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  • w95 15/7 pp. 28-30
  • I caraiti e la loro ricerca della verità

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  • I caraiti e la loro ricerca della verità
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1995
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  • Come iniziò la controversia?
  • Scontro fra caraiti e rabbini
  • Come reagirono i rabbini?
  • Il caraismo perde terreno
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1995
w95 15/7 pp. 28-30

I caraiti e la loro ricerca della verità

“CERCATE attentamente [nelle Scritture] e non fidatevi della mia opinione”. Queste parole furono pronunciate da un esponente dei caraiti nell’VIII secolo E.V. Chi erano i caraiti? Possiamo imparare qualcosa di utile da loro? Per rispondere a queste domande dobbiamo andare a ritroso nella storia fino a un’annosa controversia che portò alla nascita del caraismo.

Come iniziò la controversia?

Nei secoli immediatamente precedenti l’era volgare si delineò nel giudaismo una nuova filosofia, secondo cui al monte Sinai Dio avrebbe dato due Leggi, una scritta e l’altra orale.a Nel I secolo E.V. ci furono accese polemiche fra i sostenitori di questo nuovo insegnamento e quelli che lo respingevano. I farisei ne erano i fautori, mentre i sadducei e gli esseni lo avversavano.

Nel bel mezzo di questa controversia apparve Gesù di Nazaret come promesso Messia. (Daniele 9:24, 25; Matteo 2:1-6, 22, 23) Gesù si trovò a fronteggiare tutti questi gruppi giudaici in lotta fra loro. Ragionando con loro, Gesù condannò la prassi di rendere la parola di Dio senza valore a causa della loro tradizione. (Matteo 15:3-9) Inoltre insegnò verità spirituali in una maniera in cui solo il Messia poteva farlo. (Giovanni 7:45, 46) Per di più solo i veri seguaci di Gesù diedero prova di avere l’appoggio divino. Furono chiamati cristiani. — Atti 11:26.

Quando nel 70 E.V. il tempio di Gerusalemme fu distrutto, i farisei furono l’unica setta religiosa che sopravvisse intatta. Senza più sacerdoti, né sacrifici, né tempio, il giudaismo farisaico riuscì a creare dei sostituti per tutte queste cose, lasciando che la tradizione e l’interpretazione avessero il sopravvento sulla Legge scritta. Questo lasciò campo libero alla compilazione di nuovi “libri sacri”. Prima fu la volta della Mishnàh, con le sue aggiunte e interpretazioni della loro legge orale. Poi furono aggiunte altre raccolte di scritti che formarono il Talmud. Allo stesso tempo i cristiani apostati cominciarono a prendersi delle libertà con gli insegnamenti di Gesù. Entrambi i gruppi diedero vita a potenti sistemi religiosi: l’autorità rabbinica da una parte e quella ecclesiastica dall’altra.

A causa dei conflitti fra gli ebrei e la Roma pagana prima e quella “cristiana” dopo, il centro del giudaismo si spostò col tempo in Babilonia. Fu lì che gli scritti del Talmud furono rielaborati nella loro forma più completa. Sebbene i rabbini sostenessero che il Talmud rivelava la volontà di Dio in modo più completo, molti ebrei si accorgevano che l’autorità rabbinica andava rafforzandosi e anelavano alla parola di Dio data loro tramite Mosè e i profeti.

Nella seconda metà dell’VIII secolo E.V., in Babilonia, ebrei che si opponevano all’autorità e alle credenze rabbiniche relative alla legge orale accolsero gli appelli di un leader di nome Anan ben David, un erudito. Egli sosteneva che ciascun ebreo aveva il diritto di studiare senza condizionamenti le Scritture Ebraiche come unica fonte della vera religione, senza tener conto delle interpretazioni rabbiniche o del Talmud. Anan insegnava: “Cercate attentamente nella Torà [la legge scritta di Dio] e non fidatevi della mia opinione”. A motivo del risalto dato alle Scritture, i seguaci di Anan divennero noti col nome di qaraʼìm, che in ebraico significa “lettori”.

Scontro fra caraiti e rabbini

Quali sono alcuni insegnamenti del caraismo che gettarono i circoli rabbinici nella costernazione? I rabbini vietavano di mangiare carne e latte insieme. Asserivano che secondo la legge orale questa era la spiegazione di Esodo 23:19, che dice: “Non devi cuocere il capretto nel latte di sua madre”. Da parte loro i caraiti insegnavano che questo versetto significava né più né meno quello che diceva. Sostenevano che i divieti rabbinici erano invenzioni umane.

Interpretando a modo loro Deuteronomio 6:8, 9, i rabbini sostenevano che gli ebrei maschi, quando pregavano, dovevano portare addosso i tefillìn, o filatteri, e che sugli stipiti delle porte si doveva attaccare una mezuzàh.b Per i caraiti questi versetti avevano solo un significato figurato e simbolico, e quindi rifiutavano queste regole rabbiniche.

In altre cose i caraiti erano molto più restrittivi dei rabbini. Prendete ad esempio la loro interpretazione di Esodo 35:3, che dice: “Non dovete accendere fuoco in nessuno dei vostri luoghi di dimora nel giorno di sabato”. I caraiti vietavano di lasciare accesa una lampada o una fiamma anche se veniva accesa prima del sabato.

Specialmente dopo la morte di Anan, fra i leader dei caraiti ci fu spesso disaccordo sulla misura e sulla natura di certe restrizioni, e il loro messaggio non fu sempre chiaro. I caraiti mancavano di unità perché non riconoscevano nessun singolo capo, ma davano risalto alla lettura e all’interpretazione personali delle Scritture, in antitesi con l’autorità di tipo rabbinico. Tuttavia, nonostante questo, la popolarità e l’influenza del caraismo si diffusero ben oltre la comunità ebraica babilonese e si estesero a tutto il Medio Oriente. Un importante centro del caraismo si formò addirittura a Gerusalemme.

Nei secoli IX e X E.V. dotti caraiti si distinsero per un rinnovato studio della lingua ebraica e conobbero una specie di periodo aureo. Per loro era sacro il testo scritto della Bibbia ebraica, non le tradizioni orali. Alcuni caraiti divennero esperti copisti delle Scritture Ebraiche. In effetti fu la sfida posta dai caraiti a stimolare lo studio masoretico delle Scritture fra tutti gli ebrei, cosa che portò a una più accurata conservazione del testo biblico giunto fino a noi.

Durante questo periodo di rapida crescita, il caraismo svolse un’intensa attività missionaria fra gli altri ebrei. Questo rappresentava un grave pericolo per il giudaismo rabbinico.

Come reagirono i rabbini?

I rabbini passarono al contrattacco con una violenta guerra verbale, condotta con astuzia e flessibilità e modificando i loro insegnamenti secondo il bisogno. Nel secolo successivo all’attacco sferrato da Anan, il giudaismo rabbinico adottò diversi metodi dei caraiti. I rabbini divennero più esperti nel citare le Scritture, incorporando nella loro retorica lo stile e i metodi del caraismo.

Il leader indiscusso di questo scontro verbale con i caraiti fu Saadia ben Joseph, che divenne capo della comunità ebraica in Babilonia nella prima metà del X secolo E.V. L’opera principale di Saadia, “Credenze e dogmi”, fu tradotta in inglese da Samuel Rosenblatt, che nell’introduzione disse: “Benché . . . ai suoi giorni rappresentasse l’autorità indiscussa in fatto di Talmud, [Saadia] fa un uso relativamente parco di questa fonte della tradizione ebraica, a motivo pare del suo desiderio di sconfiggere i caraiti con le loro stesse armi, dato che essi ritenevano vincolante solo la Legge scritta”. — The Book of Beliefs and Opinions.

Ricalcando le orme di Saadia, alla fine il giudaismo rabbinico ebbe la meglio. Lo fece adeguandosi quel tanto che bastava per privare di incisività gli argomenti dei caraiti. Il colpo di grazia fu inferto da Mosè Maimonide, famoso talmudista del XII secolo. Col suo atteggiamento tollerante nei confronti dei caraiti con cui era vissuto in Egitto, nonché col suo persuasivo stile dotto, si conquistò la loro ammirazione e indebolì la posizione dei loro stessi capi.

Il caraismo perde terreno

Ormai privo di omogeneità e non disponendo di adeguate risorse per reagire, il caraismo perse terreno e seguaci. Col passar del tempo i caraiti modificarono le loro convinzioni e i loro princìpi. Leon Nemoy, esperto di caraismo, scrive: “Sebbene in teoria il Talmud rimanesse bandito, gran parte del materiale talmudico venne gradualmente incorporato nelle leggi e nei costumi del caraismo”. Di fatto i caraiti persero di vista il loro obiettivo originale e adottarono in gran parte il giudaismo rabbinico.

In Israele ci sono ancora circa 25.000 caraiti. Qualche altro migliaio si può trovare in altre comunità, perlopiù in Russia e negli Stati Uniti. Avendo però le loro rispettive tradizioni orali, differiscono dai primi caraiti.

Cosa possiamo imparare dalla storia del caraismo? Che è un grave errore ‘rendere la parola di Dio senza valore mediante la tradizione’. (Matteo 15:6) Per liberarsi dalle gravose tradizioni umane bisogna avere accurata conoscenza delle Scritture. (Giovanni 8:31, 32; 2 Timoteo 3:16, 17) Sì, quelli che cercano di conoscere e di fare la volontà di Dio non confidano nelle tradizioni umane. Al contrario, cercano attentamente di conoscere la Bibbia e di mettere in pratica le benefiche istruzioni contenute nell’ispirata Parola di Dio.

[Note in calce]

a Per una spiegazione della cosiddetta legge orale, vedi le pagine 8-11 dell’opuscolo Ci sarà mai un mondo senza guerre?, edito in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.

b I tefillìn sono due capsule di cuoio quadrate contenenti delle strisce di pergamena che riportano dei passi biblici. Venivano tradizionalmente portati sul braccio sinistro e sul capo durante le preghiere mattutine dei giorni infrasettimanali. La mezuzàh è un rotolino di pergamena recante il testo di Deuteronomio 6:4-9 e 11:13-21, messo in un piccolo astuccio da fissare allo stipite della porta.

[Immagine a pagina 30]

Un gruppo di caraiti

[Fonte]

Da The Jewish Encyclopedia, 1910

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