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  • w91 15/2 p. 23
  • L’amore fraterno spinge ad agire

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  • L’amore fraterno spinge ad agire
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1991
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Lodato per il suo amore e la sua fede
  • Libro biblico numero 57: Filemone
    “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”
  • Lettera a Filemone: amore fraterno, non un “vangelo sociale”
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
  • ‘Esortiamo in base all’amore’
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1992
  • Filemone: Evidenza di cristianesimo pratico
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1991
w91 15/2 p. 23

L’amore fraterno spinge ad agire

Punti notevoli di Filemone

GESÙ CRISTO diede ai suoi discepoli il “nuovo comandamento” di amarsi gli uni gli altri come egli amò loro. (Giovanni 13:34, 35) Questo amore li avrebbe spinti persino a morire l’uno per l’altro. Sì, l’amore fraterno è così forte e spinge ad agire.

L’apostolo Paolo era certo che Filemone, un cristiano appartenente alla congregazione di Colosse, città dell’Asia Minore, avrebbe agito spinto dall’amore fraterno. L’amore aveva già indotto Filemone a mettere a disposizione la sua casa come luogo di adunanza cristiana. Onesimo, uno schiavo di Filemone, era fuggito, probabilmente rubando del denaro per pagarsi il viaggio fino a Roma, dove in seguito aveva incontrato Paolo e abbracciato il cristianesimo.

Mentre era in prigione a Roma, verso il 60-61 E.V., Paolo scrisse una lettera indirizzata principalmente a Filemone esortandolo ad accogliere Onesimo, che tornava da lui, con uno spirito d’amore fraterno. Leggete questa lettera e noterete che è un capolavoro di affetto e di tatto, un esempio che i servitori di Geova fanno bene a imitare.

Lodato per il suo amore e la sua fede

Rivolgendosi a Filemone e ad altri, Paolo per prima cosa li lodò. (Versetti 1-7) L’apostolo aveva continuato a udire tanto dell’amore che Filemone aveva per Cristo e per tutti i santi quanto della sua fede. Questo induceva Paolo a ringraziare Geova e gli recava molta gioia e conforto. E noi, personalmente, lodiamo i nostri fratelli che danno il buon esempio in quanto ad amore e a fede? Dovremmo farlo.

Come mostrano le parole di Paolo, quando si ha a che fare con altri cristiani è sempre desiderabile esortare facendo appello all’amore. (Versetti 8-14) Dopo la sua introduzione piena di tatto l’apostolo Paolo disse che, benché potesse ordinare a Filemone di “fare ciò che è conveniente”, preferiva esortarlo. Esortarlo a fare che cosa? A ricevere di nuovo lo schiavo Onesimo in maniera benigna! Paolo avrebbe voluto continuare a beneficiare dei servizi di Onesimo, ma non lo voleva fare senza il consenso di Filemone.

Paolo indicò poi che spesso avvenimenti apparentemente spiacevoli risultano benefici. (Versetti 15-21) In effetti, la fuga di Onesimo aveva prodotto buoni risultati. Perché? Perché Filemone ora poteva riaverlo come volenteroso e onesto fratello cristiano, non come schiavo riluttante e forse anche disonesto. Paolo chiese a Filemone di ricevere Onesimo proprio come avrebbe ricevuto lui stesso. Se Onesimo aveva fatto qualche torto a Filemone, l’apostolo avrebbe saldato il debito. Per convincere ulteriormente Filemone ad accondiscendere, Paolo gli ricordò che egli stesso era in debito con l’apostolo per essere divenuto cristiano. Perciò Paolo era certo che Filemone avrebbe fatto anche più di ciò che gli era chiesto. Che richiesta amorevole e piena di tatto! Di certo, è così che dovremmo trattare i nostri conservi cristiani.

Paolo concluse la lettera con parole di speranza, saluti e auguri. (Versetti 22-25) Sperava di essere presto rimesso in libertà mediante le preghiere di altri a suo favore. (Come indica la seconda lettera di Paolo a Timoteo, quelle preghiere furono esaudite). Concludendo, Paolo inviò saluti e augurò che l’immeritata benignità di Gesù Cristo potesse essere con lo spirito mostrato da Filemone e dagli altri adoratori di Geova.

[Riquadro/Immagine a pagina 23]

Più di uno schiavo: Riguardo al ritorno di Onesimo, lo schiavo fuggitivo di Filemone, Paolo disse: “Forse . . . si separò per un’ora, affinché tu lo riavessi per sempre, non più come schiavo ma come più di uno schiavo, come fratello diletto, specialmente tale a me, e quanto più a te sia per relazione carnale che nel Signore”. (Filemone 15, 16) Nell’impero romano la schiavitù era sostenuta dal governo imperiale, e Paolo riconosceva tali “autorità superiori”. (Romani 13:1-7) Egli non giustificò la ribellione degli schiavi, ma aiutò tali individui a ottenere la libertà spirituale come cristiani. In armonia con il suo stesso consiglio secondo cui gli schiavi dovevano essere sottoposti ai loro signori, Paolo rimandò Onesimo da Filemone. (Colossesi 3:22-24; Tito 2:9, 10) Ora Onesimo era più di uno schiavo mondano. Era un diletto compagno di fede che avrebbe mostrato sottomissione relativa a Filemone come schiavo migliore, essendo governato da santi princìpi e manifestando amore fraterno.

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