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  • w88 1/6 pp. 15-20
  • L’accurata conoscenza di Dio e di Suo Figlio porta alla vita

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  • L’accurata conoscenza di Dio e di Suo Figlio porta alla vita
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1988
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • “Io e il Padre siamo uno”
  • Chi era “la Parola”?
  • “Mio Signore e mio Dio”
  • Non uguale a Dio
  • Perché si è sviluppata la dottrina della Trinità?
  • Che dire dei passi “trinitari”?
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    Il ministero del Regno 1990
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1991
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2009
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1988
w88 1/6 pp. 15-20

L’accurata conoscenza di Dio e di Suo Figlio porta alla vita

“Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. — GIOVANNI 17:3.

1. Perché è tanto importante avere un’accurata conoscenza di Dio e di Gesù Cristo?

AVERE un’accurata conoscenza di Dio e di Suo Figlio, Gesù Cristo, è indispensabile per chi desidera vivere per sempre. Dio “vuole che ogni sorta di uomini siano salvati e vengano all’accurata conoscenza della verità”. (1 Timoteo 2:4) Questa conoscenza tratta dalla Bibbia, l’ispirata Parola di Dio, ci aiuterà a conoscere chi è Dio e a sapere quali sono i nostri obblighi nei suoi confronti. (2 Timoteo 3:16, 17; 1 Giovanni 2:17) Ci permetterà inoltre di identificare correttamente Gesù Cristo e di capire quale relazione dobbiamo avere con lui. — Salmo 2:12; Filippesi 2:5-11.

2. Cosa potrebbe accadere se manchiamo di accurata conoscenza?

2 Se non abbiamo una conoscenza accurata, potremmo farci prendere in trappola da falsi insegnamenti promossi dall’avversario di Dio, Satana il Diavolo, il quale è “un bugiardo e il padre della menzogna”. (Giovanni 8:44) Se perciò una dottrina è contraria alla Parola di Dio, se è una menzogna, allora il crederci e l’insegnarla sono cose che screditano Geova e ci mettono contro di lui. Dobbiamo quindi esaminare attentamente le Scritture per distinguere la verità dalla menzogna. (Atti 17:11) Non vogliamo essere come quelli che “imparano sempre e non sono mai in grado di venire all’accurata conoscenza della verità”. — 2 Timoteo 3:1, 7.

3. Cosa insegna chiaramente la Bibbia su Dio, Gesù Cristo e lo spirito santo?

3 Come abbiamo visto nell’articolo precedente, la dottrina della Trinità non è un insegnamento biblico. Dio ci dice chiaramente nella sua stessa Parola che lui è il Creatore di tutte le cose e che la sua prima creazione in cielo fu suo Figlio. (Rivelazione 4:11; Colossesi 1:15, 16) Dio mandò suo Figlio sulla terra come uomo per fornire quel sacrificio di riscatto sulla base del quale i peccati dell’umanità potevano essere perdonati, e per far conoscere meglio Dio e i suoi propositi alle persone sincere. (Matteo 20:28; Giovanni 6:38) Eppure questo semplice, chiaro insegnamento, secondo cui Dio e Cristo sono due esseri distinti e lo spirito santo non è una persona ma la forza attiva di Dio, nel corso dei secoli è stato travisato. L’insegnamento della Trinità è invece diventato la dottrina fondamentale della cristianità.

“Io e il Padre siamo uno”

4. Perché le conclusioni che le chiese vogliono trarre da Giovanni 10:30 non sono vere?

4 A sostegno della Trinità, le chiese spesso citano Giovanni 10:30, per quanto in tale versetto non si menzioni affatto una terza persona. Gesù disse: “Io e il Padre siamo uno”. Gesù voleva forse dire di essere l’Onnipotente Dio stesso, sotto diverse spoglie? Assolutamente no, dato che Gesù si è sempre proclamato Figlio di Dio, inferiore e sottomesso a Lui. Cosa voleva dire allora Gesù in Giovanni 10:30?

5, 6. (a) In che senso Gesù e il Padre erano uno? (b) Quale esempio relativo ai discepoli di Gesù si può fare?

5 Gesù voleva dire che lui era uno col Padre in quanto a pensiero e intenti. Lo si può evincere da Giovanni 17:21, 22 dove, rivolgendosi a Dio, Gesù pregò riguardo ai suoi discepoli: “Affinché siano tutti uno, come tu, Padre, sei unito a me ed io sono unito a te, anche loro siano uniti a noi . . . affinché siano uno come noi siamo uno”. Gesù stava forse pregando che i suoi discepoli diventassero un’unica persona? No, pregava che fossero uniti, della stessa mente e dello stesso pensiero come lo erano Gesù e Dio.

6 Lo stesso concetto si ritrova in 1 Corinti 1:10, dove Paolo esorta i cristiani ‘a parlare tutti concordemente, e a non avere divisioni fra loro, ma ad essere perfettamente uniti nella stessa mente e nello stesso pensiero’. Pertanto, quando Gesù disse che lui e suo Padre erano uno non voleva dire che loro due fossero la stessa persona, così come quando disse che i suoi discepoli dovevano diventare uno non intendeva dire che loro fossero la stessa persona.

Chi era “la Parola”?

7. (a) Quali conclusioni vuole trarre la cristianità da Giovanni 1:1? (b) Da cosa si può subito capire che in Giovanni 1:1 non si parla di una Trinità?

7 E che dire di Giovanni 1:1, che nella Bibbia Concordata viene reso: “In principio era la Parola e la Parola era presso Dio, anzi la Parola era Dio”? Giovanni 1:14 ci dice che “la Parola è divenuta carne e ha risieduto fra noi”. La cristianità sostiene che questa “Parola” (greco, lògos), venuta sulla terra come Gesù Cristo, sia l’Iddio Onnipotente stesso. Notate però che anche secondo La Bibbia Concordata in Giovanni 1:1 si dice che “la Parola era presso Dio”. Chi è presso qualcun altro non può essere quel qualcun altro. Anche da questa traduzione perciò si rileva l’esistenza di due individui distinti. Per di più non si parla affatto della terza persona di una presunta Trinità.

8. Come rendono altre traduzioni della Bibbia l’ultima parte di Giovanni 1:1?

8 Se è vero che nella Bibbia Concordata l’ultima parte di Giovanni 1:1 viene tradotta “la Parola era Dio”, è anche vero che in altre versioni è resa in modo diverso. Eccone alcune:

1808: “e la parola era un dio” (The New Testament, in an Improved Version, Upon the Basis of Archbishop Newcome’s New Translation: With a Corrected Text, Londra).

1864: “e un dio era la Parola” (The Emphatic Diaglott, di Benjamin Wilson, New York e Londra).

1935: “e la Parola era divina” (The Bible—An American Translation, di J. M. P. Smith ed E. J. Goodspeed, Chicago).

1935: “il Logos era divino” (A New Translation of the Bible, di James Moffatt, New York).

1975: “e un dio (o, di specie divina) era la Parola” (Das Evangelium nach Johannes, di Siegfried Schulz, Gottinga [Germania]).

1978: “e di una sorta simile a Dio era il Logos” (Das Evangelium nach Johannes, di Johannes Schneider, Berlino).

1979: “e un dio era il Logos” (Das Evangelium nach Johannes, di Jürgen Becker, Würzburg [Germania]).

Nel 1950, tra l’altro, la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane (inglese), pubblicata dalla Watchtower Bible and Tract Society of New York, Inc., traduceva “e la Parola era un dio”.

9. Nel testo greco cosa c’è davanti al primo theòs (dio) di Giovanni 1:1, ad indicare che esso va riferito all’Iddio Onnipotente?

9 Queste versioni rispettano la costruzione grammaticale greca di Giovanni 1:1? Certo. In Giovanni 1:1 ricorre due volte il termine greco theòs (dio). La prima volta si riferisce all’Iddio Onnipotente, presso il quale era la Parola: “e la Parola [lògos] era presso Dio [una forma di theòs]”. Questo primo theòs è preceduto da una forma dell’articolo determinativo greco ho. Il termine theòs preceduto dall’articolo determinativo ho indica un individuo specifico, in questo caso l’Iddio Onnipotente: “e la Parola era presso [il] Dio”.

10. Cosa indica la mancanza dell’articolo ho davanti al secondo theòs di Giovanni 1:1?

10 Nella parte finale di Giovanni 1:1, però, traduzioni come quelle indicate al paragrafo 8 rendono il secondo theòs (che è un predicato nominale) con “divina” o “un dio” anziché con “Dio”. Per quale ragione? Perché in greco il secondo theòs è un predicato nominale singolare che precede un verbo ed è privo dell’articolo determinativo ho. In questo versetto, tale struttura della frase indica una caratteristica o una qualità del soggetto. Sottolinea la natura della Parola, il fatto che era “divina”, “un dio”, ma non l’Iddio Onnipotente. Questo è in armonia con i molti versetti indicanti che “la Parola” era il portavoce di Dio e che era stata mandata sulla terra da Dio. Giovanni 1:18 infatti dice: “Nessun uomo ha mai visto Dio; l’unigenito dio [il Figlio creato dall’Onnipotente Dio in cielo] che è nella posizione del seno presso il Padre è colui che [è venuto sulla terra come l’uomo Gesù e] l’ha spiegato”, ha spiegato cioè l’Onnipotente Dio.

11. Quale esempio biblico mostra che il traduttore ha la facoltà di inserire l’articolo “un” anche se in greco non c’è, e perché va messo?

11 Ci sono molti altri versetti biblici in cui chi traduce dal greco aggiunge l’articolo indeterminativo “un” o “uno” davanti al predicato nominale, sebbene nel testo greco l’articolo non ci sia. Inserendo l’articolo indeterminativo nella traduzione si accentua il valore qualitativo del nome. In Marco 6:49, ad esempio, quando si parla dei discepoli che videro Gesù camminare sull’acqua, La Bibbia Concordata dice che essi “pensarono che fosse un fantasma” (greco, phàntasma). La Traduzione del Nuovo Mondo traduce: “Pensarono: ‘È un’apparizione!’” Analogamente la traduzione corretta di Giovanni 1:1 mostra che la Parola era non “Dio”, ma “un dio”.

12. Quali esempi di un analogo uso dell’articolo indeterminativo “un” si trovano in Giovanni 8:44?

12 Due esempi analoghi si trovano nel capitolo 8 di Giovanni, al versetto 44. Lì Gesù, parlando del Diavolo, dice: “Egli fu un omicida quando cominciò . . . È un bugiardo e il padre della menzogna”. Analogamente a Giovanni 1:1, nel testo greco originale in entrambe queste espressioni il predicato nominale (“omicida”, “bugiardo”) precede il verbo ed è privo dell’articolo determinativo. In ciascun caso viene descritta una qualità o caratteristica del Diavolo, e in molte traduzioni in lingua moderna è necessario inserire l’articolo indeterminativo (“un”) per rendere l’idea. La “Bibbia del Re Giacomo” rende queste espressioni: “Egli fu un omicida . . . è un bugiardo e padre [della menzogna]”. — Vedi anche Marco 11:32; Giovanni 4:19; 6:70; 9:17; 10:1, 13, 21; 12:6.

“Mio Signore e mio Dio”

13, 14. Perché Tommaso poteva rivolgersi a Gesù chiamandolo “mio Dio” senza intendere che Gesù fosse Geova?

13 Per sostenere le loro asserzioni, i trinitari citano anche Giovanni 20:28, dove si legge che Tommaso disse a Gesù: “Mio Signore e mio Dio!” Come si è visto sopra, non c’è nulla da obiettare se Tommaso si rivolse a Gesù come a un dio. Sarebbe in armonia col fatto che Gesù, nella sua esistenza preumana, era senza dubbio un dio, vale a dire una persona potente, divina. E lo è certamente stato dopo la sua morte e risurrezione alla vita celeste. Gesù citò i Salmi per dimostrare che persino degli esseri umani potenti erano stati chiamati “dèi”. (Salmo 82:1-6; Giovanni 10:34, 35) L’apostolo Paolo fece notare che c’erano “molti ‘dèi’ e molti ‘signori’”. (1 Corinti 8:5) Anche Satana viene definito “l’iddio di questo sistema di cose”. — 2 Corinti 4:4.

14 Cristo occupa una posizione molto più alta di quella degli uomini imperfetti o di Satana. Se loro possono essere definiti “dèi”, a maggior ragione si può definire Gesù un dio, come fu fatto. A motivo della sua singolare posizione in relazione a Geova, Gesù è “l’unigenito dio” (Giovanni 1:18), un “Dio potente” (Isaia 9:6) e “un dio” (Giovanni 1:1). Non era affatto sbagliato perciò che Tommaso si rivolgesse a Gesù con quelle parole. Tommaso stava dicendo che Gesù per lui era un dio, un essere divino, potente. Ma non stava dicendo che Gesù era Geova, il che spiega perché Tommaso disse “mio” Dio anziché “il” Dio.

15. In che modo il versetto 31 di Giovanni capitolo 20 identifica chiaramente chi è Gesù?

15 Appena tre versetti più avanti, in Giovanni 20:31, la Bibbia dichiara: “Ma questi sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio”. Se fosse rimasto ancora qualche dubbio su cos’abbia realmente voluto dire Tommaso, a questo punto viene eliminato. Lo scrittore biblico Giovanni dice a tutte lettere che Gesù è il Figlio di Dio, e non l’Onnipotente Dio stesso.

Non uguale a Dio

16. Quale affermazione fecero i giudei, e come li smentì Gesù?

16 Un altro versetto cui le chiese ricorrono è Giovanni 5:18, dove si legge che i giudei volevano uccidere Gesù perché “chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio”. Chi era a dire che Gesù si stava facendo uguale a Dio? Non certo Gesù, che, come si legge nel versetto immediatamente successivo (il 19), chiarì subito il punto dicendo: “Il Figlio non può fare una sola cosa di propria iniziativa, ma solo ciò che vede fare dal Padre”. Gesù, pertanto, non diceva d’essere l’Iddio Onnipotente o uguale a Lui. Stava invece indicando che i giudei erano in errore, che lui non era Dio ma il Figlio di Dio e che, in quanto portavoce di Dio, non poteva agire di propria iniziativa. Riuscite a concepire l’Onnipotente Dio dell’universo che dice di non poter far nulla di propria iniziativa? I giudei quindi mossero un’accusa a Gesù e lui ne dimostrò l’infondatezza.

17. (a) Cosa dimostra chiaramente la testimonianza della Parola stessa di Dio in merito all’identità di Geova, di Gesù Cristo e dello spirito santo? (b) Cosa si deve fare con i versetti che i trinitari potrebbero usare per cercare di giustificare il loro credo?

17 Perciò, dalla testimonianza di Dio nella sua stessa Parola ispirata, da quella di Gesù e da quella dei suoi discepoli abbiamo prove schiaccianti che dimostrano irrefutabilmente che l’Iddio Onnipotente e Gesù Cristo sono due individui distinti, Padre e Figlio. Tali prove inoltre dimostrano chiaramente che lo spirito santo non è la terza persona di un’ipotetica Trinità, ma la forza attiva di Dio. È inutile estrapolare dei versetti dal loro contesto o cercare di torcerli per fare in modo che sostengano la Trinità. Versetti di questo tipo vanno messi in armonia con il resto della chiara testimonianza biblica.

Perché si è sviluppata la dottrina della Trinità?

18. Da dove è venuta la dottrina della Trinità?

18 Se leggete, a pagina 18, il riquadro intitolato “Sviluppo storico della dottrina della Trinità”, noterete che la Trinità affonda le sue radici nel paganesimo. Anziché essere un insegnamento biblico, fu adottata dalla cristianità nel IV secolo. Molto prima di allora, comunque, esistevano delle trinità nell’antica Babilonia, in Egitto e altrove. La cristianità ha perciò incorporato nei propri insegnamenti un concetto pagano. Fautore di questo fu l’imperatore romano Costantino, al quale premeva non la verità in merito a questa faccenda, ma la solidità di un impero formato da pagani e cristiani apostati. Lungi dall’essere l’evoluzione di un insegnamento cristiano, la Trinità era la prova che la cristianità aveva apostatato dagli insegnamenti di Cristo e aveva invece fatto propri degli insegnamenti pagani.

19. Perché si è sviluppata la dottrina della Trinità?

19 Perché mai si è sviluppata la dottrina della Trinità? Non è certo negli interessi di Dio che si creino confusione e mistero intorno a Lui stesso, a Suo Figlio e al Suo spirito santo, né è negli interessi delle persone essere confuse. Ma più le persone diventano confuse per ciò che riguarda Dio e i suoi propositi, più ciò torna a vantaggio di Satana il Diavolo, l’avversario di Dio, l’‘iddio di questo mondo’, colui che si adopera per ‘accecare le menti degli increduli’. (2 Corinti 4:4) E dal momento che una dottrina del genere induce a pensare che siano solo i teologi a poter capire gli insegnamenti biblici, essa torna anche a vantaggio dei capi religiosi della cristianità, in quanto consente loro di mantenere il proprio potere sulla gente comune.

20. (a) Qual è la verità pura e semplice circa la Trinità? (b) Cosa significa per noi acquistare conoscenza di verità che rendono liberi?

20 Ma la verità su questo argomento è talmente semplice che anche un bambino potrebbe capirla. Un ragazzino sa di non essere uguale al proprio padre, sa che lui e suo padre sono due individui distinti. In modo simile, quando la Bibbia dice che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, vuol dire proprio quello. La verità pura e semplice è questa, non la Trinità. La Trinità è una menzogna, e perciò deve aver avuto origine da “colui che è chiamato Diavolo e Satana, che svia l’intera terra abitata”. (Rivelazione 12:9) Le semplici, ristoratrici verità sul conto di Dio, di Suo Figlio, Gesù Cristo, e del Suo potente spirito santo liberano le persone dalla schiavitù a falsi insegnamenti radicati nel paganesimo e promossi da Satana. A coloro che ricercavano sinceramente la verità Gesù disse: “Conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi”. (Giovanni 8:32) L’acquistare accurata conoscenza di queste verità che rendono liberi, per poi agire in base ad esse, “significa vita eterna”. — Giovanni 17:3.

Come rispondereste?

◻ Perché è tanto importante avere un’accurata conoscenza di Dio e di suo Figlio?

◻ Cosa intese dire Gesù con le parole: “Io e il Padre siamo uno”?

◻ In che modo Giovanni 1:1 fa distinzione tra la Parola e Dio?

◻ Perché Tommaso poté appropriatamente chiamare Gesù “mio Dio”?

◻ Come è nata la dottrina della Trinità, e chi ne è il promotore?

[Riquadro a pagina 18]

Sviluppo storico della dottrina della Trinità

La New Encyclopædia Britannica, 1985, Micropædia, volume 11, pagina 928, dice alla voce Trinità: “Né la parola Trinità né l’esplicita dottrina compare nel Nuovo Testamento, e neppure Gesù e i suoi seguaci intendevano contraddire lo Shema del Vecchio Testamento: ‘Ascolta, o Israele: Il Signore nostro Dio è un unico Signore’ (Deut. 6:4)”. Quest’enciclopedia aggiunge: “La dottrina si sviluppò a poco a poco nel corso di diversi secoli e attraverso molte dispute. . . . Nel 325 il concilio di Nicea enunciò la formula decisiva di tale dottrina nella dichiarazione secondo cui il Figlio è ‘della stessa sostanza . . . del Padre’, anche se ben poco diceva dello Spirito Santo. . . . Entro la fine del IV secolo . . . la dottrina della Trinità assunse sostanzialmente la forma che ha poi sempre conservato”.

La New Catholic Encyclopedia, 1967, volume 14, pagina 299, ammette: “Prima della fine del IV secolo la formula ‘un Dio in tre persone’ non era solidamente attestata, e certo non era stata completamente assimilata dalla vita cristiana e dalla sua professione di fede. . . . Fra i Padri Apostolici, non c’è stato nulla che si avvicinasse sia pure remotamente a una tale mentalità o veduta”.

La dottrina della Trinità, pertanto, non è scritturale, ma fu adottata ufficialmente nel 325 E.V. al concilio di Nicea. Questa dottrina incorporava un concetto pagano originatosi molto tempo prima nell’antica Babilonia e in Egitto e conosciuto anche altrove. Nel libro Storia della civiltà — Cesare e Cristo, (Mondadori, 1957, trad. di Augusta Mattioli, p. 753) lo storico Will Durant osserva: “Il cristianesimo non distrusse il paganesimo: lo adottò. . . . Dall’Egitto venne l’idea di una divina Trinità”.

Nella Encyclopedia of Religion, a cura di Vergilius Ferm, 1964, pagine 793 e 794, alla voce “Triade”, sono elencate le trinità babilonesi, buddiste, indù, nordiche, taoiste e di altre religioni, nonché della cristianità. Vi si osserva, ad esempio, che in India “la grande Triade comprende Brahmā, il Creatore, Vishnu, Colui che mantiene, e Shiva, il Distruttore. Questi rappresentano il ciclo dell’esistenza, esattamente come la triade babilonese formata da Anu, Enlil ed Ea rappresenta gli elementi dell’esistenza, l’aria, l’acqua e la terra”.

Alcuni manufatti esposti al British Museum di Londra fanno vedere antiche trinità, come quella egizia formata da Iside, Harpokratēs e Nephtys. Una pubblicazione preparata da un dipartimento del museo (Department of Medieval and Later Antiquities) riporta quanto era iscritto su antichi gioielli: “Diritto: gli dèi egizi Horus-Bait (dalla testa di falco), Buto-Akori (la dea serpente) e Hathor (dalla testa di rana). Rovescio: il verso greco ‘Un solo Bait, una sola Hathor, una sola Akori; la potenza di questi è una sola. Ave, padre del mondo, ave, dio trino!’ Gli dèi vengono così identificati come tre manifestazioni di un’unica potenza, probabilmente il dio sole”.

La storia conferma che la Trinità fu attinta dal paganesimo e che esisteva già secoli prima che Cristo venisse sulla terra. Diverso tempo dopo la sua morte, fu sostenuta da quelli che erano stati influenzati dalle filosofie pagane e che avevano apostatato dalla vera adorazione di Dio insegnata da Gesù e dagli apostoli.

[Immagine a pagina 16]

Gesù pregò che i suoi discepoli fossero uno, come lo erano lui e il Padre suo, in quanto a pensiero e intenti

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