“Gentili” o “bambini”?
IN I TESSALONICESI 2:7, l’apostolo Paolo dice di sé e dei suoi compagni: “Divenimmo gentili in mezzo a voi, come . . . una madre che alleva i propri figli”. Alcune traduzioni (Traduzione del Nuovo Mondo; CEI) qui hanno il termine “gentili”, “amorevoli”, ma altre (Mariani; Nardoni) usano la parola “bambini” o “pargoli”. Perché c’è questa differenza?
I testi e i manoscritti greci presentano due diverse letture possibili: i traduttori seguono l’una o l’altra. Alcuni testi (Textus Receptus, Tischendorf, Merk) e manoscritti greci hanno èpioi, che significa “gentili”, ma altri testi (Westcott e Hort, Nestle-Aland) riportano nèpioi, che significa “bambini”.
A questo proposito The New International Dictionary of New Testament Theology (volume I, 1975, pagina 282) ha fatto osservare: “I Tess. 2:7 presenta due letture possibili: (a) ēpioi (fummo gentili in mezzo a voi); (b) nēpioi (bambini). Il vocabolo che [in questo versetto] precede termina con n e sembra probabile che questo n sia stato ripetuto per errore nella trascrizione. Inoltre l’interpretazione della seconda lettura possibile presenta delle difficoltà, dato che nel v. 7b Paolo paragona a ‘bambini’ i tessalonicesi, e non se stesso; lui e i suoi compagni erano come una nutrice (trophos)”. Giustamente, perciò, molti qui traducono “gentili”, anziché “bambini”.
Ma perché in questa circostanza Paolo utilizzò il termine ‘gentile’? Perché lui e i suoi compagni missionari erano spinti da vero amore e si preoccupavano di non compromettere la crescita spirituale di coloro ai quali insegnavano. (I Tessalonicesi 2:8) W. E. Vine (An Expository Dictionary of New Testament Words, ristampa del 1962, volume II, pagina 145) fa notare che èpios “era frequentemente usato dagli scrittori greci in riferimento alla nutrice che aveva bambini difficili o al maestro che aveva alunni ostinati, o ai genitori nei confronti dei figli. In I Tess. 2:7 l’Apostolo lo riferisce alla condotta sua e dei suoi compagni di missione nei confronti dei convertiti di Tessalonica”. Mentre insegniamo la Parola di Dio ad altri, ricordiamo sempre la gentilezza che mostrarono Paolo e i suoi compagni e imitiamone l’esempio.