma i discepoli cercano di impedire ai bambini di avvicinarglisi. Forse pensano che in quelle settimane così cruciali Gesù non voglia essere infastidito dai bambini. Ma si sbagliano. Quando Gesù capisce ciò che stanno facendo i discepoli, non ne è affatto contento. Chiama i bambini presso di sé dicendo: “Lasciate che i bambini vengano a me; non cercate di impedirglielo”. (Marco 10:14) Poi fa qualcosa che rivela una personalità davvero dolce e amorevole. Il racconto dice: “Prese i bambini fra le braccia e li benediceva”. (Marco 10:16) È evidente che i bambini si sentivano a loro agio quando Gesù li prese amorevolmente fra le sue braccia.
5. Cosa ci dice il racconto di Marco 10:13-16 sul tipo di persona che era Gesù?
5 Questo breve racconto ci dice molto sul tipo di persona che era Gesù. Era avvicinabile. Pur avendo ricoperto un’elevata posizione in cielo, non metteva soggezione né trattava gli esseri umani imperfetti con sufficienza. (Giovanni 17:5) E non è significativo che perfino i bambini si sentissero a loro agio con lui? Di sicuro non sarebbero stati attratti da una persona fredda e accigliata che non sorrideva o non rideva mai! Persone di ogni età andavano da Gesù perché capivano che era affabile, premuroso, e avevano fiducia che non li avrebbe respinti.
6. Cosa possono fare gli anziani per essere più avvicinabili?
6 Riflettendo su questo episodio, possiamo chiederci: ‘Ho la mente di Cristo? Sono avvicinabile?’ In questi tempi difficili le pecore di Dio hanno bisogno di pastori avvicinabili, di uomini che siano come “un luogo per riparare dal vento”. (Isaia 32:1, 2; 2 Timoteo 3:1) Anziani, se coltivate di cuore un sincero interesse per i fratelli e siete disposti a spendervi per loro, se ne accorgeranno. Ve lo leggeranno in viso, lo noteranno dal tono della vostra voce e dai vostri modi gentili. Questo autentico calore e interessamento può creare un’atmosfera di fiducia che renderà più facile agli altri, bambini inclusi, avvicinarvi. Una donna cristiana spiega cosa le diede la forza di confidarsi con un certo anziano: “Mi parlò in maniera gentile e compassionevole. Se non fosse stato così, probabilmente non avrei detto una parola. Mi fece provare un senso di sicurezza”.
Aveva considerazione per gli altri
7. (a) Come dimostrò Gesù che aveva considerazione per gli altri? (b) Per quale motivo Gesù può aver restituito la vista a un cieco in modo graduale?
7 Gesù era riguardoso e sensibile ai sentimenti degli altri. La semplice vista degli afflitti lo toccava a tal punto da spingerlo a recare loro sollievo. (Matteo 14:14) Teneva anche conto dei limiti e dei bisogni altrui. (Giovanni 16:12) Una volta gli portarono un cieco supplicandolo di sanarlo. Gesù gli restituì la vista, ma lo fece in modo graduale. Dapprima l’uomo vedeva solo figure indistinte: “Osservo come degli alberi, ma camminano”, disse. Poi Gesù gli restituì la vista completamente. Perché lo sanò in modo graduale? Potrebbe averlo fatto per permettergli di abituarsi gradualmente alla luce, risparmiandogli lo shock del passaggio improvviso dalle tenebre a un mondo complesso e inondato di luce. — Marco 8:22-26.
8, 9. (a) Cosa accadde subito dopo che Gesù e i discepoli furono entrati nella Decapoli? (b) Descrivete la guarigione del sordo da parte di Gesù.
8 Considerate anche un episodio che si verificò dopo la Pasqua del 32 E.V. Gesù e i discepoli erano entrati nella Decapoli, regione a est del Mar di Galilea. Ben presto grandi folle li trovarono e portarono a Gesù molti che erano malati e disabili, ed egli li guarì tutti. (Matteo 15:29, 30) Fatto interessante, Gesù prestò speciale attenzione a un uomo. L’evangelista Marco, il solo che riferisce l’episodio, narra ciò che accadde. — Marco 7:31-35.
9 L’uomo era sordo e quasi muto. Gesù può essersi accorto del particolare nervosismo o imbarazzo di quell’uomo. Allora fece qualcosa di insolito. Lo trasse in disparte dalla folla, portandolo in un luogo appartato. Poi compì dei gesti per fargli capire cosa stava per fare. “Mise le sue dita negli orecchi dell’uomo e, dopo avere sputato, gli toccò la lingua”. (Marco 7:33) Quindi Gesù alzò gli occhi al cielo e sospirò profondamente con un gemito di preghiera. Questi gesti descrittivi avrebbero trasmesso all’uomo un messaggio del genere: ‘Ciò che sto per fare è opera della potenza di Dio’. Alla fine Gesù disse: “Apriti”. (Marco 7:34) A quel punto l’uomo riacquistò l’udito e fu in grado di parlare normalmente.
10, 11. Nella congregazione, come possiamo mostrare considerazione per i sentimenti degli altri? E in famiglia?
10 Che considerazione aveva Gesù per gli altri! Teneva conto dei loro sentimenti e questo interessamento compassionevole lo spingeva ad agire di conseguenza. Come cristiani facciamo bene a coltivare e a manifestare la mente di Cristo a questo riguardo. La Bibbia ci esorta: “Siate tutti dello stesso pensiero, mostrando i medesimi sentimenti, avendo affetto fraterno, teneramente compassionevoli, di mente umile”. (1 Pietro 3:8) Sicuramente questo richiede che teniamo conto dei sentimenti altrui nel parlare e nell’agire.
11 Nella congregazione possiamo mostrare riguardo per i sentimenti degli altri trattandoli dignitosamente, come vorremmo essere trattati noi. (Matteo 7:12) Questo significa anche stare attenti sia a ciò che si dice che a come lo si dice. (Colossesi 4:6) Ricordate che ‘le parole sconsiderate possono colpire come una spada’. (Proverbi 12:18) Che dire della famiglia? Marito e moglie che si amano veramente sono sensibili ai sentimenti l’uno dell’altra. (Efesini 5:33) Evitano di parlare aspramente, di criticarsi in continuazione e di esprimersi con sarcasmo, cose che possono ferire i sentimenti in modo grave. Anche i figli hanno i loro sentimenti, e i genitori amorevoli ne tengono conto. Quando occorre impartire correzione, i genitori lo faranno senza calpestare la dignità dei figli e risparmiando loro inutile imbarazzo.c (Colossesi 3:21) Se mostriamo questa considerazione per gli altri, dimostriamo di avere la mente di Cristo.
Aveva fiducia negli altri
12. Quale concetto equilibrato e realistico aveva Gesù dei discepoli?
12 Gesù aveva un concetto equilibrato e realistico dei suoi discepoli. Sapeva bene che non erano perfetti. Dopo tutto, poteva leggere nel cuore delle persone. (Giovanni 2:24, 25) Ciò nonostante, non guardava tanto i loro difetti quanto le loro buone qualità. Vedeva anche il potenziale di quegli uomini che Geova aveva attratto. (Giovanni 6:44) Il concetto positivo che aveva dei discepoli è evidente dal modo in cui li trattava. Per esempio, mostrò di aver fiducia in loro.
13. Come dimostrò Gesù che aveva fiducia nei discepoli?
13 Come dimostrò Gesù tale fiducia? Quando lasciò la terra, affidò ai suoi unti discepoli un’onerosa responsabilità, quella di aver cura degli interessi mondiali del suo Regno. (Matteo 25:14, 15; Luca 12:42-44) Durante il suo ministero, dimostrò di aver fiducia in loro anche in maniera indiretta, nelle piccole cose. Quando moltiplicò miracolosamente il cibo per sfamare le folle, delegò ai discepoli la responsabilità di distribuirlo. — Matteo 14:15-21; 15:32-37.
14. Come riassumereste l’episodio descritto in Marco 4:35-41?
14 Considerate anche l’episodio descritto in Marco 4:35-41. In quell’occasione Gesù e i discepoli salirono su una barca e salparono verso est sul Mar di Galilea. Poco dopo essere partiti Gesù si distese a poppa e si addormentò. Di lì a poco però “si sollevò un grande e violento turbine”. Quelle tempeste non erano insolite sul Mar di Galilea. Essendo situato in basso (a circa 200 metri sotto il livello del mare), l’aria è molto più calda che nella zona circostante e questo crea delle turbolenze. Inoltre forti venti soffiano giù lungo la valle del Giordano dal monte Ermon, situato a nord. Un momento può esserci calma e un attimo dopo una violenta tempesta. Pensate: Gesù sapeva per certo che c’erano frequenti tempeste, perché era cresciuto in Galilea. Eppure dormiva tranquillo, fiducioso nelle capacità dei suoi discepoli, alcuni dei quali erano pescatori. — Matteo 4:18, 19.
15. Come possiamo imitare la fiducia di Gesù nei suoi discepoli?
15 Possiamo imitare la fiducia di Gesù nei discepoli? Alcuni sono restii a delegare responsabilità ad altri. Devono sempre essere al timone, per così dire. Forse pensano: ‘Se voglio che una cosa sia ben fatta devo farla da me!’ Ma se vogliamo fare tutto da soli, rischiamo di esaurirci e magari di sottrarre inutilmente tempo alla nostra famiglia. Inoltre, se non deleghiamo ad altri responsabilità e compiti appropriati, potremmo impedire loro di farsi la necessaria esperienza e di ricevere prezioso addestramento. È saggio imparare a fidarsi degli altri affidando loro certi compiti. Facciamo bene a chiederci in tutta onestà: ‘Ho la mente di Cristo sotto questo aspetto? Sono disposto a delegare ad altri certi compiti, confidando che faranno del loro meglio?’
Espresse fiducia nei suoi discepoli
16, 17. Pur sapendo che gli apostoli lo avrebbero abbandonato, che assicurazione diede loro Gesù l’ultima sera della sua vita terrena?
16 Gesù dimostrò di avere un concetto positivo dei suoi discepoli anche in un altro modo importante. Diceva espressamente che aveva fiducia in loro. Ciò fu molto evidente dalle parole rassicuranti che rivolse agli apostoli l’ultima sera della sua vita terrena. Notate cosa accadde.
17 Per Gesù fu una serata intensa. Diede agli apostoli una lezione pratica di umiltà lavando loro i piedi. Dopo di che istituì il pasto serale che avrebbe commemorato la sua morte. Poi fra gli apostoli sorse di nuovo un’animata discussione su chi di loro sembrava essere il più grande. Sempre paziente, Gesù non li sgridò, ma li aiutò a ragionare. Disse loro ciò che stava per accadere: “Questa notte inciamperete tutti riguardo a me, poiché è scritto: ‘Colpirò il pastore, e le pecore del gregge saranno disperse’”. (Matteo 26:31; Zaccaria 13:7) Sapeva che i suoi intimi amici lo avrebbero abbandonato nel momento del bisogno. Eppure non li condannò. Al contrario, disse loro: “Ma dopo che sarò stato destato, andrò davanti a voi in Galilea”. (Matteo 26:32) Perciò assicurò loro che, anche se lo avrebbero abbandonato, lui non avrebbe abbandonato loro. Una volta passato quel terribile momento, li avrebbe incontrati di nuovo.
18. In Galilea, quale incarico di grande responsabilità affidò Gesù ai discepoli, e come lo assolsero gli apostoli?
18 Gesù mantenne la parola. In seguito, in Galilea, il risuscitato Gesù apparve agli undici apostoli fedeli, che evidentemente si erano radunati insieme a molti altri. (Matteo 28:16, 17; 1 Corinti 15:6) Lì Gesù affidò loro un incarico di grande responsabilità: “Andate dunque e fate discepoli di persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato”. (Matteo 28:19, 20) Il libro di Atti dimostra chiaramente che gli apostoli assolsero quell’incarico. Guidarono fedelmente l’opera di predicazione della buona notizia nel I secolo. — Atti 2:41, 42; 4:33; 5:27-32.
19. Cosa impariamo circa la mente di Cristo da ciò che Gesù fece dopo la sua risurrezione?
19 Cosa ci insegna questo significativo episodio circa la mente di Cristo? Gesù aveva visto il lato peggiore degli apostoli, eppure “li amò sino alla fine”. (Giovanni 13:1) Nonostante le loro mancanze, fece sapere loro che credeva in loro. Si noti che la fiducia di Gesù non fu malriposta. L’aver espresso tale fiducia senza dubbio rafforzò negli apostoli la sincera determinazione di compiere l’opera che aveva comandato loro.
20, 21. Come possiamo dimostrare che abbiamo un concetto positivo dei nostri conservi?
20 Come potete dimostrare di avere la mente di Cristo sotto questo aspetto? Non siate pessimisti nei confronti dei vostri conservi. Se siete negativi, le vostre parole e azioni probabilmente lo riveleranno. (Luca 6:45) La Bibbia ci dice che l’amore “crede ogni cosa”. (1 Corinti 13:7) L’amore è positivo, non negativo. Edifica, non abbatte. Le persone reagiscono molto più all’amore e all’incoraggiamento che all’intimidazione. Possiamo edificare e incoraggiare altri esprimendo fiducia in loro. (1 Tessalonicesi 5:11) Se, come Cristo, abbiamo un concetto positivo dei nostri fratelli, li tratteremo in modo da edificarli tirando fuori il meglio che c’è in loro.
21 Coltivare e manifestare la mente di Cristo va oltre il semplice imitare certe cose che lui fece. Come si è detto nell’articolo precedente, se vogliamo veramente agire come Gesù, dobbiamo prima imparare a vedere le cose dal suo punto di vista. I Vangeli ci permettono di conoscere un altro aspetto della sua personalità, i pensieri e i sentimenti che aveva nei confronti dell’opera assegnatagli, come vedremo nel prossimo articolo.
[Note in calce]
a L’estensore della lettera descrive il presunto aspetto fisico di Gesù, compreso il colore dei capelli, della barba e degli occhi. Il traduttore biblico Edgar J. Goodspeed spiega che questo falso aveva “lo scopo di dar credito alla descrizione dell’aspetto fisico di Gesù contenuta nei manuali di pittura”.
b A quanto pare i bambini erano di varie età. La parola qui tradotta “bambini” è usata anche per la figlia di Iairo, che aveva 12 anni. (Marco 5:39, 42; 10:13) Comunque, nel brano parallelo di Luca compare un termine che è usato anche per i neonati. — Luca 1:41; 2:12; 18:15.
c Vedi l’articolo “Rispettate la loro dignità?”, pubblicato nella Torre di Guardia del 1º aprile 1998.
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Siete spinti ad agire come Gesù?La Torre di Guardia 2000 | 15 febbraio
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Siete spinti ad agire come Gesù?
“Vide una grande folla, e fu mosso a pietà verso di loro, perché erano come pecore senza pastore. E cominciò a insegnare loro”. — MARCO 6:34.
1. Perché è comprensibile che molti esseri umani manifestino qualità ammirevoli?
NEL corso della storia molti individui hanno manifestato qualità ammirevoli. Non è difficile capire il perché. Geova Dio possiede e manifesta amore, benignità, generosità e altre qualità che apprezziamo. Gli esseri umani sono stati creati a sua immagine. Possiamo quindi capire perché molti manifestano in una certa misura amore, benignità, compassione e altre qualità divine, come pure di avere una coscienza. (Genesi 1:26; Romani 2:14, 15) Forse però avrete notato che alcuni manifestano queste qualità più spiccatamente di altri.
2. Quali opere buone compiono alcuni, pensando forse di imitare Cristo?
2 Probabilmente conoscete uomini e donne che spesso vanno a trovare o ad assistere i malati, che mostrano compassione ai disabili o che aiutano generosamente i poveri. Pensate pure a coloro la cui compassione li spinge a prestare la loro opera in lebbrosari o orfanotrofi, a quelli che lavorano come volontari negli ospedali o negli ospizi, o a chi si prodiga per assistere i senzatetto o i rifugiati. È probabile che alcuni di loro siano convinti di imitare Gesù, il modello che i cristiani devono seguire. Nei Vangeli leggiamo che Cristo guariva gli infermi e dava da mangiare agli affamati. (Marco 1:34; 8:1-9; Luca 4:40) Le sue manifestazioni di amore, tenerezza e compassione ci aiutano a capire che cosa sia “la mente di Cristo”, il quale a sua volta imitava il Padre celeste. — 1 Corinti 2:16.
3. Per avere un concetto equilibrato delle opere buone compiute da Gesù, cosa dobbiamo considerare?
3 Comunque, avete notato che oggi molti di quelli che ammirano l’amore e la compassione di Gesù trascurano un aspetto fondamentale della mente di Cristo? Possiamo afferrare meglio il punto se consideriamo attentamente il capitolo 6 di Marco. Vi si legge che la gente portò i malati da Gesù perché fossero sanati. Dal contesto apprendiamo pure che, vedendo che le migliaia di persone radunate presso di lui erano affamate, Gesù le sfamò miracolosamente. (Marco 6:35-44, 54-56) Guarire gli infermi e dar da mangiare agli affamati erano straordinarie manifestazioni di amorevole compassione, ma erano il modo principale in cui Gesù aiutava gli altri? E qual è il modo migliore in cui possiamo imitare il suo perfetto esempio di amore, benignità e compassione, così come lui imitava Geova?
Desideroso di soddisfare i bisogni spirituali
4. In che contesto si verificò l’episodio narrato in Marco 6:30-34?
4 Gesù provava pietà per le persone principalmente a motivo dei loro bisogni spirituali. Tali bisogni erano della massima importanza, molto più di quelli fisici. Considerate il racconto di Marco 6:30-34. L’episodio che vi è riportato ebbe luogo sulla riva del Mar di Galilea, verso la Pasqua del 32 E.V. Gli apostoli erano entusiasti, e a ragione. Avendo appena completato un lungo giro, si avvicinarono a Gesù senz’altro ansiosi di raccontargli le esperienze avute. Ma sopraggiunse una folla, così numerosa che Gesù e gli apostoli non potevano né mangiare né riposare. Gesù disse agli apostoli: “Venite in privato, voi, in un luogo solitario, e riposatevi un po’”. (Marco 6:31) Salirono su una barca, probabilmente nei pressi di Capernaum, e si diressero verso un luogo tranquillo dall’altra parte del Mar di Galilea. Ma la folla li precedette lungo la riva e arrivò prima di loro. Come reagì Gesù? Si irritò per quella violazione della sua privacy? Niente affatto!
5. Cosa provò Gesù per la folla che era andata da lui, e cosa fece?
5 Gesù fu toccato alla vista di quella folla di migliaia di persone, compresi i malati, che lo attendevano con ansia. (Matteo 14:14; Marco 6:44) Indicando ciò che mosse Gesù a compassione e come reagì, Marco scrive: “Vide una grande folla, e fu mosso a pietà verso di loro, perché erano come pecore senza pastore. E cominciò a insegnare loro molte cose”. (Marco 6:34) Gesù non vide solo una massa amorfa. Vide singoli individui che avevano dei bisogni spirituali. Erano come pecore che vagavano indifese, senza un pastore che le conducesse verso verdi pascoli o che le proteggesse. Gesù sapeva che i capi religiosi, che sarebbero dovuti essere pastori premurosi, in realtà erano indifferenti ai bisogni spirituali delle persone comuni e le disprezzavano. (Ezechiele 34:2-4; Giovanni 7:47-49) Gesù le avrebbe trattate in maniera diversa, facendo loro il massimo bene possibile. Cominciò a insegnare loro le cose inerenti al Regno di Dio.
6, 7. (a) Secondo i Vangeli, a che cosa dava la precedenza Gesù nel soddisfare i bisogni delle persone? (b) Cosa spingeva Gesù a predicare e insegnare?
6 Notate la sequenza e l’ordine d’importanza evidenti dal brano parallelo scritto da Luca, che era medico e aveva a cuore il benessere fisico del prossimo. “Le folle . . . seguirono [Gesù]. Ed egli, avendole ricevute benignamente, parlava loro del regno di Dio e sanava quelli che avevano bisogno di guarigione”. (Luca 9:11; Colossesi 4:14) Anche se non è così in tutte le descrizioni di miracoli, cosa menziona per primo il racconto ispirato di Luca? Il fatto che Gesù insegnò alle folle.
7 Questo concorda con ciò che viene messo in risalto in Marco 6:34. Il versetto mostra chiaramente quale fu il modo principale in cui Gesù fu spinto a mostrare pietà. Si mise a insegnare, per soddisfare i bisogni spirituali delle persone. Precedentemente nel suo ministero aveva detto: “Anche ad altre città devo dichiarare la buona notizia del regno di Dio, perché per questo sono stato mandato”. (Luca 4:43) Sarebbe comunque sbagliato pensare che Gesù proclamasse il messaggio del Regno per semplice senso del dovere, quasi in modo meccanico e svogliato. La sua amorevole compassione era uno dei motivi fondamentali per cui annunciava la buona notizia. Il bene più grande che Gesù poteva fare — anche ai malati, agli indemoniati, ai poveri e agli affamati — era quello di aiutarli a conoscere, accettare e amare la verità inerente al Regno di Dio. Quella verità era di fondamentale importanza, a motivo del ruolo essenziale che il Regno ha nel rivendicare la sovranità di Geova e nel recare benedizioni eterne al genere umano.
8. Come considerava Gesù l’opera di predicare e insegnare?
8 Quella di predicare attivamente il Regno era una delle ragioni principali per cui Gesù era venuto sulla terra. Verso la fine del suo ministero terreno disse a Pilato: “Per questo sono nato e per questo son venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla parte della verità ascolta la mia voce”. (Giovanni 18:37) Nei due precedenti articoli abbiamo visto che Gesù era una persona di buoni sentimenti: era premuroso, avvicinabile, riguardoso, fiducioso e, soprattutto, amorevole. Dobbiamo cogliere questi aspetti della sua personalità se vogliamo davvero comprendere la mente di Cristo. È altrettanto importante capire che la mente di Cristo include la priorità che egli dava alla predicazione e all’insegnamento.
Esortò altri a dare testimonianza
9. Per chi la predicazione e l’insegnamento avrebbero dovuto avere la precedenza?
9 Predicare e insegnare — come espressione di amore e di compassione — non aveva la priorità solo per Gesù. Egli esortò i suoi seguaci a imitare i suoi motivi, la sua scala di valori e le sue azioni. Per esempio, dopo che Gesù ebbe scelto i dodici apostoli, cosa disse loro di fare? Marco 3:14, 15 spiega: “Formò un gruppo di dodici, ai quali diede anche il nome di ‘apostoli’, perché stessero con lui e li mandasse a predicare, e perché avessero l’autorità di espellere i demoni”. Capite a cosa dovevano dare la precedenza gli apostoli?
10, 11. (a) Quando Gesù mandò gli apostoli, cosa disse loro di fare? (b) Nel contesto in cui si parla dell’invio degli apostoli, qual è l’aspetto principale che emerge?
10 Col tempo Gesù diede in effetti ai dodici l’autorità di guarire i malati ed espellere i demoni. (Matteo 10:1; Luca 9:1) Poi li mandò alle “pecore smarrite della casa d’Israele”. A fare che cosa? Gesù comandò loro: “Mentre andate, predicate, dicendo: ‘Il regno dei cieli si è avvicinato’. Guarite malati, destate morti, purificate lebbrosi, espellete demoni”. (Matteo 10:5-8; Luca 9:2) Cosa fecero in effetti? “E, usciti, [1] predicarono affinché la gente si pentisse; ed [2] espellevano molti demoni e spalmavano d’olio molti malati e li guarivano”. — Marco 6:12, 13.
11 Dato che non sempre l’insegnamento viene menzionato per primo, è azzardato desumere dalla suddetta sequenza cosa aveva la priorità o quali fossero i motivi implicati? (Luca 10:1-9) Non dovremmo sottovalutare la frequenza con cui l’insegnamento viene menzionato prima della guarigione. Considerate il contesto in questo caso. Poco prima di mandare i dodici apostoli, Gesù aveva provato pietà per le folle. Leggiamo: “Gesù intraprese un giro di tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona notizia del regno e guarendo ogni sorta di malattia e ogni sorta d’infermità. Vedendo le folle ne ebbe pietà, perché erano mal ridotte e disperse come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: ‘Sì, la messe è grande, ma gli operai sono pochi. Implorate perciò il Signore della messe che mandi operai nella sua messe’”. — Matteo 9:35-38.
12. Quale ulteriore effetto potevano avere le opere miracolose compiute da Gesù e dagli apostoli?
12 Stando con lui, gli apostoli potevano assimilare, almeno in parte, la mente di Cristo. Potevano vedere che per essere davvero amorevoli e compassionevoli verso le persone dovevano predicare e insegnare loro in merito al Regno: questa doveva essere una delle loro principali opere buone. In armonia con ciò, le buone azioni compiute per aiutare i bisognosi in senso fisico, come guarire i malati, non avevano soltanto questo effetto. È comprensibile che alcuni fossero attirati dalle guarigioni e dal cibo miracolosamente provveduto. (Matteo 4:24, 25; 8:16; 9:32, 33; 14:35, 36; Giovanni 6:26) Tuttavia quelle opere, oltre a recare beneficio in senso fisico, inducevano molti osservatori a riconoscere che Gesù era il Figlio di Dio e “il profeta” predetto da Mosè. — Giovanni 6:14; Deuteronomio 18:15.
13. Secondo la profezia di Deuteronomio 18:18, che ruolo avrebbe avuto “il profeta” che doveva venire?
13 Perché era significativo che Gesù fosse “il profeta”? Ebbene, qual era il ruolo fondamentale che secondo la profezia avrebbe avuto “il profeta”? Quello di diventare famoso per le guarigioni miracolose che avrebbe compiuto o per il cibo che avrebbe compassionevolmente provveduto agli affamati? In Deuteronomio 18:18 era predetto: “Susciterò per loro di mezzo ai loro fratelli un profeta come te [Mosè]; e in realtà metterò le mie parole nella sua bocca, ed egli certamente pronuncerà loro tutto ciò che io gli comanderò”. Perciò gli apostoli, così come impararono ad avere e a manifestare teneri sentimenti, potevano comprendere che dovevano manifestare la mente di Cristo anche mediante la predicazione e l’insegnamento. Quella era la cosa migliore che potessero fare per la gente. In tal modo i malati e i poveri avrebbero potuto ricevere benefìci eterni, non limitati al breve arco della vita umana o a uno o due pasti. — Giovanni 6:26-30.
Coltiviamo la mente di Cristo oggi
14. Che relazione c’è fra la nostra predicazione e l’avere la mente di Cristo?
14 Nessuno di noi penserà che la mente di Cristo riguardasse solo persone del I secolo, cioè Gesù e i primi discepoli dei quali l’apostolo Paolo scrisse: “Noi abbiamo la mente di Cristo”. (1 Corinti 2:16) E ammetteremo subito che siamo tenuti a predicare la buona notizia e a fare discepoli. (Matteo 24:14; 28:19, 20) Tuttavia è utile riflettere sui motivi per cui personalmente compiamo quest’opera. Non dovremmo compierla per semplice senso del dovere. Una delle ragioni principali per cui compiamo il ministero è l’amore che proviamo per Dio, e per essere veramente come Gesù dobbiamo predicare e insegnare mossi da sentimenti di compassione. — Matteo 22:37-39.
15. Perché la compassione è giustamente un aspetto del nostro ministero pubblico?
15 È vero che non è sempre facile provare compassione per chi non condivide le nostre credenze, specialmente quando incontriamo apatia, opposizione o ostilità. Ma se dovessero venir meno l’amore e la compassione per gli altri, verrebbe a mancare una motivazione fondamentale per compiere il ministero cristiano. Come possiamo dunque coltivare la compassione? Dovremmo cercare di vedere le persone come le vedeva Gesù: “mal ridotte e disperse come pecore senza pastore”. (Matteo 9:36) Non è un’appropriata descrizione di molte persone d’oggi? Sono state trascurate e accecate spiritualmente da falsi pastori religiosi. Di conseguenza non conoscono la valida guida che la Bibbia offre né le condizioni paradisiache che presto il Regno di Dio porterà sulla terra. Affrontano i problemi della vita quotidiana — compresi povertà, dissapori in famiglia, malattie e morte — senza il conforto della speranza del Regno. Noi abbiamo quello di cui hanno bisogno: la vivificante buona notizia del Regno di Dio ora istituito in cielo!
16. Perché dovremmo provare il desiderio di annunciare la buona notizia ad altri?
16 Quando considerate in tal modo i bisogni spirituali di quelli che vi stanno intorno, non vi sentite spinti a voler fare tutto il possibile per parlare loro dell’amorevole proposito di Dio? La nostra opera è improntata alla compassione. Se proviamo per le persone gli stessi sentimenti che provava Gesù, lo si noterà dal tono della nostra voce, dalla nostra espressione facciale, dal nostro modo di insegnare. Tutto ciò renderà più invitante il nostro messaggio per coloro che sono “giustamente disposti per la vita eterna”. — Atti 13:48.
17. (a) Quali sono alcuni modi in cui possiamo dimostrare il nostro amore e la nostra compassione per gli altri? (b) Perché non si tratta di scegliere fra compiere opere buone e partecipare al ministero pubblico?
17 Ovviamente l’amore e la compassione dovrebbero essere manifesti nel nostro intero modo di vivere. Questo include l’essere benigni verso i disabili, i malati e i poveri, facendo ciò che ragionevolmente possiamo per alleviare le loro sofferenze. Comprende gli sforzi che compiamo con parole e opere per mitigare il dolore di coloro che hanno perso una persona cara. (Luca 7:11-15; Giovanni 11:33-35) Nondimeno tali manifestazioni di amore, benignità e compassione non devono diventare l’aspetto principale delle nostre opere buone, come avviene nel caso di certi filantropi. Di valore assai più duraturo sono gli sforzi motivati dalle stesse qualità divine, ma manifestati partecipando all’opera cristiana di predicazione e insegnamento. Ricordate ciò che disse Gesù ai capi religiosi giudei: “Date la decima della menta e dell’aneto e del comino, ma avete trascurato le cose più importanti della Legge, cioè la giustizia e la misericordia e la fedeltà. Queste cose era doveroso fare, senza trascurare le altre”. (Matteo 23:23) Per Gesù non era questione di scegliere fra aiutare le persone a soddisfare i loro bisogni fisici e insegnare loro le vivificanti cose spirituali. Lui fece entrambe le cose. Tuttavia è evidente che la sua opera di insegnamento era più importante perché con essa poteva recare benefìci eterni. — Giovanni 20:16.
18. Cosa dovrebbe spingerci a fare l’apprezzamento per la mente di Cristo?
18 Come siamo grati che Geova ci abbia rivelato la mente di Cristo! Attraverso i Vangeli possiamo conoscere meglio i pensieri, i sentimenti, le qualità, le attività e la scala di valori del più grande uomo che sia mai esistito. Sta a noi leggere, meditare e mettere in pratica ciò che la Bibbia rivela riguardo a Gesù. Ricordate: se vogliamo veramente agire come Gesù, dobbiamo prima imparare a pensare, a sentire e a valutare le cose come faceva lui, nei limiti di ciò che possono fare gli esseri umani imperfetti. Vogliamo quindi essere determinati a coltivare e manifestare la mente di Cristo: non c’è modo migliore di vivere, di trattare il prossimo e di avvicinarsi al nostro amorevole Dio, Geova, Colui che Gesù imitò alla perfezione. — 2 Corinti 1:3; Ebrei 1:3.
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Siete spinti ad agire come Gesù?La Torre di Guardia 2000 | 15 febbraio
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