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‘O profondità della sapienza di Dio!’Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 17
‘O profondità della sapienza di Dio!’
1, 2. Qual era il proposito di Geova per il settimo giorno, e come fu messa alla prova la sapienza divina all’inizio di questo giorno?
CHE tragedia! L’uomo, il coronamento del sesto giorno creativo, era precipitato all’improvviso nella condizione più infima. Geova aveva dichiarato che “tutto quello che aveva fatto”, genere umano incluso, era “molto buono” (Genesi 1:31). Tuttavia all’inizio del settimo giorno Adamo ed Eva decisero di seguire Satana nella ribellione e sprofondarono nel peccato, nell’imperfezione e nella morte.
2 Poteva sembrare che il proposito di Geova per il settimo giorno fosse stato irrimediabilmente vanificato. Questo giorno, come i sei che l’avevano preceduto, doveva essere lungo migliaia di anni. Geova l’aveva dichiarato sacro, ed entro la fine di quel giorno l’intera terra sarebbe stata un paradiso popolato da una famiglia umana perfetta (Genesi 1:28; 2:3). Ma dopo quella ribellione catastrofica, come poteva verificarsi una cosa del genere? Cosa avrebbe fatto Dio? Ecco una straordinaria dimostrazione, forse la massima, della sapienza di Geova.
3, 4. (a) Perché la reazione di Geova alla ribellione in Eden è un esempio della sua sapienza? (b) Mentre studiamo la sapienza di Geova, l’umiltà dovrebbe indurci a non dimenticare quale verità?
3 Geova reagì immediatamente. Condannò i ribelli in Eden e al tempo stesso iniziò a rivelare qualcosa di meraviglioso: il suo proposito di porre rimedio ai mali a cui quei ribelli avevano appena dato inizio (Genesi 3:15). Il lungimirante proposito che Geova rivelò in Eden si sarebbe sviluppato attraverso i millenni della storia e fino al lontano futuro. È straordinariamente semplice, eppure è così profondo che un lettore della Bibbia potrebbe dedicare con soddisfazione tutta la vita a studiarlo e a meditarci sopra. Inoltre il proposito di Geova si realizzerà di sicuro. Porrà fine alla malvagità, al peccato e alla morte e porterà l’umanità fedele alla perfezione. Tutto questo avverrà prima della fine del settimo giorno, in modo che, nonostante tutto, Geova avrà adempiuto il suo proposito per la terra e per l’uomo esattamente nei tempi previsti.
4 Questa sapienza infonde profonda riverenza, non vi pare? L’apostolo Paolo fu spinto a scrivere: ‘O profondità della sapienza di Dio!’ (Romani 11:33). Mentre ci accingiamo a studiare i vari aspetti di questa qualità divina, l’umiltà dovrebbe indurci a non dimenticare una verità fondamentale: nella migliore delle ipotesi possiamo farci solo una pallida idea dell’immensa sapienza di Geova (Giobbe 26:14). Prima di tutto definiamo questa qualità che infonde profonda riverenza.
Cos’è la sapienza divina?
5, 6. Che relazione c’è tra conoscenza e sapienza, e quanto è vasta la conoscenza di Geova?
5 Sapienza e conoscenza non sono la stessa cosa. I computer possono accumulare enormi quantità di conoscenza, ma è inconcepibile definirli saggi. Nondimeno conoscenza e sapienza sono strettamente legate (Proverbi 10:14). Per esempio, se aveste bisogno di un saggio consiglio per curare un grave problema di salute, consultereste qualcuno che ha poca o nessuna conoscenza della medicina? No di certo. Quindi l’accurata conoscenza è indispensabile alla vera sapienza.
6 Geova ha un illimitato bagaglio di conoscenza. Essendo il “Re d’eternità”, lui solo esiste da sempre (Rivelazione 15:3). E in tutte queste incalcolabili ere è sempre stato consapevole di ogni cosa. La Bibbia dice: “Non c’è nessuna creazione nascosta alla vista di Dio, ma tutte le cose sono nude ed esposte agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto” (Ebrei 4:13; Proverbi 15:3). Dato che è il Creatore, Geova ha pieno intendimento di ciò che ha fatto, e ha osservato tutta l’attività umana dall’inizio. Esamina ogni cuore e non gli sfugge niente (1 Cronache 28:9). Dato che ci ha creato con la facoltà del libero arbitrio, si compiace quando vede che facciamo scelte sagge nella vita. Essendo ‘colui che ascolta le preghiere’, Geova è in grado di ascoltare innumerevoli preghiere contemporaneamente (Salmo 65:2). E, inutile a dirsi, ha una memoria perfetta.
7, 8. In che modo Geova manifesta intendimento, discernimento e sapienza?
7 Geova non ha solo conoscenza. Vede pure quale relazione hanno i fatti tra loro e discerne il quadro generale creato da innumerevoli particolari. Valuta e giudica, distinguendo il bene dal male, le cose importanti da quelle insignificanti. Per giunta guarda oltre le apparenze e penetra fino nel cuore (1 Samuele 16:7). Quindi Geova ha intendimento e discernimento, qualità che sono superiori alla conoscenza. La sapienza però è ancora superiore.
8 La sapienza unisce conoscenza, discernimento e intendimento per metterli a frutto in modo pratico. Infatti alcuni dei termini biblici originali tradotti “sapienza” danno l’idea di “opera efficace”, “saggezza” o “intelligenza pratica”. Pertanto la sapienza di Geova non è solo teorica. È pratica e produce buoni risultati. Basandosi sulla sua vasta conoscenza e sul suo profondo intendimento, Geova prende sempre le migliori decisioni possibili e le mette in atto con la migliore linea d’azione che si possa concepire. Questa è vera sapienza! A Geova si applicano perfettamente queste parole di Gesù: “A dimostrare che la sapienza sia giusta sono le sue opere” (Matteo 11:19). In tutto l’universo le opere di Geova sono una poderosa testimonianza della sua sapienza.
Prove della sapienza divina
9, 10. (a) Quale sapienza possiede Geova, e come ne ha dato prova? (b) In che modo la cellula rivela la sapienza di Geova?
9 Vi siete mai meravigliati per l’ingegno di un artigiano che fa cose belle che funzionano bene? Questo rivela una sapienza notevole (Esodo 31:1-3). Geova stesso è la Fonte di questo tipo di sapienza e la possiede al massimo grado. Il re Davide disse a Geova: “Ti lodo perché sono fatto in maniera meravigliosa, straordinaria. Meravigliose sono le tue opere, come io so molto bene” (Salmo 139:14). Più conosciamo il corpo umano, più la sapienza di Geova ci incute un timore reverenziale.
10 Facciamo un esempio. La vostra vita ha avuto inizio da una singola cellula, una cellula uovo di vostra madre, fecondata da uno spermatozoo di vostro padre. Quella cellula ha cominciato subito a dividersi. Voi, il prodotto finale, siete formati da circa 100.000 miliardi di cellule. Queste cellule sono minuscole: pensate che circa 10.000 cellule di media grandezza potrebbero stare sulla capocchia di uno spillo. Eppure ciascuna è una creazione di una complessità impressionante. La cellula è molto più complicata di qualsiasi macchinario o impianto costruito dall’uomo. Gli scienziati dicono che la cellula assomiglia a una città cinta da mura, con entrate e uscite sorvegliate, un sistema di trasporti, una rete di comunicazioni, centrali elettriche, fabbriche, impianti di riciclaggio ed eliminazione dei rifiuti, sistemi difensivi e persino una specie di governo centrale situato nel nucleo. Inoltre la cellula può duplicarsi nel giro di poche ore.
11, 12. (a) Da cosa è determinata la diversificazione delle cellule nell’embrione, e in che modo questo è in armonia con Salmo 139:16? (b) In quali modi il cervello umano dimostra che siamo fatti “in maniera meravigliosa”?
11 Naturalmente non tutte le cellule sono uguali. Man mano che si dividono, le cellule dell’embrione assumono funzioni molto diverse. Alcune saranno cellule nervose; altre cellule ossee, muscolari, ematiche o degli occhi. Tutta questa diversificazione è programmata nella “biblioteca” dei progetti genetici della cellula: il DNA. È da notare che Davide fu ispirato a dire a Geova: “I tuoi occhi mi videro perfino quando ero un embrione; nel tuo libro ne erano scritte tutte le parti” (Salmo 139:16).
12 Alcune parti del corpo umano sono estremamente complesse. Prendete, per esempio, il cervello. Qualcuno l’ha definito l’oggetto più complesso scoperto finora nell’universo. Contiene 100 miliardi di cellule nervose, forse lo stesso numero delle stelle contenute nella nostra galassia. Ciascuna di queste cellule si dirama in migliaia di collegamenti con altre cellule. Gli scienziati dicono che il cervello umano potrebbe contenere tutte le informazioni che si trovano in tutte le biblioteche del mondo e che in realtà la sua capacità di memoria non è quantificabile. Per quanto studino da decenni quest’organo “fatto in maniera meravigliosa”, gli scienziati ammettono che forse non capiranno mai pienamente come funziona.
13, 14. (a) In che modo formiche e altre creature si dimostrano “istintivamente sagge”, e cosa ci insegna questo riguardo a colui che le ha create? (b) Perché si può dire che cose come la ragnatela sono fatte “con sapienza”?
13 Gli esseri umani, comunque, sono solo uno dei tanti esempi della sapienza creativa di Geova. Salmo 104:24 dice: “O Geova, quanto sono numerose le tue opere! Le hai realizzate tutte con sapienza. La terra è piena di ciò che hai fatto”. La sapienza di Geova è evidente intorno a noi in ogni cosa creata. Le formiche, per esempio, sono “istintivamente sagge” (Proverbi 30:24). Le colonie di formiche sono organizzate in modo stupendo. Alcune colonie allevano certi insetti chiamati afidi come gli uomini fanno con il bestiame, e ne traggono nutrimento. Altre formiche si comportano come agricoltori, coltivando certi funghi come se coltivassero cereali. Molte altre creature sono state programmate per fare istintivamente cose straordinarie. Una comune mosca compie imprese acrobatiche che gli aerei più all’avanguardia non riescono a ripetere. Gli uccelli migratori si orientano con le stelle, seguendo il campo magnetico della terra o qualche tipo di mappa interna. I biologi dedicano anni a studiare i sofisticati comportamenti programmati in queste creature. Come deve essere sapiente il nostro Dio, che ha programmato tutto questo!
14 Gli scienziati hanno imparato molto dalla sapienza creativa di Geova. Esiste persino una branca dell’ingegneria chiamata biomimesi che cerca di imitare i progetti presenti nella natura. Forse avrete ammirato la bellezza di una ragnatela. Un ingegnere invece la considera un capolavoro di progettazione. Quei fili che sembrano così fragili sono in proporzione più forti dell’acciaio e più resistenti delle fibre di un giubbotto antiproiettile. Quanto sono forti esattamente? Immaginate una ragnatela delle dimensioni di una rete usata da un peschereccio. Una ragnatela del genere potrebbe catturare un aereo di linea in volo. Sì, Geova ha fatto tutte queste cose “con sapienza”.
Chi ha programmato le creature della terra perché fossero “istintivamente sagge”?
Sapienza evidente nei cieli
15, 16. (a) In che modo i cieli stellati dimostrano la sapienza di Geova? (b) In che modo il ruolo di Geova come Comandante supremo di un gran numero di angeli attesta la sua sapienza?
15 La sapienza di Geova è evidente nelle sue opere in tutto l’universo. I cieli stellati, di cui abbiamo parlato ampiamente nel capitolo 5, non sono posizionati a caso nello spazio. Grazie alla sapienza delle “leggi dei cieli” stabilite da Geova, i cieli sono mirabilmente organizzati in galassie strutturate che, a loro volta, sono raggruppate in ammassi di galassie che, a loro volta, si uniscono formando dei superammassi (Giobbe 38:33). Non meraviglia che Geova definisca i corpi celesti “un esercito” (Isaia 40:26). C’è un altro esercito, però, che dimostra ancora più chiaramente la sua sapienza.
16 Come abbiamo notato nel capitolo 4, Dio ha il titolo di “Geova degli eserciti” per la sua posizione di Comandante supremo di un vasto esercito di centinaia di milioni di creature spirituali. Questa è una prova della potenza di Geova, ma cosa c’entra la sua sapienza? Riflettete: Geova e Gesù non stanno mai in ozio (Giovanni 5:17). È quindi logico che anche i ministri angelici dell’Altissimo siano sempre attivi. Ricordate inoltre che sono superiori all’uomo, superintelligenti e superpotenti (Ebrei 1:7; 2:7). Eppure da miliardi di anni Geova fa in modo che tutti questi angeli siano impegnati a svolgere con gioia un’opera, quella di ‘eseguire i suoi comandi’ e ‘fare la sua volontà’ (Salmo 103:20, 21). Che sapienza deve avere Geova per gestire tutto questo!
Geova è “il solo sapiente”
17, 18. Perché la Bibbia dice che Geova è “il solo sapiente”, e perché la sua sapienza dovrebbe incuterci un timore reverenziale?
17 Tenendo conto di tutto ciò, è forse strano che la Bibbia dia risalto alla vastità della sapienza di Geova? Dice, per esempio, che Geova è “il solo sapiente” (Romani 16:27). Solo Geova possiede la sapienza in senso assoluto: è la Fonte di tutta la vera sapienza (Proverbi 2:6). Per questo Gesù, pur essendo la più sapiente creatura di Geova, non si affidò mai alla propria sapienza, ma parlava come gli comandava il Padre suo (Giovanni 12:48-50).
18 Notate come l’apostolo Paolo espresse l’unicità della sapienza di Geova: “O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto sono insondabili i suoi giudizi e inesplorabili le sue vie!” (Romani 11:33). Iniziando il versetto con un’esclamazione introdotta da “o”, Paolo rivelò il forte sentimento che provava, un profondo timore reverenziale. Il termine greco che scelse per “profondità” dal punto di vista linguistico è strettamente connesso al termine per “abisso”. Perciò le sue parole rendono molto bene l’idea. Quando contempliamo la sapienza di Geova è come se penetrassimo con lo sguardo in un enorme cratere senza fondo, un luogo così profondo e così vasto che non potremmo mai descriverlo nei particolari e di cui non potremmo mai afferrare l’immensità (Salmo 92:5). Non ci sentiamo piccoli pensando a questo?
19, 20. (a) Perché l’aquila è un simbolo appropriato della sapienza divina? (b) In che modo Geova ha dimostrato la sua capacità di scrutare il futuro?
19 Geova è “il solo sapiente” anche in un altro senso: solo lui è in grado di scrutare il futuro. Ricordate, Geova usa l’aquila, per la sua capacità di vedere lontano, come simbolo della sapienza divina. Un’aquila reale pesa appena cinque chili, ma i suoi occhi sono più grandi di quelli di un uomo adulto. La sua vista straordinariamente acuta le permette di distinguere una minuscola preda da un’altezza di centinaia di metri, forse anche da più di un chilometro di distanza. Geova stesso una volta disse dell’aquila: “I suoi occhi guardano lontano” (Giobbe 39:29). In maniera simile Geova può ‘guardare lontano’ nel tempo, scrutando il futuro.
20 La Bibbia è piena di prove che questo è vero: contiene centinaia di profezie, cioè storia scritta in anticipo. L’esito di guerre, l’ascesa e la caduta di potenze mondiali e persino le strategie adottate da comandanti militari in specifiche battaglie furono tutti predetti nella Bibbia, in certi casi centinaia di anni prima che si verificassero (Isaia 44:25–45:4; Daniele 8:2-8, 20-22).
21, 22. (a) Perché non c’è ragione di concludere che Geova abbia previsto tutte le scelte che si fanno nella vita? Fate un esempio. (b) Come sappiamo che la sapienza di Geova non è fredda o insensibile?
21 Questo significa che Dio ha già previsto le scelte che farete nella vita? Alcuni che sostengono la dottrina della predestinazione insistono nel dire che la risposta sia sì. Tuttavia un’idea del genere sminuisce la sapienza di Geova, perché fa pensare che non possa controllare la propria capacità di scrutare il futuro. Facciamo un esempio. Se aveste una bellissima voce, non avreste altra scelta che cantare in continuazione? Ovviamente no! Similmente Geova, pur avendo la capacità di preconoscere il futuro, non la usa sempre. Se lo facesse calpesterebbe il nostro libero arbitrio, un dono prezioso che non ci toglierà mai (Deuteronomio 30:19, 20).
22 Peggio ancora, l’idea stessa della predestinazione lascia intendere che la sapienza di Geova sia fredda, insensibile o indifferente. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. La Bibbia ci insegna che Geova è “saggio di cuore” (Giobbe 9:4). Non che abbia un cuore letterale, infatti la Bibbia usa spesso questo termine riferendosi alla persona interiore, che include motivi e sentimenti, come l’amore. Quindi la sapienza di Geova, come le altre sue qualità, è governata dall’amore (1 Giovanni 4:8).
23. Cosa dovrebbe indurci a fare la superiorità della sapienza di Geova?
23 Naturalmente la sapienza di Geova è assolutamente degna di fiducia. È talmente al di sopra della nostra sapienza che la Parola di Dio amorevolmente ci esorta: “Confida in Geova con tutto il tuo cuore e non fare affidamento sulla tua intelligenza. Tieni conto di lui in tutte le tue vie, e lui renderà diritti i tuoi sentieri” (Proverbi 3:5, 6). Studiamo dunque a fondo la sapienza di Geova, il nostro onnisapiente Dio, per poterci avvicinare maggiormente a lui.
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La sapienza della “parola di Dio”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 18
La sapienza della “parola di Dio”
1, 2. Che “lettera” ci ha scritto Geova, e perché?
RICORDATE l’ultima volta che avete ricevuto una lettera da un vostro caro che vive molto lontano? Poche cose fanno più piacere di una lettera affettuosa scritta da qualcuno a cui vogliamo bene. Siamo felici di sapere come sta, cosa sta facendo e quali progetti ha. Comunicando in questo modo, le persone che si vogliono bene si sentono più vicine, anche se fisicamente sono lontane.
2 Cosa potrebbe dunque recarci più gioia che ricevere un messaggio scritto dal Dio che amiamo? In un certo senso Geova ci ha scritto una “lettera”: la sua Parola, la Bibbia. In essa ci dice chi è, cosa ha fatto, cosa si propone di fare e altro ancora. Geova ci ha fatto avere la sua Parola perché vuole che gli siamo vicini. Il nostro onnisapiente Dio ha scelto il modo migliore per comunicare con noi. Il modo in cui è scritta la Bibbia e il suo contenuto rivelano una sapienza incomparabile.
Perché una parola scritta?
3. In che modo Geova trasmise la Legge a Mosè?
3 Qualcuno potrebbe chiedersi: “Perché Geova non è ricorso a un metodo più eclatante, come una voce dal cielo, per comunicare con gli esseri umani?” In effetti a volte Geova parlò dal cielo mediante rappresentanti angelici. Lo fece, per esempio, quando diede la Legge a Israele (Galati 3:19). La voce dal cielo incuteva timore, tanto che gli israeliti, atterriti, chiesero che Geova non parlasse con loro in quel modo, ma che lo facesse tramite Mosè (Esodo 20:18-20). La Legge, che consisteva di circa 600 decreti, fu dunque trasmessa oralmente a Mosè, parola per parola.
4. Spiegate perché la trasmissione orale non sarebbe stata un metodo sicuro per tramandare le leggi di Dio.
4 Cosa sarebbe successo, però, se la Legge non fosse mai stata messa per iscritto? Mosè sarebbe riuscito a ricordare la precisa formulazione di quel codice dettagliato e a riferirlo in modo esatto al resto della nazione? E le successive generazioni? Avrebbero dovuto fare affidamento solo sulla trasmissione orale? Non sarebbe stato certo un metodo sicuro per tramandare le leggi di Dio. Pensate a cosa succederebbe se doveste riferire un fatto a una lunga fila di persone, partendo dalla prima e facendolo poi ripetere da una persona all’altra sino alla fine. L’ultimo della fila probabilmente sentirebbe qualcosa di molto diverso dall’originale. Le parole della Legge di Dio non corsero nessun pericolo del genere.
5, 6. Quale ordine diede Geova a Mosè riguardo alle Sue parole, e perché è una benedizione per noi avere la Parola di Geova in forma scritta?
5 Saggiamente Geova preferì far mettere per iscritto le sue parole e ordinò a Mosè: “Scrivi queste parole, perché sulla base di queste parole concludo un patto con te e con Israele” (Esodo 34:27). Così, nel 1513 a.E.V. iniziò la stesura della Bibbia. Nei successivi 1.610 anni Geova “parlò in molte occasioni e in molti modi” a circa 40 uomini che misero per iscritto la Bibbia (Ebrei 1:1). Nel frattempo copisti devoti produssero con cura meticolosa copie accurate al fine di preservare le Scritture (Esdra 7:6; Salmo 45:1).
6 Geova ci ha davvero benedetto comunicando con noi per iscritto. Avete mai ricevuto una lettera che vi ha fatto così piacere — forse perché offriva il conforto di cui avevate bisogno — che l’avete conservata e riletta più volte? Tanto preziosa è per noi la “lettera” di Geova. Dato che Geova fece mettere per iscritto le sue parole, possiamo leggerle regolarmente e meditarci su (Salmo 1:2). Possiamo ricevere “il conforto delle Scritture” ogni volta che ne abbiamo bisogno (Romani 15:4).
Perché scrittori umani?
7. In che modo l’impiego di scrittori umani evidenzia la sapienza di Geova?
7 Nella sua sapienza Geova affidò a esseri umani la stesura della sua Parola. Riflettete: se si fosse servito di angeli per scrivere la Bibbia, sarebbe stata altrettanto efficace? È vero, gli angeli avrebbero potuto descrivere Geova dal loro eccelso punto di vista, esprimere la loro devozione a lui e parlare dei suoi fedeli servitori umani. Ma saremmo stati veramente in grado di capire un testo scritto da creature spirituali perfette, dotate di conoscenza, esperienza e forza di gran lunga superiori alle nostre? (Ebrei 2:6, 7).
8. Quale libertà ha lasciato Geova agli scrittori biblici? (Vedi anche la nota in calce.)
8 Impiegando scrittori umani Geova ha provveduto proprio quello di cui abbiamo bisogno: una testimonianza “ispirata da Dio” che conserva comunque l’elemento umano (2 Timoteo 3:16). Come ha raggiunto questo obiettivo? In molti casi, a quanto pare, ha permesso agli scrittori di usare le proprie facoltà mentali per scegliere “parole piacevoli e [...] mettere per iscritto accurate parole di verità” (Ecclesiaste 12:10, 11). Questo spiega la varietà di stili della Bibbia; gli scritti rispecchiano il vissuto e la personalità dei singoli scrittori.a Eppure quegli uomini “parlarono da parte di Dio mentre erano spinti dallo spirito santo” (2 Pietro 1:21). Quindi il prodotto finale è veramente “la parola di Dio” (1 Tessalonicesi 2:13).
“Tutta la Scrittura è ispirata da Dio”
9, 10. Perché l’impiego di scrittori umani conferisce alla Bibbia maggior calore ed efficacia?
9 L’impiego di scrittori umani conferisce alla Bibbia enorme calore ed efficacia. Gli scrittori erano uomini con i nostri stessi sentimenti. Essendo imperfetti, affrontarono prove e difficoltà come noi. In alcuni casi lo spirito di Geova li ispirò a descrivere i loro sentimenti e le loro lotte (2 Corinti 12:7-10). Quegli uomini parlarono delle loro esperienze personali esprimendosi come nessun angelo avrebbe potuto fare.
10 Prendete per esempio Davide, re di Israele. Dopo aver commesso alcuni peccati gravi, Davide compose un salmo in cui apriva il suo cuore a Dio, implorando il suo perdono. Scrisse: “Purificami dal mio peccato, perché conosco bene le mie trasgressioni, e il mio peccato è sempre davanti a me. [...] Ecco, venni alla luce nella colpa, e nel peccato fui concepito da mia madre. [...] Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. [...] Il sacrificio gradito a Dio è uno spirito affranto. Un cuore affranto e abbattuto, o Dio, tu non disprezzerai” (Salmo 51:2, 3, 5, 11, 17). Riuscite a sentire l’angoscia dello scrittore? Chi se non un essere umano imperfetto poteva esprimere sentimenti del genere?
Perché un libro che parla di persone?
11. Quali esempi di vita reale sono inclusi nella Bibbia “per istruirci”?
11 C’è qualcos’altro che rende la Bibbia così efficace nell’arrivare al nostro cuore. In gran parte è un libro che parla di persone, persone vere, alcune che servirono Dio e altre che non lo servirono. Leggiamo delle loro esperienze, delle loro difficoltà e delle loro gioie. Vediamo il risultato delle scelte che fecero nella vita. Tutto questo fu incluso nella Bibbia “per istruirci” (Romani 15:4). Attraverso questi esempi di vita reale, Geova ci insegna in modi che ci toccano il cuore. Prendiamo in esame alcuni di questi esempi.
12. Come ci aiutano le vicende di esseri umani infedeli riportate nella Bibbia?
12 La Bibbia parla di esseri umani infedeli, o addirittura malvagi, e di cosa accadde loro. Le loro vicende ci fanno capire più chiaramente quanto sono dannose certe caratteristiche negative. Per esempio, quale avvertimento contro la slealtà potrebbe essere più efficace della dimostrazione vivente di questa caratteristica in Giuda, che tradì Gesù? (Matteo 26:14-16, 46-50; 27:3-10). Episodi come questo arrivano diritti al nostro cuore, aiutandoci a riconoscere e a rigettare le caratteristiche detestabili.
13. In che modo la Bibbia ci aiuta a capire in cosa consistono le qualità desiderabili?
13 La Bibbia parla anche di molti servitori di Dio fedeli. Leggiamo della loro devozione e lealtà. In loro vediamo esempi viventi delle qualità che dobbiamo coltivare per avvicinarci a Dio. Prendiamo, per esempio, la fede. La Bibbia dà una definizione della fede e dice che è indispensabile per piacere a Dio (Ebrei 11:1, 6). Tuttavia contiene anche vividi esempi di fede all’opera. Pensate alla fede che dimostrò Abraamo quando stava per sacrificare Isacco (Genesi, capitolo 22; Ebrei 11:17-19). Grazie a esempi simili la parola “fede” acquista maggior significato e diventa più facile da capire. Quindi Geova non ci ha solo esortato a coltivare qualità desiderabili, ma ci ha anche fornito esempi pratici: che saggezza ha dimostrato!
14, 15. Cosa dice la Bibbia di una donna che andò al tempio, e cosa ci fa capire di Geova questo episodio?
14 Gli episodi di vita vissuta che si trovano nella Bibbia spesso ci aiutano a capire che tipo di persona è Geova. Considerate quello che leggiamo della donna che Gesù notò nel tempio. Mentre se ne stava seduto vicino alle casse del tesoro, Gesù osservava coloro che vi mettevano le offerte. C’erano molti ricchi, che davano “attingendo da quello che avevano d’avanzo”. Il suo sguardo, però, si soffermò su una vedova povera. Il suo dono consisteva di “due monetine di piccolissimo valore”.b Erano gli ultimi spiccioli che aveva. Gesù, che rispecchiava alla perfezione la mente di Geova, osservò: “Questa vedova, povera com’è, ha offerto più di tutti gli altri che hanno messo denaro nelle casse del tesoro”. In base a queste parole, quella donna offrì più di tutti gli altri messi insieme (Marco 12:41-44; Luca 21:1-4; Giovanni 8:28).
15 Non è significativo che, fra tutti coloro che andarono al tempio quel giorno, fu proprio quella vedova a essere notata e poi menzionata nella Bibbia? Con questo esempio Geova ci insegna che lui apprezza quello che facciamo. È lieto di accettare i doni fatti con tutta l’anima, anche se piccoli in paragone con quelli di altri. Geova non avrebbe potuto trovare un modo migliore per insegnarci questa incoraggiante verità.
Cosa non contiene la Bibbia
16, 17. In che modo la sapienza di Geova è evidente anche da ciò che decise di omettere nella sua Parola?
16 Quando scrivete una lettera a una persona cara, non potete includere tutto. Perciò usate discernimento nel decidere cosa scrivere. Similmente Geova decise di menzionare nella sua Parola certi individui e certi avvenimenti. In queste descrizioni, però, non sempre la Bibbia riporta per filo e per segno tutti i particolari (Giovanni 21:25). Per esempio, quando parla del giudizio di Dio, forse le informazioni fornite non rispondono a tutte le nostre domande. La sapienza di Geova è evidente anche da quello che decise di omettere nella sua Parola. In che senso?
17 Il modo in cui è scritta la Bibbia serve a mettere alla prova quello che abbiamo nel cuore. Ebrei 4:12 dice: “La parola [o messaggio] di Dio è viva e potente; è più affilata di qualsiasi spada a doppio taglio e penetra fino a dividere l’anima dallo spirito, [...] ed è in grado di discernere i pensieri e le intenzioni del cuore”. Il messaggio della Bibbia penetra in profondità, rivelando i nostri veri pensieri e motivi. Coloro che la leggono con un atteggiamento critico spesso rimangono perplessi perché certi brani non contengono abbastanza informazioni da soddisfarli. Forse mettono persino in dubbio che Geova sia davvero amorevole, sapiente e giusto.
18, 19. (a) Perché non dovremmo rimanere turbati se un particolare passo biblico suscita domande a cui non possiamo trovare immediatamente risposta? (b) Cosa si deve fare per comprendere la Parola di Dio, e perché questa è una prova della grande sapienza di Geova?
18 Viceversa, quando facciamo un attento studio della Bibbia con sincerità, riusciamo a vedere Geova nel quadro generale in cui la Bibbia ce lo presenta. Perciò non siamo turbati se un particolare brano suscita delle domande a cui non possiamo trovare immediatamente risposta. Facciamo un esempio. Nel mettere insieme un grande puzzle forse in un primo momento non riusciamo a trovare un certo pezzo oppure non riusciamo a capire dove un pezzo vada inserito. Ma forse abbiamo sistemato abbastanza pezzi da avere un’idea di come deve essere il quadro completo. Similmente, quando studiamo la Bibbia, un po’ alla volta impariamo che tipo di Dio è Geova, e così emerge un quadro preciso. Anche se in un primo momento non riusciamo a capire un certo brano o a vedere come si accorda con la personalità di Geova, studiando la Bibbia abbiamo già imparato abbastanza su di lui da essere sicuri che è un Dio amorevole, leale e giusto.
19 Per comprendere la Parola di Dio dobbiamo dunque leggerla e studiarla con cuore sincero e mente aperta. In questo Geova ha dato prova di grande sapienza. Uomini intelligenti possono scrivere libri comprensibili solo “ai saggi e agli intellettuali”, ma per scrivere un libro che può essere capito solo da chi ha la giusta disposizione di cuore era necessaria la sapienza di Dio (Matteo 11:25).
Un libro pieno di “saggezza” per la vita di ogni giorno
20. Perché solo Geova ci può rivelare qual è il miglior modo di vivere, e cosa contiene la Bibbia a questo riguardo?
20 Nella sua Parola Geova ci rivela qual è il miglior modo di vivere. Essendo il nostro Creatore, conosce i nostri bisogni meglio di noi. E i fondamentali bisogni umani, incluso il desiderio di essere amati, di essere felici e di essere in buoni rapporti con gli altri, sono rimasti gli stessi. La Bibbia contiene la “saggezza” che può aiutarci ad avere una vita significativa (Proverbi 2:7). Ciascuna parte di questo libro contiene un capitolo che spiega come possiamo seguire i saggi consigli della Bibbia nella nostra vita, ma qui prenderemo in considerazione un solo esempio.
21-23. Quale saggio consiglio può aiutarci a non covare ira e risentimento?
21 Avete mai notato che chi cova rancore e nutre risentimento spesso finisce per nuocere a sé stesso? Il risentimento è un fardello pesante da portare nella vita. Se lo coltiviamo assorbe ogni nostro pensiero, ci priva della pace e soffoca la nostra gioia. Studi scientifici rivelano che covare ira può accrescere il rischio di disturbi cardiaci e di molte altre malattie croniche. Molto prima di questi studi scientifici, la Bibbia aveva saggiamente detto: “Allontana l’ira e abbandona il furore” (Salmo 37:8). Come possiamo far questo?
22 La Parola di Dio dà questo saggio consiglio: “La perspicacia di un uomo certamente frena la sua ira, ed è bello da parte sua passare sopra a un’offesa” (Proverbi 19:11). La perspicacia è la capacità di vedere sotto la superficie, di guardare oltre ciò che è ovvio. Ci aiuta a capire meglio perché una persona ha parlato o ha agito in un certo modo. Se ci sforziamo di comprendere i suoi veri motivi, i suoi sentimenti e le sue circostanze, ci sarà più facile scacciare i pensieri e i sentimenti negativi che potremmo avere nei suoi confronti.
23 La Bibbia ci dà anche questo consiglio: “Continuate a sopportarvi gli uni gli altri e a perdonarvi senza riserve” (Colossesi 3:13). La frase “continuate a sopportarvi gli uni gli altri” invita a essere pazienti con gli altri, tollerando gli aspetti che forse troviamo irritanti. La tolleranza può aiutarci a evitare di covare risentimenti meschini. Perdonare dà l’idea di smettere di nutrire rancore. Il nostro sapiente Dio sa che dobbiamo perdonare gli altri quando c’è un valido motivo per farlo perché questo non fa bene solo a loro, ma permette anche a noi di avere pace interiore (Luca 17:3, 4). Che sapienza si trova nella Parola di Dio!
24. Qual è il risultato quando mettiamo la nostra vita in armonia con la sapienza divina?
24 Spinto dal suo sconfinato amore, Geova ha voluto comunicare con noi. Ha scelto il miglior modo possibile: una “lettera” redatta da scrittori umani sotto la guida dello spirito santo. Di conseguenza nelle sue pagine si trova la sapienza stessa di Geova. Questa sapienza è davvero ‘degna di fiducia’ (Salmo 93:5). Man mano che mettiamo la nostra vita in armonia con essa e ne parliamo ad altri, ci avviciniamo al nostro onnisapiente Dio. Nel prossimo capitolo tratteremo un altro notevole esempio della lungimirante sapienza di Geova: la sua capacità di predire il futuro e di adempiere il suo proposito.
a Per esempio, Davide, un pastore, trae spunti dalla vita pastorale (Salmo 23). Matteo, un ex esattore di tasse, menziona più volte numeri e valori monetari (Matteo 17:27; 26:15; 27:3). Luca, un medico, usa parole che denotano la sua formazione medica (Luca 4:38; 14:2; 16:20).
b Ciascuna di quelle monete era un lepton, la moneta ebraica di minor valore in circolazione a quel tempo. Due lepton corrispondevano a 1/64 del salario di una giornata. Quelle due monete non erano sufficienti neanche per comprare un solo passero, l’uccello più a buon mercato di cui si cibavano i poveri.
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La “sapienza di Dio espressa in un sacro segreto”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 19
La “sapienza di Dio espressa in un sacro segreto”
1, 2. Quale “sacro segreto” ci dovrebbe interessare, e perché?
SEGRETI! Dato che ne sono incuriositi, affascinati e sconcertati, gli esseri umani hanno spesso difficoltà a mantenere i segreti. Tuttavia la Bibbia dice: “La gloria di Dio sta nel tenere segreta una questione” (Proverbi 25:2). Sì, Geova, il Sovrano Signore e Creatore, tiene giustamente segrete alcune cose al genere umano fino al tempo da lui stabilito per rivelarle.
2 Comunque nella sua Parola Geova ha rivelato un segreto che incuriosisce e affascina. È chiamato “il sacro segreto della sua volontà” (Efesini 1:9). Conoscere questo segreto non serve solo a soddisfare la curiosità. Può portare alla salvezza e può dare un’idea dell’incommensurabile sapienza di Geova.
Un sacro segreto rivelato progressivamente
3, 4. In che modo la profezia riportata in Genesi 3:15 offriva una speranza, e quale mistero, o “sacro segreto”, racchiudeva?
3 Quando Adamo ed Eva peccarono, poteva sembrare che il proposito di Dio di avere un paradiso terrestre abitato da esseri umani perfetti fosse stato vanificato. Ma Dio affrontò immediatamente il problema e disse: “Io susciterò ostilità fra te [il serpente] e la donna, e fra la tua discendenza e la discendenza di lei. Lui ti schiaccerà la testa e tu lo colpirai al calcagno” (Genesi 3:15).
4 Erano parole sconcertanti, misteriose. Chi era questa donna? Chi era il serpente? Chi era la “discendenza” che avrebbe schiacciato la testa al serpente? Adamo ed Eva potevano solo tirare a indovinare. Eppure le parole di Dio offrivano una speranza a ogni discendente fedele di quella coppia infedele. La giustizia avrebbe trionfato. Il proposito di Geova si sarebbe realizzato. Ma in che modo? Questo era un mistero. La Bibbia lo definisce “[la] sapienza di Dio espressa in un sacro segreto, la sapienza nascosta” (1 Corinti 2:7).
5. Spiegate con un esempio perché Geova rivelò il suo segreto progressivamente.
5 Essendo “un Dio che rivela i segreti”, Geova a suo tempo avrebbe svelato vari dettagli relativi a questo segreto (Daniele 2:28). Ma lo avrebbe fatto un po’ alla volta, progressivamente. Per esempio, potremmo pensare al modo in cui un padre amorevole risponde quando il suo bambino gli chiede: “Papà, da dove sono venuto?” Il padre saggio dà solo le informazioni che il bambino può capire. Man mano che il bambino cresce, il padre gli dice dell’altro. In modo simile Geova decide quando è il momento di rivelare al suo popolo certi aspetti della sua volontà e del suo proposito (Proverbi 4:18; Daniele 12:4).
6. (a) A cosa serve un patto, o contratto? (b) Perché è degno di nota che Geova abbia stipulato patti con gli esseri umani?
6 In che modo Geova fece queste rivelazioni? In buona parte servendosi di una serie di patti, o contratti. Probabilmente qualche volta avrete stipulato un contratto, forse per comprare una casa o per chiedere o concedere un prestito. Un contratto del genere costituiva la garanzia legale che i termini convenuti sarebbero stati rispettati. Ma perché Geova avrebbe dovuto stipulare patti, o contratti, con gli esseri umani? La sua parola è sicuramente una garanzia sufficiente per le sue promesse. Questo è vero, eppure in diverse occasioni Dio ha benignamente confermato la sua parola con contratti legali. Questi accordi inoppugnabili danno a noi esseri umani imperfetti una base ancora più solida per confidare nelle promesse di Geova (Ebrei 6:16-18).
Il patto con Abraamo
7, 8. (a) Quale patto fece Geova con Abraamo, e cosa rivelò questo riguardo al sacro segreto? (b) In che modo Geova rivelò progressivamente da chi doveva venire la discendenza promessa?
7 Oltre 2.000 anni dopo l’espulsione dell’uomo dal Paradiso, Geova disse al suo fedele servitore Abraamo: “Di sicuro [...] moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo [...]. E per mezzo della tua discendenza tutte le nazioni della terra si benediranno, perché tu hai ascoltato la mia voce” (Genesi 22:17, 18). Questa era più che una promessa; Geova la espresse sotto forma di patto legale e la confermò con il suo inviolabile giuramento (Genesi 17:1, 2; Ebrei 6:13-15). È straordinario che il Sovrano Signore si sia impegnato con un contratto a benedire l’umanità.
“Moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo”
8 Il patto abraamico rivelò che la discendenza promessa sarebbe stata un essere umano, perché doveva discendere da Abraamo. Ma di chi si sarebbe trattato? In seguito Geova rivelò che tra i figli di Abraamo la discendenza promessa sarebbe venuta da Isacco. Tra i due figli di Isacco fu scelto Giacobbe (Genesi 21:12; 28:13, 14). Poi Giacobbe pronunciò queste parole profetiche riguardo a uno dei suoi 12 figli: “Lo scettro non si allontanerà da Giuda, né il bastone da comandante dai suoi piedi, finché non verrà Silo [“colui al quale appartiene”, nota in calce], e a lui ubbidiranno i popoli” (Genesi 49:10). A quel punto si sapeva che la discendenza promessa sarebbe stata un re discendente di Giuda.
Il patto con Israele
9, 10. (a) Quale patto fece Geova con la nazione di Israele, e che protezione provvide quel patto? (b) In che modo la Legge dimostrò che l’umanità aveva bisogno di un riscatto?
9 Nel 1513 a.E.V. Geova prese un provvedimento che preparò la strada per ulteriori rivelazioni riguardanti il sacro segreto. Concluse un patto con i discendenti di Abraamo, la nazione di Israele. Anche se adesso non è più in vigore, il patto della Legge mosaica fu una parte essenziale del proposito di Geova per arrivare alla discendenza promessa. Sotto quali aspetti? Esaminiamone tre. Primo, la Legge era come un muro di protezione (Efesini 2:14). I suoi giusti decreti costituivano una barriera fra ebrei e non ebrei. Così la Legge contribuì a preservare la linea genealogica della discendenza promessa. Fu soprattutto grazie a questa protezione che la nazione di Israele esisteva ancora quando dalla tribù di Giuda nacque il Messia.
10 Secondo, la Legge dimostrò in modo esauriente che l’umanità aveva bisogno di un riscatto. Essendo perfetta, la Legge rivelò l’incapacità degli esseri umani peccatori di osservarla pienamente. Quindi servì “per rendere evidenti le trasgressioni finché non fosse arrivata la discendenza alla quale era stata fatta la promessa” (Galati 3:19). Mediante i sacrifici animali, la Legge provvedeva un’espiazione temporanea dei peccati. Tuttavia, come scrisse Paolo, “è impossibile che il sangue di tori e capri elimini i peccati”, quindi quei sacrifici non fecero che prefigurare il sacrificio di riscatto di Cristo (Ebrei 10:1-4). Per gli ebrei fedeli, quel patto diventò dunque un ‘tutore per condurli a Cristo’ (Galati 3:24).
11. Che meravigliosa prospettiva offrì a Israele il patto della Legge, ma perché la nazione nel suo insieme la perse?
11 Terzo, quel patto offrì agli israeliti una prospettiva meravigliosa. Geova disse loro che se si fossero dimostrati fedeli al patto sarebbero diventati “un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Esodo 19:5, 6). Alla fine l’Israele carnale fornì in effetti i primi componenti di un celeste regno di sacerdoti. Comunque, nel suo insieme, Israele si ribellò al patto della Legge, rigettò la discendenza messianica e perse quella prospettiva. Chi sarebbero stati dunque gli altri componenti di questo regno di sacerdoti? E che relazione ci sarebbe stata tra la “nazione santa” e la discendenza promessa? Questi aspetti del sacro segreto sarebbero stati rivelati al tempo stabilito da Dio.
Il patto del regno davidico
12. Che patto stipulò Geova con Davide, e come questo fece luce sul sacro segreto di Dio?
12 Nell’XI secolo a.E.V. Geova chiarì ulteriormente il sacro segreto stipulando un altro patto. Promise al fedele re Davide: “Susciterò dopo di te la tua discendenza, [...] e stabilirò saldamente il suo regno. [...] Stabilirò saldamente il trono del suo regno per sempre” (2 Samuele 7:12, 13; Salmo 89:3). Così la linea genealogica della discendenza promessa venne limitata alla casa di Davide. Ma un uomo comune poteva governare per sempre? (Salmo 89:20, 29, 34-36). E un re umano poteva liberare l’umanità dal peccato e dalla morte?
13, 14. (a) Secondo il Salmo 110, che promessa fa Geova al suo unto Re? (b) Quali ulteriori rivelazioni relative alla futura discendenza vennero fatte tramite i profeti di Geova?
13 Sotto ispirazione, Davide scrisse: “Geova ha dichiarato al mio Signore: ‘Siedi alla mia destra finché non avrò fatto dei tuoi nemici uno sgabello per i tuoi piedi’. [...] Geova ha giurato e non cambierà idea: ‘Tu sei sacerdote per sempre alla maniera di Melchisedec!’” (Salmo 110:1, 4). Le parole di Davide si riferivano direttamente alla discendenza promessa, il Messia che doveva venire (Atti 2:35, 36). Questo Re avrebbe governato non da Gerusalemme ma dal cielo, stando alla “destra” di Geova. Ciò gli avrebbe conferito autorità non solo sul paese di Israele, ma sull’intera terra (Salmo 2:6-8). Qui veniva rivelato qualcos’altro. Notate che Geova giurò solennemente che il Messia sarebbe stato “sacerdote [...] alla maniera di Melchisedec”. Come Melchisedec, che serviva quale re-sacerdote ai giorni di Abraamo, la discendenza promessa avrebbe ricevuto direttamente da Dio la nomina di Re e Sacerdote (Genesi 14:17-20).
14 Nel corso del tempo Geova si servì dei profeti per fare ulteriori rivelazioni riguardo al suo sacro segreto. Isaia, per esempio, rivelò che il Messia sarebbe morto in sacrificio (Isaia 53:3-12). Michea predisse il luogo in cui sarebbe nato (Michea 5:2). Daniele profetizzò persino il momento esatto della sua comparsa e della sua morte (Daniele 9:24-27).
Rivelato il sacro segreto
15, 16. (a) In che modo il Figlio di Geova “nacque da una donna”? (b) Cosa ereditò Gesù dai suoi genitori umani, e quando arrivò come discendenza promessa?
15 Il modo in cui si sarebbero adempiute queste profezie rimase un mistero fino all’effettiva comparsa della discendenza. Galati 4:4 dice: “Quando fu trascorso il periodo stabilito, Dio mandò suo Figlio, che nacque da una donna”. Nel 2 a.E.V. un angelo disse a una vergine ebrea di nome Maria: “Ecco, rimarrai incinta e partorirai un figlio; dovrai chiamarlo Gesù. Sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. Geova Dio gli darà il trono di suo padre Davide. [...] Lo spirito santo verrà su di te, e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Per questa ragione colui che nascerà sarà chiamato santo, Figlio di Dio” (Luca 1:31, 32, 35).
16 Poi Geova trasferì la vita di suo Figlio dal cielo al grembo di Maria, così che nacque da una donna. Maria era una donna imperfetta. Eppure Gesù non ereditò da lei l’imperfezione, perché era “Figlio di Dio”. Al tempo stesso i suoi genitori umani, in quanto discendenti di Davide, gli trasmisero sia il diritto naturale che quello legale al trono di Davide (Atti 13:22, 23). Quando nel 29 E.V. Gesù si battezzò, Geova lo unse con spirito santo e disse: “Questo è mio Figlio, il mio amato Figlio” (Matteo 3:16, 17). Finalmente la discendenza era arrivata! (Galati 3:16). Era tempo di rivelare qualcos’altro circa il sacro segreto (2 Timoteo 1:10).
17. Come fu chiarito il significato di Genesi 3:15?
17 Durante il suo ministero Gesù identificò il serpente di Genesi 3:15 con Satana e la discendenza del serpente con i seguaci di Satana (Matteo 23:33; Giovanni 8:44). In seguito venne rivelato in che modo sarebbero stati tutti annientati per sempre (Rivelazione 20:1-3, 10, 15). E la donna fu identificata con “la Gerusalemme di sopra”, la moglie di Dio, cioè la parte celeste dell’organizzazione di Geova composta di creature spirituali (Galati 4:26; Rivelazione 12:1-6).a
Il nuovo patto
18. Qual è lo scopo del “nuovo patto”?
18 Forse la rivelazione più straordinaria di tutte si ebbe quando, la sera prima della sua morte, Gesù parlò del “nuovo patto” ai discepoli fedeli (Luca 22:20). Come il patto della Legge mosaica che lo aveva preceduto, questo nuovo patto doveva produrre “un regno di sacerdoti” (Esodo 19:6; 1 Pietro 2:9). Questo patto, però, non avrebbe istituito una nazione carnale, ma una nazione spirituale: “l’Israele di Dio”, formato esclusivamente dai fedeli seguaci unti di Cristo (Galati 6:16). Questi unti, con cui fu stipulato il nuovo patto, avrebbero contribuito a benedire la razza umana insieme a Gesù.
19. (a) Perché il nuovo patto può produrre “un regno di sacerdoti”? (b) Perché i cristiani unti sono definiti “una nuova creazione”, e quanti serviranno in cielo con Cristo?
19 Come mai il nuovo patto può produrre “un regno di sacerdoti” per benedire l’umanità? Perché, invece di condannare i discepoli di Cristo come peccatori, rende possibile il perdono dei loro peccati grazie al sacrificio di riscatto (Geremia 31:31-34). Una volta che hanno ottenuto una condizione pura dinanzi a lui, Geova li adotta accogliendoli nella sua famiglia celeste e li unge con spirito santo (Romani 8:15-17; 2 Corinti 1:21). Così “[nascono] di nuovo per una speranza viva [...] riservata nei cieli per [loro]” (1 Pietro 1:3, 4). Poiché una condizione così elevata è totalmente nuova per gli esseri umani, i cristiani unti generati dallo spirito sono definiti “una nuova creazione” (2 Corinti 5:17). La Bibbia rivela che alla fine 144.000 governeranno dal cielo l’umanità redenta (Rivelazione 5:9, 10; 14:1-4).
20. (a) Quale rivelazione relativa al sacro segreto fu fatta nel 36 E.V.? (b) Chi riceverà le benedizioni promesse ad Abraamo?
20 Insieme a Gesù, questi unti diventano “discendenza di Abraamo” (Galati 3:29).b I primi a essere scelti furono ebrei carnali, ma nel 36 E.V. venne rivelato un altro aspetto del sacro segreto: anche dei non ebrei avrebbero avuto la speranza celeste (Romani 9:6-8; 11:25, 26; Efesini 3:5, 6). I cristiani unti sarebbero stati gli unici a godere delle benedizioni promesse ad Abraamo? No, perché tutto il mondo trae beneficio dal sacrificio di Gesù (1 Giovanni 2:2). A suo tempo Geova rivelò che un’innumerevole “grande folla” sarebbe sopravvissuta alla fine del sistema di cose di Satana (Rivelazione 7:9, 14). E molti altri sarebbero stati risuscitati con la prospettiva di vivere per sempre nel Paradiso (Luca 23:43; Giovanni 5:28, 29; Rivelazione 20:11-15; 21:3, 4).
La sapienza di Dio e il sacro segreto
21, 22. In quali modi il sacro segreto manifesta la sapienza di Geova?
21 Il sacro segreto è una straordinaria manifestazione della “sapienza di Dio nei suoi molteplici aspetti” (Efesini 3:8-10). Che sapienza dimostrò Geova nel formulare questo segreto e poi nel rivelarlo gradualmente! Prese saggiamente in considerazione i limiti degli esseri umani, consentendo loro di manifestare la loro vera condizione di cuore (Salmo 103:14).
22 Geova mostrò impareggiabile sapienza anche nella scelta di Gesù come Re. Suo Figlio è più degno di fiducia di qualsiasi altra creatura nell’universo. Vivendo come uomo in carne e ossa, Gesù incontrò avversità di ogni genere e quindi capisce pienamente i problemi degli esseri umani (Ebrei 5:7-9). E che dire di coloro che governeranno insieme a Gesù? Nel corso dei secoli sono stati unti sia uomini che donne, di ogni etnia, lingua e cultura. Non esiste nessun problema che qualcuno di loro non abbia incontrato e superato (Efesini 4:22-24). Sarà un piacere vivere sotto il governo di questi misericordiosi re-sacerdoti.
23. Che privilegio hanno i cristiani in relazione al sacro segreto di Geova?
23 L’apostolo Paolo scrisse: “Il sacro segreto che è stato nascosto ai sistemi di cose passati e alle generazioni passate [...] è stato rivelato ai suoi santi” (Colossesi 1:26). I santi unti di Geova hanno compreso molto del sacro segreto e hanno trasmesso questa conoscenza a milioni di persone. Che privilegio abbiamo tutti! Geova “[ci ha fatto] conoscere il sacro segreto della sua volontà” (Efesini 1:9). Parliamo ad altri di questo segreto meraviglioso, aiutandoli a scoprire l’incommensurabile sapienza di Geova Dio.
a In Gesù fu rivelato anche “il sacro segreto [della] devozione a Dio” (1 Timoteo 3:16). Per molto tempo non si era potuto sapere se qualcuno sarebbe rimasto perfettamente integro davanti a Geova; questo era rimasto un segreto, un mistero. Gesù fornì la risposta. Mantenne l’integrità in tutte le prove a cui lo sottopose Satana (Matteo 4:1-11; 27:26-50).
b Con lo stesso gruppo Gesù fece anche “un patto [...] per un regno” (Luca 22:29, 30). In effetti Gesù stabilì che questo “piccolo gregge” avrebbe governato con lui in cielo come parte secondaria della discendenza di Abraamo (Luca 12:32).
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“Saggio di cuore”, eppure umileAvviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 20
“Saggio di cuore”, eppure umile
1-3. Perché possiamo essere certi che Geova è umile?
UN PADRE desidera impartire un’importante lezione al suo bambino. Vuole arrivare al suo cuore. Come dovrebbe comportarsi? Dovrebbe alzarsi in piedi per intimidire il bambino e parlargli con voce aspra? O dovrebbe chinarsi all’altezza del bambino e parlargli con dolcezza? Sicuramente un padre saggio e umile sceglierebbe la dolcezza.
2 Che tipo di Padre è Geova? Arrogante o umile, aspro o tenero? Geova è onnisciente e onnisapiente. Avrete notato, però, che la conoscenza e l’intelligenza non rendono necessariamente umili. Come dice la Bibbia, “la conoscenza gonfia” (1 Corinti 3:19; 8:1). Invece Geova, che è “saggio di cuore”, è anche umile (Giobbe 9:4). Questo non significa assolutamente che abbia una posizione di poco conto o che manchi di maestosità, ma significa che è privo di arroganza. Perché?
3 Geova è santo. Perciò la superbia, caratteristica che contamina, non è presente in lui (Marco 7:20-22). Inoltre notate cosa disse a Geova il profeta Geremia parlando della sua difficile situazione: “Sicuramente te ne ricorderai e ti chinerai su di me” (Lamentazioni 3:20).a Pensate! Geova, il Sovrano Signore dell’universo, fu disposto a ‘chinarsi’, cioè ad abbassarsi al livello di Geremia, un uomo imperfetto, per prestargli attenzione e mostrargli favore (Salmo 113:7). Sì, Geova è umile. Ma cosa comporta la sua umiltà? Che relazione ha con la sapienza? E perché è importante per noi?
In che modo Geova si dimostra umile
4, 5. (a) Che cos’è l’umiltà, come si manifesta e perché non va mai confusa con la debolezza o la timidezza? (b) In che modo Geova dimostrò umiltà nei confronti di Davide, e quanto è importante per noi l’umiltà di Geova?
4 L’umiltà è assenza di arroganza e di superbia. È una qualità interiore del cuore che si manifesta con caratteristiche come mitezza, pazienza e ragionevolezza (Galati 5:22, 23). Queste sante qualità non vanno però mai scambiate per debolezza o timidezza. Non sono incompatibili con la giusta ira di Geova né con la sua potenza distruttiva. Anzi, l’umiltà e la mitezza di Geova dimostrano la sua immensa forza, la sua capacità di controllarsi perfettamente (Isaia 42:14). Che relazione ha l’umiltà con la sapienza? Un’opera di consultazione biblica osserva: “L’umiltà è definita [...] in termini di altruismo ed è il fondamento essenziale di tutta la sapienza”. La vera sapienza, dunque, non può esistere senza l’umiltà. Di che beneficio è per noi l’umiltà di Geova?
Un padre saggio tratta i figli con umiltà e dolcezza
5 Il re Davide cantò a Geova: “Tu mi dai il tuo scudo di salvezza, la tua destra mi sostiene, e la tua umiltà mi fa grande” (Salmo 18:35). In effetti Geova si abbassò per agire a favore di quell’uomo imperfetto, proteggendolo e sostenendolo di giorno in giorno. Davide si rendeva conto che la sua salvezza — e anche la possibilità di raggiungere una certa grandezza come re — dipendeva unicamente dalla disponibilità di Geova a umiliarsi in quel modo. Davvero, chi di noi avrebbe qualche speranza di salvarsi se Geova non fosse umile, disposto ad abbassarsi per trattarci come un Padre mite e amorevole?
6, 7. (a) Perché la Bibbia non dice mai che Geova è modesto? (b) Che relazione c’è fra la mitezza e la sapienza, e chi dà il massimo esempio a questo riguardo?
6 È da notare che c’è differenza tra umiltà e modestia. La modestia è un’ottima qualità che gli esseri umani fedeli dovrebbero coltivare. Come l’umiltà, è legata alla sapienza. Per esempio, Proverbi 11:2 dice: “La sapienza è con i modesti”. La Bibbia, però, non dice mai che Geova sia modesto. Questo perché il termine “modestia”, per come è usato nelle Scritture, dà l’idea di giusta consapevolezza dei propri limiti, e l’Onnipotente non ha limiti tranne quelli che si autoimpone a motivo delle sue giuste norme (Marco 10:27; Tito 1:2). Inoltre, essendo l’Altissimo, non è sottoposto a nessuno. Quindi il concetto di modestia semplicemente non si applica a Geova.
7 Tuttavia Geova è umile e mite. Insegna ai suoi servitori che la mitezza è essenziale per la vera sapienza. La sua Parola parla di “mitezza derivante dalla sapienza” (Giacomo 3:13).b Vediamo quale esempio dà Geova a questo riguardo.
Geova umilmente delega e ascolta
8-10. (a) Perché è straordinario che Geova sia disposto a delegare e ad ascoltare? (b) In che modo l’Onnipotente agì con umiltà nei confronti degli angeli?
8 Un’incoraggiante prova dell’umiltà di Geova è la sua disponibilità a delegare responsabilità e ad ascoltare. È davvero sorprendente che Geova faccia una cosa del genere: lui non ha bisogno né di aiuto né di consigli (Isaia 40:13, 14; Romani 11:34, 35). Nondimeno la Bibbia mostra ripetutamente che Geova manifesta umiltà in questi modi.
9 Riflettiamo, per esempio, su uno straordinario avvenimento della vita di Abraamo. Abraamo ricevette la visita di tre personaggi, e si rivolse a uno di loro chiamandolo “Geova”. I visitatori in realtà erano angeli, ma uno era venuto nel nome di Geova e agiva in nome Suo. Quando quell’angelo parlava e agiva, era come se fosse Geova a parlare e agire. Attraverso quell’angelo Geova disse ad Abraamo di avere udito un forte “grido contro Sodoma e Gomorra”. E dichiarò: “Scenderò a vedere se agiscono veramente secondo il grido che è arrivato fino a me; e se non è così, lo saprò” (Genesi 18:3, 20, 21). Naturalmente queste parole non significavano che l’Onnipotente dovesse ‘scendere’ di persona. Piuttosto mandò nuovamente degli angeli a rappresentarlo (Genesi 19:1). Perché? Geova, che vede tutto, non poteva sapere da sé qual era la vera condizione di quella zona? Certamente. Invece incaricò umilmente quegli angeli di esaminare la situazione e di recarsi a Sodoma da Lot e dalla sua famiglia.
10 Inoltre Geova ascolta. Una volta chiese agli angeli di suggerire vari modi per provocare la caduta del malvagio re Acab. Geova non aveva bisogno di quell’aiuto. Eppure accettò il suggerimento di un angelo e lo incaricò di agire di conseguenza (1 Re 22:19-22). Questa non è una dimostrazione di umiltà?
11, 12. In che modo Abraamo poté rendersi conto dell’umiltà di Geova?
11 Geova è persino disposto ad ascoltare gli esseri umani imperfetti che desiderano esprimere le loro preoccupazioni. Per esempio, quando Geova disse per la prima volta ad Abraamo che aveva intenzione di distruggere Sodoma e Gomorra, quell’uomo fedele rimase perplesso. “Non faresti mai una cosa del genere!”, disse Abraamo, e aggiunse: “Il Giudice di tutta la terra non farà forse quello che è giusto?” Chiese a Geova se avrebbe risparmiato le città nell’eventualità che ci fossero stati 50 giusti. Geova gli assicurò che le avrebbe risparmiate. Abraamo, però, fece di nuovo la domanda, riducendo il numero a 45, poi a 40, ecc. Nonostante le rassicurazioni di Geova, Abraamo insisté finché il numero fu ridotto a 10. Forse non capiva ancora pienamente quanto fosse misericordioso Geova. Comunque Geova pazientemente e umilmente permise che il suo amico e servitore Abraamo esprimesse in quel modo le sue preoccupazioni (Genesi 18:23-33).
12 Quanti esseri umani brillanti e colti avrebbero ascoltato con tanta pazienza una persona molto meno intelligente?c Ma il nostro Dio, che è umile, lo fece. Durante la stessa conversazione Abraamo poté anche constatare che Geova è “lento all’ira” (Esodo 34:6, nota in calce). Forse rendendosi conto di non avere nessun diritto di dubitare dell’operato dell’Altissimo, implorò due volte: “Geova, ti prego, non ti arrabbiare” (Genesi 18:30, 32). Naturalmente Geova non si adirò. Possiede veramente “la mitezza derivante dalla sapienza”.
Geova è ragionevole
13. Cosa significa la parola “ragionevole” per come è usata nella Bibbia, e perché questa parola ben descrive Geova?
13 L’umiltà di Geova è evidente anche in un’altra bella qualità: la ragionevolezza. Questa qualità purtroppo è carente fra gli esseri umani imperfetti. Geova non solo è disposto ad ascoltare le sue creature intelligenti, ma è disposto anche a cedere quando questo non è in conflitto con i suoi giusti princìpi. La parola “ragionevole” usata nella Bibbia significa letteralmente “arrendevole”. Anche questa qualità caratterizza la sapienza di Dio. Giacomo 3:17 dice: “La sapienza che viene dall’alto è [...] ragionevole”. In che senso l’onnisapiente Geova è ragionevole? Prima di tutto è adattabile. Ricordate: il suo stesso nome ci insegna che Geova diviene qualunque cosa sia necessaria al fine di adempiere i suoi propositi (Esodo 3:14). Questo non indica uno spirito adattabile e ragionevole?
14, 15. Cosa ci insegna la visione di Ezechiele riguardo alla parte celeste dell’organizzazione di Geova, e in che senso questa è diversa dalle organizzazioni umane?
14 C’è uno straordinario passo biblico che ci aiuta a farci un’idea dell’adattabilità di Geova. Il profeta Ezechiele ebbe una visione della parte celeste dell’organizzazione di Geova, formata da creature spirituali. Vide un carro di proporzioni gigantesche, il “veicolo” di Geova costantemente sotto il suo controllo. Il modo in cui si muoveva era molto interessante. Le gigantesche ruote puntavano ognuna in quattro direzioni ed erano piene di occhi, così che potevano vedere dappertutto e cambiare direzione all’istante, senza fermarsi o voltare. E questo carro gigantesco non doveva spostarsi rumorosamente come un ingombrante veicolo di fattura umana. Poteva muoversi alla velocità del lampo e svoltare perfino ad angolo retto (Ezechiele 1:1, 14-28). L’organizzazione di Geova, come il Sovrano Onnipotente che ha autorità su di essa, è estremamente adattabile, risponde a situazioni sempre nuove e alle varie necessità che sorgono.
15 Gli esseri umani possono cercare di avvicinarsi a un’adattabilità così perfetta. Troppo spesso, però, gli esseri umani e le loro organizzazioni sono più rigidi che adattabili, più irragionevoli che arrendevoli. Per esempio, una superpetroliera o un treno merci potrebbero essere imponenti in quanto a dimensioni e potenza, ma possono forse rispondere a improvvisi cambiamenti? Se un ostacolo cade sui binari davanti a un treno merci in corsa, il treno non può svoltare. Per dei mezzi del genere non è facile nemmeno fermarsi all’improvviso. Un pesante treno merci può proseguire per quasi due chilometri dopo che sono stati azionati i freni. Similmente una superpetroliera può procedere per inerzia per otto chilometri dopo che sono stati spenti i motori. Anche se i motori vengono fatti girare all’indietro la petroliera può proseguire per circa tre chilometri. Avviene più o meno la stessa cosa con le organizzazioni umane che tendono a essere rigide e irragionevoli. Per orgoglio spesso gli uomini rifiutano di adattarsi ai bisogni e alle circostanze che cambiano. A causa di questa rigidità sono fallite grandi aziende e sono persino caduti governi (Proverbi 16:18). Possiamo essere felici che né Geova né la sua organizzazione siano così!
In che modo Geova mostra ragionevolezza
16. In che modo Geova mostrò ragionevolezza nei confronti di Lot prima della distruzione di Sodoma e Gomorra?
16 Pensiamo di nuovo alla distruzione di Sodoma e Gomorra. Lot e la sua famiglia ricevettero istruzioni precise dall’angelo di Geova: “Fuggi verso la regione montuosa”. Lot però era di parere diverso. “Ti prego, Geova, non lì!”, implorò. Convinto che sarebbe morto se avesse dovuto fuggire verso i monti, Lot supplicò di poter fuggire con la famiglia in una città vicina chiamata Zoar. Geova si era proposto di distruggere quella città. Inoltre i timori di Lot erano infondati. Sicuramente Geova avrebbe potuto conservare in vita Lot in quella regione montuosa. Eppure cedette alla sua richiesta. L’angelo disse a Lot: “Va bene, ti concedo anche questo: non distruggerò la città di cui parli” (Genesi 19:17-22). Questa non fu una dimostrazione di ragionevolezza da parte di Geova?
17, 18. In che modo Geova mostrò di essere ragionevole nei confronti dei niniviti?
17 Geova tiene conto anche del pentimento sincero, facendo sempre ciò che è misericordioso e giusto. Pensiamo a quello che accadde quando il profeta Giona venne mandato a Ninive, città malvagia e violenta. Mentre percorreva le strade di Ninive, Giona proclamava un messaggio ispirato che era molto semplice: di lì a 40 giorni la potente città sarebbe stata distrutta. Tuttavia le circostanze cambiarono radicalmente. I niniviti si pentirono (Giona, capitolo 3).
18 È istruttivo confrontare la reazione di Geova con quella di Giona di fronte alla piega che avevano preso gli eventi. Geova si adattò, divenendo colui che perdona i peccati anziché “un potente guerriero” (Esodo 15:3).d Giona viceversa fu inflessibile e tutt’altro che misericordioso. Invece di rispecchiare la ragionevolezza di Geova, reagì più come il treno merci o la petroliera menzionati in precedenza. Aveva annunciato la sventura e sventura doveva essere! Con pazienza, però, Geova diede al suo impaziente profeta una memorabile lezione di ragionevolezza e misericordia (Giona, capitolo 4).
Geova è ragionevole e capisce i nostri limiti
19. (a) Perché possiamo essere sicuri che Geova è ragionevole in quello che si aspetta da noi? (b) In che modo Proverbi 19:17 indica che Geova è un Signore ‘buono e ragionevole’ e anche straordinariamente umile?
19 Infine, Geova è ragionevole in quello che si aspetta da noi. Il re Davide disse: “[Geova] sa bene come siamo formati, ricordando che siamo polvere” (Salmo 103:14). Lui capisce meglio di noi i nostri limiti e i nostri difetti. Non si aspetta mai da noi più di quello che possiamo fare. La Bibbia contrappone i padroni umani che sono “buoni e ragionevoli” a quelli che sono “difficili da accontentare” (1 Pietro 2:18). Che tipo di Padrone, o Signore, è Geova? Notate cosa dice Proverbi 19:17: “Chi mostra compassione al misero fa un prestito a Geova”. Chiaramente solo un padrone buono e ragionevole prenderebbe nota di ogni atto di benignità compiuto a favore dei miseri. Per di più questo passo biblico indica che il Creatore dell’universo in effetti si considera in debito verso semplici esseri umani che compiono simili opere di misericordia. Che umiltà straordinaria ha Geova!
20. Cosa ci assicura che Geova ascolta le nostre preghiere e risponde?
20 Geova è altrettanto mite e ragionevole oggi verso i suoi servitori. Quando preghiamo con fede, ascolta. E anche se non manda dei messaggeri angelici a parlarci, non dovremmo concludere che non risponda alle nostre preghiere. Ricordate che nell’invitare i compagni di fede a ‘continuare a pregare’ perché fosse liberato di prigione, l’apostolo Paolo aggiunse: “Affinché io vi sia restituito al più presto” (Ebrei 13:18, 19). Perciò le nostre preghiere possono effettivamente indurre Geova a fare qualcosa che altrimenti non avrebbe fatto (Giacomo 5:16).
21. Quale conclusione non dovremmo mai trarre dal fatto che Geova è umile, e cosa dovremmo invece apprezzare di lui?
21 Naturalmente, nessuna di queste manifestazioni dell’umiltà di Geova — mitezza, disponibilità ad ascoltare, pazienza, ragionevolezza — indica che Geova scenda a compromessi sui suoi giusti princìpi. Forse il clero della cristianità pensa di essere ragionevole quando dice ai credenti quello che vogliono sentirsi dire, annacquando le norme morali di Dio (2 Timoteo 4:3). Ma la tendenza umana a scendere a compromessi per opportunismo non ha niente a che fare con la ragionevolezza di Dio. Geova è santo; non contamina mai le sue giuste norme (Levitico 11:44). Amiamo dunque la ragionevolezza di Geova perché è una prova della sua umiltà. Non è entusiasmante pensare che Geova Dio, l’Essere più sapiente dell’universo, è anche straordinariamente umile? Che gioia avvicinarsi a un Dio così maestoso eppure mite, paziente e ragionevole!
a Gli antichi scribi, o soferìm, cambiarono questo versetto per fargli dire che colui che si china è Geremia, non Geova. Evidentemente pensavano che fosse fuori luogo attribuire a Dio un’azione così umile. Perciò molte versioni non rendono correttamente il senso di questo bellissimo versetto. Tuttavia la New English Bible rende in modo accurato le parole che Geremia rivolge a Dio: “Ricorda, oh ricorda, e abbassati fino a me”.
b Altre versioni dicono “l’umiltà che deriva dalla sapienza” e “quella gentilezza che contraddistingue la sapienza”.
c È interessante che la Bibbia contrapponga la pazienza alla superbia (Ecclesiaste 7:8). La pazienza di Geova è un’ulteriore prova della sua umiltà (2 Pietro 3:9).
d In Salmo 86:5 viene detto che Geova è “buono” e “pronto a perdonare”. Quando questo salmo fu tradotto in greco, l’espressione “pronto a perdonare” fu resa epieikès, cioè “ragionevole”.
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Gesù rivela la “sapienza di Dio”Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 21
Gesù rivela la “sapienza di Dio”
1-3. Come reagirono gli abitanti della città dove Gesù era cresciuto quando lo videro insegnare, e cosa non riconobbero riguardo a lui?
I PRESENTI erano sbalorditi. Gesù stava in piedi davanti a loro nella sinagoga e insegnava. Non era uno sconosciuto, dato che era cresciuto nella loro città e per anni aveva lavorato fra loro come falegname. Forse alcuni vivevano in case che Gesù aveva aiutato a costruire, o magari lavoravano la terra con aratri e gioghi che lui aveva fatto con le sue mani.a Quale sarebbe stata, però, la loro reazione vedendo questo ex falegname che insegnava?
2 Molti degli ascoltatori erano stupefatti e chiedevano: “Come fa quest’uomo ad avere una tale sapienza?” Ma dicevano pure: “È il falegname, il figlio di Maria” (Matteo 13:54-58; Marco 6:1-3). Purtroppo gli abitanti della città dove Gesù era cresciuto ragionavano in questo modo: “Questo falegname è solo uno del posto come noi”. Nonostante la sapienza delle sue parole, lo rigettarono. Non sapevano che la sapienza che manifestava non veniva da lui.
3 Da dove veniva in realtà la sapienza di Gesù? “Quello che insegno non è mio”, disse, “ma di colui che mi ha mandato” (Giovanni 7:16). L’apostolo Paolo spiegò che Gesù “[era] diventato per noi sapienza di Dio” (1 Corinti 1:30). La sapienza stessa di Geova veniva rivelata tramite il Figlio, Gesù. Anzi, questo era vero al punto che Gesù poté dire: “Io e il Padre siamo uno” (Giovanni 10:30). Esaminiamo tre campi in cui Gesù manifestò la “sapienza di Dio”.
Cosa insegnava
4. (a) Qual era il tema del messaggio di Gesù, e perché quel messaggio era molto importante? (b) Perché i consigli di Gesù erano sempre pratici e della massima utilità?
4 Prima di tutto vediamo cosa insegnava Gesù. Il tema del suo messaggio era “la buona notizia del Regno” (Luca 4:43). Questo messaggio era molto importante a motivo del ruolo che il Regno avrebbe avuto nel santificare il nome di Dio, che include la sua reputazione quale giusto Governante, e nel recare benedizioni durature all’umanità. Quando insegnava, Gesù dava pure saggi consigli per la vita di ogni giorno. Dimostrò di essere il predetto “Consigliere meraviglioso” (Isaia 9:6). In effetti, come potevano i suoi consigli non essere meravigliosi? Aveva una profonda conoscenza della Parola e della volontà di Dio, una chiara comprensione della natura umana e un grande amore per l’umanità. Perciò i suoi consigli erano sempre pratici e della massima utilità per chi li ascoltava. Gesù pronunciava “parole di vita eterna”. Quando vengono seguiti, i suoi consigli portano alla salvezza (Giovanni 6:68).
5. Quali furono alcuni soggetti trattati da Gesù nel Discorso della Montagna?
5 Il Discorso della Montagna è uno straordinario esempio dell’impareggiabile sapienza degli insegnamenti di Gesù. Questo discorso, riportato in Matteo 5:3–7:27, probabilmente potrebbe essere pronunciato in soli 20 minuti. I suoi consigli, però, sono senza tempo, sono attuali oggi come lo erano quando furono dati inizialmente. Gesù trattò un’ampia gamma di soggetti, fra cui come migliorare i rapporti con gli altri (5:23-26, 38-42; 7:1-5, 12), come mantenersi moralmente puri (5:27-32) e come avere una vita significativa (6:19-24; 7:24-27). Comunque non si limitò a dire agli ascoltatori cosa fare per agire in modo saggio, lo mostrò in pratica con spiegazioni, ragionamenti e azioni.
6-8. (a) Quali valide ragioni per evitare l’ansia fornisce Gesù? (b) Cosa dimostra che i consigli di Gesù rispecchiano la sapienza che viene dall’alto?
6 Prendiamo, per esempio, i saggi consigli di Gesù su come far fronte all’ansia legata alle cose materiali, consigli che si trovano nel capitolo 6 di Matteo. “Smettete di essere ansiosi per la vostra vita, riguardo a quello che mangerete o che berrete, o per il vostro corpo, riguardo a quello che indosserete”, ci consiglia Gesù (versetto 25). Cibo e vestiario sono bisogni fondamentali, ed è più che naturale preoccuparsene. Gesù però ci dice di ‘smettere di essere ansiosi’ per queste cose.b Perché?
7 Ascoltiamo il convincente ragionamento di Gesù. Dal momento che Geova Dio ci ha dato la vita e un corpo fisico, può anche provvedere il cibo per sostenerci e l’abbigliamento per vestirci (versetto 25). Se provvede cibo agli uccelli e riveste di bellezza i fiori, tanto più avrà cura di chi lo serve (versetti 26, 28-30). L’ansia eccessiva è davvero inutile. Non può allungare la nostra vita neanche di un attimo (versetto 27).c Come facciamo a evitare quest’ansia? Gesù ci consiglia di continuare a mettere l’adorazione di Dio al primo posto nella vita. Chi lo fa può essere sicuro che le cose necessarie gli “saranno date in aggiunta” dal suo Padre celeste (versetto 33). Infine Gesù ci dà un suggerimento davvero pratico: prendere un giorno alla volta. Perché aggiungere le preoccupazioni di domani a quelle di oggi? (versetto 34). Inoltre, perché preoccuparsi troppo di cose che forse non accadranno mai? Seguendo questo saggio consiglio possiamo evitare molte angosce in questo mondo stressante.
8 Chiaramente i consigli di Gesù sono pratici oggi come lo erano quando lui li diede quasi 2.000 anni fa. Questa non è forse una prova che la sua sapienza veniva dall’alto? Anche i migliori consigli dei consulenti umani tendono a diventare sorpassati e vengono presto corretti o sostituiti. Gli insegnamenti di Gesù, invece, hanno resistito alla prova del tempo. Questo non dovrebbe sorprenderci, perché il Consigliere meraviglioso pronunciava “le parole di Dio” (Giovanni 3:34).
Il suo modo di insegnare
9. Cosa dissero dell’insegnamento di Gesù alcuni soldati, e perché questa non era un’esagerazione?
9 Il secondo campo in cui Gesù rispecchiò la sapienza di Dio è il suo modo di insegnare. In un’occasione alcuni soldati che erano stati mandati ad arrestarlo tornarono a mani vuote dicendo: “Nessuno ha mai parlato così” (Giovanni 7:45, 46). Non era un’esagerazione. Di tutti gli esseri umani che siano mai vissuti, Gesù, che veniva dal cielo, è stato quello con il più grande bagaglio di conoscenza ed esperienza (Giovanni 8:23). Insegnava davvero come nessun altro essere umano era in grado di fare. Esaminiamo solo due dei metodi di questo saggio Insegnante.
“Le folle erano stupite del suo modo d’insegnare”
10, 11. (a) Perché rimaniamo meravigliati vedendo come Gesù usava gli esempi? (b) Cosa sono le parabole, e quale esempio dimostra che le parabole di Gesù sono molto efficaci?
10 Efficace uso di esempi. “Gesù disse tutte queste cose alla folla servendosi di parabole”, leggiamo. “In effetti, senza parabole non parlava loro” (Matteo 13:34). Non possiamo fare a meno di ammirare la sua impareggiabile capacità di insegnare verità profonde tramite cose di ogni giorno. Agricoltori che seminano, donne che preparano il pane, bambini che giocano nella piazza del mercato, pescatori che ritirano le reti, pastori che cercano la pecora smarrita: queste erano cose che gli ascoltatori avevano visto molte volte. Verità importanti, se collegate a cose familiari, si imprimono rapidamente e profondamente nella mente e nel cuore di chi ascolta (Matteo 11:16-19; 13:3-8, 33, 47-50; 18:12-14).
11 Gesù spesso si serviva di parabole, brevi storie che insegnano una morale o una verità spirituale. Dato che le storie si capiscono e si ricordano più facilmente delle idee astratte, le parabole hanno contribuito a preservare gli insegnamenti di Gesù. In molte parabole Gesù descrisse il Padre con immagini che non si potevano dimenticare tanto facilmente. Per esempio, non è difficile capire il senso della parabola del figlio prodigo: quando un peccatore mostra sincero pentimento, Geova prova compassione e lo riaccoglie teneramente (Luca 15:11-32).
12. (a) In che modo Gesù si serviva di domande nel suo insegnamento? (b) Come mise a tacere coloro che mettevano in dubbio la sua autorità?
12 Abile uso di domande. Gesù si serviva di domande affinché gli ascoltatori traessero le proprie conclusioni, esaminassero i propri motivi o prendessero decisioni (Matteo 12:24-30; 17:24-27; 22:41-46). Quando i capi religiosi misero in dubbio che la sua autorità venisse da Dio, Gesù rispose: “Il battesimo di Giovanni era dal cielo o dagli uomini?” Sconcertati dalla domanda, ragionavano fra loro: “Se rispondiamo: ‘Dal cielo’, dirà: ‘Perché, dunque, non gli avete creduto?’ Ma come facciamo a rispondere: ‘Dagli uomini’?” Infatti “avevano [...] paura della folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse stato veramente un profeta”. Alla fine risposero: “Non lo sappiamo” (Marco 11:27-33; Matteo 21:23-27). Con una semplice domanda Gesù li lasciò senza parole e rivelò la perfidia del loro cuore.
13-15. In che modo la parabola del buon samaritano rivela la sapienza di Gesù?
13 Gesù a volte univa i due metodi inserendo negli esempi alcune domande che facevano riflettere. Quando un giurista ebreo gli chiese cosa doveva fare per ottenere la vita eterna, Gesù gli disse di consultare la Legge mosaica, che comandava di amare Dio e il prossimo. Volendo mostrarsi giusto, l’uomo chiese: “Chi è davvero il mio prossimo?” Gesù rispose raccontando una storia. Un ebreo viaggiava da solo quando fu assalito dai briganti, che lo lasciarono mezzo morto. Passarono due ebrei, prima un sacerdote e poi un levita. Entrambi lo ignorarono. Ma poi arrivò un samaritano che si impietosì, gli fasciò delicatamente le ferite e lo portò al sicuro in una locanda dove potesse rimettersi. Per concludere la storia, Gesù chiese a chi gli aveva fatto la domanda: “Chi di questi tre ti sembra che si sia comportato da prossimo nei confronti dell’uomo che cadde vittima dei briganti?” L’uomo si trovò costretto a rispondere: “Quello che agì con misericordia verso di lui” (Luca 10:25-37).
14 In che modo la parabola rivela la sapienza di Gesù? Ai suoi giorni, con il termine “prossimo” gli ebrei si riferivano solo a chi osservava le loro tradizioni, non certo ai samaritani (Giovanni 4:9). Se Gesù avesse raccontato la storia scegliendo come vittima un samaritano e come soccorritore un ebreo, avrebbe abbattuto il pregiudizio? Saggiamente formulò la storia in modo che un samaritano si prendesse tenera cura di un ebreo. Notate, inoltre, la domanda che fece alla fine della storia. Evidenziò il senso del termine “prossimo”. Il giurista, in pratica, voleva sapere: “Chi dovrebbe essere l’oggetto del mio amore verso il prossimo?” Gesù invece chiese: “Chi di questi tre ti sembra che si sia comportato da prossimo?” Non si concentrò su colui che aveva ricevuto le cure, la vittima, ma su colui che aveva mostrato benignità, il samaritano. Chi si comporta veramente da prossimo prende l’iniziativa nel mostrare amore ad altri indipendentemente dalla loro origine etnica. Gesù non avrebbe potuto essere più chiaro.
15 Non è difficile capire perché le persone “erano stupite del suo modo d’insegnare” ed erano attratte da lui (Matteo 7:28, 29). Una volta “una grande folla” rimase con lui per tre giorni, pur non avendo niente da mangiare (Marco 8:1, 2).
Il suo modo di vivere
16. In che modo Gesù dimostrò “con i fatti” di essere guidato dalla sapienza divina?
16 Il terzo campo in cui Gesù rispecchiò la sapienza di Geova è il suo modo di vivere. La sapienza funziona, dà ottimi risultati. “Qualcuno, tra voi, pensa di essere saggio?”, chiese il discepolo Giacomo. Rispose lui stesso, dicendo: “Lo faccia vedere con i fatti, comportandosi bene” (Giacomo 3:13, Parola del Signore). Gesù dimostrò con il comportamento, “con i fatti”, di essere guidato dalla sapienza divina. Vediamo come dimostrò sano giudizio sia nel suo modo di vivere che nei rapporti con gli altri.
17. Che indicazioni abbiamo che Gesù aveva un equilibrio perfetto nella vita?
17 Avete notato che chi ha poco giudizio spesso va agli estremi? Ci vuole saggezza per essere equilibrati. Dato che rispecchiava la sapienza divina, Gesù aveva un equilibrio perfetto. Soprattutto, metteva le cose spirituali al primo posto nella vita. Era molto impegnato a predicare la buona notizia. “È per questo che sono venuto”, disse (Marco 1:38). Per lui le cose materiali non erano di primaria importanza; sembra che materialmente avesse ben poco (Matteo 8:20). Comunque non era un asceta. Come suo Padre, il “felice Dio”, Gesù era felice e contribuì alla felicità degli altri (1 Timoteo 1:11; 6:15). Quando andò a una festa nuziale — occasione tipicamente contrassegnata da musica, canti e allegria — non era lì per fare il guastafeste. Quando il vino finì, trasformò l’acqua in ottimo vino, una bevanda che “rallegra il cuore dell’uomo” (Salmo 104:15; Giovanni 2:1-11). Gesù accettò molti inviti a pranzo, e spesso ne approfittò per insegnare (Luca 10:38-42; 14:1-6).
18. In che modo Gesù manifestò un giudizio ineccepibile nei rapporti con i discepoli?
18 Gesù manifestò un giudizio ineccepibile nei rapporti con gli altri. La profonda conoscenza della natura umana gli permise di farsi un’opinione corretta dei suoi discepoli. Sapeva bene che non erano perfetti, ma riconosceva le loro buone qualità. Vedeva il potenziale di quegli uomini che Geova aveva attirato (Giovanni 6:44). Nonostante le loro mancanze, Gesù fu disposto a fidarsi di loro. A dimostrazione di questa fiducia, delegò loro una seria responsabilità. Li incaricò di predicare la buona notizia, ed ebbe fiducia nella loro capacità di assolvere quell’incarico (Matteo 28:19, 20). Il libro degli Atti attesta che i discepoli portarono avanti fedelmente l’opera che aveva comandato loro di svolgere (Atti 2:41, 42; 4:33; 5:27-32). È dunque chiaro che Gesù era stato saggio a fidarsi di loro.
19. In che modo Gesù dimostrò di essere “mite e modesto di cuore”?
19 Come abbiamo notato nel capitolo 20, la Bibbia associa alla sapienza l’umiltà e la mitezza. Geova, naturalmente, costituisce il massimo esempio al riguardo. Ma che dire di Gesù? È rincuorante vedere l’umiltà che Gesù dimostrò con i discepoli. Essendo un uomo perfetto, era superiore a loro, eppure non li guardò mai dall’alto in basso. Non cercò mai di farli sentire inferiori o incompetenti. Al contrario, teneva conto dei loro limiti e aveva pazienza di fronte alle loro mancanze (Marco 14:34-38; Giovanni 16:12). Non è significativo che perfino i bambini si sentissero a proprio agio con Gesù? Sicuramente erano attratti da lui perché si accorgevano che era “mite e modesto di cuore” (Matteo 11:29; Marco 10:13-16).
20. In che modo Gesù manifestò ragionevolezza nei confronti della donna non ebrea la cui figlia era indemoniata?
20 Gesù rispecchiò l’umiltà di Dio anche in un altro modo importante. Era ragionevole, cioè disposto a cedere, quando c’era una buona ragione per mostrare misericordia. Pensate, per esempio, alla volta in cui una donna non ebrea lo pregò di sanare la figlia indemoniata. Gesù inizialmente le fece capire in tre modi che non l’avrebbe aiutata: primo, evitando di risponderle; secondo, dicendo in modo diretto che era stato mandato alla casa d’Israele, non ai non ebrei; terzo, con un esempio che benevolmente ribadiva il concetto. La donna, però, insisté, mostrando una fede straordinaria. Di fronte a quella circostanza eccezionale, come reagì Gesù? Fece esattamente quello che aveva detto che non avrebbe fatto: sanò la figlia della donna (Matteo 15:21-28). Un’umiltà notevole, non è vero? E ricordate, l’umiltà è alla radice della vera sapienza.
21. Perché dovremmo sforzarci di imitare la personalità e il modo di parlare e di agire di Gesù?
21 Possiamo essere davvero grati del fatto che i Vangeli ci rivelano le parole e le azioni dell’uomo più saggio che sia mai vissuto! Ricordiamo che Gesù era l’immagine perfetta del Padre. Imitando la personalità e il modo di parlare e di agire di Gesù, coltiveremo la sapienza che viene dall’alto. Nel prossimo capitolo vedremo come possiamo manifestare la sapienza divina nella nostra vita.
a Nei tempi biblici i falegnami costruivano case, fabbricavano mobili e realizzavano attrezzi agricoli. Giustino Martire, che visse nel II secolo E.V., scrisse di Gesù: “Mentre [...] era tra gli uomini ha fabbricato, come opere di carpenteria, aratri e gioghi” (Dialogo con Trifone, 88, 8, a cura di G. Visonà, Edizioni Paoline, Milano, 1988).
b Il verbo greco reso “essere ansiosi” significa “avere la mente distratta”. In Matteo 6:25 si riferisce a un’angosciosa preoccupazione che distrae o divide la mente rendendo la vita infelice.
c Effettivamente la scienza ha dimostrato che preoccupazione e stress eccessivi possono esporre al rischio di malattie cardiovascolari e causare molti altri disturbi che potrebbero accorciare la vita.
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“La sapienza che viene dall’alto” opera nella nostra vita?Avviciniamoci a Geova
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CAPITOLO 22
“La sapienza che viene dall’alto” opera nella nostra vita?
1-3. (a) In che modo Salomone manifestò una sapienza straordinaria nel risolvere una disputa fra due madri? (b) Cosa promette di darci Geova, e quali domande possiamo farci?
ERA un caso difficile: due donne si contendevano un bambino. Le donne abitavano nella stessa casa e avevano avuto un bambino a pochi giorni di distanza l’una dall’altra. Uno dei due neonati era morto ed entrambe sostenevano di essere la madre di quello vivo.a Non c’erano altri testimoni dell’accaduto. Probabilmente il caso era stato trattato da una corte di grado inferiore, ma non era stato risolto. Alla fine fu presentato a Salomone, il re di Israele. Il re sarebbe riuscito a scoprire la verità?
2 Dopo aver ascoltato per un po’ le donne che litigavano, Salomone chiese una spada. Poi, con apparente convinzione, ordinò che si tagliasse in due il bambino e se ne desse metà a ciascuna donna. Immediatamente la vera madre supplicò il re di dare il bambino, il suo amato figlio, all’altra, la quale invece continuava a insistere che il bambino fosse tagliato a metà. Adesso Salomone conosceva la verità. Sapeva bene quanta tenerezza prova una madre per il figlio che ha partorito, e questo lo aiutò a risolvere la disputa. Immaginate il sollievo della madre quando Salomone le diede il bambino e disse: “È lei la madre” (1 Re 3:16-27).
3 Una sapienza straordinaria, non è vero? Quando gli israeliti seppero come Salomone aveva risolto il caso, furono presi da timore reverenziale, “perché videro che la sapienza di Dio era con lui”. La sapienza di Salomone era un dono di Geova Dio, che gli aveva detto: “Ti darò un cuore saggio e che abbia discernimento” (1 Re 3:12, 28). Ma che dire di noi? Possiamo anche noi ricevere sapienza divina? Sì, perché Salomone fu ispirato a scrivere: “È Geova [...] che dà sapienza” (Proverbi 2:6). Geova promette di dare sapienza — la capacità di fare buon uso di conoscenza, intendimento e discernimento — a chi la ricerca sinceramente. Come possiamo acquistare la sapienza che viene dall’alto? E come possiamo manifestarla nella nostra vita?
Come ‘acquistare sapienza’
4-7. Quali sono quattro cose che dobbiamo fare per acquistare sapienza?
4 Per ricevere sapienza divina occorre avere una grande intelligenza o un’istruzione elevata? No. Geova è pronto a darci la sua sapienza indipendentemente dal nostro ambiente di provenienza o dalla nostra istruzione (1 Corinti 1:26-29). Noi però dobbiamo prendere l’iniziativa, perché la Bibbia ci esorta ad ‘acquistare sapienza’ (Proverbi 4:7). Come possiamo far questo?
5 Primo, dobbiamo temere Dio. “Il timore di Geova è il principio della sapienza [“il primo passo verso la sapienza”, The New English Bible]”, dice Proverbi 9:10. Il timore di Dio è il fondamento della vera sapienza. Perché? Ricordiamo che la sapienza implica la capacità di fare buon uso della conoscenza. Temere Dio non vuol dire avere paura di lui, ma provare nei suoi confronti timore reverenziale, rispetto e fiducia. Un simile timore è salutare e fortemente motivante. Ci spinge a mettere la nostra vita in armonia con ciò che conosciamo della volontà e delle vie di Geova. Non potremmo scegliere una strada migliore, poiché le sue norme procurano sempre il massimo bene a coloro che le seguono.
6 Secondo, dobbiamo essere umili e modesti. Non può esistere sapienza divina senza umiltà e modestia (Proverbi 11:2). Perché? Se siamo umili e modesti, saremo pronti ad ammettere che non sappiamo tutto, che le nostre opinioni non sempre sono corrette e che abbiamo bisogno di sapere come la pensa Geova. Lui “si oppone ai superbi”, ma è felice di concedere sapienza a chi è umile (Giacomo 4:6).
7 Terzo, dobbiamo studiare la scritta Parola di Dio in cui è rivelata la sua sapienza. Per acquistare questa sapienza dobbiamo fare lo sforzo di ricercarla (Proverbi 2:1-5). Quarto, dobbiamo pregare. Se chiediamo sinceramente sapienza a Dio, lui ce la darà generosamente (Giacomo 1:5). Le nostre preghiere per avere l’aiuto dello spirito santo non rimarranno inascoltate. E il suo spirito può permetterci di trovare nella sua Parola i tesori che ci aiuteranno a risolvere problemi, evitare pericoli e prendere sagge decisioni (Luca 11:13).
Per acquistare sapienza divina dobbiamo fare lo sforzo di ricercarla
8. Da cosa si vedrà se abbiamo acquistato davvero sapienza divina?
8 Come abbiamo visto nel capitolo 17, la sapienza di Geova è pratica. Quindi, se abbiamo acquistato davvero sapienza divina, lo si vedrà dal nostro comportamento. Il discepolo Giacomo descrisse i frutti della sapienza divina con queste parole: “La sapienza che viene dall’alto è prima di tutto pura, poi pacifica, ragionevole, pronta a ubbidire, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, non ipocrita” (Giacomo 3:17). Mentre esamineremo ciascuno di questi aspetti della sapienza divina, chiediamoci: “La sapienza che viene dall’alto sta operando nella mia vita?”
“Pura, poi pacifica”
9. Cosa significa essere puri, e perché è appropriato che la purezza sia elencata per prima fra le qualità della sapienza?
9 “Prima di tutto pura”. Essere puri significa essere incontaminati interiormente, non solo esteriormente. La Bibbia collega la sapienza con il cuore, ma la sapienza divina non può entrare in un cuore contaminato da motivi, desideri e pensieri cattivi (Proverbi 2:10; Matteo 15:19, 20). Però se il nostro cuore è puro — nella misura in cui può esserlo il cuore di esseri umani imperfetti — ‘ci allontaneremo dal male e faremo il bene’ (Salmo 37:27; Proverbi 3:7). Non è appropriato che la purezza sia elencata per prima fra le qualità della sapienza? Dopotutto, se non siamo moralmente e spiritualmente puri, come possiamo rispecchiare davvero le altre qualità della sapienza che viene dall’alto?
10, 11. (a) Perché è importante essere pacifici? (b) Se ci accorgiamo di aver offeso un compagno di fede, come possiamo promuovere la pace? (Vedi anche la nota in calce.)
10 “Poi pacifica”. La sapienza che viene dall’alto ci spinge a perseguire la pace, che è un aspetto del frutto dello spirito di Dio (Galati 5:22). Ci sforziamo di non infrangere il “vincolo della pace” che tiene unito il popolo di Geova (Efesini 4:3). Inoltre facciamo del nostro meglio per ristabilire la pace quando viene turbata. Perché questo è importante? La Bibbia dice: “Continuate [...] a vivere in pace; e l’Iddio dell’amore e della pace sarà con voi” (2 Corinti 13:11). Quindi finché continueremo a vivere in maniera pacifica, l’Iddio della pace sarà con noi. Il modo in cui trattiamo i compagni di fede influisce direttamente sulla nostra relazione con Geova. Come possiamo dimostrare di essere persone che promuovono la pace? Facciamo un esempio.
11 Cosa dobbiamo fare se ci accorgiamo di aver offeso un compagno di fede? Gesù disse: “Se quindi porti la tua offerta all’altare e lì ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta lì davanti all’altare e va’ via. Prima fa’ pace con tuo fratello, poi torna e presenta la tua offerta” (Matteo 5:23, 24). Possiamo seguire questo consiglio prendendo l’iniziativa di andare dal fratello. Con quale obiettivo? Fare pace con lui.b Per questo dovremmo riconoscere che può sentirsi offeso, e non sminuire i suoi sentimenti. Se lo avviciniamo con l’intento di ristabilire la pace e continuiamo a tenere presente questo obiettivo, probabilmente potremo chiarire qualsiasi malinteso, presentare le dovute scuse e concedere il perdono. Quando ci adoperiamo per fare pace, dimostriamo di essere guidati dalla sapienza divina.
“Ragionevole, pronta a ubbidire”
12, 13. (a) Qual è il significato del termine reso “ragionevole” in Giacomo 3:17? (b) Come possiamo dimostrare di essere ragionevoli?
12 “Ragionevole”. Cosa significa essere ragionevoli? Secondo alcuni biblisti il termine greco originale reso “ragionevole” in Giacomo 3:17 è difficile da tradurre. Trasmette l’idea di essere arrendevoli. Alcuni traduttori hanno usato aggettivi come “mite”, “indulgente” e “comprensivo”. Come possiamo dimostrare che questo aspetto della sapienza che viene dall’alto opera in noi?
13 “La vostra ragionevolezza sia nota a tutti”, si legge in Filippesi 4:5. Un’altra traduzione dice: “Abbiate la reputazione di essere ragionevoli” (The New Testament in Modern English di J. B. Phillips). Notate che non si tratta tanto di come ci vediamo noi, quanto di come ci vedono gli altri, di che reputazione abbiamo. Chi è ragionevole non pretende sempre che la legge venga applicata alla lettera né insiste per fare sempre a modo suo. Anzi è disposto ad ascoltare gli altri e, quando è il caso, ad accontentarli. Nei rapporti con gli altri è anche mite e gentile, non aspro o duro. Questo è essenziale per tutti i cristiani, ma è particolarmente importante per chi serve come anziano. La gentilezza attira, rendendo gli anziani avvicinabili (1 Tessalonicesi 2:7, 8). Tutti facciamo bene a chiederci: “Ho la reputazione di essere comprensivo, arrendevole e gentile?”
14. Come possiamo dimostrare di essere pronti a ubbidire?
14 “Pronta a ubbidire”. La parola greca resa “pronta a ubbidire” ricorre solo in questo passo delle Scritture Greche Cristiane. Secondo un biblista “è usata spesso nell’ambito della disciplina militare”. Può significare “facile a persuadersi” e “sottomesso”. Chi si lascia guidare dalla sapienza che viene dall’alto è pronto a sottomettersi a quello che dicono le Scritture. Non è come quelle persone che, dopo aver preso una decisione, rifiutano di prendere in considerazione qualsiasi fatto che la contraddica; anzi, quando gli viene dimostrato con le Scritture che la sua presa di posizione è sbagliata o che ha tratto conclusioni errate, è pronto a cambiare. Siamo conosciuti come persone pronte a ubbidire?
“Piena di misericordia e di buoni frutti”
15. Cos’è la misericordia, e perché è appropriato che in Giacomo 3:17 “misericordia” e “buoni frutti” siano menzionati insieme?
15 “Piena di misericordia e di buoni frutti”.c La sapienza che viene dall’alto è “piena di misericordia”, quindi la misericordia è un aspetto importante di questa sapienza. Notate che “misericordia” e “buoni frutti” sono menzionati insieme. Ed è appropriato perché, nella Bibbia, il più delle volte la misericordia si riferisce a un interesse concreto per gli altri, una compassione che genera una gran quantità di buone azioni. Un’opera di consultazione definisce la misericordia “sentimento di sofferta partecipazione alla triste situazione altrui, che spinge a fare qualcosa al riguardo”. Quindi la sapienza divina non è fredda, insensibile o puramente intellettuale. Piuttosto è sentita, calorosa e sensibile. In che modo possiamo dimostrare di essere pieni di misericordia?
16, 17. (a) Oltre all’amore per Dio, cosa ci spinge a partecipare all’opera di predicazione, e perché? (b) In quali modi possiamo dimostrare di essere pieni di misericordia?
16 Un modo importante in cui possiamo dimostrarlo è quello di portare ad altri la buona notizia del Regno di Dio. Cosa ci spinge a svolgere quest’opera? Principalmente l’amore per Dio. Tuttavia siamo motivati anche da misericordia, o compassione, per gli altri (Matteo 22:37-39). Oggi molte persone sono “mal ridotte e disperse come pecore senza pastore” (Matteo 9:36). Sono state trascurate e rese spiritualmente cieche da falsi pastori religiosi. Di conseguenza non conoscono i saggi consigli della Parola di Dio né le benedizioni che presto il Regno porterà su questa terra. Se pensiamo ai bisogni spirituali delle persone intorno a noi, la compassione sincera ci spingerà a fare tutto il possibile per parlare loro dell’amorevole proposito di Geova.
Quando mostriamo misericordia, o compassione, rispecchiamo “la sapienza che viene dall’alto”
17 In quali altri modi possiamo dimostrare di essere pieni di misericordia? Ricordiamo la parabola, narrata da Gesù, del samaritano che trovò lungo la strada un viaggiatore che era stato derubato e picchiato. Mosso a compassione, il samaritano “agì con misericordia”, fasciandogli le ferite e prendendosi cura di lui (Luca 10:29-37). Quindi la misericordia presuppone che si offra aiuto pratico a chi è nel bisogno. La Bibbia ci dice di “[fare] del bene a tutti, ma specialmente a quelli che appartengono alla nostra famiglia della fede” (Galati 6:10). Consideriamo alcuni modi in cui possiamo farlo. Forse potremmo dare un passaggio a un fratello anziano per andare all’adunanza. Potremmo aiutare una sorella rimasta vedova che ha bisogno di fare delle riparazioni in casa (Giacomo 1:27). Oppure potremmo dire “una parola buona” a qualcuno che è scoraggiato per tirarlo su di morale (Proverbi 12:25). Quando mostriamo misericordia in questi modi, diamo prova del fatto che la sapienza che viene dall’alto opera in noi.
“Imparziale, non ipocrita”
18. Se siamo guidati dalla sapienza che viene dall’alto, cosa dobbiamo sforzarci di sradicare dal nostro cuore, e perché?
18 “Imparziale”. La sapienza divina aiuta a vincere pregiudizi razziali e orgoglio nazionalistico. Se siamo guidati da questa sapienza, ci sforzeremo di sradicare dal nostro cuore ogni tendenza a fare favoritismi (Giacomo 2:9). Non riserviamo un trattamento preferenziale ad alcuni a motivo della loro cultura, della loro situazione economica o delle responsabilità che hanno nella congregazione; e non disprezziamo nessuno dei nostri compagni di fede, per quanto umili possano sembrare le loro origini. Se Geova li ha ritenuti degni del suo amore, dobbiamo senz’altro ritenerli degni del nostro.
19, 20. (a) Qual è l’origine della parola greca resa “ipocrita”? (b) Come manifestiamo “affetto fraterno senza ipocrisia”, e perché è importante?
19 “Non ipocrita”. Il termine greco reso “ipocrita” può riferirsi a “un attore che interpretava una parte”. Anticamente gli attori greci e romani portavano grandi maschere. Quindi la parola greca per “ipocrita” finì per riferirsi a un simulatore o a un imbroglione. Questo aspetto della sapienza divina dovrebbe influire non solo sul modo in cui trattiamo i compagni di fede, ma anche su quello che proviamo per loro.
20 L’apostolo Pietro osservò che l’“ubbidienza alla verità” dovrebbe produrre “un affetto fraterno senza ipocrisia” (1 Pietro 1:22). L’affetto che mostriamo ai nostri fratelli non dev’essere solo di facciata. Non indossiamo una maschera né recitiamo una parte per ingannare gli altri. Il nostro affetto deve essere sincero, profondo. Così i nostri compagni di fede si fideranno di noi, perché sapranno che siamo proprio quello che appariamo. Questa sincerità prepara la strada a rapporti franchi e onesti tra cristiani e contribuisce a creare un’atmosfera serena nella congregazione.
“Custodisci la saggezza”
21, 22. (a) Perché Salomone non custodì la saggezza? (b) Come possiamo custodire la saggezza, e quali saranno i benefìci?
21 La sapienza divina è un dono di Geova che dobbiamo salvaguardare. Salomone disse: “Figlio mio, [...] custodisci la saggezza e la capacità di riflettere” (Proverbi 3:21). Purtroppo Salomone non lo fece. Rimase saggio finché ebbe un cuore ubbidiente, ma alla fine le sue numerose mogli straniere allontanarono il suo cuore dalla pura adorazione di Geova (1 Re 11:1-8). Quello che successe a Salomone indica che la conoscenza serve a poco se non se ne fa buon uso.
22 Come possiamo custodire la saggezza? Dobbiamo non solo leggere regolarmente la Bibbia e le pubblicazioni bibliche provvedute dallo “schiavo fedele e saggio”, ma anche sforzarci di mettere in pratica quello che impariamo (Matteo 24:45). Abbiamo ogni ragione di manifestare la sapienza divina: ci permette di vivere meglio già da ora e di “afferrare saldamente la vera vita”, la vita nel nuovo mondo di Dio (1 Timoteo 6:19). E, cosa ben più importante, coltivando la sapienza che viene dall’alto ci avviciniamo maggiormente alla Fonte di ogni sapienza, Geova Dio.
a In 1 Re 3:16 si dice che le due donne erano prostitute. “Può darsi che quelle donne non fossero prostitute nel vero senso della parola, ma donne, ebree o, molto probabilmente, di origine straniera, che avevano commesso fornicazione”, dice Perspicacia nello studio delle Scritture, edito dai Testimoni di Geova.
b L’espressione greca resa “fare pace” può significare “cambiare l’inimicizia in amicizia”, “riconciliarsi”, “ristabilire i normali rapporti o l’armonia”. Perciò il nostro obiettivo è quello di produrre un cambiamento, di eliminare, se possibile, il rancore dal cuore della persona offesa (Romani 12:18).
c Un’altra traduzione rende queste parole “piena di compassione e opere buone” (A Translation in the Language of the People di C. B. Williams).
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