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GeovaPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
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Il nome divino nelle traduzioni. Riconoscendo come stavano le cose, alcuni traduttori hanno usato il nome “Geova” nelle loro traduzioni delle Scritture Greche Cristiane. The Emphatic Diaglott, traduzione inglese del XIX secolo ad opera di Benjamin Wilson, contiene diverse volte il nome Geova (Jehovah), specie dove gli scrittori cristiani citavano le Scritture Ebraiche. Ma già nel 1533, in una traduzione di Anton Margaritha, il Tetragramma aveva cominciato a comparire in traduzioni delle Scritture Cristiane in ebraico. Successivamente, in varie altre traduzioni in ebraico, i traduttori usarono il Tetragramma nei luoghi in cui lo scrittore ispirato citava un passo delle Scritture Ebraiche che conteneva il nome divino.
Alcune delle numerose traduzioni delle Scritture Greche Cristiane che contengono il nome divino:
The New Testament of Our Lord and Saviour Jesus Christ, traduzione di John Eliot (lingua algonchina del Massachusetts); Cambridge, Massachusetts, 1661; Matteo 21:9
An English Version of the New Testament . . . From the Text of the Vatican Manuscript, a cura di Herman Heinfetter; Londra, 1864; Marco 12:29, 30
Novum Testamentum Domini Nostri Iesu Christi, traduzione di Elias Hutter (parte ebraica); Norimberga, 1599; Efesini 5:17
Sämtliche Schriften des Neuen Testaments, traduzione di Johann Jakob Stolz; Zurigo, 1781-1782; Romani 15:11
In quanto alla correttezza di questa impostazione, si noti la seguente dichiarazione fatta prima del ritrovamento di manoscritti comprovanti che la Settanta greca conteneva in origine il nome Geova: “Se quella versione [LXX] avesse ritenuto il termine [Geova], oppure avesse usato un termine greco per Geova e un altro per Adonai, tale uso sarebbe stato senz’altro seguito nei discorsi e nelle argomentazioni del N. T. Quindi nostro Signore, nel citare il 110º Salmo, invece di dire ‘Il Signore ha detto al mio Signore’, avrebbe potuto dire: ‘Geova ha detto ad Adoni’”. — R. B. Girdlestone, Synonyms of the Old Testament, 1897, p. 43.
Proseguendo il ragionamento (che ora risulta basato su fatti reali) viene detto: “Supponiamo che uno studioso cristiano stesse traducendo in ebraico il Testamento Greco: ogni volta che incontrava il termine Κύριος, egli avrebbe dovuto valutare se nel contesto c’era qualche cosa che indicasse il vero corrispondente ebraico; e questa è la difficoltà che sarebbe sorta nel tradurre il N. T. in qualsiasi lingua se il titolo Geova fosse stato lasciato nell’A. T. [LXX]. Le Scritture Ebraiche avrebbero costituito una norma per molti brani: infatti ogni volta che ricorre l’espressione ‘l’angelo del Signore’, sappiamo che il termine Signore rappresenta Geova; si poteva giungere a una conclusione simile per l’espressione ‘la parola del Signore’, secondo il precedente stabilito dall’A. T.; e così anche nel caso del titolo ‘il Signore degli Eserciti’. Quando invece ricorre l’espressione ‘Mio Signore’ o ‘Nostro Signore’, dovremmo sapere che sarebbe inammissibile il termine Geova, e si dovrebbe usare Adonai o Adoni”. (R. B. Girdlestone, op. cit., p. 43) Per questa ragione traduzioni delle Scritture Greche (già menzionate) contengono il nome Geova.
Notevole a questo riguardo è la Traduzione del Nuovo Mondo, usata in questa pubblicazione, in cui il nome divino nella forma “Geova” ricorre 237 volte nelle Scritture Greche Cristiane. Com’è già stato spiegato, ci sono valide ragioni per far questo.
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