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  • “Un tempo per parlare”: quando?

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  • “Un tempo per parlare”: quando?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1987
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1987
w87 1/9 pp. 12-15

“Un tempo per parlare”: quando?

MARIA lavora come assistente in un ospedale. Nel suo lavoro la riservatezza è d’obbligo. Documenti e informazioni relativi al suo lavoro non devono finire in mano a persone non autorizzate. Nel paese in cui vive la rivelazione di informazioni confidenziali sul conto dei pazienti è pure regolata da norme di legge.

Un giorno Maria si trovò davanti a un dilemma. Nel mettere a posto le cartelle cliniche, scoprì che una paziente, una cristiana come lei, si era sottoposta a un aborto. Aveva Maria la responsabilità scritturale di rivelare questo fatto agli anziani della congregazione, anche se come conseguenza avrebbe potuto perdere il posto ed essere denunciata, o mettere nei guai con la legge il suo datore di lavoro? Oppure sarebbe stata giustificata a tenere nascosta la cosa in base a Proverbi 11:13? Questo versetto dice: “Chi va in giro come un calunniatore scopre il discorso confidenziale, ma chi è fedele di spirito copre la questione”. — Confronta Proverbi 25:9, 10.

Ai testimoni di Geova si presentano di tanto in tanto situazioni come questa. Come Maria, si rendono ben conto di ciò che osservò il re Salomone: “Per ogni cosa c’è un tempo fissato, sì, un tempo per ogni faccenda sotto i cieli: . . . un tempo per tacere e un tempo per parlare”. (Ecclesiaste 3:1, 7) Per Maria quello era il tempo di tacere o era il tempo di parlare di ciò che aveva appreso?a

Le circostanze possono variare notevolmente. Sarebbe quindi impossibile indicare una procedura standard da seguire in ogni caso, come se tutti dovessero affrontare la situazione come fece Maria. In realtà ogni cristiano, se mai si trovasse in una situazione del genere, dovrebbe essere pronto a soppesare tutti i fattori implicati e a pervenire a una decisione che tenesse conto dei princìpi biblici, come pure di qualsiasi implicazione legale, e che lo lasciasse con una coscienza pura dinanzi a Geova. (1 Timoteo 1:5, 19) Nel caso di peccati di scarsa rilevanza e dovuti all’imperfezione umana, vale il principio: “L’amore copre una moltitudine di peccati”. (1 Pietro 4:8) Ma quando sembra esserci una trasgressione grave, dovrebbe un cristiano leale, per amore verso Dio e il suo conservo cristiano, rivelare ciò che sa, affinché il presunto peccatore possa ricevere aiuto e si possa salvaguardare la purezza della congregazione?

Applichiamo i princìpi biblici

Quali sono alcuni princìpi biblici basilari di cui tener conto? Innanzi tutto, chiunque commetta una grave trasgressione non dovrebbe cercare di nasconderla. “Chi copre le sue trasgressioni non riuscirà, ma a chi le confessa e le lascia sarà mostrata misericordia”. (Proverbi 28:13) Nulla sfugge all’attenzione di Geova. Viene il momento in cui si è chiamati a rendere conto delle trasgressioni nascoste. (Proverbi 15:3; 1 Timoteo 5:24, 25) A volte Geova porta all’attenzione di un componente della congregazione una trasgressione nascosta affinché possa essere dovutamente esaminata. — Giosuè 7:1-26.

Un’altra norma biblica è riportata in Levitico 5:1: “Ora nel caso che un’anima pecchi in quanto ha udito maledire in pubblico ed è testimone o l’ha visto o è venuta a saperlo, se non lo riferisce, allora deve rispondere del suo errore”. Questa ‘maledizione pubblica’ non consisteva in un atto di irriverenza o bestemmia. Piuttosto, spesso si verificava quando qualcuno, avendo subìto un torto, chiedeva che qualsiasi eventuale testimone lo aiutasse a ottenere giustizia, mentre invocava il male — probabilmente da parte di Geova — su colui, forse non ancora identificato, che gli aveva fatto il torto. Era un modo per mettere altri sotto un giuramento. Qualsiasi testimone del torto avrebbe saputo chi aveva subìto un’ingiustizia e avrebbe avuto la responsabilità di farsi avanti per concorrere all’accertamento della colpa. Altrimenti avrebbe dovuto “rispondere del suo errore” dinanzi a Geova.b

Questo comando proveniente dal più Alto Grado di autorità nell’universo poneva su ciascun israelita la responsabilità di riferire ai giudici qualsiasi grave trasgressione avesse osservato, affinché la questione potesse essere esaminata. Benché a rigor di termini i cristiani non siano sotto la Legge mosaica, i suoi princìpi sono ancora validi per la congregazione cristiana. Possono quindi esserci delle circostanze in cui anche un cristiano è tenuto a portare un fatto all’attenzione degli anziani. È vero che in molti paesi è illegale rivelare a persone non autorizzate il contenuto di registrazioni private. Ma se un cristiano, dopo aver considerato la cosa in preghiera, ritiene di trovarsi in una situazione in cui la legge di Dio, nonostante ciò che dicono autorità inferiori, gli impone di riferire ciò che sa, allora questa è una responsabilità che egli accetta dinanzi a Geova. Possono esserci circostanze in cui un cristiano ‘deve ubbidire a Dio come governante anziché agli uomini’. — Atti 5:29.

È vero che giuramenti o promesse solenni non si devono mai prendere alla leggera. Ma possono esserci dei casi in cui le promesse richieste dagli uomini sono in contrasto con l’esigenza di rendere esclusiva devozione al nostro Dio. Quando qualcuno commette un peccato grave, viene in effetti a trovarsi sotto una ‘maledizione pubblica’ da parte di Colui al quale ha fatto torto, Geova Dio. (Deuteronomio 27:26; Proverbi 3:33) Tutti quelli che entrano a far parte della congregazione cristiana si sottopongono al ‘giuramento’ di mantenere pura la congregazione, sia con le loro azioni personali che aiutando altri a rimanere puri.

Responsabilità personale

È probabile che nel prendere la propria decisione personale Maria abbia valutato alcuni princìpi biblici. La saggezza le imponeva di non agire frettolosamente, senza aver prima soppesato attentamente i fatti. La Bibbia consiglia: “Non divenire testimone senza una base contro il tuo prossimo. Quindi saresti stolto con le tue labbra”. (Proverbi 24:28) Per stabilire con certezza una questione, occorre la testimonianza di almeno due testimoni oculari. (Deuteronomio 19:15) Se Maria avesse visto soltanto un breve accenno all’aborto, avrebbe potuto decidere in coscienza che le prove di un’eventuale colpa erano così vaghe da non dover procedere oltre. Poteva esserci stato un errore di trascrizione, oppure in qualche altro modo le registrazioni potevano non corrispondere esattamente ai fatti.

In questo caso, però, Maria era in possesso di altre informazioni rilevanti. Per esempio, sapeva che la sorella aveva saldato il conto, riconoscendo evidentemente di aver ricevuto il servizio specificato sulla ricevuta. Sapeva inoltre personalmente che la sorella era nubile, il che faceva pensare che avesse commesso fornicazione. Maria provava il desiderio di aiutare amorevolmente colei che forse aveva sbagliato, come pure di proteggere la purezza dell’organizzazione di Geova, ricordando le parole di Proverbi 14:25: “Il testimone verace libera anime, ma quello ingannevole spaccia semplici menzogne”.

Maria era un po’ preoccupata per gli aspetti legali, ma ritenne che in quella situazione si doveva dare la precedenza ai princìpi biblici rispetto all’esigenza di salvaguardare la riservatezza delle cartelle cliniche. Senz’altro la sorella, pensò Maria, non avrebbe provato risentimento e non avrebbe cercato di vendicarsi mettendola in difficoltà. Perciò, dopo aver analizzato tutti i fatti disponibili, Maria decise coscienziosamente che quello era un tempo per “parlare”, non per “tacere”.

Ora a Maria si presentava un’altra questione: A chi doveva parlare, e come poteva farlo con discrezione? Poteva andare direttamente dagli anziani, ma decise di andare prima privatamente dalla sorella. Fu un modo d’agire amorevole. Maria pensò che la persona sospettata avrebbe potuto apprezzare che le si desse l’opportunità di chiarire le cose o, se colpevole, di confermare i sospetti. Se la sorella aveva già parlato agli anziani, probabilmente glielo avrebbe detto, e Maria non avrebbe avuto bisogno di interessarsene ulteriormente. Maria pensò che, se la sorella aveva abortito e non aveva confessato questa violazione della legge di Dio, l’avrebbe incoraggiata a confessare la cosa. Gli anziani avrebbero così potuto aiutarla in armonia con Giacomo 5:13-20. Felicemente, fu così che andarono le cose. Maria riscontrò che la sorella aveva abortito essendo sottoposta a notevoli pressioni mentre era spiritualmente debole. La vergogna e il timore l’avevano indotta a nascondere il peccato, ma era lieta di essere aiutata dagli anziani a riprendersi spiritualmente.

Se Maria avesse parlato prima con il corpo degli anziani, questi si sarebbero trovati davanti a una decisione analoga. Cosa avrebbero fatto delle informazioni confidenziali di cui erano venuti in possesso? Avrebbero dovuto prendere una decisione basata su ciò che ritenevano Geova e la sua Parola richiedessero da loro come pastori del gregge. Se l’informazione riguardava un cristiano battezzato attivamente associato alla congregazione, avrebbero dovuto soppesare le prove come aveva fatto Maria per determinare se era il caso di procedere. Se avessero ritenuto che c’era una forte possibilità che nella congregazione esistesse una condizione paragonabile al “lievito”, avrebbero potuto decidere di nominare un comitato giudiziario che investigasse la questione. (Galati 5:9, 10) Se la persona sospettata aveva in effetti rinunciato a essere un membro della congregazione, avendo smesso da qualche tempo di frequentare tutte le adunanze e non identificandosi come testimone di Geova, avrebbero potuto decidere di accantonare la cosa fino a quando la persona non avesse ricominciato a identificarsi come Testimone.

Essere previdenti

I datori di lavoro hanno il diritto di aspettarsi che i loro dipendenti cristiani ‘mostrino appieno buona fedeltà’, il che include il rispetto delle norme sulla riservatezza. (Tito 2:9, 10) Se si fa un giuramento, non dev’essere preso alla leggera. Un giuramento rende più solenne e vincolante una promessa. (Salmo 24:4) E dove la legge impone la riservatezza, la questione diventa ancora più seria. Perciò, prima che un cristiano faccia un giuramento o accetti un compito che implica la riservatezza, sia nel campo del lavoro che in altre circostanze, farebbe bene a determinare nei limiti del possibile quali problemi questo potrebbe comportare nell’eventualità di un conflitto con le esigenze bibliche. Cosa farà se fra i clienti verrà a trovarsi un fratello o una sorella? Di solito questo problema può prospettarsi a chi lavora con medici, ospedali, tribunali e avvocati. Non possiamo ignorare la legge di Cesare o la serietà di un giuramento, ma la legge di Geova è suprema.

Prevedendo il problema, alcuni fratelli avvocati, medici, ragionieri e via dicendo, hanno preparato delle norme scritte che fanno leggere ai fratelli che si recano a consultarli, prima che questi rivelino qualsiasi informazione di carattere confidenziale. Viene così stabilito in anticipo che, se dovesse emergere una seria trasgressione, il trasgressore verrebbe incoraggiato a informarne gli anziani della sua congregazione. Viene spiegato che, qualora non lo facesse, il consulente si sentirebbe in dovere di informare egli stesso gli anziani.

Possono esserci occasioni in cui un fedele servitore di Dio si sente spinto dalle proprie convinzioni personali, basate sulla sua conoscenza della Parola di Dio, a rasentare il limite imposto dalle norme di riservatezza o addirittura a varcarlo, a motivo delle superiori esigenze della legge divina. Ci vorranno coraggio e discrezione. Lo scopo non sarebbe quello di spiare la libertà altrui, ma di aiutare chi ha sbagliato e di mantenere pura la congregazione cristiana. Le piccole trasgressioni dovute al peccato si dovrebbero ignorare. In questo caso “l’amore copre una moltitudine di peccati”, e dovremmo perdonare “fino a settantasette volte”. (Matteo 18:21, 22) Questo sarebbe un “tempo per tacere”. Ma davanti a un tentativo di nascondere peccati gravi, quello può essere il “tempo per parlare”.

[Note in calce]

a Maria è un personaggio immaginario che si trova davanti a una situazione presentatasi ad alcuni cristiani. Il modo in cui Maria affronta la situazione illustra come alcuni hanno applicato i princìpi biblici in circostanze analoghe.

b Secondo quanto affermano Keil e Delitzsch nel loro Commentary on the Old Testament, chi, “essendo a conoscenza del reato commesso da un altro, sia per averlo visto che per esserne venuto in qualsiasi altro modo a conoscenza certa, ed essendo quindi idoneo per comparire in tribunale come testimone d’accusa, avesse mancato di farlo, non dichiarando ciò che aveva visto o udito, benché avesse ascoltato il solenne giuramento fatto dal giudice nel corso dell’inchiesta pubblica sul reato — giuramento mediante il quale tutte le persone presenti che conoscevano qualsiasi cosa sulla faccenda venivano esortate a farsi avanti come testimoni” — sarebbe stato colpevole di errore o peccato.

[Immagine a pagina 15]

Se un Testimone ha sbagliato, è giusto e amorevole incoraggiarlo a parlare con gli anziani, confidando che tratteranno il problema con benignità e comprensione

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