BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • g87 22/4 pp. 15-19
  • Parte IV: 1940-1943 Nazioni in preda all’angoscia e al timore

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Parte IV: 1940-1943 Nazioni in preda all’angoscia e al timore
  • Svegliatevi! 1987
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Libertà dalla paura?
  • Il fulmine tedesco fa cilecca
  • “Monty” caccia via la “Volpe del Deserto”
  • Avanzata nel Pacifico meridionale
  • Piani per il futuro
  • Parte III: 1935-1940 La lenta agonia della Lega delle Nazioni
    Svegliatevi! 1987
  • Le mie riflessioni di storico militare
    Svegliatevi! 1993
  • Parte VI: 1946-1959 Una prosperità ingannevole e una pace illusoria
    Svegliatevi! 1987
  • Parte V: 1943-1945 La seconda guerra mondiale e il suo infuocato epilogo
    Svegliatevi! 1987
Altro
Svegliatevi! 1987
g87 22/4 pp. 15-19

Il mondo dal 1914

Parte IV: 1940-1943 Nazioni in preda all’angoscia e al timore

LE SUE parole avrebbero impaurito anche i più coraggiosi. “Non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore”, disse ai membri della Camera dei Comuni inglese il neoeletto primo ministro Winston Churchill. Ribadendo la gravità della situazione, dichiarò: “Vittoria a tutti i costi, vittoria malgrado qualsiasi forma di terrore, vittoria non importa quanto sia lunga e difficile la strada, poiché senza vittoria non si può sopravvivere”.

Sì, quel giorno, il 13 maggio 1940, gli inglesi avevano ogni ragione per provare timore. Nei successivi sei mesi la Luftwaffe tedesca, preparando il terreno per un’invasione, avrebbe mandato centinaia di aerei a sganciare tonnellate di bombe su obiettivi militari e civili. Questa in seguito venne chiamata battaglia d’Inghilterra e mirava a distruggere la forza aerea inglese e abbattere il morale della popolazione. Ma la battaglia fu un insuccesso per la Luftwaffe. Hitler esitò, e in ottobre, almeno per il momento, i piani d’invasione furono annullati.

Libertà dalla paura?

Negli Stati Uniti le simpatie per gli inglesi continuavano ad aumentare, e questo indeboliva la politica americana ufficiale di neutralità. Rendendo chiare le sue intenzioni, il presidente Roosevelt disse nel 1940: “Abbiamo dato agli inglesi grande appoggio materiale e gliene daremo molto di più in futuro”.

Il 6 gennaio 1941 fece un ulteriore passo. In un discorso al Congresso, parlò di quelle che definì “le quattro libertà”. Per conseguire una di esse — la libertà dalla paura — propose una globale “riduzione degli armamenti in misura tale e in modo così completo che nessuna nazione sarà in grado di compiere un atto di aggressione fisica contro alcuno dei paesi confinanti, in nessuna parte del mondo”. Questa, in realtà, era un’indiretta dichiarazione di guerra nei confronti della politica e degli obiettivi delle potenze dell’Asse.

Due mesi dopo il Congresso degli Stati Uniti votò una legge nota come Affitti e Prestiti. Essa autorizzò il presidente a fornire materiale bellico, come carri armati e aerei, nonché viveri e servizi, a qualsiasi nazione la cui difesa egli ritenesse essenziale per gli interessi degli Stati Uniti.a Nonostante il perdurare dell’opposizione interna, era ovvio che il coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra europea cresceva sempre più.

Intanto, incoraggiato dal successo degli alleati europei, il Giappone pensò di potere ora avanzare nell’Asia sudorientale senza preoccuparsi troppo delle reazioni degli inglesi o degli olandesi. Quando nel settembre del 1940 esso invase l’Indocina, Washington protestò energicamente. E quando occupò la parte meridionale del paese, si passò ai fatti. I beni giapponesi controllati dagli Stati Uniti furono congelati e venne posto l’embargo sulle forniture petrolifere al Giappone. Vedendo minacciati i loro vitali interessi, i giapponesi si sentirono costretti a eliminare il pericolo di ulteriori interventi degli Stati Uniti.

I capi militari sostenevano che le capacità di rappresaglia degli Stati Uniti potevano essere sensibilmente ridotte riportando una vittoria decisiva sulle forze navali americane, che superavano del 30 per cento circa quelle del Giappone. Poi, occupando territori americani, inglesi e olandesi, il Giappone avrebbe avuto basi terrestri da cui difendersi se in seguito fosse stato contrattaccato. Decisero di cominciare da Wai Momi.

Questo nome significa “acque delle perle”, e un tempo gli hawaiani chiamavano così l’estuario del Pearl River (Fiume delle Perle) per le ostriche perlifere che un tempo vi proliferavano. È situato pochi chilometri a ovest del centro di Honolulu. Ma la mattina della domenica 7 dicembre 1941, le acque di Wai Momi non erano piene di perle ma dei rottami delle navi affondate e dei corpi mutilati degli equipaggi. Gli aerei da guerra giapponesi che attaccarono la maggiore base navale americana del Pacifico inflissero gravi perdite.

L’attacco a Pearl Harbor praticamente neutralizzò le forze navali americane nel Pacifico, salvo le portaerei. Nel giro di poche ore, altre basi aeree americane furono bombardate, così che veniva messo fuori combattimento oltre il 50 per cento degli aerei dell’esercito americano nell’Estremo Oriente. Tre giorni dopo il Giappone invase le Filippine, meno di un mese più tardi prese Manila e per la metà di maggio aveva occupato tutte le Filippine. In rapida successione caddero nelle mani dei giapponesi Hong Kong, Birmania, Giava, Singapore, Thailandia, Indocina, Malesia Britannica, Sumatra, Borneo, parte della Nuova Guinea, Indie Orientali Olandesi nonché decine di isole del Pacifico. La guerra lampo in Asia non fu assolutamente da meno di quella in Europa.

Mentre il 1942 volgeva al termine, tutto si poteva dire della situazione mondiale tranne che ci fosse libertà dalla paura. Erano più accurate le parole profetiche di Gesù: “Sulla terra angoscia delle nazioni, . . . mentre gli uomini verranno meno per il timore e per l’aspettazione delle cose che staranno per venire sulla terra abitata”. — Luca 21:25, 26.

Il fulmine tedesco fa cilecca

Intanto Germania e Italia stavano estendendo la loro influenza nei Balcani. Il 6 aprile 1941 le truppe di Hitler invasero la Iugoslavia e la Grecia. In meno di due settimane la Iugoslavia cadde, e prima della metà di maggio anche la Grecia aveva capitolato.

Tanti furono i motivi che spinsero Hitler a fare la successiva mossa. Forse intendeva ancora indurre l’Inghilterra a chiedere la pace. Voleva anche alleggerire la pressione sui giapponesi, che stavano combattendo contro i sovietici in Cina, così che a loro volta essi potessero tenere a bada gli americani. Perciò Hitler preparò le sue truppe per lanciare un attacco contro l’Unione Sovietica, che era stata sua alleata nella campagna polacca.

Incoraggiati dai precedenti successi, i generali di Hitler pensarono che se cominciavano l’invasione in giugno, potevano conquistare la Russia europea e l’Ucraina prima che cominciasse l’inverno. Così il 22 giugno 1941 sferrarono l’attacco. Con fulminea rapidità passarono da una vittoria all’altra. In due occasioni accerchiarono vaste truppe sovietiche, facendo ogni volta oltre mezzo milione di prigionieri. Leningrado sembrava sul punto di cadere e, ai primi di dicembre, i soldati tedeschi erano alle porte di Mosca.

L’inverno, comunque, si avvicinava, e per una volta le truppe di Hitler erano in ritardo sul previsto. Leningrado e Mosca tennero duro. Le truppe sovietiche, che si erano riprese dall’iniziale sorpresa ed erano meglio preparate di quelle tedesche a combattere d’inverno, bloccarono la spaventosa macchina bellica tedesca. Anzi, la costrinsero addirittura a ripiegare.

L’estate successiva i tedeschi ripresero l’offensiva. Ma l’attacco a oltranza sferrato contro Stalingrado (ora Volgograd) fu la loro rovina. Al principio del 1943 i sovietici accerchiarono decine di migliaia di soldati pronti per prendere la città e li costrinsero alla resa. John Pimlott, professore presso l’Accademia militare di Sandhurst, fa questo commento: “Fu un colpo tremendo per il morale dei tedeschi, e una svolta decisiva nella guerra sul fronte orientale. Prima di Stalingrado i russi non avevano ottenuto nessuna vittoria sostanziale; dopo avrebbero subìto poche sconfitte”.

Entro la fine del 1943 quasi i due terzi del vasto territorio occupato dai tedeschi nei due anni precedenti erano stati riconquistati. Il fulmine tedesco aveva fatto cilecca.

“Monty” caccia via la “Volpe del Deserto”

Nel 1912 la Cirenaica e la Tripolitania (regioni nordafricane che ora fanno parte della Libia) erano state cedute all’Italia. I circa 300.000 soldati italiani che vi erano dislocati alla fine del 1940 costituivano una grave minaccia per la molto più esigua guarnigione di soldati inglesi che si trovava in Egitto e che sorvegliava gli accessi al Canale di Suez, un punto strategico. Per sventare questo pericolo, gli inglesi decisero di colpire per primi. Conseguirono una delle prime vittorie decisive degli Alleati, facendo decine di migliaia di prigionieri e costringendo gli italiani a una completa ritirata. La vittoria sarebbe potuta essere ancora più schiacciante se proprio in quel momento la Grecia non avesse accettato l’offerta di aiuto degli inglesi mentre tentava inutilmente di resistere all’invasione delle potenze dell’Asse. Per il momento, la campagna nell’Africa settentrionale fu sospesa, il che diede alle potenze dell’Asse il tempo di riorganizzarsi.

Le truppe tedesche al comando di Erwin Rommel, in seguito soprannominato Volpe del Deserto, riuscirono a cambiare le sorti della guerra e a fare sostanziali progressi. Egli ottenne il suo più grande successo nel 1942, quando ai primi di luglio le sue truppe avanzarono verso El Alamein, giungendo a un centinaio di chilometri da Alessandria. La guerra lampo in Africa mirava ora all’occupazione dell’Egitto e al controllo del Canale di Suez. Ma dopo che il 23 ottobre le truppe inglesi al comando del generale Bernard Law Montgomery ebbero lanciato un attacco di fanteria, Rommel fu costretto a una graduale ritirata che ben presto si trasformò in una disfatta. Poi nel novembre del 1942 gli Alleati sbarcarono in Marocco e in Algeria. Nel maggio seguente era ormai chiaro che le truppe dell’Asse, intrappolate fra le forze nemiche che avanzavano da est e da ovest, avevano perso l’occasione di ottenere il controllo dell’Africa settentrionale.

Avanzata nel Pacifico meridionale

Nella primavera del 1942 il Giappone poteva vantare un impero che aveva raggiunto la sua massima estensione. Ma gli Alleati intendevano riprendere questo territorio ai giapponesi, spostando gradualmente le loro truppe attraverso il Pacifico, da un’isola all’altra, fino a raggiungere il Giappone vero e proprio. Seguì una lunga serie di sanguinose battaglie navali. Sconosciute isole del Pacifico come Saipan, Guadalcanal, Iwo Jima e Okinawa furono invase con orrende perdite per entrambe le parti. Il sogno infantile di isole paradisiache fu cancellato dalla cruda realtà e dall’incubo dei corpi mutilati sulle spiagge insanguinate. La sconfitta era amara, ma anche la vittoria era offuscata dalla paura, paura di quello che doveva ancora accadere.

Piani per il futuro

Anche durante la guerra si stavano già facendo i piani per la pace. A metà del 1942, per esempio, oltre 30 organismi governativi americani, a quanto si dice, erano occupati a fare piani per il dopoguerra, non del tutto senza timore o apprensione, però. Churchill, infatti, fece un commento molto appropriato: “I problemi della vittoria sono più gradevoli di quelli della sconfitta, ma non meno difficili da risolvere”.

Innegabilmente, uno dei più difficili problemi della vittoria sarebbe stato quello di trovare qualcosa con cui sostituire l’ormai estinta Lega delle Nazioni. Anche se alcuni possono averne dubitato, i testimoni di Geova erano sicuri che si sarebbe trovato come sostituirla. In un discorso pronunciato al loro congresso tenuto a Cleveland (Ohio, USA) nel 1942, l’oratore disse: “Prima che venga Armaghedon, come mostrano le Scritture, deve venire la pace. . . . Coloro che hanno una mentalità democratica sperano in una federazione mondiale di Stati Uniti, in una ‘famiglia di nazioni’, in un’‘associazione mondiale’ basata sulle Nazioni Unite”. Facendo riferimento alla profezia di Rivelazione 17:8, disse inequivocabilmente: “L’associazione di nazioni mondane sorgerà di nuovo”.

Avrebbe portato pace duratura? “La chiara risposta di Dio è no!”, rispose l’oratore. Benché di natura temporanea, il futuro periodo di pace sarebbe stato ugualmente molto gradito. Senza alcun timore del futuro, i testimoni di Geova cominciarono a fare i piani per espandere la loro opera di predicazione una volta che la guerra fosse finita. Nel 1942 aprirono una scuola missionaria per addestrare ministri cristiani da mandare a svolgere il servizio in altri paesi. L’anno seguente ebbe inizio un programma per addestrare oratori pubblici e rendere così possibile una più estesa campagna di adunanze pubbliche.

Mentre il 1943 volgeva al termine, le nazioni erano ancora in preda all’angoscia e al timore. Ma da ambo le parti del conflitto la gente, ormai stanca della guerra, cominciava ad attendere ansiosamente il sollievo che il mondo del dopoguerra avrebbe offerto. Avrebbe portato la “libertà dalla paura” di cui aveva parlato Roosevelt? Al contrario, in ogni parte del mondo la paura avrebbe ben presto raggiunto nuovi livelli! E, quasi paradossalmente, il principale colpevole sarebbe stato proprio quello strumento che alcuni avevano accolto come una manna per porre fine ai tormentosi anni della guerra. Leggete nel prossimo numero l’articolo “La seconda guerra mondiale e il suo infuocato epilogo”.

[Nota in calce]

a Ci si riferiva soprattutto alla Gran Bretagna e alle nazioni del Commonwealth, sebbene nell’aprile di quell’anno fossero inviati aiuti anche alla Cina, e in settembre all’Unione Sovietica. Per la fine della guerra, erano stati forniti aiuti a 38 diverse nazioni per un valore pari a 50 miliardi di dollari.

[Riquadro a pagina 19]

Altri avvenimenti che fecero notizia

1941: La conferenza episcopale tedesca annuncia il suo appoggio alla guerra contro l’Unione Sovietica

Si cominciano a usare le camere a gas nel campo di concentramento di Auschwitz

1942: Bombay (India) è colpita da un ciclone e da un’alluvione; 40.000 morti

Innescata all’Università di Chicago la prima reazione nucleare a catena

Alla Conferenza di Wannsee i nazisti decidono per lo sterminio come “soluzione finale” del problema ebraico

1943: In un terremoto in Turchia muoiono 1.800 persone

La carestia nel Bengala causa oltre un milione di morti

La Corte Suprema degli Stati Uniti, annullando una decisione del 1940, decreta che l’obbligo del saluto alla bandiera nelle scuole pubbliche è incostituzionale

Tumulti razziali nelle maggiori città americane; a Detroit il bilancio è di 35 morti e 1.000 feriti

[Diagramma/Cartina a pagina 18]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Territori conquistati dal Giappone entro il 1942

Cina

Attu

Agattu

Kiska

Manciuria

Corea

Giappone

Formosa

Birmania

Thailandia

Indocina Francese

Filippine

Wake

Malesia

Isole Marshall

Nuova Guinea Olandese

Isole Gilbert

Sumatra

Borneo

Nuova Guinea Nordorientale

Giava

Australia

Oceano Pacifico

[Immagini a pagina 17]

Nazioni in guerra

[Fonte]

U.S. Army photos

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi