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  • Imitiamo la fede di Mosè
    La Torre di Guardia 2014 | 15 aprile
    • 9. Spiegate perché per Mosè poteva non essere facile assolvere il suo incarico.

      9 Mosè “stimò il biasimo del Cristo come ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto” (Ebr. 11:26). Fu incaricato come “Cristo”, cioè “unto”, nel senso che fu scelto da Geova per condurre Israele fuori dall’Egitto. Sapeva che assolvere questo incarico sarebbe stato difficile, addirittura un “biasimo”. In passato, infatti, un israelita gli aveva domandato in tono sarcastico: “Chi ti ha costituito principe e giudice su di noi?” (Eso. 2:13, 14). E in seguito lui stesso aveva chiesto a Geova: “Come mi ascolterà Faraone?” (Eso. 6:12). Per prepararsi al disprezzo che lo attendeva e per sopportarlo quando poi lo subì, Mosè espresse a Geova i suoi timori e le sue preoccupazioni. Ma come lo aiutò quest’ultimo ad assolvere il suo difficile incarico?

      10. Cosa fece Geova per preparare Mosè ad assolvere il suo incarico?

      10 Primo, Geova assicurò a Mosè: “Mostrerò d’essere con te” (Eso. 3:12). Secondo, gli diede coraggio spiegandogli un aspetto del significato del proprio nome: “Io diverrò qualunque cosa mi piaccia” (Eso. 3:14, nt.).a Terzo, gli diede poteri miracolosi per dimostrare che era stato lui a inviarlo (Eso. 4:2-5). Quarto, gli affiancò Aaronne, che in veste di collaboratore e portavoce lo aiutò a svolgere il suo incarico (Eso. 4:14-16). Al termine della propria vita Mosè era così certo che Dio prepara i suoi servitori ad assolvere qualsiasi compito affidi loro che a Giosuè, suo successore, poté dire con grande sicurezza: “Geova è colui che marcia davanti a te. Egli stesso sarà con te. Non ti abbandonerà né ti lascerà del tutto. Non aver timore e non ti atterrire” (Deut. 31:8).

      11. Perché Mosè stimava grandemente il suo incarico?

      11 Con il sostegno di Geova, Mosè stimò grandemente il suo incarico pur così arduo, considerandolo “maggiore dei tesori d’Egitto”. In fondo, che cos’era il privilegio di servire il faraone in confronto a quello di servire l’Onnipotente? Che importanza poteva avere l’essere un principe in Egitto in paragone con l’essere il “Cristo”, l’unto di Geova? Mosè fu ricompensato per il suo apprezzamento: ebbe un rapporto particolarmente stretto con Dio, il quale gli concesse di compiere “grandi e mirabili cose” nel condurre gli israeliti nella Terra Promessa (Deut. 34:10-12, Tintori).

  • Imitiamo la fede di Mosè
    La Torre di Guardia 2014 | 15 aprile
    • “GUARDAVA ATTENTAMENTE ALLA RICOMPENSA”

      14. Perché Mosè era certo della ricompensa che lo attendeva?

      14 Mosè “guardava attentamente alla ricompensa” (Ebr. 11:26). Basò il suo modo di vedere le cose sulla conoscenza che aveva del futuro, per quanto limitata. Come il suo antenato Abraamo, era sicuro che Geova può risuscitare i morti (Luca 20:37, 38; Ebr. 11:17-19). Pensare alle benedizioni future gli impedì di considerare i 40 anni da fuggiasco e gli altri 40 trascorsi nel deserto come una vita sprecata. Pur non sapendo con esattezza come si sarebbero avverate le promesse di Dio, con gli occhi della fede riusciva a vedere la ricompensa che lo attendeva.

      15, 16. (a) Perché dobbiamo concentrarci sulla nostra ricompensa? (b) Quali gioie della vita sotto il Regno di Dio attendete di assaporare di persona?

      15 E noi, “[guardiamo] attentamente alla ricompensa”? Al pari di Mosè, neppure noi sappiamo con esattezza come si avvereranno le promesse di Dio. Ad esempio non sappiamo “quando è il tempo fissato” per la grande tribolazione (Mar. 13:32, 33). D’altra parte, del Paradiso futuro sappiamo molto più di quanto sapesse Mosè. Anche se non conosciamo tutti i dettagli, abbiamo sufficienti promesse riguardo alla vita sotto il Regno di Dio da poterla guardare “attentamente”. Avere ben chiaro come sarà il nuovo mondo ci spronerà a cercare prima questo Regno. Perché possiamo dirlo? Riflettete un istante: comprereste una casa senza prima aver raccolto una serie di informazioni? No di certo! Analogamente, non trascorreremmo la vita inseguendo una speranza vaga. La fede deve farci vedere un’immagine chiara, nitida, della vita sotto il Regno.

      Un ragazzo legge un racconto biblico e poi immagina di parlare con un servitore di Dio nel Paradiso

      Sarà davvero emozionante parlare con fedeli servitori di Dio come Mosè! (Vedi il paragrafo 16)

      16 Per rendere ancora più definita l’immagine mentale che avete del Regno di Dio, “[guardate] attentamente” a come sarà la vostra vita nel Paradiso. Usate l’immaginazione. Per fare un esempio, quando studiate la vita di qualche personaggio biblico vissuto in epoca precristiana, pensate a quali domande gli fareste quando sarà risuscitato. Cercate di prevedere cosa vi chiederà su com’era la vostra vita durante gli ultimi giorni. Chissà come sarete emozionati quando incontrerete i vostri antenati vissuti secoli fa e potrete metterli al corrente di tutto quello che Dio ha fatto per loro! Immaginate quante cose potrete imparare osservando tanti animali selvatici in un ambiente pacifico. Pensate a come vi sentirete sempre più vicini a Geova man mano che progredirete verso la perfezione.

      17. Di che aiuto ci è oggi avere un quadro chiaro della nostra ricompensa?

      17 Avere un quadro chiaro della nostra ricompensa ci aiuta ad andare avanti, ci dà gioia e ci permette di prendere decisioni basate su un futuro eterno di cui abbiamo totale certezza. Rivolgendosi a cristiani unti Paolo scrisse: “Se speriamo in ciò che non vediamo, continuiamo ad aspettarlo con perseveranza” (Rom. 8:25). Le sue parole, comunque, valgono in linea di principio per tutti i cristiani che hanno la speranza di vivere per sempre. Anche se non abbiamo ancora ricevuto la ricompensa, la nostra fede è così forte che continuiamo ad aspettarla pazientemente. Come Mosè, non pensiamo che gli anni trascorsi a servire Geova siano stati sprecati; piuttosto, siamo convinti che “le cose che si vedono sono temporanee, ma le cose che non si vedono sono eterne”. (Leggi 2 Corinti 4:16-18.)

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