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Giuda, IIPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
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A motivo del patto eterno per un Regno fatto con Davide, la tribù di Giuda detenne lo scettro e il bastone da comandante per 470 anni. (Ge 49:10; 2Sa 7:16) Ma solo mentre regnavano Davide e Salomone si ebbe un regno unito, e tutte le tribù di Israele si prostravano davanti a Giuda. In seguito all’apostasia di Salomone verso la fine del suo regno, Geova sottrasse dieci tribù al successivo re di Giuda, Roboamo, e le diede a Geroboamo. (1Re 11:31-35; 12:15-20) Solo i leviti e le tribù di Beniamino e di Giuda rimasero leali alla casa di Davide. — 1Re 12:21; 2Cr 13:9, 10.
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Giuda, IIPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
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Il diritto regale non è perduto. La calamitosa fine del regno di Giuda non significava che lo scettro e il bastone da comandante fossero perduti per sempre. Secondo la profezia pronunciata da Giacobbe in punto di morte, la tribù di Giuda doveva produrre l’erede regale permanente, Silo (che significa “colui del quale è; colui al quale appartiene”). (Ge 49:10) Era dunque appropriato che, prima della caduta del regno di Giuda, Geova rivolgesse per mezzo di Ezechiele queste parole a Sedechia: “Rimuovi il turbante, e togli la corona. Questa non sarà la stessa. Innalza pure ciò che è basso, e abbassa pure l’alto. Una rovina, una rovina, una rovina ne farò. Anche in quanto a questa, certamente non diverrà di nessuno finché venga colui che ha il diritto legale, e a lui lo devo dare”. (Ez 21:26, 27) Colui che ha il diritto legale, come indicato dall’annuncio dell’angelo Gabriele alla vergine ebrea Maria circa 600 anni più tardi, altri non è che Gesù, il Figlio di Dio. (Lu 1:31-33) È dunque appropriato che Gesù Cristo abbia il titolo “il Leone che è della tribù di Giuda”. — Ri 5:5.
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